n/t: un momento casuale in cui Zoro viene catturato dalla Marina, viene ferito e la ciurma lo salva. Non è tratto dalla serie, ma può essere ambientato dopo Skypiea. ATTENZIONE: contiene scene un pò violente e linguaggio colorito.

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Turning Point
(Punto di svolta)

«Non hai idea contro chi ti sei messo, non è vero?» Una parte della mente di Sanji è vagamente compiaciuta che la sua voce venga fuori così forte, senza tremare e anche completamente priva della furia infuocata che sente impennarsi. Che una parte del suo cervello non stia registrando il modo in cui Usop ha mosso un passo allontanandosi da lui. «Tu non sai chi è, non è così?»

«M-membro della ciurma di Cappello di Paglia, Roronoa Zoro, con una taglia di 60 milioni di Berry».

Sanji decide di non fare caso al rumore delle ossa che si rompono sotto la pressione che lui sta applicando loro. Perché quest'uomo può anche piagnucolare ma Zoro sta sanguinando. E sa di fatto che l'idiota dalla testa verde non avrebbe mai dato ai suoi nemici la soddisfazione di sentirlo urlare.

«Ti sbagli» Sanji sussurra a bassa voce, pericolosamente.

«Il Cacciatore di Pirati Roronoa Zoro!».

«Sbagliato». Le ossa si spezzano ma questo va bene perché secondo Chopper ci sono duecentosei ossa nel corpo umano e secondo quel calcolo a Sanji rimangono ancora duecentoquattro ossa.

«I-il Cacciatore Demone Roronoa Zoro!» Il militare sussulta prima che il piede di Sanji venga giù, sottoponendolo ad un'altra spiacevole e dolorosa pressione.

Sanji non prova alcuna gioia nell'infliggere dolore ad altri senza ragione più di quanto non ne provi nell'infliggere dolore di proposito; la tortura è qualcosa che non gli è mai piaciuta.

Ma questo è diverso. Ha sentito una volta Zoro dire a Chopper che la vendetta non è mai un buon motivo per combattere, ma Sanji dice vaffanculo perché da quando la stupida testa d'alga aveva mai ragione su qualcosa? E se una vendetta rossa come il sangue offuscasse la sua mente tanto che l'unica cosa che può vedere sono i nemici e i non-nemici e ci fossero solo sei non-nemici e il resto tutti immondizia senza valore che deve morire indipendentemente dal fatto che abbiano effettivamente preso parte o meno alla cosa perché anche se non avessero preso parte quelli stavano lì, testimoni e probabilmente stavano anche ridendo?

«Sbagliato», Sanji stringe i denti e c'è vera rabbia che scintilla in quella sola parola perché Sanji non può dimenticare il caos di sangue nel quale loro lo hanno lasciato (e perché Sanji non è sicuro da che parte il “loro” stia, loro non avrebbero mai dovuto lasciare che l'idiota incapace di orientarsi se ne andasse da solo a cercare rifornimenti, non importa quanto meno ferito sarebbe stato a confronto.)

Eppure nonostante ogni singola ultima viscera che urla assetata di sangue, lui non uccide il militare. Invece, Sanji lo sbatte a muro per il colletto e si piega incombente su di lui. Perché Sanji ha bisogno che quest'uomo veda e ricordi l'oscura promessa che brucia nei suoi occhi, la crudeltà alla quale lui non ha alcun problema ad abbassarsi dovesse qualcuno fare la stessa cosa ai suoi compagni. Più importante, ha bisogno di quest'uomo vivo, un testimone, per riferire gli avvenimenti (Zoro non tornava e avevano scherzato tra di loro su dove si trovasse il loro amico per un intero giorno prima di sentire le chiacchiere, e poi il sangue che gelava), la battaglia (non c'era stata realmente una battaglia perché perfino una dannata base militare non aveva alcuna possibilità quando Rufy aveva trovato il suo primo ufficiale e si era scatenato l'inferno), la rabbia (il dolore, la miseria), e l'avvertimento che Sanji sibila su chi diavolo sia esattamente Roronoa Zoro.

«Lui è nostro».


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