Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: VvFreiheit    24/01/2016    3 recensioni
Serie di One-shot incentrate su Mika e Andy, piccoli scorci di vita quotidiana di un artista e del suo bel ragazzo tratte da spunti di vita reale.
Da un capitolo: È per questo che mi ami!" Esclamò allora Mika sorridente, citando le parole del biondo.
"È per questo, e mille altre ragioni, che ti amo..." Concluse congiungendo le labbra alle sue in un intenso bacio salato, mentre il cielo blu ed il mare li osservavano in silenzio.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Andy Dermanis
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Londra, gennaio 2016 –


Faceva freddo a Londra in quelle settimane. Erano giorni che pioveva e tirava un’aria gelida che faceva sembrare la capitale inglese simile a qualche città scandinava. 

Quel mattino, Mika si svegliò tranquillamente nel suo letto al terzo piano della sua casa di Londra, spegnendo la sveglia alle nove e mezza in punto.

Si voltò verso Andy, disteso su un fianco rivolto verso di lui, osservandolo aprire gli occhi e gli sorrise dandogli un affettuoso buongiorno, poi emise un fischio deciso in direzione della porta.

Andy mugugnò un “Nooo ti prego!” prima che lo zampettare felice delle loro due golden che si poteva udire dalle scale, si trasformasse in una bomba ad orologeria pronta a zompare sul letto per poter salutare i loro padroni nella maniera più affettuosa che conoscessero.

Melachi era stata abituata negli anni ad accoccolarsi accanto a loro con dolcezza, senza neppure toccare né Mika né Andy nel salire sul letto, Amira quella graziosa lezioncina però, non l’aveva ancora imparata. 

“Amira UP!” enfatizzò il riccio ridendo, quando le vide comparire dalla porta, come se la giovane golden non fosse già abbastanza sgraziata di suo.

Andy non fece in tempo a rannicchiarsi che la bionda pelosa era già atterrata con le zampe anteriori sulle costole, e aveva cominciato a leccargli tutta la superficie di pelle non coperta, mentre con la coda dava veloci frustate a Mika dietro di sé.

“Amira cazzarola!” sbraitò il biondino, portandosi una mano sul fianco con espressione dolorante, mentre Mika rideva divertito osservando la scenetta e spostandosi appena, così da evitare di ricevere codate in faccia.

“Voi biondi avete la stessa delicatezza….” lo prese poi in giro, mentre con dolcezza accarezzava Mel, che si era invece accoccolata tranquillamente sulle sue gambe appoggiando il muso sulla sua pancia.

“E voi castani/rossi, siete dei bradipi!” rispose Andy dando un’occhiata all’altro lato del letto dove il maggiore dei due abitanti e la più vecchia dei loro cani se ne stavano sdraiati tranquilli, mentre lui invece cercava di spostare la cucciolona ed evitare che nel parlare, la lingua della golden gli finisse in bocca.

“Sarà genetica… tu che dici?” rispose poi Mika rivolto verso Mel, prendendo il suo musetto e puntando le iridi nocciola in quelle marroni rossicce della sua fedele compagna, che lo scrutò cercando di carpire tra quelle parole, qualcosa di conosciuto.

Quando un attimo più tardi si alzarono dal letto e Mika stiracchiandosi davanti alla finestra diede uno sguardo alla giornata uggiosa e piovosa, invece di sbuffare e commentare acidamente come spesso faceva, sorrise di gioia.

“Questa giornata è perfetta…” annunciò con un’espressione felice, mentre in t-shirt e boxer si aggirava per la camera in cerca di qualcosa di comodo da mettersi, mentre le cagnoline cercavano di continuo sue attenzioni.

Andy sbadigliò scuotendo la testa a quell’affermazione ma poi sorrise a sua volta ricordandosi la giornata che li attendeva e capendone il motivo.

“A che ora arriva Job?” chiese alzandosi a sua volta dal letto e cercando anche lui i suoi vestiti, sepolti sotto quelli dell’’ordinato’ compagno con cui condivideva la casa e la vita da oltre 9 anni.

“Alle 10:15” gli rispose infilandosi una felpa rossa con il cappuccio, che Andy riconobbe avere almeno 5 o 6 anni e cercando i suoi pantaloni della tuta dispersi chissà dove la sera prima.

Andy osservò l’orologio, avevano quasi 40 minuti per fare colazione con tranquillità prima che il designer arrivasse.

Amava le giornate come quelle.

In quegli ultimi tre anni erano state così rare che entrambi i ragazzi si erano perfino trovati a sognarle di notte.

Avrebbero passato la giornata in casa, lavorando.

Vista da un punto di vista esterno, l’idea di 24 ore in quel modo poteva sembrare noiosa, antisociale e al limite del deprimente, ma per due persone abituate a viaggiare per 340 giorni all’anno, il trovarsi sotto lo stesso tetto, al caldo in una giornata fredda e piovosa di inverno, lavorando su progetti che entrambi trovavano in linea con ciò che più gli piaceva in campo professionale, era quasi un’utopia.

Andy trovò i suoi vestiti comodi casalinghi e cercò di sistemare un minimo le cose sparse per la camera.

Quando si voltò verso Mika, che dandogli le spalle si stava mettendo i calzini, alzò le sopracciglia e scoppiò a ridere rumorosamente, senza cercare nemmeno di trattenersi.

Il riccio sentendolo, si voltò e lo osservò stranito quasi inciampando nell’infilarsi l’ultimo calzino, chiedendo spiegazioni con un’occhiata eloquente.

“Seriamente?” gli domandò Andy quando vide l’espressione perplessa sul suo volto, puntando gli occhi sui suoi pantaloni.

Mika fece lo stesso percorso del compagno con gli occhi.

Non trovando quelli del giorno prima, finiti chissà dove, aveva recuperato da un qualche remoto cassetto dell’armadio un vecchio paio di pantaloni da casa bianchi con delle enormi macchie rosse, simili a…

“Hai 32 anni e ti vesti come Pimpa!” gli disse tra le risate il più giovane scuotendo la testa e facendo girare l’indice accanto alla tempia in maniera molto palese.    

Mika lo osservò quasi offeso, accigliandosi e portando le mani ai fianchi con fare minaccioso e un’espressione arrabbiata.

“E allora?!” gli disse celando abbastanza bene un sorriso, scrutandolo con gli occhi ridotti a due fessure.

Andy si piegò in due dalle risate e cercò di formulare una frase “Ma! hahahaha, cosa vuoi minacciare conciato così?!, Hai pure i calzini di due colori diversi!” lo rimproverò tra le risa, indicando i suoi piedi su cui spiccavano un calzino bianco e uno grigio. “E viene pure Job oggi!” gli ricordò come monito a vestirsi in maniera quantomeno presentabile.

Mika non si scompose e gli rispose solamente: “Job è un artista, come me, vedrai che lui apprezzerà, a differenza di qualcuno…!” poi lo superò lasciandogli un pizzicotto su un braccio e scendendo al primo piano per preparare la colazione.

Alle dieci e un quarto arrivò puntualissimo Job, entrando dalla porta e maledicendo la pioggia battente che lo aveva infradiciato nonostante l’ombrello.

“Mika tu non hai una casa a Miami?” gli chiese non appena incrociò il cantante con cui collaborava ormai da anni e con il quale aveva anche un bel rapporto di amicizia.

Il moro gli prese il cappotto bagnato e lo appese sopra il calorifero per farlo asciugare e poi rispose. “Sì, ci sono stato per quasi 3 settimane a Natale, perché?” chiese a sua volta, non capendo dove l’uomo volesse arrivare con quella domanda.

“Perché la prossima volta lavoriamo là. Così tra una pausa e l’altra andiamo in spiaggia a prendere il sole invece di congelarci le chiappe!” disse tra il serio ed il faceto estraendo il pc e i disegni dalla borsa, facendo ridacchiare Mika che tutto sommato gli dava ragione.

Andy arrivò in salotto a salutare il collaboratore e sceneggiatore con cui doveva a sua volta discutere di alcune cose, dato che il greco aveva, tra le altre cose, anche il progetto delle grafiche video per lo spettacolo di Bercy a cui Mika e Job stavano lavorando ormai da giorni.

“Mi piacciono i tuoi pantaloni…” Job aveva osservato il modo di vestire di Mika, come faceva sempre. Trovava che avesse uno stile ben definito e inconfondibile sia su di un palco, in televisione ma anche nelle occasioni meno formali e spesso gli piaceva farglielo notare.

Mika sorrise beffardo a quella affermazione, ringraziò l’amico e poi si girò verso il compagno che stava sistemando il computer sul tavolino del salotto e, sicuro che avesse sentito la frase dello sceneggiatore gli fece una linguaccia e lo rimbeccò con un “Te l’avevo detto. Tra artisti ci capiamo!”

“Oh Andy ciao!” lo salutò l’uomo andandogli incontro e ricevendo il suo saluto a sua volta. “Cosa gli hai fatto per farlo alterare già di prima mattina?” gli chiese in tono scherzoso non celando un sorrisetto divertito.

Il greco distolse gli occhi dal pc e si mise in piedi, alzandosi dalla posizione accucciata che aveva assunto davanti al tavolino da thè del salotto: “Gli ho detto che a 32 anni non mi sembrava il caso si vestisse da Pimpa, ma ora che tu gli hai dato ragione, ho perso definitivamente la mia battaglia.” ammise il biondo con tono di sconfitta, facendo ridere Job.

“Effettivamente mi ricordi molto il cane di quel cartone.” disse l’artista osservando un Mika sorridente che li scrutava con uno sguardo fiero e compiaciuto, che mutò, corrucciandosi lievemente a quell’affermazione.  

“Però hai uno stile invidiabile. E questo ce l’hanno in pochi.” lo difese però subito dopo, facendo ricomparire l’espressione raggiante e di consapevole sfacciataggine sul suo volto, mentre su quello di Andy si delineava un’altra volta l’aria da sconfitta bruciante.

Dopo gli amichevoli battibecchi che si susseguirono, i tre iniziarono a parlare di lavoro, immergendosi ed addentrandosi in quel loro mondo fantasioso che coinvolgeva le loro tre menti estremamente artistiche e malleabili che insieme erano pronte a creare un paese delle meraviglie per una notte e uno spettacolo unico.

Si accordarono su ciò che c’era da fare e poi Andy si ritirò nel suo studio. Dovendo lavorare anche con i suoni, non voleva disturbare Job alla scenografia e Mika che quel giorno avrebbe continuato il lavoro per il suo libro che inaspettatamente si era dilungato più a lungo del previsto e che gli stava costando una bella dose di impegno e tempo.

Mika si piazzò comodamente sul divano con il suo McBook sulle gambe.

Non appena Mel entrando in salotto notò il suo padroncino comodamente accucciato sul divano, con grazia, si accoccolò accanto a lui con un piccolo balzo, appoggiando il musetto sul ginocchio della sua gamba distesa.

Il riccio non perse tempo e portò una mano a scorrere sul lungo pelo lucido e morbido della golden, passando le dita affettuosamente sulla sua orecchia e facendole emettere un mugolio di piacere che lo fece inconsciamente sorridere.

Le idee in testa da mettere per iscritto erano tante, e mentre Job lavorava sul grande tavolo in marmo dall’altra parte del salotto, si ritrovò più volte a perdersi con lo sguardo tra i quadri colorati di casa sua, dipinti da artisti di tutto il mondo e tra i soprammobili di tutte le forme che ornavano le numerose mensole e scaffali.

Ad un certo punto, pensando a come volgere una frase per far sì che rendesse meglio il concetto, si trovò a fissare, senza nemmeno rendersene conto, le veloci gocce trasparenti che battevano a ritmo constante contro la porta finestra all’estremo opposto della stanza.

Le sue pianticelle sul terrazzo venivano piegate con forza dal vento impetuoso che rendeva le strade di Londra impraticabili ed ostili per chiunque non indossasse un mantello lungo fino ai piedi, scarpe impermeabili e non avesse in mano un robusto ombrello.

Per un attimo nella sua mente si insinuò persino l’idea si uscire in terrazza e portare al riparo le sue graziose piante, ma la prospettiva di inzupparsi i vestiti e di dover asciugare il pavimento dalla quantità enorme di acqua piovana che sarebbe entrata, lo fece desistere all’istante.

Stava così bene al caldo sul suo divano, con la sua cagnolina a scaldargli i piedi, che non avrebbe messo piede fuori casa per nulla al mondo che non fosse di vitale importanza.

Per un paio di ore buone scrisse con impeto, fermandosi ogni tanto a pensare a come rendere meglio certi concetti o alla possibilità di aggiungere o meno certi dettagli di alcune delle sue storie di vita.

Quando il suo stomaco brontolò per la fame decise per la prima volta di alzarsi dal suo comodo giaciglio e chiedere a Job se il pranzo che aveva in mente di cucinare fosse di suo gradimento.
Mentre ancora entrambi lavoravano, si mise ai fornelli, ritrovandosi un nanosecondo più tardi entrambe le cagnoline accanto, in attesa che qualcosa sfuggissedalla mano del loro padrone e finisse per qualche motivo per terra.

“Amira, Mel, fuori dalla cucina!” le apostrofò il ragazzo con fare serio e autoritario. Mel si voltò immediatamente uscendo dalla stanza, Amira rimase invece seduta accanto a lui osservandolo pazientemente.  

Il ragazzo si abbassò allora a livello della cucciolona, ricevendo subito una leccata in viso che lo fece sorridere per un breve attimo, prima di tornare serio. “Amira, fuori dalla cucina” le disse scandendo bene le parole a pochi centimetri dal tartufo scuro, indicando con una mano l’ubbidiente Melachi che se ne stava seduta sulla soglia della porta.

La piccola con un ultima leccata alla sua guancia, si voltò e si sistemò accanto alla più grande.
“Devo ricordarmi due cose…” Andy comparve a sua volta sulla soglia della cucina, appoggiandosi alla porta con un braccio alzato. “La prima è che quando devo far ubbidire Amira, chiamo te.” gli disse notando compiaciuto come la bionda avesse ascoltato il compagno solo alla seconda richiesta, mentre a lui toccava litigarci per interi minuti.

“E la seconda è che non ti devo baciare sulle guance.” gli disse, avendo notato le affettuose leccate che la piccola gli aveva riservato.

Mika rise a quell’affermazione e ci giocò sopra. “Beh, nemmeno sulle labbra allora perché sai…”

Ma Andy lo interruppe con espressione schifata. “Ma Mikaaaa, che schifooooo!” si lagnò infatti, mentre il più grande se la rideva bellamente, girando le cotolette in padella e aggiungendoci ordinatamente delle fettine di fontina e prosciutto cotto al di sopra della panatura dorata..

Mangiarono insieme e poi nel pomeriggio si rimisero al lavoro. La giornata si stava rivelando decisamente produttiva, Mika stava scrivendo pagine su pagine di getto. I suoi impazienti editori italiani ne sarebbero di certo stati entusiasti.

Verso le 4 di pomeriggio, Mika decise che la testa che iniziava a farsi pesante e gli occhi che avevano da un po’ cominciato a bruciargli, fossero il segnale che avesse bisogno di una bella pausa.

Non erano le 5, ora canonica del tè per gli inglesi, ma in quella casa in quel momento c’erano solo un anglo-greco, un libano-americano e un belga, quindi il problema non si poneva.

Preparò tre tazze di tè, seguendo la sua personale e rigida procedura e ne servì una a Job, ne piazzò una sul tavolino per sé e salì al piano di sopra da Andy, con la terza tazza in una mano e il pc nell’altra.

Arrivò fuori dalla stanza e trovando la porta chiusa chiamò a gran voce il greco che venne ad aprire al terzo strillo.

“Uuu, merenda!” esclamò il biondo non appena aprì, rubando immediatamente la tazza dalla mano del compagno e avvicinandosi per baciarlo, fermandosi però a pochi centimetri. “Ti sei lavato la faccia?” gli chiese scherzosamente.

In risposta ricevette un’espressione contrariata e una pacca sulla spalla, poi entrò nello studio ordinato e si sedette sul divanetto alle spalle della scrivania del cameraman.

“Resti a farmi compagnia?” gli chiese Andy sedendosi accanto a lui con il suo tè bollente in mano e dimenticando per un momento il lavoro.

Mika si divertì a fare lo stronzetto come spesso amava fare. “A dire la verità mi servi da revisore per le pagine che ho scritto.” gli disse indicando il suo computer accanto a lui.

Da quando si era buttato in quella nuova avventura dal futuro titolo di “Diario di un ottimista accidentale”, aveva assunto Andy come revisore. Odiava far notare a dei perfetti sconosciuti i suoi errori di ortografia che da bravo dislessico qual era avrebbe fatto a vita e quindi lo sfruttava a tal proposito.

Andy dal canto suo, lo faceva con piacere. Adorava essere il primo a leggere qualunque cosa uscisse dalla sua mente e in più si divertiva a prenderlo in giro affettuosamente per certi errori a volte decisamente esilaranti. Mika lo lasciava fare, sapendo come il suo non fosse assolutamente mai un comportamento atto a farlo sentire inferiore, ma solamente un’altra occasione per ridere insieme dei difetti ora suoi, ora del biondino.

Andy lo guardò fintamente offeso asserendo: “Opportunista come sempre.”

Mika arricciò il naso e ridacchiò. “Dai, ti ho portato la merenda!” gli ricordò, indicando la tazza fumante che teneva tra le mani.

“E’ il minimo!!” lo apostrofò di nuovo il greco, ridendo però con lui.

Quando Andy finì il suo tè, Mika tornò al piano inferiore da Job, lasciando il computer dal suo ragazzo e prendendo posto accanto al designer, sorseggiando il suo tè ormai freddo e discutendo con lui su ciò che stava uscendo dal suo estro artistico.

Verso le 6 di sera il collaboratore prese la strada del piccolo appartamento affittato per quei giorni a Londra, dando appuntamento ai due ragazzi per l’indomani.

Andy poco prima di cena raggiunse Mika in salotto e prese posto accanto a lui sul divano, riconsegnandogli il pc con le correzioni ultimate.

“Se avessi un penny per ogni tuo errore, a quest’ora sarei più ricco di te mio caro e dolce Pimpa.” gli disse prendendogli il viso tra le mani e schioccandogli un bacio tenero sulla tempia.

“Gne gne gne” gli fece il verso Mika arrivandogli un pugno sul petto mentre il greco lo stringeva in un abbraccio.

“Il mio poeeeeta!” continuò a rompergli le scatole il biondo, stuzzicandolo e ricevendo smorfie in risposta.

Cenarono con un piatto greco cucinato da Andy e dopo aver visto sul divano un film horror, che Mika aveva guardato nascondendosi per la metà del tempo dietro la spalla del biondo, si diressero al terzo piano, in camera da letto. Mika si mise in t-shirt blu e boxer e si sedette sul letto a gambe incrociate, fissando fuori dalla finestra il cielo plumbeo e scuro.

Andy entrò in camera silenziosamente con Amira che gli trotterellava ancora accanto, a differenza di Mel che invece già dormiva nella cesta al primo piano della casa, e decise di vendicarsi del risveglio brusco della mattina.

Con un gesto silenzioso fece segnò ad Amira di balzare sul letto ma prima che lo facesse, la trattenne per alcuni secondi, sapendo che in quel modo la cucciolona si sarebbe caricata e sarebbe balzata con impeto addosso a Mika che sedeva dalla parte opposta del letto.

Con un “UP!” quasi gridato rilasciò Amira che con un saltò degno di una campionessa olimpica balzò sul letto, superando la prima piazza e finendo dritta addosso a Mika che giratosi all’udire la voce del ragazzo, non fece in tempo a reagire.

La forza e il peso di Amira collisero con Mika in una maniera tale da farlo sbilanciare e in un nanosecondo si ritrovò con il sedere per terra giù dal materasso, con la cagna che velocemente si spostò da lui, dopo essere atterrata sulla sua pancia.  

Andy scoppiò in una risata di puro divertimento rotolandosi sul letto dal ridere e sporgendosi poi dal lato del letto dove Mika era caduto, per capire se fosse ancora vivo dopo quel capitombolo da oscar.

“Stai bene?” gli chiese senza riuscire a smettere di ridere, asciugandosi le lacrime dagli occhi.
Mika si massaggiò la testa che aveva urtato contro la gamba della sedia e ripose “Ok, questa me la sono cercata!” riconoscendo la vena vendicativa che sapeva possedere Andy e che oltretutto condivideva con lui.

Il greco rise ancora di più. “Meno male che lo sai!” rigirò il coltello nella piaga, aiutandolo ad alzarsi e tirandolo sul letto con lui.

Fecero uscire anche Amira dalla stanza, chiusero la porta e poi si sistemarono sotto le coperte, con Andy che ancora ridacchiava ricordando il momento appena passato e maledicendosi per non averlo filmato anche solo con l’iphone.

“Di giornate come queste ce ne vorrebbero di più” asserì Mika ormai sul punto di addormentarsi, avvicinandosi a Andy, steso accanto a lui.

“Decisamente!” concordò il greco portando la testa sul suo petto che venne subito avvolta dalle braccia calde del riccio.

“..notte” sussurrò Mika ormai semi-addormentato.

“Notte Pimpa!” gli disse Andy alzando il viso per lasciargli un bacio sul collo e chiudendo gli occhi poi, addormentandosi anche lui con lo stesso sorriso di Mika dipinto sul viso.  

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Della serie: a volte ritornano...
Buonasera e ben ritrovati!
Dopo non so quanti mesi, l'ispirazione è tornata!

"My place has turned into a hive of activity. On sofa I'm working on book. In kitchen Job is working on set design. In office; video graphics"

Questo è il tweet di Mika del 23 gennaio che mi ha dato l'idea. Spiega come casa sua sia diventata un alveare in attività con lui sul divano  al lavoro sul libro, Job in cucina lavorando alla scenografia e a come nell'ufficio si stesse lavorando alla video grafica.
Non so
se alla video grafica ci sia davvero Andy, ma mi piace pensarlo dato che non ha nominato nessuno...
L'idea dei pantaloni alla Pimpa invece non è del tutto casuale lavoro di immaginazione ma un ricordo di questo:
https://www.youtube.com/watch?v=etxg5AzASg4 Qualcosa che mi ha sempre fatto ridere, compreso il pupazzetto che davvero sempra la cagnolina dei cartoni animati , che sfoggia in questo video. Mi piaceva l'idea che lui a casa girasse vestito così. Hahahah, sono un caso clinico!
Il titolo è smieloso al limite del possibile.... Alveare dolce alveare.........! Dopo questa....
Spero questa storiella vi abbia fatto ridere tanto quanto io mi sono divertita a scriverla.
Spero anche  di vedervi ancora numerosi a commentare le mie idee malsane e chissà non ne ritroviate ancora qualcuna a breve.
A presto e grazie :)
Vv
  
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