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Autore: maito    26/01/2016    2 recensioni
“I ninja non devono cercare una ragione di vita ma esistere solo come strumento al servizio del Paese.”
Subito dopo la fine della Quarta Guerra Mondiale dei ninja, sembra giunto l’inizio di una lunga epoca di pace fra le grandi potenze, ma per alcuni la battaglia più importante sta ancora per cominciare. Naruto dovrà decidere se restare fedele fino all’ultimo al villaggio e alle sue leggi o lottare per ciò che ritiene giusto. Da una parte diventare Hokage, dall’altra salvare Sasuke. Sasuke dovrà trovare il suo posto nel mondo. Un mondo che egli stesso ha rifiutato e che ora sembra non volerlo indietro.
SPOILER fino al capitolo 699.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Team Hebi/Taka, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sakura, Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Un' ultima battaglia

 

 

L’intero villaggio era in festa.

Passeggiando per le strade si rimaneva quasi storditi dal vociare della gente e dalla musica. Per l’occasione centinaia di lanterne multicolore erano state appese fra i tetti delle case. Gente di ogni nazionalità affollava le strade sfoggiando gli abiti tipici del paese di provenienza. In quei giorni Konoha doveva sembrare la capitale del mondo e in fondo un po’ lo era, dato che shinobi di tutte le terre l’avevano affollata per celebrare la fine dell’ultima grande guerra, conclusasi poche settimane prima. Dopo il ritorno alle rispettive patrie per l’addio ai caduti, infine i cinque Kage avevano scelto di riunirsi al villaggio della Foglia per celebrare l’inizio di una nuova era di pace fra le grandi potenze.

 

Era una strana guerra quella che si era appena conclusa. Durata meno di una settimana, aveva visto l’intero mondo ninja fare fronte comune contro un unico avversario. Nessuno che non fosse uno shinobi aveva ben chiaro perché fosse stata combattuta, eppure pareva essere stata la più grande di tutte. E girava voce che fosse stata vinta da un solo uomo.

 

 

 

Prologo

 

Konoha. Edificio dell'Hokage. Nella stessa stanza erano radunati i Kage delle cinque Grandi Terre e i rispettivi Daimyo.

« Mi oppongo a questa decisione » sentenziò l’Hokage, sbattendo violentemente il pugno sul tavolo.

A volte Tsunade si stupiva lei stessa del suo coinvolgimento. Dopotutto praticamente non lo conosceva Sasuke. Si era semplicemente unita alla causa di Sakura e Naruto, anche se simpatizzava per lui per il suo passato tragico. In fondo non era che un ragazzo solo e abbandonato. Ne aveva già visto uno così. Lo aveva visto allontanarsi e perdersi oltre ogni possibilità di redenzione, diventando quel mostro di Orochimaru. Sasuke però non era ancora perduto, poteva ancora essere salvato. Doveva essere salvato.

« Non pensi che io porti rancore verso quel ragazzo » replicò il Raikage: « Ha calpestato le leggi ed è giusto che venga punito per questo. Anche se ammetto che il suo contributo è stato fondamentale per porre fine alla guerra, una buona azione non basta a cancellare i suoi crimini. »

« Il Raikage ha ragione. Se chiudessimo un occhio in questo caso allora quanti come lui si sentirebbero giustificati a trasgredire le leggi? È la pace a imporci di condannarlo. »

L’ultima a parlare fu Kurotsuchi, il quarto Tsuchikage, succeduta al terzo subito dopo la fine della guerra.

« Hokage, ne abbiamo già discusso per ore » intervenne annoiato il Daimyo del Paese del Fuoco: « Abbiamo eseguito una votazione formale e l’esito rappresenta perciò una decisione ufficiale a tutti gli effetti. Con due soli voti a sfavore, quelli dell’Hokage e del Kazekage, la commissione si è espressa. Sasuke del clan Uchiha sarà condannato per i suoi crimini al carcere a vita. La sentenza verrà annunciata nella pubblica piazza fra una settimana. »

 

 

 

 

All’ombra del patibolo

 


“Gli altri staranno già aspettando da un pezzo”

Sakura sospirò rassegnata, mentre si fermava per l’ennesima volta ad aspettare il compagno di squadra.

“Questo sarà almeno il decimo che troviamo da quando siamo partiti da casa di Naruto.”

In quei giorni il ninja biondo non poteva nemmeno camminare per strada senza che qualche sconosciuto lo fermasse per stringergli la mano e fare la conoscenza dell’eroe che aveva vinto la guerra. Eppure Sakura non se la sentiva di mettergli fretta. Non voleva fargli perdere nemmeno un briciolo della gratitudine che gli veniva mostrata.

“Te lo sei meritato fin troppo.”

Si fermò a guardarlo, mentre rispondeva ai complimenti dell’ammiratore con un sorriso che era un misto perfetto di gioia e imbarazzo. Indossava un mantello grigio scuro su vestiti neri con inserti arancioni.

“Naruto non sarebbe Naruto senza un po’ di arancione.”

I capelli selvaggi sembravano più lunghi senza il coprifronte. Inoltre si era fatto più alto. E più affascinante.

“Ormai gli arrivo alla spalla” osservò Sakura con un po’ di malinconia.

Lo fissò ancora ma questa volta ciò che le apparve fu il viso di un bambino un po’ scemo che faceva di tutto per attirare l’attenzione. Nessuno lo teneva in gran considerazione, eppure a un certo punto gli altri avevano iniziato a fare affidamento su di lui, e poi sempre di più, fino a quando era diventato il punto di riferimento di tutti. Lei compresa.

Naruto Uzumaki, colui che l’aveva sempre sostenuta nei momenti di difficoltà. Il ragazzo che le era sempre stato vicino e che le aveva messo a disposizione la parte migliore di sé. Ma quando ci rimuginava, un pensiero atroce si faceva strada nella sua mente.

“E io come ti ho ringraziato? Cosa ho fatto io per te, Naruto?”

Prima lo aveva egoisticamente mandato a recuperare Sasuke da solo. Poi lo aveva ingannato dicendogli di amarlo per fargli abbandonare la ricerca. Aveva preso e calpestato i suoi sentimenti ancora e ancora.

Durante la guerra lo aveva visto morire e si era resa conto di quanto non desiderasse perderlo. Quando per rianimarlo aveva poggiato le labbra sulle sue, anche se prive di sensi, non aveva potuto non pensare a chi apppartenessero, e aveva provato un calore e una tenerezza che non aveva più scordato. Voleva vederlo farsi strada verso la vetta e diventare l’Hokage più grande che la Foglia avesse mai visto, voleva stargli vicino, ma in un modo che non sapeva ben definire nemmeno lei.

“Ma ho davvero il diritto di starti accanto?”

« Sakura, che hai? Sembri un po’ persa. »

Eccolo lì, davanti a lei, con quei suoi occhi azzurro cielo che la fissavano in modo interrogativo.

« N-Non è niente, stavo solo riflettendo. Proseguiamo? » disse cercando di celare la sorpresa e l’imbarazzo, cosa che le riuscì malissimo.

Il dubbio nello sguardo del biondo si fece più intenso ma evidentemente scelse di non indagare oltre, dal momento che rispose:

« Mmh… in mezzo a questa calca ci metteremo una vita. Siamo in un ritardo pazzesco, prendiamo una scorciatoia! »

 

Lassù l’aria era decisamente più fresca. I rumori della strada arrivavano ovattati e la luce era molto meno intensa. Sakura inspirò profondamente mentre saltava sicura da un tetto all’altro, seguendo Naruto che la precedeva di qualche passo. Solo quando correva così, con l’aria fra i capelli, riusciva a sentirsi veramente leggera, libera dalle preoccupazioni. Erano anche i momenti in cui si sentiva più felice di essere una kunoichi. In fin dei conti uno shinobi non era che un cane al servizio del villaggio: c’era chi la pensava così. Ma possedere l’abilità e la forza per poter andare dovunque sognasse di arrivare le dava un senso che non riusciva a descrivere se non con la parola libertà. E ne voleva di più, voleva correre sempre più veloce, fino a quando il sibilo del vento nelle orecchie si fosse portato via fino all’ultima preoccupazione che la opprimeva. Compresa quella riguardante Sasuke.

Sasuke Uchiha, il ragazzo che aveva adorato fin da bambina. Il suo grande amore. Colui che l’aveva abbandonata e sembrava perduto per sempre, alla fine aveva fatto ritorno al villaggio. Dopo aver aiutato a sciogliere l’illusione di Madara, Sasuke si era costituito. A Konoha era stato messo agli arresti, sorvegliato notte e giorno dalla squadra Anbu, anche se non era stato rinchiuso in una cella buia ma in un appartamento decoroso. Era un trattamento insolito per un criminale del suo calibro, dovuto principalmente al ruolo fondamentale che aveva avuto nel porre fine alla guerra e al fatto che sembrava deciso a collaborare in vista del processo che si sarebbe tenuto a breve. Sakura ancora non si capacitava della stuazione: si sentiva imprigionata in uno stato onirico. Proprio quando ormai aveva perso tutte le speranze, le cose avevano iniziato a girare per il verso giusto. Naruto sembrava aver compiuto il miracolo riportando il compagno alla Foglia, e se erano arrivati fino a quel punto allora lei poteva ancora sperare, sognare un Sasuke assolto dai suoi crimini e il team 7 di nuovo riunito, e poi…

"Già. E poi?"

Poteva davvero tornare tutto come prima? Potevano anni di scontri e ferite sparire come neve al sole?

Sasuke aveva provato ad ucciderla. Lui e Naruto si erano battuti all’ultimo sangue e alla fine ne erano usciti entrambi mutilati. Nulla sarebbe mai tornato come prima, per quanto fosse bello sperarlo. Doveva guardare avanti, smetterla di rincorrere un passato che non sarebbe più tornato e capire cosa desiderasse dal futuro. Doveva finalmente rispondere alla domanda che si era sempre sforzata di ignorare, proprio perchè conosceva già la risposta, solo che era troppo doloroso accettarla.

"È meglio se sto lontana da entrambi."

 

 

Karui era giunta a Konoha assieme alla delegazione del Raikage. Quella sera Omoi, il suo amico d'infanzia, le aveva detto: «Siamo qui per i festeggiamenti, no? Allora dobbiamo uscire. Cerchiamo un locale con un po’ di gente!».

Alla fine si era lasciata convincere. Dopotutto era stata a Konoha una volta sola e l’aveva trovata semidistrutta. Le sarebbe piaciuto fare un bel giro turistico. Nel primo locale in cui avevano messo piede, Omoi aveva incontrato quel tipo, Sai, con cui sembrava aver fatto amicizia durante la guerra, e alla fine si erano ritrovati entrambi seduti in mezzo a un gruppo di shinobi della Foglia. Erano tutti della loro età e non poté fare a meno di notare che fossero piuttosto bizzarri. Sai era gentile ma completamente apatico, Kiba aveva un’aria selvatica, Shino era un tipo lugubre che parlava poco e sottovoce e Choji non aveva smesso un secondo di mangiare da quando erano entrati. In quella compagnia i più normali sembravano Shikamaru, che nonostante apparisse svogliato aveva uno sguardo sveglio, e Ino, di cui non capiva se facesse apposta la svampita o lo fosse un po’ per davvero. In ogni caso Karui li trovava simpatici, anche se non lo avrebbe mai ammesso riguardo a ninja stranieri. Nel corso della serata scoprì che erano stati compagni d’accademia di Sasuke Uchiha e Naruto Uzumaki. Karui nutriva ancora rancore verso il primo per aver attaccato il maestro Bee, anche se non lo aveva mai incontrato personalmente. Era riuscita solo a intravederlo durante la guerra, mentre erano impegnati nello scontro con il Juubi. Il secondo invece, l’aveva incontrato durante la sua prima visita alla Foglia. Quella volta il biondo non aveva voluto aiutarli nella loro ricerca di Sasuke e così lei l’aveva malmenato. Inizialmente l’aveva ritenuto semplicemente un debole. Lasciarsi umiliare a quel modo era inaccettabile per un ninja. Erano guerrieri in un mondo di conflitti, soldati al servizio di regimi militari: tra gli shinobi doveva vigere la legge del più forte. Era questo che le avevano insegnato al villaggio della Nuvola. Poi però, durante la guerra, l’aveva visto combattere. Non c’era alcuna esitazione nel suo modo di lottare, alcuna codardia. Per di più era immensamente forte, molto più di lei. Aveva guidato un esercito alla vittoria combattendo in prima linea. Come potesse un ninja essere così forte e allo stesso tempo così umile era qualcosa che andava al di la di la della sua comprensione, di ogni insegnamento che aveva ricevuto a Kumo e di tutto ciò in cui aveva creduto fino ad allora.

“Lasciarsi picchiare apposta. Pazzesco.”

Quando ci ripensava si sentiva enormemente a disagio. Una volta, parlando con Omoi, si accorse che il suo compagno di squadra sembrava rispettare quel ninja vestito di arancione. In quell'occasione insinuò maliziosamente che Karui lo avesse preso in simpatia, cosa che la mandò in escandescenza. Non era affatto interessata a lui, anzi la metteva in imbarazzo pensarci. Neanche a farlo apposta, mentre era immersa in questi pensieri, il suo amico d’infanzia le si avvicinò sorridendo per dirle:

« Guarda un po’ chi sta entrando. »

Si voltò verso l’entrata e per poco non si strozzò con quello che stava bevendo. Omoi scoppiò a ridere. Stava per urlargli in faccia un 'Ma sei scemo?!' ma venne interrotta dai commenti degli altri che si rivolgevano ai nuovi arrivati.

« Era ora, dove vi eravate cacciati? »

« Sapete com’è, con tutta la gente che c’è per strada… »

« Non ce la racconti giusta » intervenne Ino: « Dì un po’ Naruto, non è che te ne sei approfittato per stare da solo con Sakura? »

« Ma che dici? » le rispose il biondo arrossendo: « Non ho mica fatto tardi apposta! Diglielo anche tu Sakura. »

« Tranquilla Ino, questo brutto ceffo non mi ha importunata »

« Così non è che tu mi abbia tanto aiutato. »

Karui lo fissò con tutta l'indifferenza che riuscì a trovare. Anche con un po' di fastidio a dire la verità. L’ultima volta che si erano incontrati era stata quella in cui l’aveva picchiato.

“Chissenefrega! Se l’era cercata. Se prova a tornare sull’argomento glielo dico chiaro e tondo.”

A quel punto sembrò accorgersi di lei.

« Voi due siete gli allievi di Bee. Come va? » domandò con nonchalance.

« Si sono uniti a noi mentre vi aspettavamo » commentò Sai con naturalezza.

Karui sentì crescere la sensazione di disagio, che subito trasformò in irritazione per evitare che diventasse imbarazzo. Che razza di atteggiamento era quello? Che se ne fosse dimenticato? Lei ci aveva riflettuto per giorni. Che la stesse snobbando? Come si permetteva?

« Per te è il maestro Killer Bee, non parlare di lui con tanta confidenza! » lo accusò attaccandosi alla prima cosa che le venne in mente.

« Eh? Ma l’ho sempre chiamato così. »

Con il rossore che sentiva salirle fino alla punta delle orecchie, Karui si stizzì.

“ Basta, ho deciso. Mi sta troppo sui nervi! ”

 

Dopo quel battibecco iniziale, la serata trascorse in maniera relativamente ordinaria per un bel pezzo, tra l'ordinare da bere e il discutere di tutto e di niente. Tuttavia, dopo l’arrivo di Naruto, l'atmosfera sembrava essersi vivacizzata. A un certo punto però, calò un'aria più tesa quando si finì per toccare l'argomento della guerra.

« Fra poco dovrebbe tenersi anche il processo di Sasuke. Ne sapete qualcosa voi? » domandò a un tratto Sai, rivolgendosi a Naruto e Sakura.

« In questi giorni Lady Tsunade si sta incontrando con gli altri Kage e i Daimyo per occuparsi delle ultime faccende burocratiche rimaste in sospeso dopo la guerra. È probabile che discutano anche di Sasuke » rispose la kunoichi con un'aria sconsolata.

« In ogni caso » aggiunse il biondo con fare ottimista: « Se fossero vicini a prendere una decisione nonna Tsunade ci informerebbe sicuramente. Così potremmo fare qualcosa per aiutare Sasuke. »

Che Naruto ci credesse davvero o stesse solo cercando di convincersene, non aveva molta importanza. Quella era un’altra cosa di quel ragazzo che Karui assolutamente non comprendeva. Sapeva che Sasuke Uchiha aveva rinnegato la Foglia e che Naruto lo difendeva. Li aveva visti combattere assieme contro Madara e girava voce che poi avessero combattuto anche l’uno contro l’altro. C’era anche un’altra diceria che girava e quella sera ne aveva avuto la conferma. Nonostante fossero al chiuso, Naruto non si era mai tolto il mantello che indossava e da cui lasciava trapelare solamente il braccio sinistro. Quella consapevolezza però non faceva che alimentare la sua incredulità riguardo al rapporto tra quei due.

« Naruto, so quanto tu ti sia impegnato per riportarlo alla Foglia, ma non sei un po’ troppo indulgente con lui? » intervenne a quel punto Shikamaru con tono serio.

« Che cosa intendi? »

« Non fraintendermi, anch’io sono sollevato che sia tornato tra noi. Tuttavia che meriti la piena assoluzione è tutt’altra storia. Dopotutto ci ha traditi e ha provato a ucciderti. »

« Non c’è da preoccuparsi. Garantisco io per Sasuke » rispose il biondo, cercando di porre fine al discorso.

«Andiamo ragazzi» intervenne Ino, lanciando al contempo un’occhiata apprensiva a Sakura: « Siamo qui per festeggiare, non è il momento per questo genere di discorsi. »

« Quello che voglio dire » riprese Shikamaru imperterrito: « Davvero non provi alcun risentimento per ciò che ha fatto? »

La risposta non arrivò subito. Ci furono alcuni istanti di silenzio, in cui nessuno si azzardò ad intervenire. Erano tutti sospesi, come trattenessero il fiato. Sembrava che quella domanda fosse balenata almeno una volta nella mente di ciascuno dei presenti, senza che mai nessuno avesse trovato il coraggio di porla a voce alta.

« Io non sono mai stato bravo con le parole » fu la risposta di Naruto che ruppe il silenzio: « Si potrebbe dire che l’unica cosa che sia in grado di fare è combattere. Però sono convinto che a volte combattere sia necessario per dimostrare quanto sei serio. Io comprendevo le motivazioni di Sasuke, anche se non le condividevo. Nonostante avesse intrapreso una strada sbagliata, ha lottato per ciò in cui credeva, ciò che per lui era giusto, anche a costo di soffrire in prima persona. Che amico sarei stato se fossi rimasto a guardarlo sbagliare senza fare nulla per aiutarlo? E che amico sarei ora, se gli voltassi le spalle proprio in questo momento, quando finalmente ha abbandonato la strada sbagliata per credere in un futuro in cui possiamo essere tutti felici insieme? »

Prima che qualcuno provasse a controbattere, l’attenzione dei presenti venne attratta dall’improvviso silenzio che calò nel locale, seguito subito dopo dal mormorio collettivo di tutti i commensali. Istintivamente la tavolata di Naruto si voltò quasi all’unisono verso l’entrata e con sorpresa constatarono che aveva appena fatto il suo ingresso il Kazekage. Sabaku no Gaara, il più giovane Kage della storia della Sabbia, scortato dai fratelli Kankuro e Temari.

“Cosa ci fa il Kazekage a quest’ora in una bettola come questa?” si domandò Karui.

Quasi a risponderle, Gaara in quel momento si accorse di loro e si diresse verso il tavolo che stavano occupando.

« Gaara! Cosa ci fai qui? Ti unisci a noi? » esclamò Naruto, alzandosi con un sorriso.

Fu il fratello del Kage a rispondere per primo: « Insomma Naruto, ti pare questo il modo di rivolgerti al Kazekage? ».

« Lascia perdere, Kankuro. Piuttosto stavo cercando proprio te, Naruto. Ti devo parlare. »

 

Erano già passati diversi minuti da quando Naruto e Gaara erano usciti dal locale per parlare e, per qualche ragione, Sakura aveva un brutto presentimento. Nonostante i due fossero in ottimi rapporti, se il Kazekage in persona si era preso la briga di cercare Naruto per avere un colloquio privato, di sicuro c'era sotto qualcosa di importante. Prese coraggio e si decise a chiedere direttamente ai due presenti che potevano sapere qualcosa: Kankuro e Temari, che erano rimasti nel locale con loro. Kankuro stava conversando con Sai e Omoi, mentre Temari si divertiva a punzecchiare Shikamaru.

« Capitano Kankuro, non dovreste scortare il Kazekage? » stava domandando in quel momento Omoi.

« La guerra è finita, non sono più il tuo capitano. Comunque Gaara è in ottime mani, quindi non c'è di che preoccuparsi. Possiamo tranquillamente rilassarci e lasciarli discutere dei loro affari. »

« E quali sarebbero questi affari, esattamente? » si intromise allora Sakura, sfruttando l'occasione.

« Sinceramente non ne ho idea. Mi spiace ammetterlo ma per certe cose siamo solo dei tirapiedi. Saremo anche i suoi fratelli ma non per questo Gaara ci dice tutto. Poi non è mai stato un tipo... come dire, loquace. »

« Ed è giusto che sia così » aggiunse Temari, canzonando il fratello: « Gaara è il Kazekage, ti aspetti che se ne vada in giro a sfifferare ai quattro venti? In ogni caso » e questa volta si rivolse a Sakura: « Potrai chiederlo direttamente al tuo amichetto quando torneranno. Non dovrebbero averne ancora per molto. »

Temari aveva ragione, ma forse Sakura avrebbe fatto bene a non chiedere nulla. Dopotutto non erano affari suoi. Per qualche motivo però, sentiva che fosse importante, che si trattasse di qualcosa che doveva assolutamente sapere.

« Visto? » disse ancora la kunoichi di Suna: « Eccoli che tornano. »

Ma fu solo Gaara a rientrare nel locale. Naruto, quella sera, non vi rimise più piede.

 

***

   
 
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