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Autore: Rachele_Saranti    27/01/2016    2 recensioni
A volte le parole feriscono. Camilla l'ha capito a sue spese, ma riuscirà dopo mesi di lontananza da Gaetano a trovare le parole giuste per aggiustare il tutto?
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Camilla Baudino, Gaetano Berardi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Marco se ne stava seduto sul divano, osservando il caminetto acceso.
Tra le mani rigirava il calice di cristallo.
Aveva messo un po' di musica classica, nell'intento di riposarsi un po' e svagare la testa.
Rachele si sedette accanto a lui, sfiorandogli una mano, e levandogli il bicchiere con il rischio di farlo cadere a terra. Lo posò sul tavolino di fronte, mentre Marco la osservava in silenzio.

-A cosa pensi?
-Hummm...a niente di preciso.
-Eppure sento il rumore dei tuoi pensieri così forte. Mi sembri abbastanza preoccupato.
-Non sono preoccupato, sono solo dubbioso.
-Perché?
-Per quello che mi ha detto la dottoressa.

Rachele sorrise, guardandolo con aria furbetta.

-Allora i tuoi pensieri sono rivolti a lei!
-No, non a lei. beh...forse anche a lei.

Rispose imbarazzato.

-Ma stavo pensando a quello che mi ha detto a riguardo di Camilla.
-Perché? Sta male? Ha qualcosa che non va? La bimba sta male?...
-NO! no tranquilla, è tutto a posto.
-Ah...

Rachele tirò un sospiro di sollievo.

-E allora che cosa c'è che ti angoscia?

Marco si voltò verso la ragazza, e le fece segno di abbassare la voce.

-Il padre della bambina...
-Cosa?
-So chi è il padre.
-E come fai a saperlo?
-L'ho intuito.
-Come l'hai intuito?
-Eh sì!
-Ma te l'ha detto Francesca?
-Sì...cioè no!
-Te l'ha detto sì o no?
-Rachele abbassa la voce.

La Marchesi si morse il labbro, e chinò il capo.

-Si tratta di Berardi vero?

Marco sgranò gli occhi.

-E tu...come..
-Intuizione!
-Te l'ha detto Camilla?
-Che? No ma figurati.
-E allora...?
-L'ho intuito dai discorsi che facciamo...e poi sta sera ne ho avuto la riprova a tavola.
-Ma Camilla non l'ha mai detto.
_Beh, lei forse no...non di persona...


Paolo di Matteis aveva chiuso la porta a chiave.
Alla fine aveva deciso di rimanere a parlare con la prof. L'aveva fatta accomodare accanto a lui sul letto, e le aveva portato un bicchiere d'acqua.

-Possiamo darci del tu?

Aveva chiesto con titubanza.
Camilla aveva sgranato gli occhi. Come? Paolo de Matteis che cercava di prendersi finalmente, delle confidenze con lei dopo anni che si conoscevano?

-Ma...io direi che non c'è nulla di male. Per me va bene, Paolo.
-Bene...

rispose lui annuendo e mantenendo però sempre quell'aria rigida e distaccata, che però durante il corso della loro passata discussione, si era un pò persa.

-Volevo...volevo mettere in chiaro due o tre cose con lei.
-Va benissimo.

Rispose Camilla con tono serafico.

-Prima di tutto...deve promettermi che non si immischierà in alcun modo nelle mie indagini.
-Non avevamo già parlato prima?
-Si ma mica mi ha....mi hai fatto una promessa prima.
-Ah...vuoi una promessa...addirittura?
-Prof...Camilla, non scherzare!
-Va bene, va bene! Ma solo a patto che lei si lasci un po' più andare.
-Non ho ancora finito.

Camilla abbassò lo sguardo, e si toccò istintivamente il ventre.

-C'è dell'altro.?
-Voglio che lei mi racconti.
-Che cosa le...anzi ti devo raccontare Non credo che abbia da dire che ti riguardi personalmente.
-Voglio sapere com'è successo.
-Com'è successo cosa?
-La bambina.

Camilla si accigliò.

-Continuo a non capi...Ah! intendi dire...

Paolo annuì.

Era stato un giorno come tanti. La stagione autunnale si avvicinava a grandi passi, e niente ero più come prima.
Alla fine Renzo aveva deciso di partecipare a una serie di conferenze extraeuropee, e si era portato con se Carmen il piccolo Lorenzo.
Tokyo gli aspettava, e andava solo visitata per bene per capire che quella sarebbe stata una grandissima città piena di speranze e opportunità per l'archietto Ferrero.
Un po' meno contenta fu Carmen invece, che nonostante il primissimo entusiasmo, iniziò subito ad avere nostalgia e di Barcellona, e di Torino.
Tornò quindi ben presto a condurre la vita che sempre l'aveva vista protagonista. In giro per il mondo e per le più varie città in cerca di progetti ambiziosi da realizzare.
Solo che adesso con Lorenzo tutto si era complicato, e lei aveva deciso di tornare a Torino con le mani legate.
Un bambino...
una gioia , ma anche un bel fardello.
Camilla aveva aiutato Carmen nelle prime settimane. Mentre l'altra donna era al lavoro, Camilla si prendeva cura del piccoletto, come tanti anni prima aveva fatto con sua figlia Livietta.
Ma le cose cambiarono ben presto.
Ricordò che Carmen era appena tornata a casa dal lavoro, e Camilla quel giorno era rimasta a casa perché non si era sentita troppo bene.
Una leggera emicrania, un forte senso di nausea, vertigini, e alla fine l'abisso.
Camilla cadde a terra come morta.
Carmen spaventata come non mai, decise di portare quella che ormai era divenuta una vera e propria amica, all'ospedale, dove la dottoressa Gariglio dette il suo responso categorico dopo mille accertamenti.
Incinta.
Come? Di chi? Alla sua età?
Totale follia.
Ma le analisi non mentivano,e nemmeno l'ecografia.
Incinta di tre mesi...
Impossibile, dovevano essersi sbagliati.
Questo fu il primo rapido pensiero della prof, quando le vennero a comunicare i risultati.
Era tutto vero. Tutto così fottutamente vero.
E come ormai le succedeva di frequente, cadde in uno stato di confusione totale.
Una confusione non solo fisica ma e soprattutto psicologica. Il bambino era di Gaetano. lo sapeva, non aveva fatto l'amore con altri uomini se non in sogno con Renzo .Ma non si può rimanere incinta solo perché si è fatto un sogno, vero? Il bambino che portava nel suo grembo era il frutto miracoloso del suo amore. Dell'amore che lei e Gaetano si erano dati. perché loro due si erano sempre amati,e sebbene le cose in quel periodo non andassero proprio nel modo migliore...avrebbero continuato ad amarsi come dieci anni prima.
Forse...
O forse no.
La notizia sulla gravidanza sconvolse Camilla. La sconvolse non tanto per i motivi genetici, clinici o medici che potevano starci dietro. la sconvolse il solo pensiero di dover dire quelle due semplici parole all'uomo che amava e che aveva volontariamente allontanato da se.
Ma nei suoi sogni, nei sogni che faceva quando ancora stava con Renzo, quelle parole le erano uscite con tanta, tantissima, facilità.
"Gaetano, oggi sono entrata nel nono mese".
Ricordava ancora il sogno, lei vestita interamente di bianco. Una palandrana candida che le delineava delicatamente le curve femminili, e sottolineava un pancione abbastanza grosso.
Lei se lo toccava con le mani, e sorrideva a Gaetano.
Lui si avvicinava e lei,quasi commossa, lo abbracciava.
Padre sul serio. Padre di quella creatura avuta con la donna che amava. Doveva essere un sogno...e infatti...
Ma adesso non stava più in un sogno. lei e Gaetano si erano lasciati, e quel piccolo "imprevisto"avrebbe portato ancora più scompiglio nella vita dei due.
Non poteva dirglielo.Lui non avrebbe capito, lo avrebbe preso come una ripicca, un modo per tenerlo accanto a se ora che le cose tra loro erano andate a finire a rotoli.
Non poteva e non doveva dirglielo. Sarebbe rimasto un suo segreto.
Con quel pensiero passò la settimana che venne dopo la visita in ospedale, poi la notizia : Gaetano Berardi, richiamato a Roma.
E lui l'occasione non se l'era lasciata sfuggire. Aveva deciso di chiudere con Torino, chiudere con quella città in cui aveva vissuto emozioni troppo difficili e dolorose per lui da ricordare.
Così partì, prendendo il treno del pomeriggio.
Sebbene Camilla avesse fatto di mani e di piedi per non dirgli nulla, alla fine si convinse, sotto consiglio attento di Carmen, di raccontare tutto a Gaetano.
Non poteva lasciarlo andare via, senza dirgli quella verità.
Lo rincorse alla stazione...in vano però.
Lui non c'era più...
E per la seconda volta tutto il mondo le crollò a dosso, e lei non fu capace di difendersi dalle sue stesse emozioni. Svenne di nuovo, esausta e ormai poco convinta che le cose sarebbero potute tornare al proprio posto.

Camilla si riprese dal suo ennesimo stato di Trance. Da quando Gaetano se n'era andato, la sua vita si era proiettata non su un futuro migliore, ma bensì sempre su quei maledettissimi ricordi. Uno ad uno riaffioravano più vividi che mai.
Uno ad uno la convincevano sempre di più che quello che c'era stato con Gaetano non era stato un semplice rapporto. il loro era stato qualcosa di prezioso, e che lei stupidamente, aveva gettato via.

-Camilla?
-Huh?
-Stai bene?

Paolo la guardò di traverso.

-Io...ecco...

cercò di ricomporsi con velocità.

-Paolo, mi dispiace...ma per sta sera preferirei chiudere la conversazione qui.
-Ho detto qualcosa di sbagliato non è vero?
-No...non credo..

Fece per rialzarsi nuovamente, quando De Matteis la fermò di nuovo.

-Senti...Sai che in altre circostanze non ti calcolerei nemmeno. D'altra parte sei sempre stata un'impicciona che si è intromessa nelle mie indagini e ha portato scompiglio e poco ordine tra i ruoli di professori e poliziotti; ma...mi piacerebbe che domani facessi un salto in commissariato.
-In commissariato domani? Ma...è domenica!
-Eh lo so. Che pensi, che sia così fuso da non ricordare nemmeno che giorno fosse? ma siccome io devo mettere in ordine le mie cose...magari avremmo avuto modo di finire , finalmente, la nostra chiacchierata.

Camilla rimase ancora una volta perplessa e interdetta.

_Va...Va bene. Allora a domani.

Detto si affrettò ad avvicinarsi allo stipite.

-Non hai ancora risposto alla mia domanda però.
-Che domanda?
-Il padre del bambino?

Camilla si fece seria per qualche secondo, e poi sfoderò un mezzo sorriso.

-ne parliamo domani.

Marco se ne stavo appoggiato alla parete che dava sulla porta. teneva in mano la giacca di pelle e il mazzo di chiavi.

-Marco sei sicuro? Se vuoi l'accompagno io a casa Camilla.
-Ma no figurati. Sei stanca, hai cucinato e hai fatto tutto te qui in casa. Lascia che la porti io. poi torno subito. E poi sei in buona compagnia, c'è mio fratello qui.
_Ah beh, allora posso proprio fare sogni tranquilli!!!

I due si misero a ridere
Camilla raggiunse i due, sistemandosi la sciarpa al collo.

-Ah Marco!
-Camilla...
-Se non hai nulla in contrario io andrei.

Marco annuì, e fece passare la donna che salutò con un calorosissimo abbraccio la Marchesi.

-Grazie di tutto Rachele.
-E di cosa? Ma figurati! Anzi, grazie a te.
-A me? ma se non ho nemmeno elogiato a dovere i tuoi piatti.
-Ma va! Mica parlavo di quello io. Grazie per la tua presenza, e soprattutto per...l'altro ospite.

Commentò la ragazza sorridendo facendo capire a Camilla la sua allusione.

-Figurati...secondo me era anche ora!

le due si scambiarono un bacio sulla guancia, e si abbracciarono ancora una volta.

-Allora domani ci sentiamo e se vuoi ti accompagno fino al centro commerciale. Dopo scuola ok?
-Eh vediamo...perché avrei già un impegno...
-Ah va bene. Non ti preoccupare. Se ti liberi mandami un messaggio.
-Va bene lo farò!

Camilla uscì dal portone principale seguita da Marco.

-Vuoi tornare subito a casa, o fare quattro passi?
-Come preferisci, per me è indifferente Marco.

Si avviarono verso la macchina quando l'uomo la fermò.

-Bella serata non trovi?
-Un po' freddina.
-Beh, nemmeno troppo. A New York ...lì sì che fa freddo!

Camilla guardò Marco e lui sembrò ricambiare quell'occhiata.

-Marco, posso farti una domanda?
_Anche due!
-Che cosa è successo dopo che io me ne sono tornata con ...Renzo?

Marco si fermò di colpo.

_hei, perché questa domanda? Credevo avessimo chiarito tutto io e te.
-Lo so...ma questa sera parlando con tuo fratello, ho capito quanto davvero poco ti conoscessi. Insomma, so di averti ferito, io mi sono scusata con te, e tu mi hai perdonata...ma...

Marco si limitò ad annuire.

-Ecco che cosa mi piace di mio fratello, sebbene non lo dia molto a vedere. La sua generosità.

Camilla si appoggiò alla prima panchina che trovò libera.

-Cioè?
-Mio fratello mi ha accolto subito quando tu mi hai lasciato. Siamo andati a mangiare pesce e ha pagato lui per me. I mesi che vennero dopo furono duri da digerire...e così decisi di tornare a New York, da mio figlio Tom e da quella splendida ragazza di nome Rachele.
-Rachele è proprio una brava ragazza... deve aver fatto dei miracoli con te.
-In effetti ci siamo aiutati a vicenda. Quando sono arrivato nella grande Mela, Rachele era a pezzi. Sia interiormente che esteriormente.

Camilla rimase in silenzio ascoltando ciò che il Visconti le stava per raccontare.
Lui si sedette sulla panchina accanto alla donna.

-La famiglia Marchesi era una delle famiglie più importanti per il commercio di vino...il vino delle mie terre. Conobbi il padre molti anni fa, e ricordo di aver visto crescere quella dolce bambina mese per mese, anno per anno. Poi dopo la separazione con mia moglie e la nascita di Tom, decisi di prendermi un po' di tempo, di viaggiare, di conoscere nuove terre...e poi tornai a Roma. Da lì, feci continuamente la spola tra Roma e New York. I Marchesi sono sempre stati degli ottimi intenditori in ambito vinicolo-commerciale e quindi affidai per un periodo di tempo le mie quote aziendarie a loro.
-E che cosa successe? fallirono?
-Oh no! Se tu mi hai conosciuto così benestante e in testa nell'imprenditoria vinicola è solo grazie a loro. Tuttavia, qualche anno fa, i genitori di Rachele morirono in un bruttissimo, e ancora adesso misterioso incidente.

Camilla sgranò gli occhi.

-Come...come..è...
-Un incidente ai cantieri. Un container li ha schiacciati. Sembra che non fosse stato caricato a dovere il carico merci, e così...insomma, una fine abbastanza tragica. Soprattutto tragica per Rachele.
-Beh lo posso immaginare, poverina, non lo sapevo.
-In pochi lo sanno. Rachele è una ragazza dura e testarda, e credimi, sebbene sia una giovane di ottimo carattere, tende a tenere per se molte emozioni e delusioni.
-Cosa è successo quando sei giunto a New York?
-Lei era in crisi. essendo figlia unica, tutta l'eredità spettava a lei. E io ho solo dato una mano,in modo che i conti tornassero.
-Sei diventato suo socio?
-Siamo soci. lei è mia socia, tanto quanto io sono suo. Io ho esteso le mie proprietà, lei invece mi ha messo a carico come amministratore delegato della ripartizione vinicola...come dire...una mano lava l'altra.
-E tutte sciacquano il viso.

completò Camilla ascoltando interessata.

-I primi mesi, quelli soprattutto, furono un incubo. Lei di notte aveva incubi terribili, e continuava a incolparsi del fatto, che i suoi genitori fossero morti.
-Perché? Che colpa ne ha?
-Quel giorno, quando ci fu l'incidente, avrebbe dovuto essere lei a controllare i carichi di merci, e non i suoi genitori. Ma quel giorno, disse di aver avuto una forte emicrania...e così padre e madre la sostituirono.
-Non è stata colpa sua.
-Lo so...ma prova a dirglielo. Adesso va meglio, molto meglio. Incubi ne fa di rado, ed è molto più attiva e presente in quello che fa, ma credimi che i primi tempi è stata molto dura.
-Posso immaginare, caricata così giovane di tutte quelle responsabilità...e poi la morte, il lutto...il ricordo straziante. Ma lei in che modo ti è stata utile?
-Mi ha aiutato a non sentirmi più solo. Vedi Camilla, io dopo ...dopo che tu tornasti con Renzo, io mi sentii perso. Come annegare. Non capivo più nulla, e Rachele invece, mi ha aiutato a tornare con i piedi per terra. A darmi uno sprono per continuare a vivere la mia vita, cercando di lasciarmi il passato alle spalle.

Camilla abbassò lo sguardo.

_Non voglio che tu la prenda male Camilla. Lo sai che io continuerò a tenerci a te. In fin dei conti, ha ragione Rachele...come è possibile non volerti bene. Solo uno sciocco ti lascerebbe andare.

Lo sguardo di Camilla si fece vago e indefinito.

-E se fossi io ad allontanare chi mi ama?
-Come hai fatto con me? Camilla tu hai fatto una scelta. Hai scelto Renzo.
-Uno ad uno li ho allontanati tutti Marco...e non capisco perché.
-Perchè hai un cuore troppo generoso, ma hai paura di affrontare la realtà e fare una scelta. E così a volte preferisci non scegliere, o fare delle scelte parziali e infelici.

Marco le prese le mani, e gliele accarezzò.

-Tu non hai scelto me, è vero...ma non hai nemmeno scelto Renzo. Altrimenti a questo punto tu e lui sareste ancora insieme, e io non ti vedrei passare le feste natalizie in piena solitudine con una bambina a carico.
-Io scelsi Renzo a te...e ti lasciai per strada...così senza una motivazione.
-Non c'è stato bisogno di motivazioni. Camilla, io l'avevo già capito che qualcosa si era inclinato nel nostro rapporto. Tu hai cercato di mettercela tutta di amarmi davvero...e forse per qualche settimana è stato davvero così, semplicemente non mi amavi quanto facessi io.
-Mi dispiace Marco.
-Non dispiacerti. Ci credi se ti dico che ora sono felice così?

Lei sbarrò di nuovo gli occhi.

-E perchè mai? Ti ho rovinato la vita.
-No! Anzi...tu mi hai fatto capire qualcosa, che nemmeno la mia ex moglie, a cui voglio bene e sono in buonissimi rapporti, mi aveva fatto capire. Noi non amiamo chi ci imponiamo di amare. L'amore è un sentimento così incredibilmente complesso... Noi amiamo non chi vogliamo, ma chi sceglie per noi, il nostro cuore. Stare con me, ti avrebbe creato solo e altro che sofferenza. Avresti continuato a pensare a Renzo, a Carmen...e poi se mi fossi trasferito qui? Avresti ricominciato a vederti con l'uomo che tu hai scelto da un decennio di amare.
Sapeva benissimo a chi si stesse riferendo.
-Io e Gaetano non stiamo più insieme. Ho allontanato pure lui.
-Quindi...hai allontanato Me, Renzo, Gaetano...
-Michele.
-Michele?
-Lascia stare è una lunga storia...
sospirò quasi disamorata.
-Ok...quindi anche Michele. Che cosa abbiamo in comune tutti e quattro?
-Vi ho amato tutti e quattro...è solo...è solo che...
-Che? Dillo Camilla, dillo!
-Ho avuto paura. Lo so ,sta sera ne ho parlato con tuo fratello.
-E sai perchè hai avuto paura?
-Mi sono sentita soffocare. Non so...il senso di famiglia, il senso di dovere, il matrimonio di Livietta, le gravidanze di Carmen e di mia figlia, il tradimento di Renzo, l'arrivo di Michele...anni prima tu e il nostro fidanzamento, tu che mi dici di venire a vivere con te...e poi Renzo che vuole tornare a giocare il ruolo di famiglia perfetta...quella che non ho mai dato a Livia...
-Ma Camilla, le famiglie perfette non esistono!
-Ma non esistono nemmeno genitori così complessi come me e Renzo! Marco, io ho rovinato l'infanzia e l'adolescenza a Livia. Ho rovinato la vita a te...e adesso pure a Gaetano.
-Quindi il bambino, presumo sia suo.

Deduzione esatta...
momento forse meno esatto per dirlo.
Inutile continuare a fingere. Pure Marco aveva capito tutto, non si sa come , ma aveva capito.
Un minuto di silenzio. Un silenzio freddo, distaccato, inquietante e pieno di significato.
Camilla si alzò dalla panchina sospirando.

-Bene, forse è bene che io vada. Se vuoi torno a casa da sola, tanto è vicino da qui...e magari due passi fanno bene anche a me.
-Stai scherzando? E' quasi mezzanotte e tu sei da sola, non ci penso nemmeno. Rachele ha Paolo se ha bisogno di qualcosa.

I due si avvicinarono alla macchina, senza mai guardarsi negli occhi.
Era evidente che Marco avesse colpito nel segno, e che Camilla si fosse sentita come con le spalle al muro, senza alcuna difesa.
Il tragitto in macchina fu abbastanza silenzioso, nessuno dei due aveva voglia di entrare in altri argomenti.
Ben presto furono sotto casa della prof.

-Bene, allora ti lascio qui. Sei sicura che ce la fai?
-Marco sono incinta, non è niente!
-Beh...ma non voglio che tu ti affatichi. Hai sentito anche la dottoressa...Francesca. hai sentito cosa ha detto, no?
-Che devo stare calma e cercare di riposarmi il più possibile in previsione del parto. Stai tranquillo. Prenderò l'ascensore.

Marco annuì, spegnendo la macchina.

-Allora ci vediamo domani?
-Domani? Avevo altri piani.
-In che senso?
-Tuo fratello voleva parlarmi...e così mi ha detto di raggiungerlo domani in commissariato.
-Allora...dopo che hai parlato con lui ti vengo a prendere?

Camilla annuì ammiccando.
Fece per uscire dalla macchina, ma Marco la fermò.
La sua mano, prese delicatamente quella della prof, mentre con l'altra le accarezzò il viso stanco.

-Camilla, un'ultima cosa.

Si guardarono negli occhi. Secondi interminabili, prima che il volto di Marco si avvicinasse e le sue labbra toccassero delicatamente e molto timidamente quelle della donna.
Fu un attimo. un attimo che durò secoli. Quasi impercettibile, quel bacio a cui lei se avesse voluto e se lui si fosse spinto oltre, sarebbe potuto diventare qualcosa di molto più grande.
Si staccò dalla donna, e con il pollice le accarezzò lo zigomo, prima di lasciarla andare.

-Grazie di tutto.

Camilla rimase ammutolita.
Quel bacio. Perchè?Perchè ora? Perchè lo aveva fatto?

-B..Buona notte Marco.
-Non la prendere a male. Ho solo voluto chiudere così la nostra liaison.

Camilla non disse nulla.
Scese dalla macchina e tirando fuori le chiavi di casa entrò nel palazzo.
Marco rimase invece in macchina a riflettere.

-Eh...peccato che alcune Liaison sono abbastanza pericolose...e feriscono nel profondo.

Sospirò, prima di rimettere in moto l'auto.

Camilla aprì la porta di casa. La luce era accesa, e in soggiorno, Carmen se ne stava accanto a Potti, guardando da lontano Lorenzo che dormiva beato nella culla.

-Hei Camilla!
-Carmen, ma che ci fai sveglia a quest'ora?
-Escusa me mucho, ma non riuscivo proprio a dormire. Lorenzo si è addormentato ora. Non faceva altro che piangere. mi sa che gli mancavi.
-Tu dici?
-Dico dico! Piuttosto te, hai un'aria...abbastanza strana. Cosa è successo?

Camilla si tolse il cappotto, e si mise a sedere sul divano, tirando un grande sospiro.

-Sono stata da Rachele sta sera.
-Todo bien? La cena era buona.
-Beh...per quel poco che ho mangiato, devo dire di sì! Certo...quello che cucini te a me piace di più...ma in generale la cucina etnica a me piace di più...
-Camilla non deviare il discorso.

Carmen incrociò le braccia e guardò Camilla negli occhi.

-Conosco bene quel tuo sguardo ormai. E riconosco che ci sono dei guai in vista.
-Non so se definirlo guaio.
-Habla! io sono qui che ti ascolto.

Le due si misero più comode sul divano, e Camilla incominciò a massaggiarsi la pancia.

-Sta sera a cena è venuto anche Paolo.
-Paulo? Qui est Paulo?
-De Matteis.
-Oh! Meo Dios! Ma anche lui es qui? Come es possibile?
-Eh...l'hanno trasferito.
-E allora?
-E allora, ci siamo parlati, e abbiamo deciso di chiarirci.

Rispose Camilla sforzandosi di continuare il dialogo.
Carmen a stava incitando a raccontare.

-Bueno!Más vale tarde que nunca.
-Che?
-Dico...meglio tardi che mai...
-Eh..mi sa che sta volta hai ragione.
-E lui come l'ha presa?
-Sinceramente l'ha presa meglio di come mi sarei aspettata. Vuoi che sono anni che non ci vediamo...che la rabbia gli si è sbollita...
-Eh... l'uomo più è arrabbiato e più è caliente...pieno de passion!

Camilla abbassò lo sguardo, per poi schernirla con fare ironico.

-Meglio che lasciamo i bollori e la passione per altri momenti. Eh Carmen?

Rimasero qualche secondo in silenzio, prima che Carmen chiedesse a Camilla ulteriori dettagli sulla serata.

-Però a me sembra che non sia stato solo De Matteis a sconvolgerti.
-Cosa te lo fa dire?
-Il fatto che sei così...fredda...così...quasi paralizzata.
Le parole che uscirono dalla bocca della Buadino fecero azzittire Carmen.
-Marcomihabaciato.
Disse tutto di un fiato.

-Cosa?
-Marco mi ha baciato. Ha detto che voleva avere questo ricordo di noi...visto che io l'avevo lasciato male, e...
-E tu?
-Eh Io...Io...io sono rimasta lì. Che doveva fare?
-Non lo so. Pensavo che...
-Che avessi risposto a quel bacio? No, e perchè mai? Io lui non stiamo più insieme.
-E tu sei sicura che quello sia stato solo un bacio...casto? Senza passione?
-Per me no...e per lui, lo spero.
Sospirò, sprofondando ancora di più nel divano.
-E a Gaetano ci pensi ancora?
-Carmen che domande fai?!Porto con me sua figlia, vuoi che non ci pensi?
-Ma non come padre del bambino...dico...ci pensi mai a Gaetano, se lui fosse rimasto qui a Torino.
Camilla socchiuse gli occhi.
-Il fatto è che non ho voluto pensarci ma..
_Ma?
-Ogni notte, ogni santa notte, io...
-Lo sogni? che cosa sogni?
-La stazione. Io che cerco tra i treni, e appena lo trovo, il treno parte e io rimango lì...e piango.
-Beh un po' quello che è successo. Diciamo che stai cercando di metabolizzare la cosa.
-Chiamalo metabolizzare! Questo io lo chiamo Incubo Carmen. La mia vita è un incubo da quando non c'è lui.

Altra pausa di silenzio, poi Carmen si alza, e prende un bicchiere d'acqua.
-E se gli scrivessi?
-A chi?
-Ma come a chi? Al tuo uomo.
-Allora, io e Gaetano non siamo più una coppia...e quindi...
-Allora lo eravate.
-Cosa?
-Una coppia.
Camilla alzò lo sguardo per incatenare lo sguardo a quello abbastanza incuriosito di Carmen.
-Aspetta un momiento...tu avevi detto a Gaetano che non eravate amici e nemmeno una coppia.
-Ma Carmen...
-Oh santo cielo! Ma allora tu non lo pensavi davvero.

Lo sguardo di Carmen si fece ancora più vispo di prima.
-Ma perchè non gliel'hai detto prima?
-Carmen calmati. Non ho capito niente di quello che...
Ma Carmen non la lasciò nemmeno finire di parlare.
Appoggiò il bicchiere sulla penisola di cucina, e si diresse nella sua stanza , l'ex camera di Livietta, sbattendo la porta rumorosamente.

Camilla rimase a bocca aperta e interdetta.
Non bastava De Matteis, e poi il bacio di Marco...serviva anche Carmen per farle finire la serata a dovere!
Che poi, quell'aria così allegra e soddisfatta...
Ma per cosa?
Camilla rimase ancora qualche minuto a riflettere sul divano.

Non erano una coppia. O forse la erano.
Una vocina la spingeva a dire che la erano sempre stata.
Una coppia di investigatori, di amici, e di amanti.
Lui e lei, sempre e comunque.

Gaetano era entrato in camera della donna, dieci minuti prima che fossero le otto.
Lei ancora avvolta tra le lenzuola, nuda e con ancora a dosso il profumo del suo uomo.
Una figura angelica in un mare bianco.Quel letto che l'aveva vista amarsi con il suo commissario, sognarlo, bramarlo. Ma aveva visto anche il peggio. Una donna senza più fiducia nel mondo, disamorata e soprattutto distrutta.
Gaetano posò il vassoio da una parte prima di svegliare Camilla. Si baciarono, lui le prese la mano e lei gli accarezzò il viso.
Una sequenza di gesti, una movenza. Loro sembravano una coppia collaudata a tutti gli effetti.
E poi però quella domanda che rompe l'armonia.
-Camilla che cosa siamo noi? E non dirmi amici, perchè giuro che me ne vado da qui...
e lei sorridendo e accarezza una guancia.
-Ma certo che non siamo amici. Non siamo nemmeno una coppia...ma non vuol dire che non lo potremmo diventare. Ho solo bisogno di tempo.
TIC TAC il tempo scorre Camilla, e purtroppo non solo per te.
Gaetano si incupì.
Possibile che non riuscisse a prendere una decisione? ma soprattutto...perchè?

Si alzò dal divano e si diresse verso camera sua. Sul comò teneva una scatola di legno. La prese e l'aprì con delicatezza. Il contenuto lo rovesciò accuratamente sul letto.
Disegni, buste, fiori secchi, una stella da sceriffo, e poi...una lettera.

La riprese tra le mani, sedendosi sul letto.

"Gaetano
non so se riuscirò mai a a spedirti questa lettera, ma spero un giorno di trovarne il coraggio.
Sei partito da Torino e sei giunto a Roma, io ti ho cercato, ti cercato così tanto a lungo. Quel giorno, alla stazione ho incontrato mille volti tranne il tuo. Mi chiedo se tu ti sia dimenticato di me.
Sono mesi che non ci vediamo e sono mesi che io non sono più la stessa. Mi manchi da morire Gaetano. Mi manchi e non riesco a fare a meno di pensare a quando eravamo felici, solo io e te.
So di averti ferito, di averti fatto aspettare troppo e in vano. Sono stata una sciocca, una stupida e non riuscirò mai a scusarmi abbastanza.
Il fatto è che io ti amo.
Sì, l'ho detto. Io ti amo Gaetano. Ti amo come non ho mai amato nessuno in vita mia, ma ho avuto paura e non sono mai riuscita a dirtelo.
Perdonami.
Probabilmente straccerai questa lettera, la butterai via,non voglio costringerti a fare nulla di quello che tu non voglia. Io Gaetano sono qui che ti aspetto, come tu hai saputo aspettarmi per 10 lunghissimi anni.
Sentiti libero di fare ciò che vuoi, e di fare ciò che non hai fatto prima.
Gaetano, amore mio, voglio riprendere tutto da dove l'avevamo lasciato. Voglio solo cercare di cambiare finale a questa storia, di rimediare ai miei errori.
Non ti voglio soffermare di più.
Continuerò ad amarti.
Tua per sempre
Camilla"

Posò la lettera da una parte, prima che i suoi occhi si gonfiassero di lacrime. Una ad una scesero e rigarono il volto della donna, che presa dallo sconforto e dalla disperazione si lasciò andare a un pianto logorante, lasciandosi cadere tra le lenzuola, e mettendo la testa sotto il cuscino.
Nell'altra stanza Carmen stava parlando con qualcuno.

-Sì esatto. povera Camilla, non puede immaginar come es distrutta.
-Distrutta? Addirittura?
-Non dire asì! Dovresti vederla.
-...
-In questi giorni è ancora più stanca ed è distratta. Questa sera è andata a mangiare da alcuni amici, ma credo che non abbia mangiato molto.
-E tu com'è che sei rimasta lì con lei?
-Perchè con Lorenzito non potevo fare diversamente.
-Vabbè...ci vediamo allora.
-Sì...si , ci vediamo!
Chiuse la telefonata abbastanza seria.

***
Bene...
Spero che siate arrivati alla fine del capitolo :)
Lo so...mi dilungo sempre nei miei scritti...che volete farci?
Allora, fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo.
per il prossimo...hummm
Grandi sorprese!
Davvero grandi.
Una bacione e a prestissimo :)
   
 
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