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Autore: _Aural    27/01/2016    1 recensioni
"Fu chiesto a un gufo di fare ciò che sapeva: egli gridò e parlò della Stella del mattino. E gridò ancora e parlò dell’Alba."
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas
Note: Missing Moments, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Gandalf gli aveva dato il compito di portare Gollum al Re del Bosco Atro affinché lo custodisse, naturalmente l’incarico di dover trattare con un Signore Elfico famoso non certo per la sua cordialità era spettato a lui.

Ma ciò non era bastato ad offuscare la sua felicità: finalmente avrebbe rivisto Legolas, molti mesi erano passati dal loro ultimo incontro.

Con la creatura al guinzaglio s’inoltrò nel bosco, una malattia sembrava aleggiare su di esso. Gli alberi erano scuri, spogli e un peso invisibile gravava sulla loro figura, piegandola. Le poche foglie rimaste facilmente cadevano nascondendosi tra i rovi. Seguendo i consigli dello Stregone riuscì ad arrivare al cancello d’entrata senza metterci troppo tempo o correre gravi pericoli.

L’ingresso era sorvegliato da due alte guardie in armatura, con spada e scudo, come se dovessero andare a combattere. Le armature erano lucenti e gli scudi dalla forma ricordavano una ghianda.

Gli sbarrarono la strada formando una croce con le lame delle spade senza dire niente, al che la creatura al seguito dell’Uomo si abbassò ancora di più a terra piangendo e farneticando qualcosa sugli Elfi.

“Devo incontrare Re Thranduil da parte di Gandalf il Grigio”.

A quelle parole si ritrovò il passaggio libero e dopo aver lasciato il cavallo fuori, entrò.


Superato il portone principale Aragorn rimase spiazzato dalla grandezza e dalla bellezza del regno che si estendeva davanti ai suoi occhi.

Il reame era in parte scolpito nella roccia e in parte in tronchi di enormi alberi. Ogni punto era collegato da scale. Lunghe scale serpeggiavano per tutto lo spazio, alternandosi a dei ponti; ti portavano dal luogo più basso, le segrete, fino a quello più alto dove si trovavano le camere reali.

Lanterne erano appese qua e là creando un meraviglioso gioco di luci. Nonostante fosse un luogo chiuso e diverso dagli ampi spazi aperti dove gli Elfi erano soliti dimorare, aleggiava una magia elfica che rendeva il tutto un posto incantato. Quella stessa magia riusciva a combattere le forze oscure sugli alberi vicini, tenendoli ancora verdi e vivi, rifugio sicuro per gli animali del bosco.


Una guardia portò Aragorn dal Re, l’Uomo avanzando si rese conto di come tutte quelle scale conferivano in un unico punto centrale, probabilmente sede del trono.

Attiravano diversi sguardi, sia Gollum sia Aragorn, insoliti ospiti in quel regno elfico.


Una volta davanti al seggio reale la guardia parlò:

“Hîr nín” (Mio signore)

E si mise di lato, così che i due visitatori fossero di fronte al Re e anche la sinistra creatura capì che era meglio non parlare.

Il Re era di profonda bellezza, diversa da quella di Gran Burrone, ma in un certo modo superiore e severa.


“Aran Thranduil” (Re Thranduil) proferì l’Uomo inchinandosi

“Aragorn figlio di Arathorn II, benvenuto nel regno di Bosco Atro”

Ringraziando l’Uomo si rialzò:

“Sono qui per ordine di Gandalf il Grigio, chiede se potete custodire Gollum, ritrovato nelle Paludi Morte”

“Ora riposati, di questo parleremo dopo.  Sirion nara iôn nín” (Sirion chiama mio figlio)

Rivolgendosi di nuovo ad Aragorn gli disse:

“Mio figlio si occuperà di te”


Delle guardie presero Gollum, che iniziò a lamentarsi, per portarlo via, dove? Non lo sapeva.


Non sfuggì al Re come gli occhi di suo figlio e dell’ospite si illuminarono alla vista dell’altro.

Legolas era bello come sempre. I capelli biondi scendevano lungo le spalle, e oltre alle due trecce laterali ce n’era una nel mezzo più elaborata delle altre. Indossava un’armatura diversa da quella delle guardie incontrate prima, la sua era a scaglie scure e ricordava il manto di un drago. La somiglianza con il Padre si notava molto, ma avrebbe osato affermare che il figlio era ancora più bello, un po’ come dire che i suoi occhi erano più chiari.

“Estel”

“Legolas”

Si salutarono nello stesso modo in cui si erano congedati mesi fa.

“Vieni con me” disse l’Elfo prima di dirigersi verso l’infermeria.

Aragorn lo seguì e notò che sulla schiena teneva due pugnali dalle else decorate finemente.


La stanza dove si fermarono si trovava sotto il livello del trono. Non c’erano tanti letti e quei pochi erano separati da stoffe leggere di tinte color pastello che pendevano dal soffitto. Le luci, le piante e il silenzio rendevano la sala molto accogliente.


Aragorn si sedette su un letto e Legolas andò a preparare degli impacchi di erbe mediche.

“Fortunatamente la maggior parte sono graffi poco profondi, non dovrebbero portare infezioni” disse l’Elfo prima di riavvicinarsi.

Si mise su una sedia vicina al letto e prese a medicare le ferite, iniziò da quelle sull’avambraccio, poi passò a quelle sul collo e infine ad un taglio sullo zigomo destro.

“Dovresti aprirti la veste, c’è un graffio che continua sotto i vestiti”

L’Uomo obbedì e l’altro continuò la medicazione.

Nessuno dei due parlava. Aragorn si trovava stranamente in imbarazzo, era come se stando zitto sperava di non essere notato, cosa un po’ difficile poiché l’Elfo stava lavorando su di lui. Ma la mano delicata che si moveva sul suo petto era piacevole. Legolas era immerso ad osservare quella pelle così diversa dalla sua, partendo dal colore più scuro, arrivando alla temperatura, maggiore di quella degli Elfi. Gli piaceva osservarla e toccarla, ma sapeva che non poteva continuare all’infinito.

“Tuo padre non custodirà Gollum”

“Non ti preoccupare di questo” si allontanò “ Pensa a rivestirti” e uscì sorridendo.


Aragorn e Legolas si ritrovarono chiamati dal Re, l’Elfo si mise alla sua destra e l’Uomo, di fronte al trono, fu affiancato da Gollum che le guardie avevano appena riportato.

Fu Thranduil a parlare per primo:

“Cosa vi ha spinto a rivolgervi a me per questo incarico?”

L’Uomo rispose: “Signore, è l’unico ad avere delle segrete”

“Potete chiedere agli Uomini”

“Non sono affidabili quanto gli Elfi”

“Perché dovrei accettare di tenere questa creatura nel mio regno?”

Il Ramingo stava per controbattere, cosa che avrebbe prolungato la discussione, ma per fortuna intervenne Legolas

“Adar, se Gollum rimanesse a piede libero rappresenterebbe un pericolo ormai pure per noi, le forze di Dol Guldur si sono spinte già oltre”

Un momento di silenzio.

“Portatelo nelle segrete e te, Aragorn, sei libero di rimanere nel mio regno fin quando lo vorrai”

Molta gente sottovalutava l’influenza che il figlio aveva sul Padre.

Estel rimase affascinato dalla solennità che la figura del Principe mostrò di avere nei momenti opportuni.


L’Uomo ringraziò e seguì la guardia che lo doveva guidare fino alla sua stanza.

“Ci penso io, puoi andare” Legolas si affiancò ai due e congedò l’altro Elfo.

“Se vuoi ti mostro il regno” era così felice di vedere l’amico dopo tutto questo tempo

“Ne sarei onorato, Principe Legolas” rispose Aragorn sorridendo.


Gli fece vedere l’interno della reggia, raccontandogli storie a quei posti legate. Durante quella visita incontrarono molti altri Elfi che guardarono l’Uomo con sospetto, ma lo salutarono cortesemente vedendo il rapporto che aveva con il loro Principe.


Come ultima cosa Legolas lo portò fuori, dove gli alberi erano ancora verdi, e si sedette appoggiandosi al tronco di uno di essi, seguito da Aragorn.

Il suo sguardo si inoltrò nella scura foresta che si apriva di fronte a loro e con malinconia iniziò a parlare:

“Il bosco è malato, una magia nera lo sta uccidendo”

“Da quanto è così?”

“Ricordo i miei primi mille anni, quando ancora era chiamato BoscoVerde il Grande”

Sentendo il dolore nella voce dell’Elfo, Aragorn pensò che se il bosco fosse morto, il cuore di Legolas l’avrebbe seguito.

“Sei stato in qualche altra foresta?” cercò di rendere l’argomento più piacevole

“Più volte ho ammirato i boschi di Lothlórien, ma quella che mi manca maggiormente è la foresta di Fangorn. Molte volte sono cadute le foglie rosse della mia dimora qua a Bosco Atro dall’ultima volta che l’ho visitata. Sarei felice di vederla una, e altre infinite volte nella mia vita”

“Lo stesso vale per me, da tanto non metto piede in quella foresta, potremmo andarci insieme”

Gli occhi di Legolas si illuminarono nel modo che ad Aragorn piaceva tanto

“La trovo un’ottima idea”


Si misero a narrare quello che avevano fatto negli ultimi mesi e l’Elfo gli promise che lo avrebbe portato a Dale, così gli avrebbe fatto conoscere Re Bard.

L’Uomo raccontò le escursioni con i gemelli, ma tacque su Arwen, accantonando il suo pensiero ancora per un po’. Per evitare possibili domande sugli abitanti di Gran Burrone, parlò del viaggio con Gandalf e della ricerca di Gollum.

Quando non sentirono più il bisogno di dirsi qualcosa rimasero in silenzio, silenzio che venne interrotto da un pensiero detto a voce alta dall’Elfo

“Che bello sarebbe poter osservare il cielo in ogni momento”

Aragorn si girò verso di lui e lo vide con lo sguardo perso tra i rami degli alberi sovrastanti che lo dividevano dalla volta ormai stellata.


I giorni passavano e non c’era momento che i due amici fossero distanti. Andavano a caccia insieme e se non si allenavano parlavano, se non parlavano stavano in silenzio, ma sempre uno accanto all’altro.

Legolas gli fece conoscere i suoi amici e le guardie a lui più care, tra cui spiccava Galion, il guardiano e il consigliere più fidato del Re, non che vecchio amico di suo Padre.

Galion aveva occhi marroni e lunghi capelli scuri, come la maggior parte degli Elfi. Aragorn si accorse che erano in pochi ad avere i capelli chiari e nessuno ce li aveva ricamati dal Sole durante il giorno e dalla stessa Luna durante la notte, come Legolas e il Re Thranduil.


Le giornate si spegnevano una dopo l’altra e alla semplice vicinanza dei due compagni si aggiunsero fugaci tocchi e effimeri sguardi.

Una mano che si soffermava più del previsto sulla schiena, su una spalla o sul petto. Una presa dolce che indugiava su un braccio. E poi c’erano quegli sguardi che non avrebbe mai pensato di vedere sul volto delicato di Legolas. Erano sguardi che portavano con sè una divertita consapevolezza di ciò che vi può essere di audace in una situazione; e molto spesso erano seguiti da parole pronunciate con tono più basso, in un sussurro vicino all’orecchio o che si perdevano tra le chiome.

E chi era Aragorn per non ricambiare quei tocchi, quegli sguardi e quelle parole? Era un Mortale incapace di resistere a cotanta bellezza.


Thranduil era stato molto impegnato in quei giorni e non si accorse appieno del legame che ormai era nato tre suo figlio e il Ramingo.


Passò quasi un mese. Aragorn non voleva approfittare dell’ospitalità del Re, ma ogni qual volta accennava a ripartire Legolas gli chiedeva di rimanere e non se la sentiva di dirgli di no, dopotutto non voleva nemmeno lui.


Un giorno il Principe lo portò in camera sua. Era situata nel piano più alto dove vicino c’era la stanza di suo Padre e altri vani reali.

La sua camera era spaziosa e luminosa grazie ad una grande finestra che dava sul bosco, ma per dispiacere dell’Elfo non si vedeva il cielo, per farlo doveva arrampicarsi su qualche albero lì vicino.

Durante la mattinata avevano parlato di armi e Legolas voleva fargli vedere quelle che aveva, tanti erano regali di suo Padre e quelli a lui più cari, altri invece erano regali di Signori elfici.


Gli mostrò i pugnali e le spade dalle lucenti lame e le raffinate decorazioni. Per ultimo gli esibì gli archi, con cui gli Elfi non avevano rivali. Ce n’erano di tutti i tipi: lunghi e corti, con le corde più o meno dure.

Prese un lungo arco di legno scuro e lo diede ad Aragorn che lo osservò meglio tra le sue mani, per provarlo si mise in posizione di tiro mirando ad un bersaglio immaginario sulla parete. Legolas si accorse dell’impugnatura dell’Uomo, diversa dalla propria.

L’Elfo gli prese l’arma, si mise a sua volta in posizione di tiro e una volta teso l’arco chiese al Ramingo di mostrargli l’impugnatura.

Ed ecco che il loro gioco silenzioso riprese. Aragorn si mise dietro Legolas, petto contro schiena e le sue mani si appoggiarono su quelle dell’altro, doveva stare attento a non farsi distrarre dal dolce profumo di bosco mentre gli parlava a voce bassa nell’orecchio. Il Principe cercò il contatto con l’Uomo e mosse leggermente la testa per sentire ancora di più il respiro caldo dell’altro che gli solleticava l’orecchio a punta e il collo.

“Legolas”

Qualcuno bussò alla porta

“Non sanno che il Principe è occupato” proferì con tono basso l’Elfo ed entrambi sorrisero, ma smisero di farlo quando Galion entrò in camera e li trovò ancora vicini. A questo punto si allontanarono e la guardia un po’  interdetta disse quello che era venuto a dire

“Principe Legolas, il Re ti vuole parlare”

L’Elfo biondo annuì e prima che l’amico di Thranduil se ne andasse gli chiese tacitamente di non dire niente a suo Padre e come risposta ebbe un complice sorriso.


Più tardi entrambi si presentarono al cospetto del Sovrano.

Aragorn aveva deciso di ripartire e ringraziò profondamente per l’ospitalità ricevuta.

Il Principe lo accompagnò fino ai confini del bosco. Camminarono uno accanto all’altro, seguiti dal cavallo del Ramingo.

Prima di uscire nella radura si fermarono

“Allora ad una prossima volta, Legolas”

“Sperando che sia presto” rispose sorridendo.

Aragorn non seppe perché, non seppe mai se fosse stato per il sorriso, per quegli occhi, per quel viso o semplicemente perché era Legolas, seppe solo che baciò l’Elfo.

Fu un tocco delicato a cui, con sua sorpresa, partecipò pure il Principe.

Quel semplice bacio accese in lui un fuoco così ardente che il ricordo del calore provocato da Arwen gli sembrò una semplice candela.

Quando si staccarono l’Uomo sentì sulle labbra il sapore della Primavera in una giornata d'Autunno

“Sperando che sia presto” ripeté Aragorn sorridendo, salendo sul cavallo e allontanandosi, lasciando dietro di lui un Elfo altrettanto sorridente.




Note

E’ proprio vero che che non muore si rivede…

Anche se un po’ in ritardo,ne approfitto per farvi gli auguri di buon anno!


Di nuovo, mi scuso enormemente per il ritardo, ma non pensavo davvero che la scuola mi prendesse tutto questo tempo, per fortuna esistono i forum che ogni tanto ti vanno rivivere!

Spero vi piaccia pure questo capitolo e grazie mille a chi sta continuando a seguire e recensire la storia, non sapete quanto mi rendete felice :)


I prossimi due/tre capitolo ce li ho già scritti, quindi è solo una questione di trovare pochi minuti per cercare di prendere il mano la mia vita!
   
 
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