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Autore: Luna d Inverno    25/01/2016    2 recensioni
"Guardai nella direzione in cui ci stavamo dirigendo e rimasi senza fiato: davanti a noi si ergeva una costruzione molto simile a una pagoda cinese a tre piani con i muri tinti di bianco, i tetti di tegole rosse e un'enorme goccia bombata color oro in cima.
Sopra alla porta troneggiava un'insegna con scritto a caratteri cubitali “Fairy Tail” mentre più in alto, retto da due colonne verde giada sventolava uno stendardo arancione con quella che sembrava una fatina bianca stilizzata.
Era semplicemente bellissima."
Hei, ciao a tutti, questa è la mia prima storia su questo fandom e ci tengo veramente molto... spero che vi piaccia!
Un bacione
Luna
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gerard, Gray Fullbuster, Luxus Dreher, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Un brivido mi percorse la schiena, mentre un soffio di vento mi accarezzò il viso. Provai ad aprire gli occhi, ma la forte luce del sole me lo impedì, così li strizzai un paio di volte, per poi focalizzare proprio davanti al mio naso due occhioni azzurro ghiaccio che mi fissavano.
All'inizio non realizzai cosa fosse, ma quando me ne resi conto rimasi abbastanza basita: sulla mia pancia stava un gattino tutto nero con il musetto bianco, in piedi sulle zampe posteriori e con quelle anteriori incrociate a coprire il vestitino celeste di tulle che indossava, in pendant con il fiocchetto allacciato sulla sua coda.
Per lo spavento lanciai un urlo e mi abbracciai all'albero lì vicino, lasciandomi alle spalle una scia di fili d'erba che probabilmente mi si erano appiccicati mentre ero distesa sul pra... Aspetta un attimo. Un albero? Un prato? Un gatto? Questa non è la mia stanza!
«Ma dove diavolo sono finita?!» gridai frustrata e leggermente spaventata, senza veramente aspettarmi una risposta.
«Nel regno di Fiore» fece una vocina sottile e dolce.
Spalancai gli occhi per la sorpresa e mi guardai intorno: oltre a me non c'era nessuno, eccezion fatta per il micio dagli occhi celesti. Nessuno avrebbe potuto parlare, a meno che... Sconvolta mi voltai verso l'animaletto fissandolo a bocca aperta e sicuramente con un'aria da ebete stampata in faccia
«Beh, non ti hanno insegnato che è maleducazione fissare gli altri?!» borbottò scocciato, o meglio scocciata
“Dei buoni! Un gatto parlante mi mancava proprio!”
«M-ma t-tu parli!» esclamai allibita, un gatto parlante proprio mi mancava!
«Certo che parlo!- fece la micetta con aria offesa -Comunque sia, il mio nome è Moon, tu invece sei...?»
«Gemma, Gemma Evans, piacere di conoscerti, Moon!» sorrisi, staccandomi dall'albero e avvicinandomi a lei porgendole un dito che lei strinse con la zampetta bianca: sembrava che portasse dei guantini, era troppo carina!
“Assurdo! Mi sono appena presentata a un gatto parlante! Mi sembra di stare dentro a un manga! Non posso ancora crederci! Quando torno a casa e glielo racconto voglio proprio vedere la faccia di Mommy! Ci sarà da ridere!” pensai, finendo nel mio mondo personale ed estraniandomi da tutto ciò che mi circondava, come al solito.
A riportarmi alla realtà ci pensò Moon che con aria candida mi domandò.
«Beh, Gemma, perché stavi dormendo in mezzo al nulla? Ti sei persa?»
«Ehm... Ecco, veramente, io... Penso proprio di sì- feci guardandola con aria scombussolata -Ero tranquilla in casa mia quando all'improvviso è comparsa una strana luce, sono svenuta e quando mi sono risvegliata mi hai trovata tu.»
«Capisco...- mormorò avvicinandomisi con aria pensierosa -Ti andrebbe se ti aiutassi a capire come sei arrivata qui? Conosco delle persone che forse potrebbero aiutarti...»
«Dici davvero?!»
Al suo annuire senza pensarci due volte mi fiondai su di lei e la stritolai in un abbraccio cominciando a saltellare, tenendola sollevata per aria
«Baaastaaa! Mettimi giù!!» strillò quella tutta scombussolata e con occhi imploranti
«Scusa!» esclamai fermandomi di colpo e appoggiandola a terra.
Non appena si fu ripresa mi scoccò un'occhiataccia e borbottando un “muoviti prima che cambi idea” si incamminò verso la città che si estendeva ai piedi della collinetta sulla quale mi ero risvegliata e che non avevo ancora notato.
 
 
Da quando ci eravamo inoltrate nella fitta rete di strade e vicoli, Moon era sempre stata davanti a me, guidandomi in un posto ancora a me sconosciuto, mentre io continuavo a guadarmi attorno e sorridere a tutti quelli che mi passavano accanto. Sembrava di essere in un'era in stallo tra il medioevo ed i giorni nostri: infatti c'erano sia delle ragazze e dei ragazzi vestiti come nella mia città sia molte donne vestite con abiti lunghi fino ai piedi, talvolta muniti di grembiule bianco; inoltre non c'era alcuna traccia di tecnologia e avevo notato qua e là, al posto delle macchine, delle carrozze trainate da strambi animali.
«Eccoci» fece Moon fermandosi di colpo e voltandosi verso di me.
Guardai nella direzione in cui ci stavamo dirigendo e restai con il fiato sospeso: davanti a noi si ergeva una costruzione molto simile a una pagoda cinese a tre piani con i muri tinti di bianco, i tetti di tegole rosse e un'enorme goccia bombata color oro in cima.
Sopra alla porta troneggiava un'insegna con scritto a caratteri cubitali “Fairy Tail” mentre più in alto, retto da due colonne verde giada, sventolava uno stendardo arancione con quella che sembrava una fatina bianca stilizzata.
Era semplicemente bellissima.
Anche se dal suo interno provenivamo strani rumori, come se fosse in corso una battaglia...
Mi avvicinai titubante alla porta aprendola di poco e mi ci intrufolai rapidamente. Mi guardai intorno: ero in una specie di bar, credo, anche se non ne ero del tutto certa, visto che tutti i tavoli erano a gambe all'aria e c'erano segni di bruciature un po'ovunque.
Mi avvicinai con cautela al bancone, dove vidi seduti due uomini alquanto strambi: uno aveva i capelli blu scuro molto corti e un paio di baffi, indossava una specie di cappotto-mantello bianco, dei pantaloni e una maglietta neri ed una collana con una enorme “S” azzurrina come ciondolo, mentre l'altro aveva i capelli castani raccolti in un... ciuffo cilindrico sparato in orizzontale? Aveva in bocca una sigaretta ed indossava una maglietta verde con un motivo floreale e dei pantaloni rossi. Entrambi stavano bevendo quella che sembrava birra e, al contempo, stavano chiacchierando con una ragazza dai lunghi capelli bianchi e un sorriso dolcissimo dietro il bancone che ogni tanto spariva per prendere una botte di un alcolico non ben identificato e portarlo ad una ragazza castana vestita con il reggiseno di un costume celeste e dei pantaloni marroni seduta a gambe incrociate su un tavolo lì vicino, intenta a tracannare quello che la barista le porgeva senza fare troppi complimenti.
Mi voltai dall'altra parte della stanza e vidi un ragazzone albino vestito con quella che sembrava la classica divisa scolastica delle medie degli anime sbraitare continuamente qualcosa sull'essere dei “veri uomini” rivolto a due ragazzi, uno dai capelli corvini e l'altro rosa, che se le stavano dando di santa ragione sotto lo sguardo scocciato e rassegnato di una biondina vestita con una canotta arancione e una minigonna blu seduta ad un tavolo con... Un pupazzo di neve e un gatto blu?
“Ma che diavolo...?! Insomma vada per i capelli dai colori strani di questi tipi, vada che al mio fianco ho una micia parlante ma... Un pupazzo di neve tremolante e un gatto blu? Davvero?”
Mi riscossi dai miei pensieri non appena mi accorsi che tutti si erano fermati dalle loro occupazioni e stavano fissando alternatamente me, Moon, il ragazzo dai capelli rosa e il gatto blu, con un aria corrucciata.
Provai a dire qualcosa, ma un ometto molto basso con uno strano vestito arancione e un cappello a due punte a strisce blu e arancio ancor più strano mi si parò davanti, lanciandomi uno sguardo ostile... Aiuto! La cosa non prometteva per niente bene
«Sei un membro del Concilio?»
Sbattei le palpebre senza capire: Concilio?
«Ehm… No?» nemmeno il tempo di finire il mio mormorio che quel buffo ometto si mise a sorridere, arricciando i baffetti che gli coprivano le labbra e sedendosi sul bancone alle sue spalle
«Bene! Allora sei qui per lasciare un incarico? Oppure vuoi unirti alla Gilda?»
Lo guardai confusa: incarico? Gilda? Ma di che stava parlando?!
Al mio posto intervenne Moon, che notando il mio sguardo perso, si piazzò davanti al vecchietto e fece una faccia seria, per poi iniziare a parlare con il suo tono dolce ma deciso:
«Veramente siamo qui per chiedere una...- parve cercare la parola giusta per qualche istante -consulenza al Master...»
Il signore annuì, per poi intimarci un “Seguitemi” e dirigersi verso una porta di legno scuro alla sinistra della stanza.
«Accomodatevi- disse indicando con un cenno della mano le due poltroncine posizionate davanti alla scrivania dietro la quale prese posto. Non appena ci sedemmo riprese a parlare -Molto piacere, il mio nome è Makarov Dreyar e sono il Master di Fairy Tail. Ditemi pure tutto»
Prese a fissarci ed io alzai gli occhi al cielo, portandomi una mano alle labbra, non sapendo da dove cominciare.
Come poco prima, però, al mio posto parlò Moon, che senza troppi giri di parole andò dritta al punto:
«È un piacere conoscerla, Master, io mi chiamo Moon e penso che lei- mi indicò con un cenno del capo -sia stata portata qui da un portale interdimensionale o qualcosa del genere, da un universo parallelo, ma non saprei come e perché sia successo»
Che?! Portale interdimensionale?!
«Dici sul serio?- fece, guardando la micetta a metà tra lo scettico e il curioso. Al suo annuire convinto si voltò verso di me e mi chiese -Puoi raccontarmi esattamente cosa ti è successo?»
Mi riscossi e, ancora leggermente (parecchio) confusa, risposi annuendo:
«Certo! Era notte e stavo curiosando nel vecchio ripostiglio di casa mia, quando all'improvviso uno specchio si è illuminato di una luce violacea e mi sono ritrovata stesa sul prato di una collina qui vicino, dove Moon mi ha trovata. Visto che non abbiamo idea di come sia successo, siamo venute qui nella speranza di capirci qualcosa di più »
Non appena finii di parlare il Master annuì con un'aria pensierosa
«Hmm è possibile che la tua compagna abbia ragione, mia cara- dopo qualche altro istante sul suo viso si dipinse un sorrisetto allegro e continuò -Comunque, finché non capiamo esattamente cos'è accaduto che ne diresti di unirti alla nostra gilda? Ti aiuteremmo a trovare un lavoretto e un luogo dove alloggiare finché starai qui. Inoltre in te sento un forte potenziale magico: sarebbe davvero un peccato non farlo fruttare! Potrai scegliere il tuo maestro tra uno dei miei ragazzi per imparare la sua magia, che te ne pare?- poi rivolgendosi verso Moon aggiunse -Ovviamente l'invito vale anche per te, gattina»
Guardai Moon: non era affatto una cattiva idea. Dopo tutto lei era l'unica che conoscevo in quel posto e sinceramente non avevo la minima idea di dove andare a vivere o di come fare per guadagnarmi qualcosa e poi... Davvero avrei potuto imparare la magia? Sarebbe stato il sogno di una vita! Come avrei potuto dire di no?! Anche se...
«Dice davvero o è uno scherzo?» … Pensandoci bene tutto ciò avrebbe potuto tutto essere uno scherzo di mio fratello, ne sarebbe decisamente capace...
«Dico sul serio...- si fermò un attimo prendendo a fissarmi come se volesse leggermi l’anima -Come ti chiami? Non credo di avertelo già chiesto...»
«Gemma, Gemma Evans- risposi sorridendo, riprendendomi dalla leggera inquietudine che mi aveva presa mentre mi squadrava in quel modo. Mi scambiai uno sguardo d'intesa con Moon -E accettiamo volentieri!»
 
 
Appena uscite dall'ufficio del Master venimmo accompagnate dalla bella barista da uno strano tipo abbastanza in carne dai capelli ricci e rossi che teneva in mano un pennello:
«Reedus, potresti fare il marchio di Fairy Tail ai nostri due nuovi membri?» sorrise la ragazza
«Certamente!- Prese da una valigetta piena di colori un timbrino con lo stesso simbolo dello stendardo all'esterno dell'edificio -Dove lo volete?»
«Sul cuore!» esclamai sorridendo e scostando leggermente la maglietta dopo averci pensato un po': se proprio si doveva fare, tanto valeva fare le cose per bene!
Il marchio rimase per qualche istante incolore per poi assumere un aspetto liquido e colorarsi di un nero che sfumava in azzurro ghiaccio. Lo guardai estasiata: era davvero stupendo! A Moon invece il marchio venne applicato sulla schiena e assunse il colore bianco latte.
«Bene, ora siete dei membri della Gilda!» esclamò Makarov appena ci raggiunse.
Attorno a noi si creò un capannello di curiosi, molti dei quali avevo già notano alla mia entrata, ma di cui ricordavo sporadiche caratteristiche e non sapevo il nome. Uno a uno iniziarono a presentarsi: la ragazza bionda con in braccio il gatto blu si chiamava Lucy, mentre il suddetto micio blu si chiamava Happy. Da dietro la sua schiena saltò fuori il ragazzo dai capelli rosa, che senza nemmeno presentarsi mi sorrise e mi sfidò a fare a botte. Decisamente stranita decisi di ignorarlo, anche se il disgraziato provò comunque a saltarmi addosso caricando un pugno, progetto (grazie al cielo) completamente mandato a monte dalla botta ricevuta in testa da Lucy, che mi rivolse un sorrisetto tirato:
«Scusalo, Natsu è un tipo leggermente combattivo...»
Le feci un sorriso rassicurante, facendo un cenno con la mano destra per indicare di non preoccuparsi. Superato il tentato assalto tornai ad ascoltare i nomi dei miei nuovi compagni: la minuta ragazzina dai capelli turchini al fianco di Lucy si chiamava Levy, l'energumeno albino fissato con l'essere veri uomini si chiamava Elfman, mentre la barista, nonché sua sorella maggiore si chiamava Mirajane. I due uomini seduti al bancone si chiamavano Macao e Wakaba e la “scolatrice di botti”, come l'avevo soprannominata io, si chiamava Cana.
Quest'ultima, visibilmente sbronza, mi si avvicinò e si accasciò su di me biascicando con un sorrisetto storto sulle labbra:
«Tu devi decisamente fare una gara di bevute con me! Non puoi sfuggirmi! È il rito di iniziazione di Cana!» la castana prese a ridere sguaiatamente piegandosi su se stessa
Sgranai gli occhi: col cavolo che mi sarei messa a bere come una spugna! A malapena reggevo due bicchieri di spumante a Capodanno! A fare una gara di bevute sarei finita in coma etilico in meno di cinque minuti!
«Ehm… Ecco io veramente non bevo...» mormorai abbastanza preoccupata: questa tipa aveva l’aria parecchio testarda
«Ah che peccato! Un’altra persona che non capisce le gioie dell’alcol!- fece una smorfia contrariata rimettendosi dritta- Oh beh, non ci si può fare nulla! Ma stai pur certa che riuscirò a farti cambiare idea! Sarà per la prossima volta!» esclamò, per poi tornarsene a tracannare una botte seduta a gambe incrociate sul bancone.
Sospirai a metà tra il sollevato per l’essermela scampata e lo sconsolato per la certezza che non sarebbe stata l’ultima volta che avrei dovuto evitare una crisi simile.
Le ragazze mi si avvicinarono, iniziando a chiacchierare del più e del meno, rassicurandomi del fatto che fosse una cosa del tutto normale quando, neanche cinque minuti dopo, i ragazzi ripresero a fare a botte per un motivo del tutto sconosciuto, finendo per devastare mezza Gilda. La cosa bizzarra era che nonostante l’enorme baraonda creatasi e i continui insulti urlati nell’edificio aleggiava un'aria di grande allegria.
“Sì, penso proprio che mi troverò davvero bene qui” pensai sorridendo.
 
 
Verso il tardo pomeriggio mi ero ritrovata seduta a un tavolo da sola a sorseggiare un succo: le ragazze erano tornate a casa loro, mentre Moon stava chiacchierando con Happy nei pressi del bancone. All’improvviso il Master mi si avvicinò sorridendo:
«Allora, parlando di cose serie, tu non volevi diventare una maga?»
Mi si illuminarono gli occhi ed annuii senza pensarci due volte e così l'ometto continuò:
«Come prima cosa devi scegliere che tipo di magia ti piacerebbe imparare, ne esistono tantissimi! Il Take Over che trasforma il corpo, nel suo intero o solo in alcune parti, per aumentarne la forza; il Solid Script, che permette a chi lo utilizza di usare la magia delle parole; la Magia delle Carte che appunto si basa sull'utilizzo di alcune carte, o meglio Tarocchi, per formulare predizioni o magie; il Requip che permette di cambiarsi d'abito tramite la magia per aumentare le proprie qualità fisiche, come la propria velocità o la propria forza; la Magia di Creazione, che permette di creare ciò che si vuole con un materiale, l-»
«Ha detto Magia di Creazione? Non so perché ma mi suona stranamente familiare…- lo guardai negli occhi -Posso scegliere questa?»
«Certamente!» il vecchietto sorrise di nuovo, mentre si addentrava all'interno del caos che regnava sovrano in quell'edificio. Ritornò pochi minuti dopo con un ragazzo al seguito: era alto, aveva i capelli corvini e gli occhi di un blu scurissimo, indossava una camicia a mezze maniche bianca, dei pantaloni verde militare con una catenella attaccata ai passanti della cintura sul fianco destro, un paio di scarpe nere, un braccialetto d'argento e una catenella del medesimo materiale con un ciondolo sagomato a forma di una piccola spada.
«Hey, il vecchio ha detto che vuoi imparare la Magia di Creazione del ghiaccio, io sono Gray» fece tenendo le braccia incrociate al petto e accennando un sorrisetto
«Piacere, mi chiamo Gemma- feci un cenno di saluto col capo -E sì, vorrei imparare la Magia di Creazione»
Mi squadrò per qualche istante da capo a piedi, poi annuì:
«D’accordo, allora da adesso sei la mia allieva»
Gli sorrisi, ma dopo qualche istante lo guardai interdetta:
«Grazie mille, ma... Perchè ti sei svestito?»
«Ah, non farci caso è una mia abitudine»
«Ehm… Ok...- sbattei un paio di volte le palpebre, sperando che quel vizio non dipendesse dalla magia del ghiaccio -Allora quando cominciamo?»
«Subito! Vieni, dobbiamo prendere il treno per le montagne prima che parta!» esclamò afferrandomi il polso e trascinandomi in direzione della stazione.
«Come?! Ma è tardi! E Moon?!» esclamai annaspandogli dietro. Certo che correva veloce! Era un miracolo che non fossi ancora finita con la faccia spiaccicata sulla strada!
«Per arrivare nel posto dove voglio andare io ci vorrà tutta la notte, quindi meglio partire ora e dormire lungo il viaggio piuttosto che annoiarci partendo di giorno, no? E il tuo gatto se la caverà anche senza di te!»
«Ma...» non mi diede il tempo di ribattere che prese a correre ancora più velocemente, diretto alla stazione e lì capii una cosa: nessuno avrebbe mai battuto Gray in fatto di testardaggine, tranne forse Natsu, che, da quanto avevo sentito da Lucy, se si metteva in testa qualcosa, cascasse il mondo, lui l'avrebbe portata a termine
   
 
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