Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Eire_    25/01/2016    1 recensioni
Irina e Eugene sono amici da quando lei ha sette anni. A dire la verità lui è il suo unico amico, e se proprio vogliamo essere precisi, è un coniglio peluches. Dopo dieci anni lui le propone di andare dove l'avrebbero apprezzata, dove si sarebbe finalmente sentita a casa.
È folle pensare che qualcuno possa vivere nella fantasia meglio che nella realtà?
È folle sperare di trovare qualcuno che capisca il vuoto che la riempie?
È folle credere di poter diventare un sogno?
Un viaggio alla ricerca di un senso, di un significato, che porterà la sua storia di incomprensioni e di solitudine ad intrecciarsi ad una folle e feroce lotta tra bene e male.
“Quando il tuo destino è deciso sempre e solo da qualcuno che ti pensa come un peso, che differenza vuoi che faccia se lo lascio nelle mani di un coniglio? Non ho distrutto la mia famiglia. Non c'è mai stata. La mia famiglia siamo io e Eugene. Il resto non importa... Il resto mi odia, l'ha sempre fatto. Se non mi odia mi crede pazza, e forse è vero... Sì, dovrei stare tra loro. Tra i pazzi.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prologo

 

Marco si alzò sul letto dell'ospedale. Aveva le braccia intorpidite ma riusciva a muoverle, e rispetto a qualche ora prima, quando non era stato nemmeno in grado di alzare una mano e aveva parlato a stento, si sentiva molto meglio.
Non aveva capito molto a dire il vero, aveva visto sua madre accanto al letto che gli accarezzava la fronte e poi al suo “mamma?” era abbastanza sicuro che lei fosse scattata in piedi. Poi sentì come un grido in lontananza, ma si riassopì prima di capire cosa fosse successo.
In quel momento però era cosciente, così analizzò la situazione e si rese conto di avere alcune flebo nel braccio. Respirò profondamente rendendosi conto che doveva essere successo qualcosa di grave che non ricordava.
In quella apparve sua madre sulla porta.
“Come stai? Mi senti? Guarda: non sforzarti, anche se riposi ancora va tutto bene, i medici stanno facendo gli ultimi esami...” Raggiunse il letto del figlio e lì si sedette, si sistemò una ciocca che le era caduta davanti agli occhi. “...Eh Marco, mi hai fatto preoccupare un bel po'”
Dalle occhiaie e dai capelli spettinati si intuiva la sua stanchezza, ma non rinunciò a sorridergli.
“Mamma...”
“Sì?”
“Cos'è successo?”
La donna sospirò e guardò affettuosamente il giovane disteso nel letto sotto le lenzuola candide.
“Hai fatto un incidente, non hai riportato ferite gravi tesoro, ma eri privo di coscienza. Poi non so... Lo sai che queste cose io non le capisco, chiedi ad un medico... Parlavano di... di trauma.”
Sospirò e riprese con fatica. “Trauma cranico. Ecco, avevano detto che le possibilità che ti riprendessi erano alte. Ed eccoti qua tesoro.”
Sorrise di nuovo anche se si vedeva che non si reggeva più in piedi ma Marco comunque insistette, e impotente nel letto, la aggredì a parole.
“Ma come! Ero al tavolo con te a fare colazione, io... Mamma! Io avevo un appuntamento importante! Non puoi dirmi che ho passato tutta la mattina a dormire.”
“Marco... Non è stata una mattina...”
Il giovane squadrò la madre e finalmente si rese conto delle sue condizioni: questo lo stizzì, come se per un attimo avesse sentito le sue mani iperprotettive su tutto il corpo. Ho badato tutto il tempo a te perché sembravi tornato il mio bambino tutte pappette e guanciotte paffute!: ecco cosa gli comunicava la faccia distrutta della donna, per questo storse la bocca, serrò i denti e le rispose con astio:
“Quanto?” Sbuffò indispettito, lei non vi fece caso, e rispose con lo sguardo perso dietro ad un velo di tristezza.
“Due giorni.”
Sua madre crollò e si mise a piangere, portò le mai al volto e le lacrime scesero a bagnarle i polsini della camicetta, le spalle erano scosse dai singhiozzi e nella stanzetta il silenzio era rotto unicamente da quel respiro leggero ma affannato.
A vederla Marco provò una sensazione strana, come di deja-vù. Gli mancò il fiato e di istinto gli venne da abbracciarla, allungò le braccia e le cinse la testa per doverla lasciare subito da quanto era stremato.
Lei, stupefatta, alzò la testa e lo guardò in volto, sbigottito come il suo, così si asciugò le lacrime e cominciò a mormorare, come se le parole non volessero uscire:
“È... È la prima volta che mi abbracci.”
“Non... Non abituartici.”
Il ragazzo volse la testa dall'altro lato appoggiandola al cuscino. La donna si alzò, lo accarezzò e fece per andarsene.
“Va bene. Ora riposa, ne hai bisogno.”
Lei sorrise un po' più rilassata e si allontanò in cerca di un infermiere, mentre lui si ritrovò sconvolto a fissarsi le mani in cerca di risposte riguardo al suo comportamento. Come se non credesse che quell'azione fosse stata davvero compiuta dal suo corpo.
“Io... Io... Ok”
La testa gli girava, e poco prima di perdere gli ultimi residui di coscienza gli comparve l'immagine di una ragazza bionda davanti agli occhi.
“Mah... mamma, Martina... sono more..”

Fu il suo ultimo pensiero prima di crollare nuovamente a dormire.

 

Angolo dell'autore

Dopo anni di assenza torno con una storia seria per una volta :) Spero di avervi incuriosito un minimo con questo prologo, anche se la mia scelta potrebbe essere piuttosto discutibile dato che ho trascurato la protagonista a favore di una scena più... drammatica? Di certo particolare :)
Dal primo capitolo si riprenderà effettivamente ciò che ho preannunciato nella descrizione, e avrete modo di conoscere Irina.
Grazie anche solo per avergli dato un'occhiata!
Eire_

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Eire_