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Autore: Fanie33    25/01/2016    4 recensioni
Baci, principalmente.
I paring classici intervallati da Ship di cui tutto si può dire tranne che si trovano spesso.
Dalle sorprese a quello che un po' ci si aspettava, ogni capitolo racconta una storia diversa.
Ogni capitolo, un bacio diverso.
[Wincest-Weecest-Destiel-Sabriel-Debriel-Sastiel-Lubriel-Crobby-Dean/Lisa-Megstiel-Wincestiel-Samifer-Gabriel/Kalì-Calthazar...]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Incest, Threesome | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Rating: Arancione, perchè lo avevo più o meno promesso ad una persona.
Genere: Romantico, fluff, un filino angst ma niente che non si possa sopportare.
Contesto: Nona stagione, ma in una mega-magica What if? (Niente Sam con postumi da prove, niente Gadreel, niente Castiel che prova a fare l'umano per conto suo, niente Dean pieno di sensi di colpa -bon dai, un po' sì-).
Note: Una Destiel nona stagione nel bunker, cosa si può volere di più dalla vita? Se poi è anche arancione... Il POW di Cas mi ispira l'indicativo presente, devo ancora capire perchè.
Ci si vede nelle Nda, sappiate solo che è lunghetta.
E poi beh, del titolo mi vergogno parecchio.


 

It's too cold outside for angels to fly




La prima cosa che Castiel nota del bunker è l'umidità.
Ce n'è tanta, ovunque, si infila sotto ai vestiti e tra le ossa. Non è quel genere di umidità da muffa, o da afa estiva, ma quella che precede una fitta nevicata, quando sembra che la stessa aria sia pronta a gelare.
Sam e Dean sembrano non accorgersene nemmeno, o forse hanno avuto tutto il tempo di abituarsi, ma lui... Lui ha perso la sua Grazia, è umano ora, e l'umidità che gli congela la pelle gli sembra la cosa più importante, al momento.

Da quando è arrivato, ovvero più o meno tre ore, i Winchester hanno provveduto a dargli da mangiare -Dean, che ha cucinato sei tipi diversi di Hamburger perché”non mi ricordavo quale fosse il tuo preferito, Cas”-, assegnargli una stanza -Sam, che per una qualche ragione ignota ha scelto proprio la camera che confina con quella del fratello maggiore- e a tenerlo costantemente sotto controllo.
Castiel lo capisce, dopo tutti i casini che ha combinato riconosce di avere bisogno che qualcuno lo tenga d'occhio, e onestamente gli dispiace dover pesare sulle spalle di Sam e Dean.

Il minore è il più discreto, nella sua sorveglianza. Si siede ad uno dei tavoli della sala principale, apre un registro e inizia a sfogliare le pagine. Da come si muove, sembra che sia una cosa che è abituato a fare, ed è un po' come osservare un animale selvatico nel suo habitat naturale. L'ambiente ideale di Sam sono sempre state le biblioteche polverose.
Ed è più o meno quello che sembra pensare anche Dean, ogni volta che si affaccia nella sala con una scusa, li guarda entrambi, sorride appena e poi sparisce di nuovo.
Ogni tanto uno dei due chiede a Castiel se ha bisogno di qualcosa, ma lui scuote la testa e si stringe di più nelle spalle. Ha freddo, e non ha idea di cosa ci si aspetta che faccia a riguarda.

Quando, ore dopo, Sam si alza sospirando e si avvia in cucina per preparare una cena decente, il maggiore dei Winchester si materializza accanto all'ex angelo, che ormai giace raggomitolato sul divano, alla ricerca di un po' di calore.
«Ehi, va tutto bene?» chiede, avvolgendolo in una coperta pesante, un po' impolverata, impregnata dall'odore umido che permea tutto il bunker.
«Credo di avere freddo» risponde lui, sospirando grato.
«Ti passerà. Devi solo abituarti, immagino» risponde Dean, prima di sedersi accanto a lui sul divano.
Castiel può percepire la sua presenza accanto a sé, ed è rassicurante in un modo che non è sicuro di poter definire piacevole.
«A parte questo, come stai?» chiede il maggiore dei Winchester.
«Io sto bene, e tu?»
«Stronzate. Hai perso la tua Grazia, le tue ali e la tua casa in un colpo solo. Non è possibile che tu stia bene»
Castiel chiude gli occhi e stringe le labbra, un po' perché non ne vuole parlare -è colpa sua se è successo, merita ogni punizione che gli verrà inflitta- e un po' perché il giudizio di Dean è una delle cose che più teme al mondo.
(L'unico di cui gli importa veramente)
«Immagino che potrei stare peggio. Sono vivo, anche se umano»
Il cacciatore posa una mano sul suo braccio, e per un attimo Castiel rimpiange di avere quella coperta addosso, perché non può sentire il suo calore. «Non c'è niente di male ad essere umani. E poi, sei a casa adesso. Riusciremo a sistemare tutto»
Poi si alza, prima che l'ex angelo abbia anche solo il tempo di capire che cosa ha detto, e scompare anche lui in cucina.

Sfortunatamente, peggiora.
Dopo aver cenato, mentre Sam si porta avanti con ricerche di cui non hanno bisogno e Dean lucida armi che non hanno ragione di essere pulite, Castiel inizia a tremare seriamente.
È una progressione lenta, il freddo diventa sempre più intenso, i brividi partono dalla base della schiena e si schiantano contro la sua nuca fino a formare un reticolo gelido a cui lui non riesce più a sfuggire. All'inizio batte appena i denti, e stringe forte la mascella per impedire che i due fratelli si rendano conto di quel suono. Non vuole chiedere aiuto, vuole imparare a gestire da solo la sua umanità, anche se questo significa soffrire il freddo.
Ma quando poi i brividi diventano tremori, non riesce più a controllarsi.
Dean solleva di scatto lo sguardo dalla sua colt, lo fissa per mezzo secondo e poi salta in piedi come una molla.
«Cas, che succede?» chiede, preoccupato, e un secondo dopo anche Sam è accanto a lui.
«F-freddo» balbetta lui, il volto coperto fino agli occhi da quella coperta polverosa, e praticamente subito una delle grandi mani del minore dei Winchester è sulla sua fronte.
«Non hai febbre. Anzi, sei gelido» mormora, e Dean è così rapido ad uscire e a tornare con un'altra trapunta che Castiel quasi non si accorge di averlo visto allontanarsi.
Ma non basta nemmeno quello.
I due fratelli restano accanto a lui per tutto il tempo che serve loro per rendersi conto che no, non serve a nulla, e mentre un po' di compassione si dipinge sul viso di Sam -probabilmente ha capito anche da solo che dipende dalla Grazia persa, e che ci vorrà tempo perché l'ex angelo si abitui a vivere senza il calore delle sue ali- Dean sfiora quasi l'isteria, iniziando a camminare nervosamente avanti a indietro, mentre aspetta che la temperatura corporea di Castiel si stabilizzi. Più il tempo passa, più sembra preoccupato.
«Che facciamo se non migliora?» chiede ad un certo punto, e probabilmente è solo un'allucinazione dovuta al freddo quella che porta l'ex angelo a percepire una nota di panico nella sua voce.
Dean Winchester, il piccolo soldatino di papà, sempre così sicuro di sé, sempre con la soluzione in tasca, sempre con un piano di riserva, ora terrorizzato davanti a qualche brivido di freddo.
Castiel sta per aprire bocca e dire che non serve fare niente, che passerà da solo -non che lo sappia per certo, ma è già stato umano in passato e le altre volte si è semplicemente risolto ad aspettare che le cose migliorassero per conto loro- quando Sam lo precede.
«Una doccia calda, tanto per cominciare. Dean, accompagnalo in bagno. Non nella sala delle docce, in uno dei bagni delle camere. Mi sembra che le vostre ne abbiano uno ciascuna. Io intanto vado a cercare dei vestiti più caldi e metto qualche coperta in più sul suo letto. Poi prepareremo qualcosa di caldo da bere, okay Cas?»
E sì, è davvero okay, perché qualsiasi cosa sarebbe meglio di restare lì a tremare di freddo. E quando Dean lo tira in piedi praticamente di peso e gli avvolge le spalle con un braccio, inizia quasi a vedere le potenzialità del piano di Sam.

La doccia è la cosa più meravigliosa che gli sia mai capitata nella sua breve -e disastrosa- vita da umano.
Non credeva che un corpo debole come il suo potesse sopportare acqua così calda e per così tanto tempo, ma sembra invece che abbia molta più resistenza del previsto.
Passa quelle che sembrano ore sotto al getto bollente, e ne esce solo quando inizia a sentire le palpebre calare sugli occhi stanchi. Si avvolge in un enorme asciugamano e cammina scalzo sulla moquette rossa di quella che a quanto pare è la sua nuova camera.
Dean lo sta aspettando seduto pazientemente sul letto, accanto a lui i vestiti che ha portato Sam. Si alza per porgerglieli con un mezzo sorriso rassicurante -si vede ancora lontano un miglio che è teso come una corda di violino, o forse è così evidente solo a Castiel- e si volta immediatamente.
L'ex angelo ci mette un secondo di troppo a rendersi conto di quello che ci si aspetta che faccia, e così si affretta ad infilarsi nei vestiti morbidi che sanno di ammorbidente e forse appena di Impala.
«Sono miei» dice Dean, grattandosi la nuca, mentre alla sue spalle lui si sta ancora tirando su i pantaloni «Sam ha detto che ti sarebbero andati bene, visto che abbiamo più o meno la stessa taglia»
L'ex angelo armeggia ancora un attimo con gli abiti, si infila i calzini pesanti e «Sembra di sì» risponde, e il cacciatore si volta giusto in tempo per guardarlo, incrociare le braccia sul petto e ridacchiare.
Poi si avvicina, sistema il collo della felpa, raddrizza un polsino e lo guarda negli occhi.
Castiel ha ancora i capelli bagnati, gocciolano sul tessuto scuro della maglia e lui rabbrividisce involontariamente.
Dean rotea gli occhi, sbuffa e mormora un moccioso a mezza voce, per poi trascinarlo verso il letto, metterlo seduto e iniziare a strofinare i suoi capelli con un asciugamano asciutto.
È cambiato molto, pensa Castiel, da quando si sono incontrati la prima volta. Non è più il ragazzo con gli occhi verdi e il sorriso sfacciato, con addosso il peso di una vita insopportabile e il complesso dell'eroe martire. Adesso è un uomo adulto, con alle spalle tante battaglie e tante sconfitte, finalmente consapevole dei suoi limiti e delle sue debolezze. Sa che cosa vuole, e anche cosa non può avere.
Cinque anni prima non lo avrebbe mai lasciato avvicinare a quel modo, non lo avrebbe mai preso con sé per proteggerlo, per prendersi cura di lui. Cinque anni prima non gli avrebbe mai permesso di indossare i suoi abiti, di condividere la sua casa e di scontare con lui il proprio senso di colpa. Cinque anni prima lo avrebbe tenuto a distanza, lo avrebbe lasciato a leccarsi le ferite con un “grazie, ma no grazie”, gli avrebbe impedito di entrare a far parte della sua famiglia, perché la famiglia è l'unica cosa di cui può importare ad un cacciatore, che lo può rendere debole.
Adesso, invece, Castiel non ha nemmeno dovuto chiedere, come se quella stanza stesse aspettando proprio lui, come se i Winchester lo considerassero parte della loro vita, parte della loro famiglia, e lo volessero con loro. Come se lui avesse solo il diritto di pretendere da loro qualcosa, dopo tutto il dolore che ha causato.
Ma niente di questo sembra importare a Dean, all'uomo che in quel momento gli accarezza la nuca con un asciugamano per impedirgli di ricominciare a tremare come una foglia nella sua fragile forma umana. Sembra che il passato non abbia peso, in quel bunker sotterraneo, che conti solo il fatto che sono insieme, finalmente, che non c'è niente e nessuno oltre a quella porta di cui si debbano preoccupare -sono morti tutti, gli altri, restano solo loro-.
Ad un tratto, Dean smette di agitare la spugna tra i suoi capelli, lascia andare l'asciugamano e Castiel solleva lo sguardo verso di lui.
«Sono felice che tu sia qui» mormora il maggiore dei Winchester, con una mano sulla sua spalla.
Risale, lentamente, verso il collo.
L'ex angelo lo guarda dal basso, ancora seduto sul letto. «Lo sono anch'io»
Lo sguardo del cacciatore si indurisce per un attimo. «Prenderemo Metatron, okay? Intendo farlo a pezzi con le mie mani»
Castiel sgrana appena gli occhi, il pollice di Dean che accarezza la curva della sua mascella, ruvido. «Non è la vostra guerra»
Lui ridacchia, sarcastico, poi torna serio. La mano sale ancora, si ferma sul suo viso. «Sì invece. Lo è diventata nel momento in cui ha fatto del male a te, alla mia famiglia. Te l'ho detto, Cas, abbiamo bisogno di te»
E c'è quest'attimo, assurdo, in cui l'ex angelo sa che Dean sta per fare una cosa folle, mandare al diavolo trent'anni di retta obbedienza ad un unico principio -non permettere che qualcuno ti renda debole, non legarti a nessuno che abbia sangue diverso dal tuo- e cinque di stoica negazione e dare definitivamente un nome a quello che li lega. E Castiel non può permetterglielo, perché per quanto lo desideri -tanto, veramente tanto-, sa che se succedesse sarebbe per sempre, non sarebbe qualcosa da cui poter tornare indietro. Niente “restiamo amici” o “fingiamo che non sia successo”.
Lui ne morirebbe, lo sa. E alla fine, malgrado tutto, conosce troppo bene Dean da sapere che non c'è niente, niente, che gli garantisca che lui non se ne pentirebbe, che non preferirebbe seppellire tutto sotto litri di alcol e sesso e altro alcol, dopo averlo baciato.
E no, non può sopportarlo, non oggi.
Ma non c'è il tempo di fermarlo, di alzarsi e scappare da quel posto, da lui, da ogni cosa, perché Sam all'improvviso apre la porta della stanza ed entra, con una tazza fumante di qualcosa in mano, e si ferma sulla soglia a guardarli.
Dean, in piedi davanti a Castiel, con una mano sul suo zigomo e gli occhi ancora fissi nei suoi, volta lentamente il capo, e incrocia lo sguardo di suo fratello.
Il minore dei Winchester sa di aver interrotto qualcosa, è evidente dal velo sottilissimo di senso di colpa per un attimo gli fa aggrottare le sopracciglia, ma ugualmente sembra fregarsene, appena guarda l'altro cacciatore. Si fissano per un attimo, come se parlassero col pensiero, e in una frazione di secondo si capiscono. A proposito di cosa, a Castiel non è dato saperlo.
Aggrotta le sopracciglia, mentre Dean si fa da parte e Sam lo supera per mettergli in mano la tazza di the bollente. Il maggiore si appoggia con le spalle alla porta, mentre l'ex angelo beve a piccoli sorsi e si scalda, un po' alla volta.
Ci vogliono lunghi minuti, ma alla fine la scodella è vuota e Castiel è sotto alle coperte, al caldo.
Ha ancora freddo, tutto sommato, ma non tanto come prima.
«Chiama, se ti serve qualcosa. Noi cacciatori viviamo per soccorrere damigelle in difficoltà» ironizza Dean un attimo prima di spegnere la luce e lasciarlo da solo nella sua nuova stanza, ed è tutto come prima.
Forse, il peggio è passato.


Solo che alla fine non è vero per niente.
Castiel si sveglia in preda ad un tremore incontrollabile, gelido, che gli attanaglia il ventre e le spalle, ed è insopportabile.
Ci prova, a resistere, ma alla fine smette di trattenere il fiato e inizia a tremare, battendo quasi i denti.
Affonda il viso nel cuscino per non far rumore e si rassegna ad aspettare l'alba, o qualsiasi altra cosa, pur di non dover chiamare Dean, o Sam.

Aspettare si rivela essere più complicato del previsto.
Il gelo non diminuisce, si radica in profondità attorno ai suoi muscoli, come se infiniti piccoli spifferi trasparissero attraverso la stoffa densa delle trapunte, e lui ha sempre più freddo.
All'improvviso però, il peso attorno al suo corpo aumenta, un'altra coperta si stende sopra di lui.
Questa è più spessa, morbida, non è una di quelle recuperate dal fondo di un armadio impolverato. È impregnata di un odore forte, pulito, intossicante. Castiel lo riconosce immediatamente, e un calore che non ha niente a che fare con la trapunta lo invade, risalendo dal petto.
È la coperta di Dean.

L'ex angelo si volta appena verso la porta, cercando di non muoversi troppo e di non sfuggire a quella piccola bolla di calore che si sta lentamente formando intorno a lui, e lo vede.
Il cacciatore è lì, in piedi accanto al letto, con un angolo del piumone ancora in mano, e lui non può vederne il viso in ombra ma ugualmente sa che lo sta guardando.
«Ti sentivo tremare dalla mia stanza» mormora, e si muove per aggirare il letto.
Quando la poca luce che filtra dallo spiraglio della porta aperta danza attorno al corpo di Dean, Castiel si rende conto che non è più vestito di jeans e flanella, ma di morbidi pantaloni scuri e una t-shirt grigia.
«Le mie scuse» risponde, rannicchiandosi di nuovo su se stesso.
«Non scusarti. Se hai freddo è colpa di questo posto, non tua»
Lo dice con naturalezza, a voce bassa, mentre posa un ginocchio a terra e si piega verso di lui.
Castiel chiude gli occhi mentre Dean gli rimbocca le coperte fin quasi agli zigomi, e rabbrividisce con forza quando il movimento di lenzuola gli provoca una scarica gelata dalla base della schiena fino alle spalle.
«Non migliora proprio per niente, eh?» chiede il cacciatore, con una mano sulla sua spalla, e lui scuote pateticamente il capo.
«Posso fare qualcosa?»
Castiel non può impedirsi di pensare all'immensità di cose che Dean potrebbe fare per lui, che lui vorrebbe che facesse, nessuna che si possa dire ad alta voce, non adesso.
Scuote di nuovo la testa. «Mi abituerò. Devo solo aspettare che passi»
Il cacciatore inarca un sopracciglio. Sembra contrariato.
«E cosa intendi fare, nel frattempo? Restare lì a tremare come una foglia?» chiede, vagamente sarcastico.
«Non vedo altre soluzioni, per cui sì» risponde l'ex angelo, e lo guarda prima sbuffare, e poi annuire.
Dean si rialza in piedi, scrolla le spalle e si avvia di nuovo la porta. Castiel sente il click della serratura e finalmente può smettere di trattenere il fiato pur di non tremare. Non vuole che lui lo veda così debole, indifeso, non può permettergli di caricarsi addosso anche il suo peso di inutile umano.
Il suo corpo viene scosso da brividi molto simili a spasmi, mentre lui stinge i denti perché non sbattano e il fiato gli si blocca in gola in un gelido singulto, ed è tutto troppo da sopportare.
Trema finché qualcosa non lo blocca alle spalle, braccia a circondargli la vita da sopra alle coperte.
«Non posso neanche allontanarmi un attimo che subito torni a fare il ghiacciolo?»
La voce di Dean cola lungo la sua schiena come benzina, ed è il suo fiato sulla nuca a dargli fuoco. Il calore si espande dalle spalle al ventre, e lui smette di tremare.
Chiude gli occhi.
«Credevo te ne fossi andato»
«Ho solo chiuso la porta. Non ho intenzione di lasciarti a prendere freddo da solo»
Castiel non risponde, troppo impegnato a non lasciarsi andare davvero nella sua stretta tiepida.

Passa un po' di tempo.
La stanza è così buia, silenziosa e finalmente calda che l'ex angelo si sta lentamente addormentando. Non ha esattamente smesso di avere freddo, ma almeno non trema più.
Dean, alle sue spalle, si agita leggermente, e un sussurro all'orecchio riporta Castiel alla realtà.
«Cas?»
«Sì, Dean?»
«Ho freddo»
«Vuoi...?»
«Ti dispiace?»
«No»
E Dean si alza e scivola in fretta sotto alle coperte, attento a non agitarle troppo, e se lo riprende tra le braccia.
Se non fosse troppo impegnato a rabbrividire, Castiel si stupirebbe della tranquillità e della sicurezza con cui il cacciatore lo tiene stretto a sé, come se non fosse la cosa da cui ha passato la vita a scappare, un legame diverso da quello che ha con Sam.
«Hai freddo?» chiede immediatamente, e lui annuisce frenetico, ad occhi chiusi. La pelle scoperta di Dean è gelida, i suoi vestiti sono gelidi, le sue mani sono gelide, e stanno raffreddando anche lui.
Il cacciatore esita per un momento, ma quando i suoi piedi gelati sfiorano i polpacci dell'ex angelo dove i pantaloni della tuta si sono arricciati a scoprire pelle e lui riprende a tremare, si muove rapido.
L'attimo prima sono entrambi seduti, uno di fronte all'altro, Dean afferra la sua felpa e tira, e l'attimo dopo sono di nuovo sdraiati, stretti l'uno all'altro, il torace nudo del cacciatore che preme contro la pelle della sua schiena esposta, ed è soffocante.
«Sei così caldo... Come fai ad essere così caldo?» pigola Castiel, perdendo ogni controllo e rannicchiandosi contro di lui, alla ricerca di più calore possibile, più contatto possibile.
Dean ridacchia, un suono basso e bollente che riverbera contro la sua spina dorsale, portando altro tepore, altra calma. «Me lo chiedeva anche Sam, da piccolo»
Gli circonda la vita con le braccia, preme i palmi aperti sulla sua pancia, ed è tutto così poco da lui che Castiel prova quasi il desiderio di voltarsi e guardarlo, per assicurarsi che non sia un demone, quello nel suo letto.
«Ogni tanto capitava che i Motel in cui ci fermavamo fossero di così bassa categoria da non avere nemmeno il riscaldamento. Sammy soffriva il freddo, come te, e allora si infilava sotto le coperte con me, per riscaldarsi. È stata un'abitudine per anni, non mi ha mai dato fastidio»
L'ex angelo sente per un attimo una morsa allo stomaco, una voce dentro di lui che ghigna. Non sei il primo per cui lo fa, e di certo non sarai l'ultimo.
Ma alla fine è una cosa buona. Se lo ha già fatto per Sam, significa che non gli pesa farlo per lui. Che non significa niente.
«E adesso, ti da fastidio?» chiede, in un sussurro.
Dean ridacchia contro la sua nuca. «Ti sembra che mi dia fastidio?»
E Castiel non sa cosa rispondere, perché c'è un limite che non possono oltrepassare, non per sbaglio, come se fosse semplicemente “capitato”.
Come se lui non fosse altro che una delle solite ragazze dei bar in cui si rintana il cacciatore, che finiscono nel suo letto più per noia che per altro, e che se ne vanno, una dopo l'altra.
Lui vuole restare, ormai pensa di esserselo guadagnato, ma se Dean adesso fa qualcosa di cui poi si pentirà, finiranno inevitabilmente per separarsi, e non può permetterlo.
«Mi sembra che tu lo stia facendo perché ti senti obbligato, non perché lo vuoi davvero» mormora, e percepisce l'altro accigliarsi alle sue spalle.
«Non è vero. Voglio farlo, Cas, voglio davvero» ribatte lui, sollevando la testa alla ricerca del suo sguardo, ma la posizione non lo permette.
Allora, è l'ex angelo a voltare il capo e a guardarlo da oltre la spalla. «E se poi non dovessi volerlo più?» chiede, serio come non credeva di riuscire ad essere.
Il cacciatore deglutisce sotto ai suoi occhi fissi, si vede lontano un miglio che non se lo aspettava.
«Non dovrei volere più cosa, tenerti al caldo?» chiede, ma non suona sarcastico come avrebbe dovuto.
Castiel arriccia appena le labbra, respira forte e si volta del tutto verso di lui, stringendo gli occhi come se gli costasse dolore fisico. Aspetta che l'ondata di freddo passi, prima di guardarlo di nuovo, e questa volta Dean sa che non c'è spazio per fingere.
«Qualsiasi cosa credi di volere adesso, un giorno non la vorrai più. E io non posso sopportarlo, non se adesso tu...» mormora l'ex angelo, e chiude gli occhi, perché non può permettere che la sua voce si spezzi, non adesso.
Il cacciatore lo fissa per un secondo, interdetto, sorpreso, confuso. «Tu... vorresti?» chiede, come se non potesse crederci. Come se solo pensare che una creatura distrutta e persa come Castiel possa innamorarsi dell'anima pura e perfetta di Dean Winchester sia assurdo. Come se lui, ancora una volta, non fosse abbastanza.
«Certo che vorrei» sbotta l'ex angelo, con più rabbia di quanto avrebbe voluto «da sempre, e probabilmente per sempre»
Respira forte, perché adesso ha di nuovo freddo e sta dicendo troppe cose, cose che possono ferirlo, che probabilmente lo faranno, presto o tardi.
«Ma tu no, tu non lo vorrai per sempre. Credi di volerlo adesso, ma non è così. Te ne pentirai»
Dean gli solleva il mento con le dita, ma lui si ritrae. Folle, perché restano comunque nello stesso letto, i corpi che combaciano palmo a palmo. «Non è vero. Io... voglio» Dean si lecca le labbra, come se non sapesse come dirlo «per sempre»
«Non puoi saperlo»
«Sì invece»
«No!» grida Castiel, pentendosene un attimo dopo. Ha troppo freddo per pensare lucidamente, ma si rifiuta di avvicinarsi ancora al calore del corpo del cacciatore.
«Ne sei convinto perché ti piace starmi così vicino, perché per una volta puoi prenderti cura di qualcuno che non è Sam. Perché sei così abituato a cercare calore solo nel sesso che ti sembra impossibile poter dare a tua volta l'uno senza avere comunque anche l'altro» mormora, stanco, afflitto e svuotato di ogni energia. Spera solo che Dean capisca, perché non vuole ferirlo più del necessario.
«È questo, il problema? Credi che sia solo perché sono nel tuo letto?» sbotta il cacciatore, contro la sua fronte «maledizione, Cas, ti porterei fuori a cena, a colazione, al cinema, se servisse. Dimmi solo cosa vuoi, cosa posso fare, basta che tu me lo dica» ringhia, come se fosse incazzato, ma la sua è solo frustrazione, perché davanti a lui ha ciò che ha sempre desiderato e non può prendersela.
Castiel non risponde, non si muove, e Dean reagisce a modo suo.
Lo inchioda, spalle al materasso, in un movimento così rapido da farlo singhiozzare di sorpresa. Lo tiene fermo per i polsi, lo costringe a guardarlo, mentre le coperte intorno a loro crollano sotto alla forza dei loro gesti e l'aria congela la pelle ad entrambi.
Si guardano, poi Castiel cede. «Ho freddo, Dean» mormora.
Lui, per tutta risposa, lo bacia.
Si china e posa le proprie labbra sulle sue, le preme insieme, le muove appena. Poi si allontana, repentino come si è avvicinato.
Castiel riduce la bocca ad una linea sottile, chiude gli occhi, respira lentamente mentre sulla sua pelle si forma uno strato di pelle d'oca. «Non avresti dovuto» dice, dopo un momento, ma l'ultima vocale scompare coperta da un nuovo bacio, che si insinua tra le sue labbra aperte e sfiora la sua lingua, prima di ritrarsi e tornare indietro.
Dean, seduto sul suo bacino, le mani ancora strette ai suoi polsi, sta sogghignando, mentre aspetta la sua reazione. Non sta ridendo di lui, realizza l'ex angelo sorpreso, è soltanto compiaciuto.
«Eppure, non mi sembri particolarmente contrariato» ghigna il cacciatore, mentre lui si lecca le labbra.
«Non è un gioco, Dean» ribatte lui,infastidito.
«No che non lo è» risponde questo, ma non smette di sorridere.
«A me sembra che tu stia giocando» ringhia, e ha troppo freddo per sopportare oltre quella sceneggiata.
Lo strattona per riavere la sua coperta, per buttarlo fuori dal proprio letto, per leccarsi le ferite in pace, ma le cose non vanno come previsto, perché si ritrova Dean steso addosso e non dovrebbe essere così perfetto come sembra a lui.
«No invece» ribatte il cacciatore, praticamente sulle sue labbra «sto solo cercando di dare ad entrambi quello che vogliamo. Perchè devi rendermela così difficile?»
Castiel arriccia le labbra in un moto di fastidio. È incazzato, adesso sul serio.
«Perchè sei un piccolo umano insolente, perché non capisci quanto valore ha questa cosa per me e perché mi stai usando come si usa uno straccio vecchio e logoro, e finirai per-»
«Ti amo» lo interrompe il cacciatore, di getto, e l'ex angelo lo guarda per un attimo stupefatto.
«Cosa?» chiede, a bocca aperta.
«Ti amo» ripete Dean, come se nemmeno lui riuscisse a credere di averlo detto.
«Non è vero, lo stai dicendo solo per-»
Il sopracciglio inarcato del cacciatore lo fa fermare prima ancora di finire la frase.
«Ti sembra che prenderei mai alla leggera una cosa come questa? Che la userei solo per fare sesso con un uomo?» sbotta, rimettendosi seduto, le ginocchia ai lati dei suoi fianchi.
No, Castiel lo conosce troppo bene, sa che se lo ha detto è perché ci crede veramente -perché lo ama veramente-, e sa anche quanto deve essergli costato esporsi in quel modo.
Si solleva lentamente, puntellandosi sulle braccia e mettendosi quasi seduto, mentre Dean scivola sulle sue cosce per non pesargli addosso. Le spalle dell'ex angelo quasi tremano, ma non c'è tempo per il freddo, adesso. Si sporge in avanti, verso il cacciatore, appoggia la fronte sulla sua e chiude gli occhi. Il maggiore dei Winchester non si muove, lo asseconda, aspetta che sia lui a toccarlo, aspetta il permesso.
«Non farmi male» mormora Castiel, ed entrambi sanno che non sta parlando del sesso, dei denti che si chiuderanno sulla sua gola e delle unghie che si pianteranno nei suoi fianchi.
Dean accarezza le sue labbra con le proprie. «E tu non farne a me» risponde.
Ed è la conferma che l'ex angelo non credeva di poter avere, la certezza che anche il cacciatore ha paura di rimanere ferito, di essere lasciato indietro, di poterlo perdere, e lui ha sempre avuto più fiducia in Dean quando la sua voce suona così tesa e sopraffatta che non quando sembra sicuro di sé.
È per questo che infine cede -si lascia andare- e una delle sue mani si salda alla nuca del cacciatore. Si baciano, non disperatamente come avrebbero creduto, ma piano e profondamente, perché hanno aspettati anche troppo e ora hanno solo bisogno di sentirsi.
Quando si separano per riprendere fiato, Dean sta già muovendo il bacino contro i fianchi di Castiel, e mugola contro il suo collo. Passa le mani sulla sua schiena, accarezza le scapole pronunciate e la linea sinuosa della colonna vertebrale, trovandola coperta di pelle d'oca.
«Hai freddo?» chiede, tirando appena tra i denti il suo labbro superiore e ascoltandolo gemere senza potersi trattenere.
Castiel gli artiglia le natiche e se lo tira contro, seppellisce il viso nel suo collo e annuisce, leccandogli una clavicola.
Dean sorride, gli pianta le mani sul petto e lo spinge giù, sul materasso, prima di seppellirsi sotto alla coperta e di sollevarla sopra di sé fino a coprire le spalle dell'ex angelo.
Indietreggia, gli afferra i fianchi e inizia a percorrere il suo petto pallido, mordendo e succhiando, nascosto al suo sguardo dal peso della trapunta. Quando attacca i capezzoli, Castiel si inarca e sibila, probabilmente mordendosi la lingua, e il cacciatore stringe più forte i denti, ubriaco dei suoi gemiti.
L'ex angelo, bloccato al letto dal suo stesso peso, percepisce l'aria sotto alla coperta diventare ogni secondo più incandescente mentre Dean scivola lungo il suo corpo, sempre più in basso. Ansima ad occhi sbarrati quando finalmente il maggiore dei Winchester gli sfila pantaloni e boxer e li ammucchia appena sotto alle cosce, e non riesce ad impedirsi di gemere quando lui struscia una guancia ruvida di barba sulla sua erezione dolorosamente tesa.
Ad un tratto, Castiel perde contatto con il corpo sopra al proprio, pur riuscendo a percepirne la presenza, il fiato caldo di Dean da qualche parte tra il ventre e lo stomaco. Per un attimo, si chiede che cosa stia succedendo, ma quando le dita del cacciatore ricompaiono strette attorno al suo sesso lui dimentica ogni pensiero, getta la testa indietro e quasi urla il suo nome.
I gesti del cacciatore sono rapidi, esigenti, vuole portarlo al limite e vuole farlo in fretta, come testimoniano le sue labbra, che ad un tratto iniziano a percorrere frettolose la piega morbida dell'inguine dell'ex angelo.
Lui inizia a gemere incoerentemente, ansimi bollenti come l'aria che circonda il suo corpo, e tutto quello che può fare è cercare di spingersi nella mano di Dean. I movimenti di entrambi sono disconnessi, frenetici, e quando il maggiore dei Winchester perde un paio di volte la presa e sembra quasi doversi concentrare per riprenderla, Castiel realizza che si sta masturbando, probabilmente a ritmo con le stesse spinte che regala a lui. La consapevolezza spedisce un brivido lungo la sua schiena che nulla ha a che fare con il freddo, e che lo fa inarcare, ancora e ancora, con gli occhi ciechi fissi al soffitto, le dita che cercando inutilmente pelle da toccare.
Non vuole che lui venga nella sua mano, vuole essere lui a farlo venire, vuole che urli il suo nome, ma quando la bocca di Dean si chiude attorno ad uno dei suoi testicoli, mugola e poi succhia, Castiel perde anche quel pensiero coerente, geme forte e si spegne tra le ultime carezze del cacciatore.
Il maggiore dei Winchester si muove rapido, riemerge da sotto la coperta e lo bacia, affonda nella sua bocca prima ancora che abbia ripreso fiato, e una delle sue mani è ancora nascosta alla vista, stretta attorno al proprio sesso.
L'ex angelo la cerca frenetico, mentre morde a sua volta la lingua di Dean, e stringe le dita alla base della sua erezione.
Lui geme, sfugge al suo sguardo e si nasconde nella piega del suo collo, e Castiel appoggia una mano sulla sua schiena e se lo spinge contro, sempre più vicino. Si strusciano, si baciano e si chiamano, mentre Dean insegue l'orgasmo tra le dita dell'ex angelo.
«Ti.. ti amo, Cas» ansima, tra un gemito e l'altro, facendolo sorridere.
«Anche io» sussurra, premendo con il pollice sulla punta umida, e il cacciatore si inarca con violenza, una frustata che gli piega la schiena, e poi si rilassa tra le sue braccia con un lungo ringhio sofferto.

Quello che resta della notte lo trascorrono così, Dean sdraiato completamente sul corpo di Castiel, le labbra premute sul suo collo e un braccio del moro a cingergli la vita.
Al mattino, quando Sam chiederà all'ex angelo se ha ancora freddo, lui risponderà con un piccolo sorriso di aver trovato il modo di scaldarsi, e guarderà di sottecchi il maggiore dei Winchester. Lui tentennerà un attimo, ma poi allungherà una mano e intreccerà le proprie dita alle sue, sul tavolo, dove il fratello può vederli, e fingerà di non sentire il finalmente che esalerà il più giovane con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
E allora, il freddo verrà dimenticato insieme a tutte le altre paure.




























Nda
Salve <3
Quanto tempo, eh?
Sappiate che scrivere questo capitolo è stata una corsa contro il tempo, ma ne è valsa la pena, perchè sono molto soddisfatta.
Va beh, il prompt è vecchio come il mondo, Castiel che ha freddo ispira cose e Castiel che ha freddo nel bunker è la vita. Povero Dean, cosa gli tocca fare.
Spero di non essere andata OOC, ma a me non sembra poi così male.
Alle recensioni, arretrate e non, risponderò spero in settimana, ma cercate di avere un po' di pazienza.
Come al solito un grande bacio alla mia beta, e a certe personcine carine carine che stanno dietro allo schermo di un cellulare aspettando spoiler sui capitoli futuri. Un grande abbraccio a tutte, ragazze, siete la mia gioia<3
E niente, buona settimana, fate i bravi e ci si rivede più in là.
Fanie

 

   
 
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