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Autore: Inevitabilmente_Dea    27/01/2016    1 recensioni
Elena si ritrova nella Radura. Sola. L'unica ragazza in mezzo ad un branco di Radurai. Non ricorda nulla del suo passato, se non il suo nome. Tuttavia inizia a fare sogni strani, che ogni notte puntualmente arrivano a spaventarla.
La ragazza stringerà amicizie, ma qualcuno sembra non volerla tra i piedi. Eppure ogni volta che lei avrà bisogno di conforto, Newt sarà al suo fianco. Amore o amicizia? Sta a voi scoprirlo...
Buona lettura.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Mi fiondai fuori dal Casolare e quando notai Newt parlare con Minho, gli corsi incontro.
"Newt!" lo chiamai appoggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
"Ehi, bambolina... Che succede?" chiese Minho guardandomi curioso.
Newt lo fulminò con lo sguardo per quel nomignolo, ma poi mi rivolse la sua più totale attenzione.
"Ho bisogno di parlarti, Newt." spiegai. "Posso rubartelo per alcuni minuti?" chiesi a Minho.
Lui annuì e si allontanò, lasciandoci soli. 
"Che succede?" chiese Newt allarmato.
"Ho fatto di nuovo un sogno." spiegai guardandomi attorno alla ricerca di Thomas.
"E..." mi incalzò lui.
"Devo parlarne anche con Thomas. Aiutami a cercarlo e poi vi spiego." dissi continuando a cercarlo con lo sguardo.
Newt sbuffò e mi indicò il ragazzo, che se ne stava seduto con la schiena contro un albero.
Mi incamminai velocemente verso di lui e Newt mi seguì senza proferire parola.
"Vedo che riesci a stare in piedi..." constatai sorridendogli.
"Merito della mia Medicale sexy." disse assumendo un ghigno malizioso.
Risi leggermente e gli diedi un colpo sulla spalla. 
"Ehi, Tommy." disse Newt salutando il ragazzo seduto a terra.
"Ehi, Newt, Ele... Avete bisogno di qualcosa?" chiese alzandosi in piedi.
"Ho fatto uno dei miei sogni-ricordi. Ti ho visto, di nuovo." spiegai. "Mi stavi spiegando come funzionava il Test del Labirinto e mi hai spiegato che il mio compito era quello di..."
"Frena..." disse secco Newt. "Test del Labirinto?"
"Sì... Io e Tom stavamo dietro gli schermi di alcuni computer e vi osservavamo. Io sono arrivata quando ormai era già iniziato il Test e Tom era stato incaricato di spiegarmi come funzionasse."
"Quindi tutto questo è un maledettissimo Test?" chiese Newt scocciato. "E per cosa?"
"Per studiare la vostra Zona della Violenza. Non so bene cosa significhi, ma nel sogno io spiegavo che era la zona dove si sviluppava l'Eruzione... Non mi chiedete cosa sia, perchè non ne ho idea." spiegai sbrigativa, ansiosa di arrivare al punto.
"Ma quindi... Noi siamo come cavie da laboratorio?" Newt mi guardò negli occhi e un'espressione triste si dipinse sul suo volto.
"Non è questo il punto... Nel sogno Thomas mi spiegava che il Labirinto è un codice." dissi euforica. 
"Un codice?" chiese Thomas facendosi curioso.
"Sì! Tu prima mi hai spiegato che i Velocisti confrontano le Mappe di ogni Sezione con quella del giorno precedente. Ogni Velocista ha sempre e solo studiato la sua Sezione. E se le Sezioni fossero collegate tra di loro? E se invece le Mappe andassero confrontate con le altre Sezioni?" spiegai.
Thomas ci pensò un po' su, ma poi la curiosità sul suo volto si spense e fu sostituita da dispiacere: "Sì, ma le Mappe sono tutte andate bruciate e non possiamo più..." 
Newt lo interruppe bruscamente: "Io e Minho le abbiamo nascoste. Le Mappe sono salve, solo l'edificio è andato a fuoco."
Thomas sbarrò gli occhi ed io feci lo stesso. Avevamo ancora una possibilità.
"Allora portami a vederle." ordinò Thomas. "Ma avremo bisogno dell'aiuto di Minho."
Lo guardai nervosa. Come avremmo fatto a spiegarglielo? Non volevo raccontargli dei miei sogni e del fatto che io lavorassi per la W.I.C.K.E.D.
Thomas mi lesse nella mente e mi rassicurò: "Tranquilla... Gli spiegherò tutto io con calma."
Annuii incerta e cercai lo sguardo di Newt.
Thomas corse a cercare Minho e rimasi sola con il ragazzo.
Aveva un'espressione accigliata, come se fosse triste e allo stesso tempo pensieroso.
"Newt, che hai?" chiesi toccandogli il braccio.
"Mi ha semplicemente sorpreso sapere che tutta la mia vita - o almeno la parte che mi ricordo - è tutta un esperimento." disse grattandosi la nuca.
"Lo so... Vi abbiamo fatto cose orribili e mi dispiace... Io non so neanche perchè l'ho fatto. Dovevo oppormi." dissi scuotendo la testa e sentendomi terribilmente in colpa.
"Eli, te l'ho già detto. Non è stata colpa tua. Tu e Tommy ora siete persone diverse. Non importa quello che avete fatto. Conta ciò che siamo e ciò che facciamo ora." spiegò prendendomi la mano. "Ora andiamo da Minho." 
Raggiungemmo il Velocista e lo trovai abbastanza accigliato mentre ascoltava la spiegazione di Thomas.
"E quindi vorresti esaminare le Mappe una ad una?" chiese Minho senza capire.
"Sì, fammele vedere e basta." tagliò corto Thomas.
Minho scosse la testa, ma alla fine ci condusse verso il Casolare.
Estrasse una chiave da una nicchia stretta accanto ad uno degli angoli sul retro della struttura e aprì una porta malmessa che dava su un piccolo ripostiglio.
Osservai lentamente la stanza: qua e là c'erano delle corde, delle catene e altri oggetti di varia natura. Alcune scatole contenenti scarpe da ginnastica, alcuni zaini buttati qua e là e degli scaffali pieni di... 
Mutande? Pensai trattenendo una risata. Non volli immaginare a cosa servissero.
Il Velocista ci condusse verso la parete di fondo e, dopo aver spostato alcune scatole dal muro di fondo, sollevò una botola, rivelando una scala di legno che scendeva nell'oscurità.
Minho scese per primo e noi lo seguimmo titubanti. Cercai di non cadere per i gradini e nonostante il buio riuscii a non ammazzarmi.
Subito le mie narici furono invase da un forte odore di muffa e umidità.
Poi si sentì un click e una luce si accese, costringendomi a socchiudere gli occhi.
Una volta che mi fui abituata al bagliore accecante notai che la stanza era più grande di come me l'ero immaginata. 
Misurava almeno dieci metri quadri e le pareti erano piene di mensole allineate.
C'erano diversi tavoli di legno e su alcuni di essi erano appoggiate delle armi: pali di legno, punte di metallo, rotolo di filo spinato, coltelli, seghe, spade e alcuni archi.
Mi avvicinai con cautela e sfiorai le frecce di un arco. Non seppi perchè, ma quell'arma mi attraeva particolarmente.
"Attenta, bambolina. Quello non è un giocattolo." spiegò Minho.
Mi allontanai e raggiunsi Newt, che nel frattempo si era recato in un angolo buio.
Senza aggiungere altro Newt mosse una vecchia anta di legno, facendola scricchiolare.
Poi cavò diverse scatole di cartone. Le contai, ce n'erano otto in totale.
"Abbiamo messo il contenuto di ogni baule in una scatola separata. Otto scatole per otto Sezioni." spiegò Minho afferrando una scatola e spostandola su uno dei tavoli.
Thomas estrasse una pila di fogli e li osservò accuratamente.
"E ora che dobbiamo fare, pive?" chiese Minho alzando un sopracciglio.
Thomas continuò ad esaminare le Mappe con attenzione, poi vidi il suo volto rilassarsi e alzò lo sguardo di scatto.
"Carta oleata." furono le uniche parole che pronunciò.
"Eh? Che diavolo vai blaterando?" chiese Minho.
"Fidatevi e basta. Ci servono carta oleata e forbici. E tutte le matite e pennarelli neri che riuscite a trovare."
Io e Newt ci scambiammo un'occhiata confusa. Non sarebbe bastato confrontare le Mappe appartenenti a Sezioni diverse? A cosa serviva della carta oleata?
Decidemmo di dargli ascolto, nonostante non avessimo capito dove volesse andare a parare.
Se c'era una cosa che avevo imparato con il tempo, era che Thomas era un ragazzo intelligente e di certo ci si poteva fidare di lui.
Frypan non fu felice di vedersi portare via una scatola intera di rotoli di carta oleata. Ma alla fine riuscii a convincerlo e ci permise di prenderli.
Raccattammo qua e la matite e pennarelli e dopo dieci minuti ci ritrovammo a disporre gli oggetti su uno dei tavoli.
Non avevamo trovato delle forbici, così Thomas optò per un coltello affilato.
"Non so cosa tu voglia fare, ma mi auguro che funzioni." disse Minho con un tono leggermente interessato.
Presi una sedia di legno e mi sedetti accanto a Thomas. Newt fece altrettanto, seguito da Minho, e poi appoggiò i gomiti sul tavolo.
"Muoviti, Tommy." disse ansioso. "Non abbiamo tutto il giorno."
Thomas porse a Minho un coltello e gli spiegò cosa fare: "Comincia a tagliare dei rettangoli di carta oleata grandi all'incirca quanto le Mappe." 
Poi si girò verso me e Newt e ordinò: "Ele e Newt, voi potete aiutarmi a prendere le prime dieci Mappe di ogni Sezione."
Forse stavo iniziando a capire le intenzioni di Thomas. Voleva ricalcare sopra la carta oleata le Mappe riuscendo così a sovrapporle l'una sull'altra per vedere cosa veniva fuori.
Io, Newt e Thomas ci dirigemmo verso le scatole di cartone e cavammo - come ci era stato ordinato - alcuni fogli.
Quando tornammo al tavolo, vidi che Minho aveva già tagliato una ventina di fogli e li aveva impilati l'uno sopra l'altro, formando una specie di torre.
Thomas afferrò un pennello e prese una Mappa. "Va bene, adesso tracciate gli ultimi dieci giorni su un pezzo di carta oleata. Ricordatevi di segnare le informazioni in cima, in modo da ricordarci poi di cosa si tratta."
"Spero che alla fine otterremo qualcosa." sospirai mettendomi al lavoro.
Appoggiai un pezzo di carta oleata sopra una Mappa e iniziai a tracciare delle linee, seguendo quelle disegnate sulla Mappa originale.
Cercai di tracciare linee pulite e ordinate, ma allo stesso tempo feci di fretta. 
Finalmente dopo una decina di minuti finii le mie dieci Mappe e appoggiai la matita, facendo riposare il polso.
Osservai Newt e mi accorsi di quanto fosse concentrato. Disegnava linee dritte che salivano o scendevano, che andavano da una parte all'altra, con la lingua ferma all'angolo della bocca.
Procedemmo con il lavoro, scatola dopo scatola, Sezione dopo Sezione.
"Ne ho abbastanza." constatò Newt abbandonando la matita sul tavolo. "Mi bruciano le dita, cacchio. Vediamo se funziona."
Thomas sembrava non aspettare altro perchè subito scattò sulla sedia e cominciò a disporre ordinatamente i pezzi di carta oleata sul tavolo.
"Okay, datemi gli ultimi giorni di ciascuna Sezione... Fate dei mucchi sul tavolo in ordine, dalla Sezione uno alla Sezione otto. La uno qui..." e indicò un'estremità del tavolo. "E la otto qui." indicò l'altra estremità.
Ubbidimmo in silenzio e lentamente occupammo tutto il tavolo.
La tensione che riempiva l'aria era palpabile. Tutti erano nervosi e allo stesso tempo impazienti di vedere il risultato.
Dopotutto quella era la nostra ultima ancora di salvezza. Se anche quel tentativo fosse fallito, non saremmo stati capaci di inventarci nient'altro.
Thomas raccolse una pagina da ogni pila con mani tremanti, poi le posó l'una sull'altra.
Una volta fatto ció ci mettemmo tutti ad osservare il risultato.
Sussultai leggermente quando notai una lettera formarsi al centro della pagina.
Gli altri ebbero tutti la mia stessa reazione e continuarono a fissare la pagina.
Era appena accennata, ma era lì. Non c'era dubbio.
Nel centro esatto della pagina c'era la lettera F.
"Porco caspio..." sussurrò Newt sbattendo più volte gli occhi, come se non credesse a ciò che aveva appena visto.
"Okay, okay... Ehm, non illudiamoci troppo." dissi grattandomi nervosamente la testa. "Potrebbe anche essere solo una coincidenza. Dobbiamo riprovarci."
"Sono d'accordo." sussurrò Minho ancora intento a guardare la pagina.
"Va bene." disse Thomas continuando a unire le otto pagine di ciascun giorno, in ordine dalla Sezione uno alla otto.
Ogni volta si formava una lettera diversa, sempre resa più chiara tra le righe fatte a matita.
Presto comparirono una L, poi una U, in seguito due T, un'altra U e una A.
Poi altre lettere: PIG e L.
"Fluttua e pigl..." ripetei meccanicamente. "Non ha senso, ma continuiamo."
"A me non sembra un cacchio di codice di salvataggio." disse Newt lasciandosi cadere sfinito sulla sedia.
"Lo so, ma lei ha ragione. Dobbiamo rimetterci al lavoro. Non possiamo abbandonare tutto adesso." spiegò Thomas preso dall'emozione e dalla curiosità.
"E allora muoviti ad allineare le altre pagine." lo spronò Minho. "E' chiaro che non è una coincidenza."
Thomas annuì e si affrettò ad unire le ultime pagine rimaste, portando alla luce altre due lettere.
"Piglia?" chiese Newt incerto. "Fluttua e piglia?"
Thomas annuì nuovamente e poi si diresse a gran velocità verso le scatole di cartone contenenti le altre Mappe.
"Dobbiamo continuare a lavorare." disse eccitato.
Pensai di non aver mai visto una persona talmente ansiosa di scoprire qualcosa, come lo era lui in quel momento.
"Già, io e Thomas non possiamo aiutarvi, però." sottolineò Minho con tono che trapelava rimprovero.
Mi voltai e lo guardai con espressione accigliata. Eravamo ad un pelo dalla risoluzione del codice e lui ci abbandonava?
"Cosa?" chiese Thomas sbalordito. "Cosa c'è più importante di questo?"
"Il Labirinto. Dobbiamo far uscire tutti i Velocisti e forse potremmo attuare quel nostro piccolo programma." disse Minho con voce eccitata.
"Cioè? Di cosa stai parlando?" chiese Newt curioso.
"Io e Thomas stavamo pensando di restare nel Labirinto anche durante notte, per esplorare." spiegò il Velocista. "Le Porte rimangono aperte. Non dobbiamo preoccuparci di tornare in tempo." 
Newt annuì e gli disse di sbrigarsi. 
Thomas seguì Minho malvolentieri, senza neanche salutarci e nella stanza calò il silenzio.
"Per prima cosa dobbiamo andare a mangiare, poi dobbiamo radunare alcuni Radurai." spiegò Newt alzandosi dalla sedia e salendo le scale.
"Frena." dissi afferrandolo per una manica. "Io non vado a mangiare finchè non finisco qui."
"Come ti pare. Io ho fame e in più non ce la farai mai a finire entro questa sera. Neanche se ti aiutassi io." disse ignorandomi e continuando a salire.
Mi guardai attorno nella stanza. Gli oggetti attaccati ai muri erano accompagnati da ombre inquietanti. Non volevo rimanere sola in quella stanza.
"Aspettami!" gridai quando notai che Newt mi aveva abbandonato senza farsi scrupoli.
Corsi fuori dal ripostiglio e lo raggiunsi a passo veloce. "Ti odio." sussurrai riprendendo fiato.
"Anche io ti amo, Eli." disse lui circondando le mie spalle con il suo braccio e stringendomi a sè.

Finimmo il pranzo con una velocità da record. In realtà, io avevo trangugiato il cibo sul mio piatto con una voracità incredibile e avevo messo fretta a Newt per poter tornare a lavorare al più presto.
Lui alla fine si era arreso e mi aveva assecondato.
Avevamo radunato alcuni ragazzi e mi sentii leggermente in imbarazzo. Non conoscevo nessuno di loro, escluso Jeff.
Gli spiegammo in breve quello che dovevano fare e, dopo aver esitato qualche minuto, si misero al lavoro.
Presto arrivò la sera, ma decidemmo di restare comunque a finire il lavoro.
Andai ad avvisare Gally e convincerlo che sarei stata al sicuro dai Dolenti non fu un'impresa semplice. Alla fine però cedette e andò a nascondersi con gli altri al Casolare - che era stato rinforzato per la terza volta.
Quando tornai nel ripostiglio, chiusi a chiave la porta dietro di me e raggiunsi ansiosa gli altri.
Il vibrare della luce nella stanza fu l'unico suono che si sentì per ore, poi lentamente arrivarono anche i rumori spaventosi prodotti dai Dolenti.
Non ci fermammo neanche quando questi si fecero più vicini. Non avevamo tempo da sprecare.
Tutto l'operato si svolse in un silenzio tombale e ciò appesantì il lavoro.
Quando finalmente finimmo doveva essere ormai notte inoltrata.
Avevamo lavorato fino allo sfinimento, ma fortunatamente la nostra fatica non era vana. 
Avevamo trovato altre quattro parole, che sommate alle altre erano sei.
FLUTTUA.
PIGLIA.
SANGUINA.
MORTE.
RIGIDO.
PREMI.

Avevamo il codice. Ora dovevamo solo scoprire come usarlo.

   
 
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