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Autore: Horse_    24/01/2016    6 recensioni
{Sequel Una vita senza di te significa non vivere per niente.}
(Per capire qualcosa consiglio di leggere anche l’altra storia)
Ian e Nina hanno appena capito cosa provano veramente l’un per l’altra e, dopo una notte d’amore e passione, si preparano per tornare a casa. Sono entrambi decisi ad iniziare una nuova vita insieme con i loro figli, perché sono stati separati fin troppo, ma, una volta tornati a casa, dovranno fari i conti con la cruda realtà. Ian è sposato con Nikki, che è ancora sua moglie, mentre Nina sta, quasi in modo fisso, con Eric. Una notizia sconvolgente porterà i due a separarsi definitivamente, ma sarà per sempre? Riusciranno a lottare contro tutto e tutti per stare finalmente insieme con i loro bambini e con il loro vero amore?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                               You'll be fine.




Eighteenth Chapter.
Pov Nina.

 

“L’unica possibilità per una rapida ripresa è un intervento alla colonna vertebrale.”- mormora il dottore guardandomi negli occhi.
 

Il silenzio cala nella stanza, mentre un brivido attraversa il mio corpo. Deglutisco con paura.

Intervento? Nessuno ha mai parlato di intervento, qui. Hanno sempre parlato sempre e solo di riabilitazione, mai di un intervento. 

 

“Intervento?”- domanda mia madre allarmata stringendomi la mano. -“Fino ad ora avevano detto che sarebbe bastata solo la riabilitazione.”

“La lesione spinale, alla colonna, fortunatamente non è andata ad incidere interamente sulla futura capacità motoria della paziente. Come è stato detto, si tratta di paraplegia incompleta, ma, con uno studio accurato, sono arrivato alla conclusione che la riabilitazione non è l’unica cosa sufficiente. Abbiamo danni sulle vertebre e con la sola riabilitazione non si può concludere nulla. Ci vuole un intervento a livello spinale per avere speranza.”

“Speranza in che senso?”- interviene Ian, mentre io sono ancora incapace di parlare.

 

Intervento? Di nuovo?

 

“Ovviamente, dopo l’intervento, bisognerà vedere come risponderà la paziente qui presente.”- spiega il medico indicandomi con lo sguardo. -“Ogni corpo reagisce in modo diverso. Ci potrebbero volere settimane, oppure mesi. Ovviamente dopo l’intervento ci vorrà della riabilitazione, non lo escludo, ma se continuiamo di questo passo non accadrà nulla. Ci troviamo di fronte a una lesione lombare tra la vertebra L1 e L5 e dobbiamo intervenire in quel punto. Sostanzialmente si tratta di ‘mettere a posto’ le vertebre, cioè di togliere i frammenti ossei spezzati, o comunque sul punto di spezzarsi, visto la forza dell’impatto e di sostituirne con dei nuovi.”

 

Dodici occhi si puntano su di me. Quelli dei due medici e della mia famiglia, Ian compreso.

Stanno parlando di aggiustare la mia schiena, quindi? Tutte queste settimane in ospedale non sono servite a niente? Basta davvero un intervento per sistemare tutto?

 

“Quindi lei è convinto di poter aggiustare la mia schiena, non è così?”- domando piano, sperando di aver capito bene.

“Sostanzialmente si, signorina Dobrev. La ripresa richiederà pazienza, ma sono fiducioso sul risultato. Lei è giovane, forte, le sarebbe potuta andare molto peggio. Mi hanno mostrato la sua cartella clinica e si è ripresa alla grande, ora manca solo la sua colonna vertebrale. Alcuni nervi purtroppo sono danneggiati, vedremo in seguito se sistemarli direttamente o con un secondo intervento.”

“Un ulteriore operazione?”- domando con la voce che trema leggermente.

 

Il medico deve aver visto la mia espressione spaventata, per questo mi sorride rassicurante.

Lui, a differenza degli altri, mi ispira fiducia. Sa il fatto suo, non sembra brancolare nel buio.

 

“Non vorremmo procedere per le lunghe. L’intervento al midollo spinale sarà lungo e non sarà semplice, non voglio nasconderle nulla. Non voglio aumentare i tempi della proceduta. D’altronde capisco anche che sottoporsi a due interventi sia piuttosto difficile, ma la scelta è comunque sua. In entrambe le cose.”

 

 

 

 

Apro gli occhi piano, abituandomi poco a poco alla luce che entra all’interno della stanza. Ieri sera, dopo aver parlato a lungo con la mia famiglia, sono crollata sul letto d’ospedale, esausta. E’ stata mia madre a telefonare ad Eric e lui le ha dato tutto l’appoggio possibile, sostenendo che l’operazione sia l’unica via da percorrere, peccato che, sottopormi ad un altro intervento, o a due, per me non sia la prospettiva migliore.

Ma ho deciso: se questo mi permetterà di camminare, allora lo farò. Ho sempre sentito, dentro di me, che la strada percorsa dagli altri medici era senza capo né coda, ma lo specialista mi ha aperto gli occhi. Ho fiducia su di lui, credo che sia l’unico in grado di restituirmi l’uso della gambe. Però un altro intervento implica ancora permanenza in ospedale ed io… Non ce la faccio veramente più. E’ quasi un mese che sono qui e sto andando fuori di testa, letteralmente.

 

“Sei sveglia?”- mi domanda una voce da una parte indistinta della camera.

 

Trovo Ian seduto sulla poltrona, poco più in là del mio letto, che mi sta osservando. Tiene tra le mani un giornale, probabilmente di qualche giorno fa. Mi sorride, dolcemente. Ormai è una persona abituale all’interno dell’ospedale e… Sta passando molto più tempo con me che con sua moglie, infischiandosene di quello che avevamo deciso, di quello che ho deciso. Ma lui non ha voluto sentire storie ed io… Non me la sono sentita di cacciarlo via perché ho bisogno di lui, lui è semplicemente la mia roccia. Ed è brutto pensare a questo mentre ho un altro uomo che si pena per me continuamente, ma è così.

 

 

“A quanto pare.”- gli sorrido. -“Quando sei arrivato?”

“Mezz’ora fa, circa. Ho portato i bambini a scuola e sono venuto qui.”- mi sorride alzandosi dalla poltrona e sedendosi sul letto, accanto alle mie gambe. -“E ti ho portato anche della torta.”

 

I miei occhi si illuminano e, sebbene ultimamente abbia perso l’appetito, la voglia per i dolci è scomparsa. Non mangio molto, nemmeno quelli, però comunque mi invogliano decisamente di più.

 

“A dir la verità l’ha preparata mia madre, ma ha voluto che te la portassi io. Oh, anche i bambini l’hanno aiutata a farla.”- mi dice tirando fuori da una busta un contenitore rotondo con dentro la torta.

“Dì a tua madre che non la mangio.”- gli sorrido. “Lei intendo.”

 

Ian ridacchia, divertito.

 

“Può venire, se ha piacere.”- gli dico.

“Pensa che tu debba stare con la tua famiglia, si sente di troppo.”- sospira passandosi una mano sui capelli.

“Lei è pur sempre la nonna dei bambini, fa parte della famiglia, in qualche modo.”- gli sorrido inclinando la testa di lato. -“Mi farebbe piacere salutarla.”

“Glielo dirò.”

 

Rimane per qualche istante zitto, poi mi guarda serio.

 

“Cos’hai deciso? Riguardo a ieri, intendo.”- mi domanda serio.

“Credo di non aver avuto altre alternative. Lo farò. Non so se funzionerà, ma ho fiducia sul medico, di più di quella che avevo riposto sugli altri. Però non so quando farlo.”- gli rispondo.

“Come quando farlo?”- mi domanda aggrottando le sopracciglia.

“Io… Hai idea da quanto tempo non torno a casa dai bambini?”- gli domando con la voce leggermente incrinata. -“Mi mancano come l’aria.

“I bambini stanno bene, Nina. Sono con me e possono venire tranquillamente qui.”- mi risponde dolcemente.

“Hanno bisogno di una madre ed è da più di un mese che… Mi sto perdendo troppe cose e so che è un pensiero… Egoista, visto quello che è successo tra di noi, ma io…”

 

Non termino nemmeno la frase. Non saprei che altro dire.

Joseph e Stefan, i miei bambini, mi mancano come l’aria e non averli attorno tutto il giorno mi fa andare fuori di testa. Questo mi sta destabilizzando più di tutti, voglio solo stare con i miei figli e loro hanno bisogno di me. Ogni volta che mi vengono a trovare è come tornare a respirare, per tutti e tre, ma, quando è il momento di salutarci, li vedo distrutti, ed io con loro. Per quanto ancora potranno andare avanti così?

 

“Non hanno bisogno di una madre malata. Hanno bisogno di una madre sana. Non che tu non lo sia e… No, non mi sto riferendo nemmeno al fatto della tua paraplegia. Vuoi tornare a casa? E dopo? Sai quanto difficile sarà abbandonare l’ospedale per poi ritornarci?”- mi domanda.

“Lo so.”- mormoro.

“Prolungheremo soltanto le cose e tu hai voglia di guarire. Ma se non agiamo subito, se non facciamo subito qualcosa, tutto questo si protrarrà a lungo e magari tornerai a camminare con mesi di ritardo. Devi fare questo. I bambini sanno che stai attraversando un momento difficile, ma vogliono solo che tu guarisca e sanno, che per farlo, dovrai rimanere in ospedale ancora per un po’.”- mi dice. -“E se non vuoi farlo per loro, fallo per me. Non posso continuare a vederti così… E se questo andrà per le lunghe, peggio sarà. Voglio tornare a vederti come una volta, voglio vedere la Nina combattiva di cui mi sono innamorato.”

 

Le parole di Ian mi colpiscono in senso buono e in senso cattivo. Sto combattendo, lo sto facendo davvero, ma perché pensa il contrario?

 

“Pensi che non stia lottando?”- domano con voce lieve. -“Lo sto facendo!”

“La Nina che conosco a quest’ora sarebbe già in sala operatoria. Sembra quasi che tu stia tentennando per paura.”- mi dice ed io serro le mani a pugno.

 

Possibile che, in due minuti, abbia capito veramente il mio motivo di tentennamento? L’altro motivo. Ovviamente il primo sono i miei figli, loro vengono sempre prima di tutto.

 

“Non è vero.”- mento.

 

Ma Ian mi conosce bene, abbiamo condiviso così tanto, e non abbocca, anzi, mi guarda serio, con sguardo quasi glaciale.

 

“Lo è, so che stai mentendo. Non devi avere paura, andrà tutto bene.”- cerca di rassicurarmi. -“Ammetterlo di farà stare meglio.”

Ho paura, va bene?”- domando serrando la mascella.

“Non che non va bene. Io lo so che hai paura, anche tu lo sai, ma è come se avessi paura di non essere abbastanza forte. Hai affrontato cose peggiori di questo, sei più forte di così.”- mi dice.

 

 

 

Pov Ian.

E la vedo la paura nei suoi occhi, nei suoi gesti.

Ha paura di tutta questa situazione. Di come potrà andare a finire. Dell’operazione. Di gestire tutto questo. Di non mostrarsi abbastanza forte per gli altri. Ma Nina è molto più di questo, ha affrontato mille cose nella sua vita e riuscirà ad affrontare anche questo e, quando lo farà, tornerà più forte di prima.

 

“Ho paura di tutto questo e di come andrà a finire. Vorrei essere forte anche per gli altri, ma non ce la faccio.”- mormora abbassando lo sguardo.

 

Questa visione mi toglie il fiato. Mi avvicino ancora di più a lei e la prendo tra le braccia, tenendola forte a me. Si abbandona contro il mio petto, sospirando. Le accarezzo la base della schiena con una mano, mentre con l’altra le accarezzo il braccio.

 

“Non devi essere forte per gli altri, ma solo per te stessa. Ora conti solo tu, gli altri, me e i bambini compresi, sono in grado di arrangiarsi da soli. L’importante è che tu guarisca, il resto non conta. Tu sei importante, ora.”- mormoro piano e le do un bacio sulla fronte.

 

Rimaniamo zitti per minuti che sembrano ora, entrambi ad ascoltare i respiri dell’altro. E, sebbene la situazione sia drammatica, non riuscirei ad immaginarmi da nessun’altra parte, non vorrei essere in nessun altro posto se non qui.

 

 

























 

                                                                      * * *





























 

 

La prima a rompere il silenzio è Nina.

 

“Lo farò.”

 

Mi stacco leggermente da lei, che fa altrettanto, aggrottando le sopracciglia.

 

“Il prima possibile.”- prosegue. -“L’operazione, intendo. Non ho nulla da perdere, giusto?”

 

Annuisco, sorridendo contro la sua guancia. Questa è la Nina che conosco, la donna che amo alla follia.

 

“Proprio nulla e io sarò qui, con te. E andrà tutto bene, perché ho fiducia in te. Tornerai a camminare e a combinare guai in giro.”- mormoro posandole un bacio sul naso.

“Non sono una bambina.”- si imbroncia, ma sorride. 

“Oh, lo so. Porterò i bambini oggi qui, hanno voglia di vederti.”- le dico.

 

E ho in mente qualcosa per questa domenica, ma sarà una sorpresa. La stiamo escogitando con i bambini e spero che vada a buon fine. Mi auguro solo che non spifferino niente, me l’hanno promesso, ma i miei figli non sanno mantenere i segreti. Per un certo verso è un bene, ma quando si tratta di preparare sorpresa… Rovinano un po’ tutto, ma li amo anche per questo.

 

“Non quanta ne abbia io.”- sospira, ma la vedo felice. -“Mi mancano un sacco.”

 

Rimaniamo per qualche altro istante in silenzio, un silenzio per nulla imbarazzante, quando il mio sguardo si posa sul giornale che stavo leggendo. Me ne stavo dimenticando e questa notizia le darà un po’ di grattacapi. Mi stacco un attimo da lei, che mi guarda quasi contrariata, e afferro il giornale, poi mi risiedo accanto a Nina.

 

“Me ne stavo dimenticando, leggi.”- le dico sospirando e le porgo il giornale.

 

Nina mi guarda stranita, poi lo prende ed inizia a scorrere lo sguardo sulla prima pagina. Rimane per qualche istante in silenzio, poi, dopo aver letto, mi guarda rassegnata. Ha esattamente letto quello che le volevo far leggere. Le notizie sui giornali si stanno facendo sempre più insistenti per quanto riguarda la lunga pausa di The Vampire Diaries e si stanno facendo un sacco di ipotesi al riguardo. Credo sia ora di dire quello che è effettivamente successo perché, almeno per le prossime settimane, non verrà trasmesso ancora nulla. Ovviamente, vista la situazione, Elena non si vedrà fino ad ottobre, se tutto va bene, e per quanto riguarda me e gli altri stiamo valutando il da farsi. La donna che ho di fianco vuole che continuiamo, ma devo curarmi di lei e dei nostri figli, non posso trascurare nessuno dei due. Ma se non comparissi nemmeno io allora ci sarebbero ancora più malelingue su di noi.

 

“Devo fare qualcosa, giusto?”- mi domanda incerta. -“Scrivere qualcosa, almeno.”

“Penso di si, almeno per i fan, ma solo quello che senti di fare.”- mormoro dolcemente spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Niente interviste, non voglio cose di questo genere. Scriverò qualcosa.”- mi dice appoggiando la fronte contro la mia spalla.

“Magari su Instagram o Twitter.”- provo a suggerirle.

“Si, penso di si.”- mi dice alzando gli occhi sui miei. -“Che cosa dovrei dire?”

 

Io non lo so, credo che debba scrivere quello che si sente.

 

“Quello che senti in merito a questa situazione.”- le dico sinceramente. -“Non devi sentirti obbligata a scrivere cose che non vuoi, solo quello che credi giusto.”

“Pensi di potermi aiutare?”- mi domanda. 

“Ti aiuterò con qualsiasi cosa.”- mormoro dandole un bacio sulle labbra.

 

Ed’ è sbagliato questo, tremendamente sbagliato, ma non posso farne a meno. Ho una moglie incinta, a casa, eppure l’unico posto in cui mi sento finalmente io è qui, con lei. Anche con i bambini, certo, ma con lei è tutta un’altra cosa. Lei è la mia metà, mi completa. Ci completiamo a vicenda. Ed ho bisogno di starle vicino, così come lei ha bisogno di me, perché, se non ne avesse, non ricambierebbe così il mio bacio. Percepisco che ha bisogno di me, non in senso carnale -o almeno solo quello-, ma perché sono l’unico con cui abbia una connessione così forte. E sto lottando con le unghie e con i denti per averla e, quando porterò a termine quello che mi sono prefissato, quello che sto scoprendo poco a poco, nessuno mi impedirà di stare con lei.

 

 

 

 

Qualche ora dopo il post di Nina su Instagram, e successivamente su Facebook e Twitter, ha fatto andare in delirio milioni di persone.

 

Cara famiglia di TVD,

la pausa quest’anno si è protratta più a lungo del solito, molto più a lungo, ed è giunto il momento anche per voi di sapere il motivo di tutto ciò, il mio motivo. Si, sono io la causa di tutto questo, sono io la causa di questa infinita pausa. Quasi tre mesi fa ho subito un incidente, un grave incidente. Per fortuna sono qui a raccontarlo, ma il mio corpo non è… Non è più lo stesso. Ce la sto mettendo davvero tutta per recuperare, ma le cose non stanno andando come previsto e questo… E questo sta complicando davvero tutto. Ce la sto mettendo davvero tutta per affrontare quello che mi sta accadendo, grazie alla mia famiglia e all’aiuto delle persona a me più care, e sono sicura che, tra non molto tempo, potrò tornare a fare quello che amo di più: recitare. Molti di voi per giorni e settimane si sono chiesti che cosa fosse successo e perché lo show non fosse più trasmesso. Mi dispiace di avervi fatto aspettare così tanto, ma ora, dopo mesi, sono riuscita a vedere la luce in fondo al tunnel.

A presto.

Con amore, 

Nina.

 

 

 

“Hai fatto la scelta giusta.”- le sorrido mentre le rubo un pezzo di torna.

 

Nina mi tira una sberla sul braccio e questo mi fa sorridere, ancora di più.

 

“Perché mi rubi sempre il cibo?”- mi domanda contrariata mentre si porta la forchetta alla bocca.

“Mi piace irritarti.”- mormoro sorridendo sornione.

“Sei un’idiota!”- borbotta con la bocca piena.

“Sono colpito, non lo sentivo da così tanto tempo.”- rido.

“Quando riuscirò a camminare sulle mie gambe non sarai così tanto contento. Mi manca prenderti a calci.”- mi punta il dito contro sorridendo a sua volta.

“Oh, non vedo l’ora.”- rido posandole un bacio all’angolo della bocca sporca di panna.

 

Sembrerebbe una scena innocua, normale, ai nostri occhi. Scherzare così, ridere, punzecchiarci e scambiarci baci fugaci.

Per noi, appunto. Non per Eric che ci sta guardando con faccia tra lo sorpreso, lo scandalizzato -e il consapevole?- e l’irritato. I fiori, che teneva tra le mani, cadono per terra, mentre io e Nina geliamo sul posto.

Oh merda.

 

 

 

 

_____________________________________________

 

 

Scusate per l’enorme ritardo, ma ultimamente sono stata parecchio impegnata con alcune cose e non ho avuto molto tempo di scrivere. In più mi sono portata avanti con l’altra storia, di cui posterò il capitolo entro questa o comunque in settimana, e… Niente, eccomi qui.

Nell’altro capitolo ci eravamo lasciata con il medico specialista e troviamo tutto nel flashback. Ora, per quanto riguarda operazioni e cose varie su questa situazione, mi sono documentata su Internet visitando tutti i siti possibili e immaginabili. Spero solo di non aver fatto qualche gaffe, fatto sta che ormai so praticamente tutto su spina dorsale, vertebre e quant’altro u.u Ma se c’è qualcosa che non va, non esitate a dirlo.

Comunque si, Nina ha bisogno di un ulteriore intervento perché la riabilitazione non avrebbe portato a nulla e, grazie a Ian (ormai è una presenza costante!), ha deciso di farla il prima possibile. Nel prossimo capitolo, comunque, vedremo di nuovo i gemelli, mi manca troppo non scrivere su quei piccini *^*

Un altro argomento importante è il fatto di aver reso pubblica la cosa perché, giustamente, anche il resto del mondo meritava di sapere e non potevo non trattare una cosa così. 

La parte finale credo si… Commenti un po’ da sola. Ian e Nina non riescono a stare separati e, quando sono insieme, è come se fossero solo loro due e che gli altri non esistessero. Anche nell’altro capitolo sono stati beccati insieme da Eric e, anche se per alcune non è sembrato, la cosa l’ha turbato parecchio e beh questa… E’ semplicemente la prova del nove :’)

Ancora oscuro rimane la questione in sospeso di Ian, ma piano piano capirete tutto.

Ringrazio le sei ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, alla prossima ^^

  
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