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Autore: Gaia_dc    24/01/2016    3 recensioni
~Tratto dal 1º capitolo~ "Sentì die rumori provenire dalla cucina, si alzò e senza pensarci estrasse la pistola da sotto il cuscino. Ma non fece in tempo a raggiungere la stanza che vide un uomo uscire dalla porta di casa, e lei non poteva sparare, o avrebbe svegliato la sua bambina"
Sono passati quasi due anni da quell'addio che ancora rappresenta un punto interrogativo per Tony. Perché gli ha chiesto di venire per poi nascondersi? Purtroppo non riceverà mai una risposta perché lei non tornerà mai più a DC. Ma tutto cambierà quando una bambina verrà rapita nella notte, e Ziva potrà chiedere aiuto solo all'NCIS.
Una nuova storia in cui ho immaginato un altro aspetto del carattere di Ziva più materno, nei confronti di una figlia avuta durante una relazione di cui si pentiva... O almeno così credeva.
Spero di aver suscitato la vostra curiosità... Che aspettate allora? Correte a leggere!
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ziva David
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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“… Non ha contratto la peste polmonare” concluse finalmente il medico accennando un sorriso confortante. Quelle parole suonavano come delle campane in festa. Finalmente tutto sembrava andare per il verso giusto.
Tutti coloro che avevano sentito erano esplosi in un sorriso comune. “Ora, se desidera, può…Entrare” disse l’ultima parola quando Tony era già dentro la sala.
Ziva si voltò immediatamente.
Se il ragazzo era entrato, Ariel stava bene!
Sorrise ampiamente senza che nessuno avesse parlato.
La bambina dormiva, ed evitarono di svegliarla, uscendo silenziosamente dalla stanza. I loro colleghi erano tutti fuori ad attenderli. Pretendevano delle spiegazioni, e sentivano il bisogno di sapere cosa fosse realmente successo la sera prima, quando Ducky, improvvisamente, con sguardo serio, prese Abby per mano, e le chiese di accompagnarlo appena fuori la clinica.
 
“Sono contento che ora vada tutto bene agente David…”
“Parsons?” sgranò gli occhi.
Era trascorsa quasi una settimana da quando era arrivata da Tel-Aviv con l’unico intento di rivedere la sua bambina, ma ancora non aveva avuto l’occasione di rincontrare quell’uomo che circa tre anni prima aveva svelato uno dei suoi maggiori segreti, che l’aveva messa a nudo nei suoi errori davanti all’uomo che amava sul serio, e che forse aveva segnato parte del suo dolore.
“È tutto apposto Ziva… Lui è dei nostri!” la tranquillizzò McGee.
“Questa canaglia due anni fa mi ha salvato la vita!” aggiunse Gibbs con fare beffardo, appoggiando con troppa forza la mano sulla spalla del ragazzo, distogliendolo dal suo sguardo verso Bishop… Fece un mezzo sorriso al pensiero che tra quei due potesse essere nato del tenero… In fondo non erano colleghi. Non avrebbero infranto alcuna regola… Loro!
 
“Ducky va tutto bene?” chiese la scienziata, appena mise piede fuori dall’edificio.
“Cara… Tu avevi controllato gli esodi delle analisi prima di mandarli alla clinica?” chiese immediatamente il dottore.
La scienziata abbassò il capo.
“No… Non volevo avere cattive notizie da sola… E ho preferito aspettare di saperlo con voi!” ammise.
“Non ti preoccupare, mia cara, è normale. La solitudine fa male a tutti. Ma permettimi di domandarti… Con  cosa hai confrontato il campione di sangue che ti ho mandato?”
“Con quello di Tony, ovviamente! Se Tony avesse contagiato la piccola, Ariel avrebbe avuto i suoi stessi batteri!” rispose con tranquillità la ragazza, rimanendo un po’ sorpresa dalla domanda con un’ovvia risposta di Ducky.
“Abby, ascolta…” iniziò il dottore, entrando nell’ala riservata al personale della clinica “Devi fare delle altre analisi su quel campione… Tra 20 minuti all’NCIS” concluse il medico, chiudendosi la porta alle spalle, lasciando fuori la povera Abby completamente disorientata.
 
Mentre Ziva firmava le ultime carte per poter riportare la loro bambina a casa, una mano si appoggiò sulla spalla della ragazza, che irritata si voltò di scatto.
“Che c’è?” chiese senza alcuna intonazione.
“Ziva… Credo che abbiamo iniziato col piede sbagliato…”
“Ti sbagli, Bishop! Noi non abbiamo mai iniziato!” disse dura la ragazza, ancora ferita dall’atteggiamento della donna che aveva dinanzi, che aveva sin da subito provato a metterla fuori gioco da quando era tornata all’NCIS, ponendole contro la sua famiglia.
“Non è come credi… Non mi fido facilmente della gente… E ancor meno delle perone che fanno soffrire i miei… Amici!”
Quella ragazzina era davvero perspicace. Sapeva dove colpire e quali parole usare. E così, Ziva dovette cedere, ma prima che potesse rispondere, la ragazza continuò.
“Ma… Hai avuto tanti motivi per andartene, ed altrettanti per tornare… E beh… Mi dispiace di aver dubitato di te e di aver aizzato l’intera squadra contro di te” disse infine.
Ziva, stupita da quella confessione, e trovandosi in difficoltà, cercò subito di divincolarsi.
“Mai chiedere scusa…” disse allontanandosi.
“È un segno di debolezza, lo so… Ma non con gli amici” la fermò Ellie, afferrandola per un braccio.
“Infatti… Noi non siamo amiche” rispose dura Ziva, liberandosi dalla presa.
Aveva troppi pensieri per la testa, e doversi fidare di qualcun’altro, era l’ultima delle sue preoccupazioni.
 
Uscì fuori all’aria aperta, aspettando di veder uscire Tony e Ariel per poi tornare a casa.
Iniziò a pensare, appoggiandosi ad una ringhiera e fissando un orizzonte immaginario, al di là di tutti quei grattacieli.
Cos’avrebbe fatto ora? Doveva trovare una sistemazione propria, certo, non poteva restare a casa di Tony per sempre. Già… Tony… Presto si sarebbe sposato. Mancavano pochissimi giorni al matrimonio, eppure poteva leggere la sua insicurezza negli occhi. E lei, ne era la causa. Le riaffiorò in mente quel momento in cui la sera prima, erano in ospedale, da soli, e avevano scoperto che Tony era scampato alla peste… Quelle parole le rimbombarono nella mente. Ti amo da diventare matto, sei la mia vita, ma più di tutte, quella che la tormentava ma io non la amo… Se non fosse stato per lei, ora vivrebbe una vita serena, e questo senso di colpa, la spinse ad ipotizzare di poter andare via, sparire nel nulla, senza che nessuno sapesse nulla… Ma Ariel… Lei aveva bisogno di entrambi i genitori, e non avrebbe potuto perderla ancora. Così come, non avrebbe potuto perdere Tony ancora una volta. Le restava solo una cosa da fare… Confermare le sue dimissioni.
 
“Eccomi Abby… Ho preso il campione di sangue…”
Ducky entrò nel laboratorio della scienziata e volle subito mettersi all’opera.
“Cosa dobbiamo fare Ducky?”
“Scoprire gli effetti di questo siero che mi sono procurato, su un batterio geneticamente modificato, come quello della peste polmonare di Tony”
“Che siero è?” chiese subito la scienziata curiosa.
“Un giorno lo scoprirai, ma ora, mettiamoci all’opera!”
 
Arrivarono a casa molto presto, ed Ariel dormiva ancora tra le braccia della madre. Prima di scendere, però, Tony guardò Ziva negli occhi, ancora gonfi per l’angoscia di quelle ore, la paura di perdere la sua bambina, per la quale aveva fatto di tutto.
“Allora… È vero che te ne andrai ora?” chiese Tony malinconico.
Ziva, in risposta, abbassò il capo, sentendosi ancora colpevole per quello che era successo e che stava per accadere.
“Ellie sa fare bene il suo lavoro” disse alla fine, alzando leggermente lo sguardo, ed incrociando quello deluso del ragazzo.
“Non c’è bisogno di me all’NCIS”
“Non parlavo dell’NCIS…”
Ed ora cosa gli avrebbe detto? Che si, voleva scappare da quella assurda realtà, in cui qualunque cosa facesse era uno sbaglio. Che voleva lasciarlo libero di vivere la sua vita, lasciarlo indisturbato e andare via, ma non poteva, perché prima di tutto, veniva il bene di sua figlia Ariel, che non poteva perdere una madre, ora che aveva riacquistato un padre.
“Troverò un lavoro…” rispose senza alcuna tonalità “E anche una nuova sistemazione” concluse, scendendo dall’auto con la bambina in braccio.
 
“Ducky ci sono!” esultò finalmente la scienziata.
“Ho i risultati… Dunque… È un siero che serve a dimezzare il periodo di gravidanza, modificando lo stato della placenta” iniziò.
“Il germe modificato di Tony, aveva una membrana sul capo che ne causava la morte in seguito a 36h per quello di 11 anni fa, e solo 10h per quello dell’ultima volta. Questa membrana, è fatta della stessa sostanza della placenta umana, e quando il siero viene a contato con quel batterio modificato, lentamente la… disintegra” disse Abby analizzando i risultati.
“Questo significa che rende il batterio modificato alla sua forma originaria… Quindi… Peste vera!” disse ad un tratto il dottore molto preoccupato.
“Abby fai un riscontro tra il sangue della bambina e la presenza dell’antica peste del ‘600…” continuò.
“Perché? Pensi che qualcuno abbia iniettato il siero ad Ariel?”
“Non lo penso… Lo so!”
“E chi?” chiese Abby meravigliata.
“Saleem Ulman!” e così dicendo, uscì di corsa dal laboratorio.
“Saleem? Ducky ma che dici?”
La scienziata ancora confusa sbuffò, prima di procedere con le sue analisi.
 
Ducky corse giù per le scale, incrociando Gibbs.
“Jethro, Ariel non è ancora fuori pericolo! La peste… Il siero… Potrebbe trattarsi di peste a tutti gli effetti!”
“Ducky di che stai parlando? Quale siero?”
“In Somalia… Ah… Maledizione! Potrebbe essere troppo tardi!”
Gibbs gli fece cenno con la mano di seguirlo in ascensore, per andare immediatamente dai due giovani. Sentiva di non poter controllare quello che stava accadendo, e non sapeva come proteggere la sua squadra.
 
Raggiunsero la casa di Tony in brevissimo tempo, senza essersi scambiati alcuna parola durante tutta la corsa. Scesero dall’auto, e citofonarono insistentemente al campanello.
In quel momento il cellulare di Ducky squillò, ed il medico non esitò a rispondere.
“Ducky ho i risultati…”
“Ebbene?”
Ziva aprì la porta, e si trovò davanti Gibbs con un espressione seria, che pretendeva di sapere cosa stesse succedendo, e perché lui non ne fosse al corrente, e Ducky, con un’espressione attonita per quello che le stava dicendo Abby al telefono.
Non sapeva cosa aspettarsi, e quella situazione le stava provocando molta ansia. Tony raggiunse subito l’uscio della porta con la bambina in braccio che si era appena svegliata, e aveva ripreso a tossire.
“Che sta succedendo?” chiese allarmato.
Ducky fece cadere la telefonata, ed in un soffio riuscì solo a pronunciare il suo nome “Ariel…”
 
Ziva comprese immediatamente. Qualcosa doveva aver compromesso le analisi, e l’unica supposizione che era in grado di fare, era quel maledetto siero.
“No! Ducky, no, ti prego!” lo supplicò sentendo le lacrime salirle agli occhi e reprimendole.
Fecero entrare i due uomini, e immediatamente misero a letto Ariel, ignara di tutto quello che le stava accadendo.
“Papà che succede?” chiese avvertendo la tensione raggiungere il culmine.
“Niente sirenetta… Va tutto bene… Andrà tutto bene” provò a tranquillizzare più se stesso che la figlia.
Tony provò a farla riaddormentare, pur consapevole che la piccola si era appena svegliata, mentre Ziva parlava con Ducky e Gibbs.
 
“Ziva… Ascolta Ariel ha contratto la peste polmonare, ma quel siero, ha trasformato il batterio modificato creandone uno che ha le stesse caratteristiche di quello modificato, ma la stessa longevità dello Yersinia Pestis…” provò a spiegare il medico.
“Ducky… Stai dicendo che non si può curare?” chiese sconvolta e sul punto di crollare.
“Ma si può sapere di cosa state parlando? Volete un invito scritto per rendermi partecipe?!”
“Jethro, la situazione è molto più complessa di quello che pensiamo…” iniziò a calmarlo il dottore.
“No Ducky!” sbottò alla fine Ziva. “Non è per nulla complesso. Mia figlia ha contratto un batterio che la ucciderà lentamente, ed io non posso fare niente per salvarla!” urlò, scattando in piedi, senza tenere conto che poche stanze più avanti, Tony stava provando a calmare Ariel.
 
Quando il ragazzo sentì Ziva urlare in quel modo, non capiva bene quello che stesse dicendo, ma sapeva che la situazione era grave, e lui stava per perdere la sua ancora di salvezza, sua figlia.
“Papà perché la mamma urla?” chiese la piccola spaventata.
“Non è niente tesoro, ma adesso dormi…”
La piccola provò a ribattere, ma venne bloccata da violenti attacchi di tosse, e Tony la strinse a sé.
 
“Ziva… Calmati e spiega” la chiamò Gibbs, per farla tornare in sé.
“Gibbs…” si lasciò cadere sfinita all’indietro sul divano, con il volto fra le mani.
“Ziva… Parlami” la incoraggiò.
“Avanti mia cara… È inutile tenerselo per se… Siamo la tua famiglia, tutti… E devi permettere a tutti noi di entrare nella tua vita ed aiutarti sempre” si aggiunse il dottore.
Alla fine, tra vari sforzi per non mostrarsi debole e trattenere le lacrime, gli incoraggiamenti di Gibbs, e gli aiuti di Ducky che già sapeva, riuscì a spiegare a Gibbs quello che era successo, e permise loro di mettere anche Abby e McGee a conoscenza dei fatti… E alla fine concordò anche per Bishop, ma solo lo stretto necessario.
 
Poco dopo, vennero raggiunti da Tony, che a fatica era riuscito ad addormentare Ariel.
Vedendo Ziva distrutta, il capo sconvolto e Ducky rassegnato, non ebbe bisogno di fare domande, perché tutto quello che c’era da sapere, era chiaramente visibile.
Si sedette accanto a Ziva, e si lasciò andare, appoggiando la testa indietro e la mano sulla fronte.
 
Gibbs, che non riusciva a starsene con le mani in mano, alla fine chiamò Abby, intimandole di trovare una soluzione.
“Ma Gibbs… Non esiste niente che la possa fermare!” aveva detto fra le lacrime, una volta a conoscenza dei fatti, insieme a McGee.
“Provate! Riprovate! Trovate!” disse di rimando il capo furioso per come stavano andando avanti i fatti, mentre chiuse la telefonata.
 
Era tarda serata, e Tony e Ziva, erano ormai rimasti soli a casa, sul letto di Ariel.
Le erano accanto come due angeli custodi, e la accarezzavano con estrema delicatezza.
“La nostra bambina…” si lasciò sfuggire Ziva, mentre i suoi occhi gonfi e rossi, accentuavano la tristezza nel cuore dell’uomo.
Tony la guardò con apprensione, e Ziva sentendo il suo sguardo addosso, si alzò e uscì dalla camera. Tony restò con la piccola per pochi minuti, prima di decidere di seguirla.
Uscì fuori casa, aspettandosi di trovarla lì fuori, ma non c’era. La chiamò, ma sembrava sparita. Capì che probabilmente era uscita a prendere aria, e si incamminò, ma non sapeva dove andare, così decise di tornare in casa, a bere un sorso di Brandy, e affogare tutte le sue frustrazioni in quel liquore.
 
Quando Ziva rientrò, era sudata fradicia, lasciò cadere il borsone sull’uscio della porta, si sciolse i capelli e si avviò verso il bagno, fermandosi a guardare per un attimo Tony che dormiva. Il suo Tony… L’uomo che non avrebbe mai avuto, eppure l’unico che amava sul serio. Si accostò sull’uscio della porta della camera da letto apparentemente vuota, per poi notare un lieve rigonfiamento nel centro… La sua piccolina.
A vederli, l’uno sul divano, l’altra sul letto, sembravano dormire beatamente, come se nessun problema stesse torturando i loro sogni… Ed infatti era così… Perché era un sogno… Quello di poter essere felici, sereni, era solo un sogno… Un maledetto sogno.
 
Andò in bagno, per farsi una doccia, ma prima di aprire l’acqua, si osservò allo specchio, e si rese conto di quanto effettivamente fosse dimagrita. Quel giorno, presa dalla disperazione, non aveva toccato cibo, e se anche sapeva che le faceva male, non volle mangiare nulla. Le si era chiuso lo stomaco nel momento in cui aveva visto solo pura disperazione negli occhi persi di Ducky.
Si decise ad aprire l’acqua della doccia, e lasciò che il sapone potesse portare via lo sporco dalla sua pelle, e dalla sua anima. L’acqua era gelida, ma Ziva non ebbe neanche un brivido. Sapeva cosa stava per accadere. Se avesse perso sua figlia, sarebbe tornata ad essere un essere insensibile, incapace di provare emozioni… O meglio… Che si rifiuta di provare emozioni. Fredda, come non mai, perché ancora una volta, la morte avrebbe preso il posto di regina nel suo cuore, e lei non avrebbe potuto più salvare nessuno dal suo destino. In quel momento le tornarono in mente le parole di Jamaal… Non lo salverai… Le immagini di quel giorno presero a scorrere nella sua mente, e rivide Tony che con tutte le forze cercava di entrare in obitorio, con in braccio sua figlia… Avvolta da una copertina… Una copertina azzurra.
Il suo cuore perse un battito.
Non lo salverai… Non era riferito a Tony… Ma a sua figlia… Ecco cosa gli aveva detto Monique! Che Ziva aveva un figlio… E Jamaal, vedendo la copertina blu, avrà pensato che fosse un maschio. L’obiettivo allora non era Tony… Era di nuovo Ziva! Ancora! I fratelli Ulman le stavano lentamente strappando ogni cosa che la rendesse felice.









NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti. Ecco finalmente il nuovo capitolo... Okay quanto mi odiate da uno a dieci? Vi vedo già comparire con i forconi in mano sotto casa... Comunque... Ariel ha la peste polmonare, ed i nostri 'eroi' non sanno come poterla curare. Ci sarà un modo? Ariel si salverà? E cosa succederà tra Tony e Ziva? Ziva ha dato le dimissioni all'NCIS... E Zoe? Come reagirà a tutto ciò? Spero di aver acuito la vostra curiosità... Ma mi dispiace dirvi che purtroppo dovrete aspettare Domenica prossima per avere (alcune) risposte... Detto questo vi saluto e ci vediamo al prossimo capitolo.
Baci. Gaia.

 
   
 
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