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Autore: SamuelaXx    24/01/2016    0 recensioni
"Il leggero venticello era presente in quella fredda e fresca giornata d' inverno, mentre era intento a scostare le piccole ciocche bionde dal viso della ragazza bionda, che era seduta in silenzio, sopra una piccola e gelata banchina. Il vento impetuoso si insinuava fra le foglie degli alberi lì presenti, che avevano ormai perso il loro splendente colore verde, creando un suono rilassante, quasi soave alle orecchie della ragazza che era intenta a scrutare, con le sue iridi azzurre, l'impetuosa e slanciata figura del ragazzo lì presente, non riuscendo a distogliere lo sguardo da codesta bellezza. In quel momento non desiderava nulla, desiderava solamente penna e carta. Desiderava penna e carta non per disegnare il volto di quel ragazzo, desiderava penna e carta per scrivere di lui, marchiando con l'inchiostro nero, quelle dannate pagine bianche che emanavano tristezza e solitudine."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NIALL.

Il lieve suono che produceva l'orologio nella sua grande e disordinata stanza era l'unico che si sentiva, a parte il rumore delle sue scarpe che, pestando il pavimento circostante, provocava un leggero rumore che accompagnava quello dell'orologio.

Le sue braccia erano posizionate lungo i suoi fianchi, mentre le mani erano dentro le tasche strette che appartenevano a quel jeans nero che era fin troppo attillato per chiunque.

Gli occhi chiusi, le labbra serrate. Il rumore di quell'orologio era estenuante, come lo era il fatto di girovagare intorno a quell'inutile stanza che gli apparteneva.

I suoi pensieri vagavano nella sua mente, aumentando minuto dopo minuto, come se cercassero di ucciderlo lentamente, consumandolo pian piano, fino a quando non ci sarebbe rimasto più niente di quell'inutile ragazzo che, ormai, non aveva più nulla da perdere. In quel momento, si sentì estraneo dal suo corpo, come se non riconoscesse più quella persona che vagava per quella stanza invano, osservando quel pavimento freddo, ghiacciante; osservando quel pavimento che era proprio come lui.

E si ritrovò a sentirsi invidioso persino di un oggetto, di materia, perché almeno, quell'orologio, quella cosa concreta che stava lì, immobile, attaccato alla parete, muovendo le sue lancette, era più vivo di lui.

Almeno, quell'orologio produceva qualche rumore, almeno quell'orologio faceva qualcosa di utile, almeno si sentiva "battere" il suo ingranaggio, mentre Niall ormai non sentiva più niente, il suo cuore non batteva più, non sentiva più quel battito rilassante che risuonava nel suo petto, ormai era vuoto, privo, sfoglio. I suoi demoni lo stavano trascinando via con loro e lui non faceva nulla per impedire che accadesse. Se ne stava fermo, immobile, aspettando che l'oscurità lo avvolgesse, definitivamente.

<< Ricordati Niall. Nessuno può salvarti, devi farcela con le tue forze. >> 

La voce del padre gli rimbombava nella mente e le immagini diventavano sempre più vive negli occhi suoi, ricordando la sua voce e il suo viso contornato da alcune rughe che non gli erano mai dispiaciute, insieme a quei occhi azzurri che assomigliavano tanto ai suoi.

Gli occhi gli iniziavano a bruciare come quel qualcosa che aveva in petto, dentro se, che iniziava ad espandersi, diventando sempre più grande, sempre più doloroso da sopportare.

Non ci fece nemmeno caso quando la sua mano, ormai chiusa in un pugno, venne in contatto con il freddo vetro perfettamente pulito che era posizionato dentro la sua stanza, rompendolo in vari pezzi che cadevano a terra, mentre le sue nocche, ormai bianche per la stretta troppo forte, sanguinavano, facendo uscire quel liquido rosso che era presente dentro il suo corpo, macchiando quello che era rimasto dello specchio e la sua mano.

Il rumore che provocò il suo pugno contro lo specchio si sentì fino al piano inferiore, dove era presente suo fratello che faceva chi sa che cosa, mentre lui era lì, immobile, con quello sguardo tagliente,la mano sanguinante e il labbro tremante, voglioso di rompere tutto, fino a non far restare più niente.

Le nocche bruciavano, e non poco, ma ormai quel dolore era diventato quasi leggero, quasi come se non esistesse più. Lo aveva fatto un sacco di volte, ed aveva cambiato fin troppe volte quello specchio maledetto.

Restò per qualche minuto in quella posizione, con il capo chino e il pugno su quello che una volta era uno specchio. Adorava l'adrenalina che si espandeva dentro di se quando doveva fare a pugni con qualcuno o quando doveva spaccare qualcosa. Quella sensazione di rabbia e adrenalina era uno dei mix più perfetti per lui, e da quanto si era potuto costatare, lui le provava più spesso del solito.

I suoi occhi si posarono sulle sue nocche, osservandole, minuti dopo, mentre il sangue usciva non più come prima, mentre dei piccoli passi si avvicinavano sempre di più.

Fece un respiro intenso, prima che la maniglia della porta si muovesse, per poi, subito dopo, vedere la porta dal legno del colore bianco aprirsi, rivelando una figura minuta titubante. Chi poteva essere, se non Will?

Serrò la mascella mentre lo scrutava dall'alto verso il basso, chiedendosi mentalmente come si fosse permesso ad entrare nella sua stanza, senza nemmeno bussare.

Odiava quel bambino, o come lo chiamava lui, quel marmocchio. Will era più piccolo di lui, ma era anche il più perfetto fra i due. Era il figlio modello, il miglior bambino che tutti i genitori desiderano. Un bambino prodigio, che sa fare cose straordinarie, sempre pronto ad aiutare gli altri, rispondendo gentilmente. Era il contrario suo, era il figlio apprezzato, il figlio preferito, quello che i guai li riaggiusta, non li crea. Lui era quello amato, non Niall.

Niall era diverso da lui, Niall era scontroso, stronzo, odioso, violento, trasandato, ineducato, insopportabile, aggressivo, spezzato.

Fece qualche passo verso di lui, camminando lentamente, stando attento ai suoi movimenti, osservando il viso del bambino che dimostrava un po' di timore nei confronti del fratello. Fu proprio questo a far spuntare quel sorriso sbilenco sul volto di Niall. Adorava vederlo così, adorava vedere la gente che aveva timore di lui.

<< Che ci fai qui, marmocchio? >> Disse con tono duro, freddo, distaccato, mentre faceva un passo verso di lui, non distogliendo lo sguardo dalla sua espressione quasi impaurita.

<< Ho sentito un rumore, pensavo che ti fosse successo qualcosa e sono venuto a controllare. >> Disse Will senza esitazione, mettendo le braccia dietro la schiena, spostando lo sguardo dal pavimento, al viso del fratello, prima di notare la mano insanguinata, e il centesimo specchio rotto.

Al contrario di Niall, Will voleva bene al fratello, ci teneva a lui, e ci rimaneva veramente male quando il fratello lo trattava male o gli diceva cose poco carine.

Non sopportava il modo in cui Niall lo trattava. Pensava che Niall lo odiava, che non gli volesse bene, e si chiedeva che cosa lui avesse fatto per meritarsi l'odio del fratello.

<< Ho rotto lo specchio, e comunque non sono cazzi tuoi. Ora scendi giù o vai in camera tua, non sono fatti che ti riguardano. >>

<< Okay. >> Rispose con voce flebile voltandosi, pronto ad uscire dalla stanza di Niall, confuso e frustrato, meravigliandosi di come non gli avesse gridato contro.

Sapeva che era meglio non controbattere a Niall, era consapevole che era arrabbiato, e non poco, anche senza un motivo ben valido. Sapeva che quando Niall era arrabbiato, era capace di fare tutto ciò che gli passava nella mente, anche le cose brutte, senza essere consapevole delle proprie azioni.

"La rabbia è una belva feroce, basta saperla domare." Peccato che per Niall non era poi così facile.

Non sapeva che problemi avesse il fratello, non sapeva nemmeno il perché usciva sempre, saltava le cene in famiglia, non parlava nemmeno con i genitori, tornava a casa tardi. Non sapeva il perché di quelle discussioni che poi si trasformavano in grida tra lui e i genitori, lui  non sapeva nulla, non sapeva nulla di lui.

Era suo fratello, ma era come se non lo fosse. Quegli occhi azzurri erano un tormento, Niall era un tormento. Un tormento che tutti dovevano sopportare.

Un angelo che si trasforma in diavolo. 

Non era solo lui che si chiedeva mentalmente chi fosse.

<< Ah, adesso devo uscire, quindi non aprire la porta a nessuno. >>  

Will annuì senza far uscire altre parole dalle sue piccole labbra, per poi uscire definitivamente da quella stanza, pronto ad entrare nella sua, mentre il rumore di alcuni passi pesanti era l'unico suono che gli arrivava alle orecchie, accompagnato dallo scricchiolio della porta del bagno, che si chiudeva dietro le spalle del biondo, voglioso di alcool.

<< Quant'è insopportabile. >> Sussurrò fra se e se, chinandosi a cercare il disinfettante ed un po' di cotone, che gli sarebbe servito dopo a disinfettare le nocche che, miracolosamente, non si erano rotte.

Mezz'ora più tardi, era seduto sul comodo sedile dal tessuto prevalentemente in pelle presente nella sua macchina, con le mani strette sul volante, e un sorriso vago sul volto, mentre cercava di posteggiare in quell'orribile posteggio vicino a quel delizioso locale che visitava giornalmente, pronto per la sua bevuta giornaliera, contornata da ragazze poco serie, più che felici di rivedere il biondo da quelle parti.

Ormai quei posti del genere li conosceva tutti, li sapeva a memoria. Ci andava sempre, quando non aveva niente da fare, anche quando aveva bisogno di sfogarsi, sapeva che quei locali erano più che perfetti per lui. Adorava stare lì dentro, adorava scollegarsi dal mondo reale per qualche ora, non capendo più nulla, invaso dall'alcool, con la testa senza pensieri, insieme ai suoi demoni.

Beveva sempre, fino a diventare ubriaco fradicio. Era un miracolo se la mattina ritornava vivo a casa. Il più delle volte, verso le due del mattino, rincasava insieme ad una di quelle odiose ragazze del cazzo che erano in quel locale; era un miracolo se si ricordava il nome.

Inutile dire che cosa faceva con loro. Era sempre la stessa storia. Locale, divertimento, alcool, ragazze, sesso.

Queste erano le uniche parole presenti nel vocabolario di Niall.

All'inizio aveva iniziato a farlo per gioco, così, senza motivo, una volta tanto, ma dopo quel terribile incidente, i giorni che passava lì dentro aumentavano, come i suoi problemi e come le motivazioni che aveva.

Scese dall'auto, poggiando a terra prima il piede sinistro e poi quello destro, per poi chiudere lo sportello delicatamente, avanzando verso il locale che aveva a qualche passo lontano da lui.

Già da fuori si sentiva la musica messa a tutto volume in quel locale.

Appena arrivò davanti la porta, sorrise, sorrise beffardamente, prima di poggiare la mano sulla maniglia, entrando dentro, dove tutto risultava familiare agli occhi suoi.

La musica gli pervase le orecchie, il fumo era presente nell'aria e la puzza d'alcool si sentiva da chilometri e chilometri di distanza. Ancora era presto, ma già si potevano vedere dei ragazzi brilli e corpi sudati che si strisciavano l'uno contro l'altro sulla pista da ballo.

Prese un bel respiro senza levare quel sorriso dal suo volto. Adesso era il suo turno, adesso doveva divertirsi.

Adorava quel posto, adorava ciò che quel posto gli faceva provare. Nessuno lì dentro lo conosceva veramente, nessuno sapeva della sua situazione familiare, nessuno sapeva perché veniva lì, ed era proprio quello a renderlo "popolare" in quei posti.

Tutti lo vedevano come un ragazzo che pensava solo al sesso-cosa quasi vera, ma non del tutto-, un puttaniere, per dirla tutta. Lo vedevano come un ragazzo menefreghista, che si ubriacava sempre, che viveva la vita come voleva, senza pensare alle conseguenze. Un ragazzo che pensava solo a divertirsi e a nient'altro. Era proprio per questo motivo che tutti lo adoravano. Ma era veramente così? O quella era solamente una maschera?

Nessuno lo sapeva, forse nemmeno Niall, ma quello era l'ultimo dei suoi inutili problemi. Voleva bere, bere e bere, per poi portarsi una delle tante ragazze a casa per poi scoparsela per bene.

Niall pensava solo a quello, pensava solamente e unicamente al sesso. Non gli importava con chi andava a letto, la maggior parte delle volte nemmeno ricordava i loro visi, basta che faceva del sesso con qualcuna ed era apposto.

Per lui, le ragazze, erano come dei giocattoli, o come si suol dire, come delle bambole.

Nelle vacanze natalizie, le bambine, la maggior parte delle volte desiderano ricevere una delle tante bambole che hanno avvistato al supermercato o in televisione, così, contente, scrivono quella sciocca lettera al così detto Babbo Natale, scrivendo ciò che desiderano ricevere per Natale, con quella scrittura ancora infantile, prima di posizionarla sull'albero, aspettando ansiosamente la vigilia di Natale, così da trovare il loro dono sotto l'albero decorato attentamente.

Appena arriva il giorno tanto desiderato, le bambine corrono verso i loro regali, afferrandoli piene di felicità, per poi spacchettarli attentamente, trovando il loro regalo, pronte a giocarci in seguito.

E Niall era così, una bambina piccola che riceveva la sua bambola ogni giorno, pronto a giocarci.

Le ragazze erano le sue bambole, e lui non vedeva l'ora di giocare insieme a loro.

Con la coda dell'occhio scorse uno dei suoi tanti "amici" che lo salutava da lontano, avvicinandosi minuto dopo minuto, vicino a lui, fino a ritrovarsi faccia a faccia.

Niall gli fece un cenno, in segno di saluto, prima che l'altro iniziasse a parlare.

<< Ehi Horan, come va? >> Gli chiese il ragazzo dalle iridi verdi, mentre masticava distrattamente una mastica alla menta, avvicinando la mano chiusa in un pugno alla spalla di Niall, dandogli un colpo amichevole, mentre le sue labbra emettevano un suono simile ad una risata.

Harry era sicuramente il ragazzo più simpatico che ci fosse nel giro di "amici" in cui faceva parte Niall. Non sapeva, ovviamente, nulla di lui, solo il necessario, ovvero tutto quello che sapevano gli altri, ma rispetto alle altre persone, Harry era quello che gli rompeva di meno il cazzo.

La maggior parte di quella gente gli rivolgeva la parola solamente perché era il più "popolare", e quindi stare con lui significava "essere qualcuno", o perché si spaventavano che Niall si potesse mettere contro uno di loro, e farli ritornare a casa con un occhio nero.

Niall era a conoscenza di quello, sapeva che coglioni erano, ma ci stava, ci stava ugualmente con loro perché nonostante la loro coglionaggine e nonostante erano delle persone stupide, perché stavano buttando al vento la loro vita proprio come lui, erano le uniche persone che si ritrovava, eccetto Indiana.

Si, quell'Indiana che aveva cacciato da casa sua un giorno prima.

<< Va alla grande, e a te? >> Gli chiese, conoscendo già la risposta, mentre avanzavano goffamente verso il bancone, pronti ad ordinare una delle solite bevande alcoliche.

Si sedette sopra lo sgabello lì vicino, sistemandosi per bene, proprio come fece Harry, prima di portarsi una ciocca di capelli all'indietro, mentre ascoltava attentamente la risposta del ragazzo che non tardò ad arrivare.

<< Oh, sono felice per te.-sorrise osservando il volto del biondo-Anche a me non va niente male. Devo raccontarti una cosa. >> Disse mentre due bottiglie piene di un liquido dal colore tendente all'arancione erano state poggiate sul bancone.

Entrambi afferrarono la bottiglia contenente della vodka alla pesca, già aperta, bevendo il primo sorso, facendo scendere il liquido giù per la gola che all'inizio sembrò pizzicare, prima di fargli desiderare di berne ancora.

<< Cosa? >> Pronunciò, tenendo ben stretta nelle sue mani la bottiglia di vodka, che minuti dopo toccò le labbra spaccate di Niall, svuotando  pian piano la bottiglia, ingerendo il liquido che lo faceva sentir bene.

<< Hai presente Elise? Quella ragazza bionda, con gli occhi verdi, che viene qui ogni sabato? >>

<< Ragazza bionda con gli occhi verdi? >> Ripeté di nuovo, mentre il pollice e l'indice si posizionavano sotto il suo mento, mentre ci pensava un po' su, cercando di ricordare il volto della ragazza che stava citando Harry, che era impaziente, mentre beveva la vodka da lui ordinata.

<< Ah, si Elisabeth. Mi ricordo di lei, come potrei non ricordarla. >> Disse mentre un sorriso malizioso si formava sul suo viso mentre beveva altri lunghi sorsi di vodka, ricordando cosa avevano fatto, o cosa lei gli aveva fatto, nel bagno di quel locale, mentre erano entrambi ubriachi e vogliosi.

Harry gli lanciò un'occhiataccia.

<< Si chiama Elise, coglione. E' possibile che non indovini mai un nome? >> Disse alzando gli occhi al cielo, cercando di non farsi sfuggire una risatina.

<< Non è colpa mia se la gente ha nomi strani. Lamentati con i loro genitori, mi sembra la cosa più logica. >> Disse mentre una risata si espandeva in quel locale colmo di gente.

<< Si, si, okay, tornando al discorso precedente.-si schiarì la voce, poggiando per qualche secondo la bottiglia sul bancone-Ieri, mentre tu non c'eri, come quasi ogni sera, abbiamo giocato ad obbligo e verità. >>

<< Vai subito al punto, mi metti sulle spine così. >> Disse dopo aver ingerito un'altro sorso. Si era già scolato metà bottiglia.

<< Okay, okay. Praticamente l'hanno obbligata a togliersi i vestiti, quei pochi che aveva, per poi chiuderla in bagno insieme a me. Me la sono scopata per bene. Dovevi vedere che tette, cazzo. Ti sei perso la cosa più eccitante del mondo. >> Disse ridacchiando leggermente, bevendo il resto del liquido che era rimasto nella bottiglia.

<< Ho avuto modo di poterle vedere in un'alto contesto.-Sghignazzò leggermente- Però tu mi confondi Styles. >> Disse, finendo anche lui il resto della vodka presente nella bottiglia, mentre la testa già iniziava a girare leggermente.

<< In che senso? >> Disse il ragazzo, ordinando altre due bottiglie, notando che le loro erano già finite, aggrottando la fronte, alzando un sopracciglio, non capendo dove Niall volesse arrivare.

<< Non fare il finto tonto, so del tuo piccolo segreto, puoi farne a meno di mentire in mia presenza. Perché te la sei scopata se- >> Non riuscì a terminare la frase che subito Harry lo fermò. Aveva finalmente capito che cosa intendeva con "Tu mi confondi Styles".

<< Non ti permettere a dirlo a qualcuno o a pronunciarlo ad alta voce, almeno ti spezzo le ossa. Capito? Non lo sa nessuno, e tu non dovresti nemmeno saperlo. I segreti devono restare segreti. >> Disse Harry, diventando immediatamente serio, serrando la mascella, mentre teneva con più forza la bottiglia, fino a far diventare le nocche bianche.

<< Tranquillo, non lo dirò a nessuno, basta che ti rilassi. Mi hai fatto quasi paura. >>Disse mentre rideva, prima di poggiare le labbra sul vetro della bottiglia gelida, bevendo nuovamente, prima di alzarla leggermente in alto, facendola sbattere con quella dell'amico.

<< Sarà meglio per te. E poi, che hai fatto alla mano? Hai di nuovo preso a botte qualcuno? >> Chiese prima di bere.

<< I segreti devono restare segreti, no? >>

--

Arrivare fino alla porta del bagno sembrava un'impresa, tutto girava, nulla stava fermo al proprio posto, non riusciva a camminare, la sua testa era il caos più totale.

I volti della gente sembrava quasi non riconoscerli, aveva persino perso d'occhio Harry, che fino a qualche minuto prima era insieme a lui, da qualche parte, una parte che non ricordava.

A dire il vero, non ricordava quasi nulla, per non dire niente. Tutto era confuso, tutto era diverso. Le sue gambe tremavano, la vista era offuscata. Non sentiva più il suo corpo, le braccia sembravano essere inesistenti. La musica forte gli arrivava dritto alle orecchie e alla testa. Era tutta una grande confusione per lui, tra poco non ricordava nemmeno il suo fottuto nome.

L'unica cosa che sapeva era che voleva arrivare immediatamente al bagno. Non sapeva come, non sapeva il perché, voleva solamente arrivarci. Sembrava essere la sua meta prediletta per quel giorno.

I suoi piedi iniziarono a strisciare sul pavimento, mentre barcollava leggermente, aiutandosi con le mani, poggiandole sulle pareti del locale dal colore scuro, a mantenersi in piedi, cercando di non cadere.

Gli sembrava di essere sopra una corda, sospeso in aria, con la paura di poter cadere da un momento all'altro.

Dopo minuti che sembravano infiniti, poggiò la sua grande mano sulla maniglia della porta, aprendola facilmente, prima di entrare dentro quel minuscolo bagno, dove varie persone avevano sicuramente fatto cose sconce prima che entrasse lui.

Fece una smorfia a quel pensiero, prima di iniziare a ridere. Ridere così, tanto per, senza un motivo valido.

Nel frattempo, la porta si era già chiusa.

L'aveva chiusa lui? Non lo ricordava.

Fece spallucce, prima di camminare un altro po', barcollando ancora, per poi poggiarsi al muro, scivolando a terra, con la schiena contro la parete e le gambe divaricate lungo le mattonelle bianche di quel bagno così poco igenico.

<< Che bagno di merda. >> Farfugliò mentre rideva.

La sua mano, andò a finire nella tasca anteriore dei suoi jeans neri, afferrando il proprio cellulare che aveva dimenticato di possedere.

Vari messaggi erano presenti, ed anche alcune chiamate, ma se ne stava altamente fregando.

<< Questo cellulare è una merda. >> Farfugliò nuovamente, pigiando il dito sullo schermo, sbloccandolo, prima di entrare nella sua rubrica, scorrendo i numerosi numeri presenti di persone che si ricordava a malapena. 

Senza accorgersene, stava già chiamando.

"<< Dai, non sei così male come intendi. >> Disse sghignazzando, mostrando ad ella i suoi denti perfettamente bianchi, prima di rivolgerle un sorriso, passandosi una mano fra i capelli biondi, cosa che faceva spesso, ascoltando la sua risata.

Una risata adorabile, dolce, rilassante, orecchiabile. Sembrava come la voce di una musa che ti cantava nell'orecchio fino a farti addormentare. Era così carina con la mano davanti la bocca, e i capelli perfettamente sistemati sopra le spalle.

Gli sembrava una musa.

<< Dici? Ben presto ritirerai ciò che hai detto appena sentirai un'altra delle mie barzellette. >> Disse lei senza smettere di ridere, non distogliendo lo sguardo da lui che si era appena messo le mani dentro le tasche, ridendo insieme a lei, creando una deliziosa sinfonia con le loro armoniche risate che sembravano strumenti che danzavano sulle note dello spartito.

<< Allora sentiamone un'altra. >> Disse dopo aver smesso di ridere.

<< Un maiale è caduto dal quinto piano: Speck. >> Entrambi scoppiarono a ridere nuovamente, senza badare alle persone lì presenti che li guardavano male, mandandogli delle occhiatacce, chiedendosi il perché di tutte quelle forti risate.

<< Okay, questa era pessima. >> Esclamò Niall dopo aver preso fiato, cercando di calmarsi dato che non riusciva a smettere di ridere per colpa di quella battuta insensata che era uscita dalle labbra della ragazza che aveva davanti, ma che faceva ugualmente ridere.

Aveva passato una bella giornata in compagnia di lei, si stava divertendo, cosa che non faceva da tanto, e poi lei era simpatica, divertente e socievole. Era una brava persona, insomma, non come tutte le altre troiette che lui frequentava tutti i giorni.

Gli piaceva parlare con lei, sentiva di poter essere sincero, intuiva che lei era una brava persona, nonostante quel faccino furbo ed estroverso.

Sentiva nell'aria, quando stava con lei, una forza maestosa che lo strascinava via, e quella forza era proprio quella che veniva da Indiana, che emanava sicurezza e determinazione.

<< Io te l'avevo detto. >> Rispose subito dopo lei, facendo un gran respiro profondo, cercando di calmarsi, sistemandosi nervosamente i capelli che le ricadevano sulle sue spalle.

<< Beh, anche se sono maledettamente squallide, almeno mi fanno ridere.-Disse smettendo di ridere dopo un lungo periodo di tempo- Che ne dici se ci scambiamo i numeri di cellulare? Così puoi  scrivermi altre tue barzellette e farmi ridere anche da lontano. >> 

<< Affare fatto Horan. >>"

Le immagini nella sua mente erano confuse, non ricordava veramente bene quel ricordo che sembrava così lontano, ma la sua risata era ancora lì, presente nella sua mente, che si ripeteva ogni volta, come quando ascolti la tua canzone preferita, e la rimetti così tante volte che alla fine ti stanchi persino di ascoltarla.

Ma lui, nonostante fosse così ubriaco, e così tanto stronzo, una piccola parte, situata dentro di se, nel profondo del suo cuore, era consapevole che non si sarebbe mai stancato di risentirla, perché era quella risata che gli riscaldava il cuore.

Poi, una voce.

<< Pronto? >> Disse una voce incerta dall'altro capo del cellulare. Sembrava titubante, quasi spaventata da chi potesse essere la persona che l'aveva chiamata dall'altro capo della linea.

Niall sobbalzò leggermente appena sentì il suono soave della sua voce. Non riusciva a credere che l'aveva chiamata, non se lo ricordava nemmeno.

L'alcool si era insinuato dentro il suo corpo, bottiglia dopo bottiglia, facendo scendere quel liquido lungo la gola, permettendo ad esso di prendersi in possesso il suo corpo, facendolo diventare suo, facendo diventare Niall incosciente delle proprie azioni, cancellando tutti i ricordi, facendolo diventare una persona ben differente da quella che era nella realtà, o quasi.

Forse l'alcool lo rendeva incosciente, ma lo rendeva anche più odioso del normale, ed anche più aggressivo. Non ci pensava due volte a fare a botte con un ragazzo.

Ormai era così abituato a quella sensazione di non esistenza che si sentiva perfettamente a suo agio, come se fosse una cosa normale.

<< Ciao Indiana, sei tu veero? >> Disse, allungando la prima vocale presente nell'ultima parola, mentre l'altra sua mano si insinuava fra i capelli biondi, giocando con alcune ciocche di capelli che erano decisamente più lunghe rispetto alle altre, attorcigliandole nel pollice e nell'indice come per giocarci un po'.

<< Si, sono io. Perché mi hai chiamato?  >> Dopo che aveva sentito la voce di Niall, il suo tono diventò immediatamente più duro, più serio, ma non fin troppo distaccato.

Uno dei problemi di Indiana era proprio quello di non riuscire a rimanere arrabbiata per fin troppo tempo con una persona. Non le piaceva litigare, era una delle cose più brutte per lei, infatti cedeva sempre al tentativo di non parlare più con quella determinata persona.

<< Io noon ti ho chiamata, okayy? Colpa del miio cellulare. >> Disse lui, prima che una risata gli uscisse dalle labbra, senza motivo, mentre osservava le sue scarpe nere, di cui una era slacciata.

<< Niall, sei ubriaco? >> Disse Indiana, aggrottando la fronte mentre glielo chiedeva, poggiando la propria schiena sulla parete, tirandosi la coperta fornita di piumone fino al petto, aiutandosi con una mano sola, mentre guardava dritto a se, sbuffando leggermente, non riuscendo a vedere che ora era.

<< Ioo? Ma ceerto che no, non sono così immaturo.-Mentre pronunciava codeste parole, guardò attentamente le sue scarpe, notando che mancava qualcosa- Oh, ho perso il calzino. >> Disse nuovamente, scoppiando nuovamente a ridere.

<< Sai, mi meraviglio di non essere stupita. In qualche modo, me lo immaginavo. >> 

<< Ma staai zitta e goditi la vita. Piuttosto, che staavi faceendo? Scommetto che stavi scopando con il tuo amante. Eheh. >> Ammiccò un sorrisetto, prima di fare l'occhiolino con l'occhio destro, senza sapere che Indiana non poteva realmente vederlo.

<< Niall! No, non stavo facendo sesso con nessuno. Stavo dormendo, peccato che un ubriacone mi ha svegliata. >> Sbuffò nuovamente, alzando gli occhi al cielo.

<< Quale ubriacone? Magari lo conosco, così posso farci una chiacchierata. >> Ridacchiò nuovamente. 

<< Sei tu l'ubriacone, coglione. Dove ti trovi? Così ti riporto a casa. >> Chiese mentre poggiava i piedi scalzi sul pavimento gelido, pronta a vestirsi.

<< Io non mi chiamo coglione, mi chiamo...Non lo so come mi chiamo-Disse mentre rideva-e non so nemmeno dove mi trovo. >>

<< Non è possibile, proprio me dovevi chiamare? Almeno ricordi, più o meno, dove si trova il locale in cui sei, no? >> Chiese con un po' di speranza nella voce, mentre cercava di mettersi le scarpe.

<< Vicino casa mia, penso. >>

<< Sto arrivando. >>

   
 
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