Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Arkwind    25/01/2016    0 recensioni
Lotte, scontri, violenza all'ultimo sangue per il compiacimento di uomini sadici. E'questo il mondo dei Pokémon? L'avventura di Alethes è una rilettura dell'amatissima serie che ha accompagnato il cammino della nostra infanzia in una chiave più matura e forse quasi eccessiva dal punto di vista del realismo. Il giovane sedicenne attraversando la regione di Unima per far luce su un incubo che caratterizzerà la sua infanzia verrà a contatto con le realtà più terrene della regione censurate in ogni edizione delle tradizionali storie tanto amate.
Sapros, la minaccia del sistema perfetto; una lotta del bene contro il male oppure il contatto fra due opinioni differenti?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Anime, Videogioco
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nero.
La tenebra e il male sono ovunque, i miei occhi sono offuscati e non riesco più a vedere nulla, ogni secondo una forza cerca di strapparmi dalla vita e di uccidermi, di affogarmi.
Sono bagnato, tutto il mio corpo lo è, sono immerso in un lago di acqua violacea, sento le mani stanche aggrappate a un vigoroso appiglio che mi separa dalla fine.
Un lampo di morte rischiara tutto: i pini di pece, sagome oscure che delimitano il panorama in ogni direzione sono un flebile confine oscuro tra la tenebrosa terra e il plumbeo cielo, si ergono in ogni direzione, l'essere eretto al centro rievoca una mortale scena racchiusa tra i miei ricordi.
Poi la memoria breve ritorna.
Una ragazza.
Una ragazza che sta morendo.
Una ragazza per cui sto rischiando la vita.
Il mio sguardo saetta verso di lei, l'ho lasciata andare dalla mia salda presa per evitare di sacrificare entrambi.
La sua massa vortica.
Sempre più verso il centro.
La morte è a pochi passi da lei.
Sorrido.
La morte la tange.
-Non sarà oggi!
Urlo con vaga gioia.
So cosa accadrà a breve, lo percepisco nella mia mente, poi l'immaginato si concretizza, la salvezza supposta diviene realtà.
Una cometa di fuoco sfreccia sopra di me, sprizza ovunque faville di speranza, la sua vista riempie i miei occhi assiderati di un'ardente nuova speranza.
-Victini! Credo in te!
Il pokémon emana un'aura di assoluta sicurezza, un lampo che contrasta le tenebre di male, un fuoco di salda certezza.
Il corpo della giovane donna accelera verso il decesso, verso la figura che troneggia onnipresente.
Guardo sopra di me, la scruto.
Il volto del male ora ha due rossi occhi ardenti che divampano nella nera ombra di pece.
E' l'incarnazione del male, la personificazione della mancanza.
Nel suo potere si degna di fissarmi per un istante.
Una sensazione mai provata si insinua in me.


Ho Sapros apothneskeise


Una voce tuonante risuona imperiosa, è solo un lontano sibilo, non ne capisco il significato, ma non può far altro che gettare terrore. E' dentro di me, come se provenisse dalla mia mente.
Chi sei? Cosa vuoi da me?
Ci fissiamo per diversi istanti, sono nudo di fronte a lui.
Qualcosa attira la sua attenzione: cessa di penetrarmi con lo sguardo e lo vedo osservare l'infinito, ritorno a scrutare l'incredibilmente tesa scena.
Victini raccogle ogni singola energia nel suo corpo, stringe a sè l'ormai cadaverica ragazza, ne infonde calore vitale.
Poi il suo corpo sembra accumulare energia, come se si caricasse traendo forza da una misteriosa aura attorno a sé.
Il fragore del botto è assordante: l'esplosione parte dal mio amato essere, il suo corpo diviene un propulsore. A velocità supersonica i due si avvicinano verso di me.
Non finirà qui la nostra storia, lo so.
-Daiii!
Urlo con tutto me stesso, come se la mia voce potesse aiutare in qualche modo l'operazione di salvataggio.
Per pochi istanti vedo la ragazza già sulla riva.
I nostri sforzi non saranno vani.
Mi illudo.
La speranza svanisce dopo poco, come la velocità con cui i due si allontanano.
Le forze del salvatore iniziano a scemare.
-No! Devi resistere!
Urlo con disperazione, li osservo decelerare esponenzialmente, la strada per la salvezza divenire un muro ormai invalicabile, una barriera che ci causerà la morte.
Victini non ce la farà mai.
Siamo condannati, spacciati.
Non mi dispiace di essere giunto alla fine della mia esistenza, sono in pena per il piccolino e per la ragazza.
Perchè ho voluto a tutti i costi salvarla?
Se avessi deciso di sacrificarla e avessi ascoltato il mio dolce compagno ora almeno lui sarebbe vivo.
Come ho potuto fare sì che l'amato pokémon si immolasse?
Non riesco a capacitarmi di questo, una volta appurato che fosse spacciata perchè ostinarsi a voler salvare lei come se da essa dipendesse la mia vita?
Nemmeno la conosco, ora sto per sacrificare me stesso e l'unica cosa che amo.
Questo è impossibile, irrazionale, illogico.
E' illogico che io avesso potuto salvare una giovane condannata gettandomi in un infinitamente più potente.
E'illogico che Victini possa salvare la ragazza se esercita una forza anche se di poco minore a quuella del vortice.
Il piccolo avanza sofferente sempre più lentamente, cercando invano di contrastare la forza del vortice, torno ai miei pensieri.
E'illogica ogni cosa.
Il mondo è governato da leggi razionali
Così dicevano.
Il mondo è logica.
Affermavano sempre durante le lezioni.
Chiudo gli occhi.


Sono a scuola, il giorno precedente ho avuto uno dei miei soliti attacchi causati dalla ferita. Non riesco a seguire la lezione.
-Alethès, ti vedo distratto. Parlami dell'argomento appena citato.
Uno dei tanti professori si rivolge a me.
-Cosa?
La mia mente non si trovava presente, troppo sconvolta dal tormento.
-Come può essere considerato il moto circolare?
Che sta dicendo il professore?
Non so nulla.
Taccio.
-Peccato, segneremo questa tua mancanza con un'insufficienza. Qualcun altro sa darmi una risposta?
Una mano si alza, non riesco ad abbinare un volto alla voce.
-Si può vedere come la composizione di due moti. Un'accelerazione centripeta che porta il corpo verso il centro ed una velocità tangenziale che invece spinge il corpo verso l'esterno. Da qui possiamo ricavare la formula...
Poi mi perdo di nuovo.


No Alethès, non è il momento di pensare a queste stronzate! Altre cose più importanti stanno avvenendo.
Fisso ancora la pietosa condizione dei due, il tormento mi assale, questa cosa è una mia responsabilità, non è ammissibile che io, dopo aver salvato qualcuno lo conduca alla morte per una mia avventatezza.
Victini arranca, ormai è immobile, non riesce più a procedere, tra poco dovrà andare incontro alla fine.
Anche le mie braccia sono distrutte, il tronco su cui sono inizia a cedere.
Sarà quindi questa la nostra sciocca morte?
No! Non posso accettarlo, non posso arrendermi!
Un'accelerazione centripeta e una velocità tangenziale che spinge il corpo verso l'esterno...
Non posso trovare alternative, se non la morte. Sono un idiota, il mio amico ha ragione, sono un povero disperato che vuole fare a tutti i costi l'eroe ma non sa badare nemmeno a sé stesso, anzi, non solo sono inutile, sono dannoso, questo non me lo posso perdonare, la mia anima non se ne darà mai pace.
Un'accelerazione centripeta e una velocità tangenziale che spinge il corpo verso l'esterno...
Di nuovo questa stupida frase si ripete dentro di me, come è possibile che in questo momento io possa pensare alla scuola, che stia impazzendo?
Eppure...
Quando il pokémon ha applicato la forza per portare la ragazza in salvo ha preso la direzione dell'accelerazione centripeta con verso contrario, cioè si è opposto completamente alla forza, e purtroppo questa, anche se di poco, è maggiore dell'energia impiegata dall'amico.
Alethès, lascia perdere questi ragionamenti...
Sono severo con me stesso, ma c'è un qualcosa che mi spinge a proseguire.
Ora, noi abbiamo una velocità tangenziale che tende a spingere il corpo verso l'esterno, una forza centrifuga che, nel caso del vortice è minore di quella centripeta, infatti il corpo va verso il centro.
Ma bravo scienziato, e adesso che sai questo puoi morire sereno!
Ignoro la parte di me che mi frena in questo ragionamento e ritorno a considerare il pensiero razionale.
Insomma, più veloci andiamo, più forza abbiamo per uscire da qui. Ovviamente anche la forza che ci trascina verso l'interno ci imprimerà un'accelerazione maggiore...
In conclusione se Victini ragguingesse un'accelerazione tale da poter esercitare una forza in direzione della velocità tangenziale (cioè non direttamente verso l'esterno ma nella direzione in cui si muove) che supera l'accelerazione centripeta, saremmo salvi... più o meno?
Che cazzo ho appena detto?
Mi verrebbe quasi d ridere se non sapessi che sto per morire, eppure forse...
Il cuore batte, perfora il mio sterno.
Ho eseguito un ragionamento assurdo, razionale, ma assurdo.
Non funzionerà mai, il risultato sarà la nostra morte.
E' l'unica soluzione che ho.
Possiamo provarci.
-Victini, non è finita!
Grido a squarciagola, non tanto per incoraggiare il compagno ma per me stesso.
Le mani e le braccia sono devastate dalla fatica.
-Mamma. Se puoi sentirmi, ti chiedo solo di starmi vicina.
Ho paura, sto per affidare due persone al regionamento scientifico di uno che attualmente vede mediante un binocolo la sufficienza scolastica.
-Sono pazzo.
Sussurro.
Poi mi lascio andare.
Inizio a vorticare, dapprima lentamente, poi compio un giro completo dell'immenso lago spettrale. Guardo a trecentosessanta gradi la figura di sommo male troneggiare sopra ogni cosa.
E'solo un'ombra, un'ombra con vaga parvenza umana.
Quacosa mi congela, mi paralizza e mi stordisce.
Osservo gli arti protesi.
Ogni dubbio si dissolve.
No, non può essere.
Le mani distese nel vuoto sono l'unica cosa visibile a me della figura.
Sono rugose, vecchie e stanche.
Le ho già viste.
Il cuore pieno di terrore pulsa come mai da qui ad otto anni fa.
Le mani che mi colpirono.
Le mani che impressero sul mio torace quel sigma mortale.
Le mani del mio sogno.
-Chi sei?
Mormoro.
Nessuna risposta.
Riprendo coscienza della mia situazione e del mio piano, dovrò essere perfettamente lucido per comunicare all'amico come agire.
Acquisto velocità, l'acqua violacea fluisce attorno a me, il paesaggio, limbo di morte, diviene dinamico, le sagome cineree sfrecciano ruotandomi attorno, i contorni divengono sfumati.
Sempre più in fretta, sempre più in fretta.
Ruoto freneticamente.
Mi avvicino sempre più ai due, bloccati in uno sforzo fatale.
Li supero, eseguo un altro giro sepre medo distante da loro.
-Resisti, sto arrivando!
Di nuovo li supero, sono una mole in balia di forze infinitamente maggiori di me, una goccia d'acqua in un deserto, una scintilla nelle tenebre.
Mi avvicino di nuovo a loro, questa volta sto per scontrarmi con essi.
Lucido Alethès, sii lucido.
Manca pochissimo a loro, il vorticare continuo mi sta debilitando e confondendo, ma non ho intenzione di lasciarmi andare a un po'di nausea. No, ne va della vita di una ragazza e dell'unico amico che ho e che amo.
-Victini, lasciati andare!
Mi unisco a loro, mi aggrappo alla ragazza, l'esserino sembra soffrire ma si oppone ancora alla forza centripeta, sono fermo completamente.
-Alethès, non posso tenervi entrambi!
Il pokèmon piange.
-Lasciati andare!
Lo imploro.
-No!
-Ti prego!
-Alethès, sei pazzo!
Nessun pokèmon mi ha mai ascoltato o dato retta.
Anzi, nessuno, pokèmon o persona.
Nessuno mi ha mai ascoltato in fondo, solo uno mi credette.
Ora è morta.
-Fidati di me.
Una lacrima mi scende.
-Alethès, tu sei pazzo, non ti ho mai capito da quando ci conosciamo.
Queste parole del piccolo mi uccidono più di quato non potrebbe farlo il vortice.
-Alethès, tu sei la persona più assurda. Però hai un dono.
Lo fisso.
-Cosa?
-Mi vuoi bene, ti darò retta.
La voce sembra rassegnata ma al tempo stesso carica di fiducia.
Vedo il fuoco di propulsione cessare, sentro tre corpi andare incontro alla fine.
Vortichiamo.
Sempre più, ogni cosa inizia a confondersi.
Le sagome svaniscono, le sensazioni cessano, persino la paura scema.
Vortichiamo, ruotiamo disperatamente.
Realtà ed immaginazione si confondono, presente, passato e futuro divengono un'unica cosa.
La nostra velocità supera i limiti di spazio, luce e tempo.
Urlo con tutto il fiato.
-Victini, quando te lo dico io spingiti con tutte le tue forze!
-Va bene! Mi fido!
-Ascoltami, non devi farlo come prima, devi seguire la direzione della velocità, ti è chiaro?
-Sì Alethès.
-Ce la facciamo?
-Sì, ce la facciamo!
-Non moriamo oggi!
-Non moriremo ne oggi nè mai finchè saremo insieme!
Sempre più verso il centro, verso la fine, verso il vuoto più totale.
Non ancora...
Ogni cosa dipende dal mio via, ma non fallirò, non questa volta, lo so e lo sento.
Non ancora.....
L'essere maestoso impassibile sembra che in fondo aspetti solo la nostra morte.
Non ancora...
Il momento giunge fulmineo come una saetta.
-ORA!
Un'esplosione assordante avvolge ogni cosa.
Lingue di fuoco ardente ci avvolgno, sento il mio cuore rattrappito bruciare, i verdi occhi opaci si animano di fiamme.
-NON OGGI!
Urlo, la gola è rovente, non mi importa, urlo, la speranza non se ne andrà, e nemmeno noi!
Perdo coscienza di ciò che mi sta attorno, solo un calore torna a rianimarmi, qualcosa si riaccende dentro di me.
Il tragitto sembra essere quasi terminato, la nostra velocità non scema.
-Alethès, non vuoi apparire un eroe. Tu sei un eroe!
L'urlo dell'amico impegnato nello sforzo è potentissimo.
-Tu non sei solo un pokémon, tu non sei solo un amico, tu sei mio fratello!
Replico, la voce sembra quasi rompersi ma non bado a ciò.
Poi un incredibile dolore, rotolo, mi graffio e sento del sangue macchiarmi i vestiti.
C'è qualcosa di duro sotto di me.
Scoppio a ridere.
-Terra! Ce l'abbiamo fatta!
L'amico sembra intatto, la ragazza è priva di sensi e malconcia a terra, non è ancora finita.
-Victini, presto, dobbiamo andarcene da qui!
-Sì!
-Non preoccuparti, prendo io la ragazza.
Mi chino sul corpo inerte e lo raccolgo da terra. Riesco a caricarlo in spalla, sono stupito da quanto questo sia incredibilmente leggero.
-Vi copro le spalle, ok?
Mi avventuro quasi correndo nonostante il carico entro i pini di pece, sparisco nella tenebra, Victini è dietro di me.
I tuoni e il fragore sono ancora presenti, vanno a rischiarare per pochi istanti la selva mortale.
Il sentiero è impervio, i massi che lo rendono scosceso scivolosi, la ripida salita sebra rendere la meta irraggiungibile.
-La portiamo al nostro riparo?
-Sì, la portiamo lì.
Annuisco io, anche se so che il viaggio sarà estenuante per i nostri corpi duramente provati.
-Almeno lì saremo al sicuro.
O almeno lo spero.
Nella lenta e faticosa agonia della risalita mi sorge improvvisamente un quesito.
Che ore saranno? Di certo non ancora sera, eppure il cielo è oscurato da diverse ore. Come è possibile ciò?
Osservo il bosco sotto la luce dell'oscurità priva di luna, la dimensione spettrale si mischia ad una condizione mistica, quasi arcana. Le nere figure dei sempreverdi che si elevano al tetro cielo sembrano sì ombre di spiriti maligni, eppure in essi riconosco un volto antico del mondo, una parte arcaica di esso. Rivedo il passato, quando le case erano letti d'erba e i banchetti dolci frutti. Vedo la natura incontaminata nel suo aspetto più cupo, eppure ciò sembra non farmi paura, mi intristisce solo un poco. In fondo anche la natura, con o senza la tanto raccontata, disprezzata, odiata, corruzione dell'uomo malvagio ha aspetti cupi.
Passa il tempo in un'inesorabile sofferenza: il leggero corpo del'evanescente ragazza s'è fatto un macigno, un peso insopportabile.
Non ce la faccio più.
-Coraggio, Alethès, lo sai che credo in te.
Grazie, piccolo mio.
Il dolce esserino mi incoraggia, mi sa capire. Come ho potuto dubitare della sua fiducia?
Grazie. Grazie di esistere. Senza di te io non sarei qui.
Lascio perdere le centinaia di domande che mi tormentano e a cui temo di non trovar mai risposta, non mi importa ora interrogarmi su cosa sia successo in quel lago, chi fosse quella figura che si ergeva con tanta autorevolezza, cosa mi abbia sussurrato, perchè l'acqua fosse viola, che significato avesse e da dove provenisse quella canzone che udii, perchè sia calata la tenebra, chi sia questa ragazza e come mai fosse finita lì, perchè io con tanta foga abbia deciso istintivamente di salvarla.
Ora non mi importa, avrò innumerevoli momenti in cui perderò ore del mio tempo a scervellarmi su ciò.
Ora prnso a Victini...
Mi salvò la vita tempo fa, quando la mia amata madre mi lasciò ed ero in procinto di suicidarmi.
Mi ha salvato la vita ora, con la sua incredibile forza.
Poi penso a me, gli salvai la vita tempo fa, quando era incastrato e ferito gravemente.
Gli ho salvato la vita ora, dicendogli dove e quando indirizzare la sua incredibile forza.
Ci siamo salvati a vicenda, siamo debitori l'uno verso l'altro, oserei dire legati indissolubilmente.
La nostra amicizia durerà per sempre, lo sento, non esisterà ostacolo che insieme non potremo superare.
Ben presto il sentiero raggiunge un'infinita pendenza, mi ritrovo di fronte ad una rocciosa parete muschiata.
Sbuffo.
-Forza, c'è un sentiero più in là. Non abbiamo tempo da perdere.
Affermo, distrutto dal pensiero che la strada si dovrà allungare di molto.
Non ho scelta, tremando per il freddo dei vestiti fradici e con i sofferenti piedi umidi, mi faccio strada nell'oscurità sempre più lento e appesantito dalla mia mole e dal corpo dell'esile ragazza.
Una sorta di fanghiglia si accumula coprendo il bordeaux delle scarpe, odore di muffa si diffonde ovunque, quel profumo di bagnato dopo la tempesta che circonda ogni cosa nelle sue lente ed avvolgenti spire. Gocce colano sulla mia fronte, non so se esse siano causate dai capelli bagnati o dalla fatica che sfocia in sudore.
Procedo. Non mi posso fermare.
-Se vuoi possiamo accamparci qua, non è necessario che...
-No. Arriviamo fino alla fine.
Zittisco immediatamente l'amico.
Il tempo sembra dilatarsi, lasciarmi prigioniero in un'infinita agonia, vorrei cedere in ogni momento, ma so che qui non saremo al sicuro, non dopo quanto accaduto.
Il percorso 19, da sempre stato uno scenario tranquillo, dove i monti si fondono con la pianura, gli alberi con il cielo e le acque con la terra, sembra trasformarsi nello sfondo dell'incubo di cui fui prigioniero: una natura malvagia, incontaminata ma corrotta, la fonte stessa della morte, l'origine della cattiveria.
Arranco in una salita cieca, salgo sempre più su, ma la meta sembra costantemente allontanarsi.
Sudore cola nei miei occhi, appannandomi la vista, lacrimo, poi un fazzoletto mi asciuga: all'inizio sono sorpreso ma successivamente metto a fuoco le vicende, il compagno ha pensato a me.
-Grazie cucciolo.
Affermo.
Lo sguardo si illumina, riconosco il sentiero: siamo vicini all'altura.
Ancora un mio ultimo sforzo ci separa dal riposo, sembra che le energie mi ritornino appena, recupero quel tanto sufficiente a farmi compiere l'ultima ardua parte di tragitto.
Prima un piede, poi l'altro, avanti così, fino alla cima.
La vista del rifugio, pur quanto spettrale esso appaia per il plumbeo cielo, mi riempie il cuore di gioia. L'erba scura sembra tornare a cullarmi, i folti alberi sono bastioni di sicurezza, l'altezza ed il paesaggio sono la protezione e la consapevolezza di essere al riparo: nessuno sembra avvicinarsi a noi.
Adagio la ragazza sotto la protezione di una folta quercia e per un istante la esamino con occhio medico: sembra solo aver perso coscienza per lo sforzo e per la paura, non dovrebbe avere altro, spero si possa riprendere presto. Non ho la forza di riportarla ad Alisopoli.
Mi sdraio, la schiena è dolorante e i vestiti umidi appiccicati.
-Posso aiutarti?
Mi domanda Victini.
-Oh, non ce n'è bisogno, grazie, pensa a riposarti piuttosto.
Rispondo io.
Aria calda spira improvvisamente ovunque, in poco tempo torno ad essere asciutto. Sono sorpreso, che sta succedendo? Poi lo sguardo volge in direzione del pokémon, con una leggera fiammella sulle sue orecchie.
-Così va meglio?
L'amico mi ha asciugato i vestiti grazie al suo potere di fuoco
Chiudo gli occhi, ho intenzione di riposare un po'prima di poter fare qualsiasi altra cosa
Un violento colpo di tossse.
Riapro gli occhi di scatto.
Osservo il cielo, l'oscurità sembra essere divenuta più blanda, mentre un pallido sole arancione al tramonto conferisce una lieve sfumatura dorata al tutto.
Guardo sotto il vigoroso albero: la fragile ragazza sembra scutersi e divincolarsi impaurita, mi alzo ignorando le membra stanche.
Mi precipito da lei.
La scuoto appena nel tentativo di calmarla, lei mi fissa; leggo nella giovane infinita paura.
-Stai calma, va tutto bene.
Cerco di rassicurarla.
-Chi sei?
La voce è rotta dal terrore.
-Stai tranquilla.
Rispondo io pacato.
-Dimmi chi sei! Cosa vuoi da me?
Questa volta il tono è quasi isterico, un urlo di paura.
-Stai calma, il mio nome è Alethès, lui è il mio amico Victini. Non vogliamo farti del male.
Leggo diffidenza in lei, ma sembra essersi calmata.
-Tu chi sei?
Domando io. Forse sono stato avventato con questa domanda, vorrei rimangiarmi le parole.
Non risponde, mi fissa a lungo.
Sostengo lo sguardo, vedo nei suoi occhi il cielo tornare vivido e il sole splendere dorato in un magico tramonto.
Sto per parlare, per dire che non mi importa il suo nome, che deve rimettersi in forze, che domani la porterò ad Alisopoli dove sarà completamente al sicuro.
Ma una voce mi interrompe, non proviene dall'amico.
-Il mio nome è Lucinda.
Il corpo si accascia, privo di forze, ed io torno ad osservare il cielo pallido divenire oro splendente, torno a coricarmi sull'erba di velluto.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Arkwind