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Autore: Midnight tears    17/03/2009    2 recensioni
Le risuonavano ancora in mente le parole pronunciate dall’uomo al telefono. Rimbalzavano nella sua mente, riempondola di dubbi e domande, tenendola sveglia e impedendole di dormire.
- Vogliamo Bill Kaulitz. Vivo -
Di per sé, non era tanto il fatto che avessero scelto un sicario per rapirlo, né che avessero sborsato una cifra esorbitante per avere lei per quel compito, ma proprio non riusciva a capire cosa potessero volere da un cantante diciottene i massimi capi della malavita russa, cosa potesse avere di così importante per loro, visto che era, testuali parole,"una questione di vita o di morte”
Genere: Drammatico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 2
Lies and liars




Gustav fissava serafico la schiuma del suo cappuccino, mentre gli ultrasuoni prodotti dalle urla del suo menager risuonavano per tutto l’albergo, svegliando chiunque si trovasse nel raggio di venti chilometri dall’edificio in cui soggiornavano, urlando maledizioni e impropri contro gli altri tre componenti dei Tokio Hotel, per la disperazione di chi, alle sette di mattina, voleva solamente dormire.
Il batterista sbadigliò, e si chiese come potesse quell’isterico di David avere tanta energia già a quell’ora del mattino.
- IO LI UCCIDO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! - stava sbraitando in quel momento il suddetto menager - LI FACCIO A POLPETTE!!!! LI PRENDO E LI SQUARTO CON LE MIE STESSE MANI!!!!!!!! NON E’ POSSIBILE, SONO SEMPRE IN RITARDO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! -
Gustav alzò gli occhi al cielo.
Dio santo, però, anche loro, sapevano come era fatto David, perché ogni volta dovevano mandarlo in bestia, sapendo che poi sarebbe stato irritabile al massimo per tutto il resto della giornata, riversando poi su di lui, povera anima pia, le sue pene?
-…LI MANDO IN AFRICA A MORIRE DI FAME, COSI’ POI SAPRANNO COSA VUOL DIRE DOVER SUDARE PER GUADAGNARSI IL PANE, E… -
Esasperato, Gustav si alzò in piedi di scatto.
- David, ti prego, basta! Li vado a svegliare io! -
E senza aspettare una risposta, senza sapere se il menager lo avesse sentito o meno, il batterista si diresse a passo di marcia verso le camere degli altri tre.
“Tanto dopo la predica me la becco pure io! Che gliene frega a David se io non ho fatto niente di male? No, ma certo, rompiamo i coglioni anche a Gustav, tanto un timpano spaccato in più o in meno che differenza fa?”
Arrivò di fronte alla stanza di Georg e aprì la porta con la chiava magnetica presa all’ingresso. Come previsto, il bassista dormiva abbandonato sul letto, le lenzuola che lo coprivano fino a metà torace, le braccia rivolte verso l’alto e un’espressione beata stampata in viso.
Sospirò, passandosi una mano sul volto, poi, dopo aver escluso l’idea di svegliarlo con una secchiata d’acqua gelida visto che, dopo, lo sconvolgimento interiore di Georg causato dalla distruzione dei suoi amati capelli avrebbe provocato uno sconvolgimento tale da far sciogliere le calotte polari, Gustav si diresse verso la borsa di Georg e ne tirò fuori un paio di cuffie che sistemò sulle orecchie di quest’ultimo, le collegò al suo iPod e fece partire a tutto volume una canzone dei Metallica.
- AAAAAAHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! -
Se le urla di David avevano svegliato una buona metà della Germania, alla restante popolazione tedesca ci aveva pensato Georg con un urlo da soprano che avrebbe fatto invidia ad una cantate lirica.
- CHE CAZZO TI PASSA PER LA TESTA, GUSTAV?!?!?!? POTEVO AVERE UN INFARTO!!!! - urlò il bassista, stravolto.
- Mi avresti fatto un favore - rispose Gustav, la rabbia che cominciava pericolosamente a debordare dai limiti imposti dal suo eccezionale autocontrollo - Ora abbi la compiacenza di muoverti, prima che arrivi Davi a spaccarti il culo per essere in ritardo di quaranta minuti -
Sempra senza scomporsi, Gustav uscì dalla stanza e si diresse verso quella di Tom, che dormiva in un modo che, volendo essere gentili, poteva solo definirsi OSCENO.
Dopo aver svegliato anche lui e aver ricevuto in cambio alcune delle perle più rare del suo vasto repertorio di insulti, si diresse verso l’ultimo componente del gruppo, altamente scazzato e con le palle che gli giravano fin troppo per i suoi standard.
Aprì la porta, ben deciso a buttare giù dal letto l’ultimo Kaulitz rimasto senza troppi riguardi, ma quello che vide lo fece bloccare immediatamente.
Il letto era disfatto e vuoto, la porta del bagno aperta, e, sotto la finestra, c’era Bill, raggomitolato come un gattino, i capelli neri sparsi sulla moquette blu scuro spiccavano sulla pelle pallida delle braccia e delle gambe magre, il petto si alzva ritmicamente, producendo un lieve rumore simile ad un micio che fa le fusa.
Di fronte a quella scena, Gustav si sentì sciogliere, e tutti i suoi propositi andarono beatamente a farsi benedire. Socchiuse la porta e tornò da Tom.
- Cosa cazzo vuoi ora?!? - domandò quest’ultimo, visibilmente irritato.
Senza risponere, Gustav lo afferrò per un braccio, tappandogli la bocca, poi gli fece segno di entrare.
Tom lo guardò come se fosse impazzito, poi aprì la porta e vide il gemello. Non potè fare a meno di sorridere teneramente, poi fece un cenno al batterista per dirgli che ci avrebbe pensato lui.
- Tu pensa dell’hobbit -
Gustav annuì, sorrise e si chiuse la porta alle spalle, lasciando Tom nella stanza.


Tom fissò Bill ancora per qualche istante, poi si avvicinò a lui. Lo prese tra le sue braccia delicatamente, stando ben attento a non svegliarlo, e lo portò sul letto, adagiandovelo sopra.
Solo in quel momento Tom si accorse che le guance del gemello erano incrostate da scie di lacrime secche, e che la sua espressione era triste e tormentata. Sentì un brivido corrergli lungo la schiena.
“Oddio, no, ancora?!?”
Proprio in quel momento, Bill cominciò a svegliarsi.
- Mhnnn… Tomi? - miagolò dopo aver messo a fuoco l’immagine del fratello accanto a lui.
Tom aveva un’espressione di pietra.
- Bill… -
- Sì? Che c’è? -
Deglutì. - Bill… che cos’hai? -
Bill sgranò gli occhi:- In che senso? -
- Hai pianto…-
Il cantante sembrava confuso.
- Ah, sì! - esclamò ad un certo punto - non è niente, Tom, non preoccuparti, ho solo avuto un incubo! -
Tom lo squadrò sospettoso. - Sei sicuro? -
- Certo! -

Just what we all need
More lies about a world that
Never was and never will be
Have you no shame? Don't you see me?
You know you've got everybody fooled


Il chitarrista non era sicuro di potersi fidare del gemello, non in quel caso. Non sarebbe stata la prima volta che Bill mentiva solamente per non farlo preoccupare…
- Bill… - gli prese il mento tra le mani e lo costrinse a fissarlo negli occhi - guardami negli occhi e dimmi che non c’è niente che non va -
Negli occhi scuri del cantante per un attimo guizzò un lampo che non riuscì ad identificare pienamente, ma che lasciò dietro di sé un’amara scia di paura che Tom sentì rindondare dentro di sé, come i battiti del cure del gemello, che per un attimo batterono più velocemente del normale.
Ma fu un istante, e prima che Tom potesse catturare a pieno quelle minuscole anomalie, Bill gli sorrise e poi scoppiò a ridere.
- Tom, ti prego, a volte sei davvero allucinante! Stai diventando paranoico, non posso nemmeno avere un incubo che tu subito pensi al peggio?!? -
Vedendo il fratello ridere in quel modo, si calmò. No, sicuramente non era successo niente di serio, forse stava davvero diventando paranoico.
- Accidenti a te, impiastro! - esclamò - Io mi preoccupo e tu ridi! -
Afferrò un cuscino e glielo lanciò, colpendolo in piena faccia. Da lì ad una battaglia coi fiocchi a suon di cuscinate il passo fu breve.
- È inutile, Tom, stai diventando vecchio! -
- Ah sì? Che ne dici se adesso… -
- KAULITZ!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! -
I gemelli si guardarono negli occhi.
- Oh-oh…-
Un istante dopo, la porta si spalancò e David Jost fece il suo ingresso nella stanza, l’immancabile agenda azzurra sotto braccio e una penna stretta nella mano, brandita a mo’ di arma.
- VOI DUE!!!!!!!!!!!!!!!! SIETE ANCORA IN PIGIAMA?!?!?!?!?!?!??!?!??!?!? -
- David, noi… -
- NO, NON VOGLIO SENTIRE UNA PAROLA!!!!!!! SE ENTRO DUE MINUTI NON SIETE GIU’ DI SOTTO, PRONTI E FRESCHI PER L’INTERVISTA, IO GIURO CHE VI FACCIO A PEZZI, CHIAROOO??????????????? -
Detto questo, richiuse la porta violentemente e si diresse verso la hall, lasciando i gemelli immobili e sconvolti nella stessa posizione in cui li aveva trovati entrando.   
Dopo qualche istante di silenzio, Tom si schiarì la gola.
- Credo - esordì - che fosse un tantino incazzato -
Bill si voltò verso di lui, inarcando un sopracciglio:- Mio Dio, Tom, a volte la tua intelligenza ha davvero il potere di sorprendermi: cosa ti fa pensare che era incazzato come una bestia? -
- La stessa cosa che mi fa supporre che ci prenderà a calci in culo da qui fino a quando non arriveremo dovunque ci debba portare stamattina se non ci sbrighiamo a scendere - esclamò scattando in piedi. - Vado in camera mia a prepararmi, ci vediamo dopo! -
Ma quando stava per uscire dalla stanza si bloccò, voltandosi verso Bill.
- Me lo diresti se ci fosse qualcosa che non va… vero? - chiese trapassandolo da parte a parte con lo sguardo.
Bill sorrise e alzò gli occhi al cielo:- Sì Tom, lo sai, non preoccuparti, su! -
Tom non cambiò espressione. Si avvicinò a lui e lo strinse tra le braccia con tutta la forza che aveva. - Sì che mi preoccupo - mormorò - Non voglio perderti di nuovo, Bill… sei sicuro che vada tutto bene? -
Bill si morse le labbra.
- Sì, Tomi - sussurrò - non preoccuparti -
Non appena Tom fu uscito, il sorriso svanì dalle labbra di Bill, che si accasciò lentamente per terra, mentre una lacrima scivolava sulla guancia diafana lungo la scia di quelle che l’avevano preceduta quella notte.
Bugiardo, Bill. Sei un fottuto bugiardo.
Si accusò, pensando a quando fosse terribile saper mentire così bene.
Anche a se stessi.
 
Without the mask where will you hide?
Can't find yourself, lost in your lies…


- Ma chi cazzo è che chiama a quest’ora?!? -
Charlotte si trascinò verso il telefono che squillava insistentemente e che l’aveva costretta a staccarsi dal morbido calore del suo beneamato letto, i capelli rossi sparsi sul volto e gli occhi ancora impastati di sonno.
- Chiunque tu sia - esclamò alzando la cornetta - richiama più tardi, perché sono in profonda crisi spirituale e non mi alzerò dal letto fino all’ora di pranzo per nessun motivo al mondo, e non me ne frega niente se sei la Regina d’Inghilterra, non faccio eccezioni per nessuno! -
Prima che potesse riattaccare, una voce squillò attraverso l’apparecchio:- Neanche per tua cugina? -
Charlotte sgranò gli occhi.
- Robin?!?!?!?!? -
- Ciao, Charly!! -
- ROBIN!!!!!!!!!!! - urlò la rossa, svegliando il povero gatto che sonnecchiava tranquillo sul divano - Da quant’è che non ti fai sentire???? Come va, tesoro? -
- Benissimo -
- Sicura? Gli studi come vanno? -
- Alla grande! Medicina è difficile, ma mi ci stò impegnando un sacco -
Charlotte sorrise:- Allora è sicuro che stai andando alla grande! Christian come sta? -
- L’ultima volta che l’ho sentito stava bene, ma è da un po’ che non ci vediamo. Tu invece? -
Sbuffò.
- Al solito! Io e Michael ci siamo lasciati, per ora sono single, ed è una cosa orribile! -
Robin ridacchiò:- Perché ora non hai nessuno che ti offre il pranzo e ti riempe di regali? -
- E ti pare poco??? - esclamò indignata.
Entrambe scoppiarono a ridere, poi Charlotte si riprese.
- Ok, basta scherzare! Dimmi, come mai hai chiamato? -
- Mi andava di sentirti. E volevo chiederti un favore…-
Alzò gli occhi al cielo:- E ti pareva… -
- Se non vuoi riattacco! -
- Ma no, sai che scherzo! È che l’ultima volta che mi hai chiesto un favore mi sono ritrovata incatenata sul sedile di un aereo che aveva come destinazione l’Antartide, quindi spero capirai se mi preoccupo… -

Look here she comes now
Bow down and stare in wonder
Oh how we love you
No flaws when you're pretending


Robin sorrise sentendo la voce di Charlotte attraverso l’apparecchio che si lamentava per la loro ultima visita, che si era conclusa con un viaggio improvviso in Antartide e un volo giù dall’aereo con il paracadute che aveva fatto venire un infarto alla rossa e una crisi di risate a lei.
Charlotte era suo cugina, ma avevano sempre vissuto come sorelle, ed erano unite da un legame fortissimo. Robin le raccontava tutto, era, dopo suo fratello, l’unica persona di cui sapeva di potersi fidare davvero.
Sapeva che Charlotte avrebbe venduto l’anima al diavolo per lei, ed era per quel motivo che si sentiva terribilmente in colpa quando doveva mentirle. Charlotte era convinta che studiasse medicina a Yale, mentre invece si trovava in America per ben altri motivi…
- Comunque, come ti invidio! Mamma e papà non fanno altro che dirmi di prenderti come esempio, dovresti sentirli! “Robin sì che è una brava ragazza! Tesoro, dovresti fare come lei!” -
Curvò le labbra in un sorriso amaro: ecco il ruolo che recitava.
La figlia perfetta, bella, intelligente, una ragazza prodigio che ad appena diciassette anni studia in una delle università migliori del mondo, prendendo, ovviamente, il massimo dei voti.
Mentre la verità era completamente diversa.
-…comunque, cosa volevi dirmi? -
La domanda di Charlotte la riscosse dai suoi pensieri.
- Ecco, sì, volevo chiederti se potevi ospitarmi da te per un po’…-
- Credo non ci siano, problemi, perché? -
Robin fissò l’orologio che portava al polso.
- No, è che ho sentito che a Lisbona c’è il concerto di una delle mie band preferite… -
Charlotte sgranò gli occhi:- Aspetta un momento… di che band stai parlando? -
- Dei Tokio Hotel -
- COSAAAAAAAAA?????????????????????????? -
Robin allontanò di scatto il telefono dal viso, massaggiandosi l’orecchio lesionato.
- TU ASCOLTI I TOKIO HOTEL?????????? Non ci posso credere!! -
- Beh, credici! - esclamò dopo aver accostato nuovamente l’apparecchio - perché ho due biglietti per il concerto di domani sera, e non intendo perdermelo -
- E con chi ci vai? - domandò Charlotte, gelosa e incuriosita allo stesso tempo: che la cugina fosse finalmente riuscita a trovarsi un ragazzo?
Intanto Robin alzò gli occhi al cielo.
- Secondo te? -
- Non saprei… sei finalmente riscita a trovarti un ragazzo? -
- Sì, mi sono appena messa con il principe Harry! -
- DAVVERO?!?!?!?!? -
-…-
- Robin? -
-…-
“Non ci posso credere…”
- Robin, ci sei? Vai davvero al concerto dei Tokio Hotel con il principe Harry? -
- NO! -
- E allora con chi?!?! - esclamò Charlotte esasperata.
- TU CHE DICI???? -
- Non lo so, te lo sto chiedendo! -
- CI VADO CON TE, CRETINA!!!! -
-…-
- Charly, ti prego, non svenire! -
-…dici sul serio? -
Robin si passò una mano sulla faccia.
- Certo che dico sul serio! -
- IO TI AMO, ROBIN!!!!!!!!!!!!!!!!! -
- Lo so, mi dispiace non essere lesbica! -
- MA VAFFANCULO, BASTARDA!!!! Dobbiamo festeggiare, quando arrivi? -
- Veramente sono già qui -
- Che??? Dove sei?????? -
- Sono all’aereoporto di Lisbona. Mi vieni a prendere? -

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Pikkola Tokietta: Ciao!! Grazie per i complimenti, mi fanno tanto piacere, soprattutto da parte di una che scrive bene come te! Che dire, anch'io ero un po' stufa delle solite storie romantiche, e ho deciso di provare a scrivere qualcosa di diverso. Che dici, ci sono riuscita?

Balck_DownTH: Sì, era Bill, hai indovinato!! Descrivere è la cosa che mi piace di più, e sono contenta se mi riesce bene, grazie! Non posso dirti di stare tranquilla, mi dispiace, ne succederanno davvero tante ai TH!! Grazie per la recensione, dimmi che ne pensi anche di questo capitolo!!

La canzone del capitolo era Everybody's Fool degli Evanescence, non posso assicurarvi che posterò presto, ma vi assicuro che ce la metterò tutta! ^^ Grazie a tutti quelli che hanno messo questa storia nei preferiti e a tutti quelli che hanno anche solo letto. Fatemi sapere che ne pensate!
Alla prossima!!!


Midnight Tears
  
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