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Autore: Inevitabilmente_Dea    28/01/2016    1 recensioni
Elena si ritrova nella Radura. Sola. L'unica ragazza in mezzo ad un branco di Radurai. Non ricorda nulla del suo passato, se non il suo nome. Tuttavia inizia a fare sogni strani, che ogni notte puntualmente arrivano a spaventarla.
La ragazza stringerà amicizie, ma qualcuno sembra non volerla tra i piedi. Eppure ogni volta che lei avrà bisogno di conforto, Newt sarà al suo fianco. Amore o amicizia? Sta a voi scoprirlo...
Buona lettura.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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"Mettetevi a dormire." ordinò Newt sfregandosi gli occhi assonnato. "Domani mattina ricontrolleremo che tutto sia giusto, ma per ora riposatevi."
Tutti si misero stesi, cercando di rendere il più possibile comodo il pavimento.
Andai a prendere alcuni zaini che avevo visto precedentemente.
Li riempii di mutande - sperando che fossero pulite - cercando così di renderli più comodi possibile.
Tornai dai ragazzi e li distribuii. "Usateli come cuscini. Non saranno comodissimi, ma meglio di niente."
"Grazie, Fagio." dissero uno dopo l'altro.
Sospirai. Sul serio usavano ancora quel soprannome?
Mi diressi verso Newt, con l'ultimo zaino rimanente. Non ne avevo trovai abbastanza, ma volevo che fosse lui ad usarlo.
Glielo porsi e, come temevo, lui lo rifiutó. "Usalo tu."
Alzai un sopracciglio e glielo tirai in faccia. "No. Usalo tu."
Mi sedetti a terra e appoggiai la schiena contro la parete. Chiusi gli occhi e mi sistemai meglio.
"Guarda che dicevo sul serio." continuò Newt. "Non mi serve un cuscino quando ho te."
Sbarrai gli occhi confusa. Lo osservai stendersi a terra e appoggiare la testa sul mio grembo.
"Così sì che si sta comodi." disse lui con un ghigno divertito sul viso.
Risi leggermente e afferrai lo zaino, incastrandolo tra la mia testa e la parete.
"Buona notte, Newt." sussurrai accarezzandogli la testa.
"Sogni d'oro, Eli." disse lui guardandomi un'ultima volta, prima di addormentarsi coccolato dalle mie carezze.

La mattina seguente fu il mio mal di collo a svegliarmi, dandomi il buon giorno.
Avevo paura di svegliare anche Newt, così senza muovermi controllai l'orologio sul suo polso.
Woh... Le nove di mattina. Pensai. Non ho mai dormito così tanto.
Newt giaceva ancora dormiente sul mio grembo. Aveva un viso così rilassato e riposato. I capelli - ovviamente arruffati - gli circondavano il volto come un'aureola, dandogli quasi l'aspetto di un angelo.
Iniziai ad accarezzargli la testa, cercando invano di dare ordine a quella chioma ribelle.
Lo vidi aprire gli occhi lentamente e in quel momento pensai di non aver mai visto cosa più bella al mondo.
Sbattè più volte le palpebre, poi un sorriso si formò sul suo volto.
"Ehi." sussurrai sorridendogli di rimando.
"Ehi, bellissima."
Inarcai un sopracciglio. Bellissima? Beh, deve essere cieco. Nessuno è bellissimo di prima mattina. Escluso lui ovviamente.
"Cos'è quella faccia?" chiese lui preoccupato, mettendosi lentamente a sedere e stiracchiandosi.
"Stavo solo pensando che ti sei sbagliato." spiegai facendo scrocchiare il collo.
"Cos'è? Non posso chiamare la persona che amo bellissima? Lo sei, quindi taci e lasciamelo dire." disse secco lui.
"Chiedo perdono, testa di c..." mi interruppi immediatamente e gemetti per il dolore. Scrocchiare il collo non era stata un'ottima idea.
"Che c'è?" chiese lui allarmato.
"Ho un maledetto torcicollo." sussurrai massaggiandomi la nuca.
"Vieni qui." disse allargando le gambe e facendomi cenno di sedermi davanti a lui.
Per una volta feci come disse. La situazione al collo non poteva di certo peggiorare. 
Lui mi scostò i capelli e si avvicinò a me, facendo quasi scontrare la mia schiena contro il suo petto.
Sentii i suoi palmi caldi iniziare ad accarezzare la mia pelle. Poi il suo tocco si fece sempre più forte, trasformandosi in un massaggio.
Tuttavia non era neanche lontanamente paragonabile ad esso, perchè ogni volta che Newt premeva più forte, facevo una smorfia di dolore.
Alla fine mi ci abituai semplicemente ed iniziai a sperare che non la smettesse più.
Sentii il suo respiro caldo sfiorarmi il collo, poi due delle sue dita mi scostarono una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi sussurrò: "Va meglio?"
Sentii dei brividi scendermi lungo la schiena e annuii semplicemente.
Lui mi lasciò un bacio umido sul collo e sorrisi a quel gesto.
Tuttavia un colpo di tosse alle nostre spalle ci interruppe. Ci voltammo entrambi e vedemmo tutti e tre i ragazzi svegli.
"Continuate pure. Tanto ci siete solo voi in questa stanza." disse uno ironico.
"Non sono d'accordo. Possono continuare solo se dopo posso averne un po' anche io da lei." controbattè uno, ridendo come un idiota.
"E smettetela, teste di caspio." li rimproverò Jeff. "Almeno loro provano qualcosa. Voi siete solo fatti di egocentrismo e stupidità."
Uno fece spallucce e si rimise steso, mentre l'altro gli rifilò una smorfia.
"Allora sarà meglio che ci rimettiamo al lavoro." disse secco Newt, alzandosi e avvicinandosi al tavolo cosparso ancora dalle Mappe.
"Mmmh..." si lamentò uno. "Dobbiamo per forza?"
Newt, per tutta risposta, gli tirò un calcio sulla gamba, troppo forte perchè fosse uno scherzo.
"E va bene, razza di pive che non sei altro." mormorò scocciato, alzandosi lentamente. "Che dobbiamo fare ancora?"
"Controllare che sia tutto giusto e che non abbiamo sbagliato." spiegai raggiungendo anche io il tavolino. "Dato che siamo in cinque, ognuno scelga una parola da ricontrollare e chi finisce per primo, verifica la parola rimanente."
"Chi ti ha nominato capo?" disse uno squadrandomi.
"Stai zitto e fai come dice." tuonò Newt. "Lei è più intelligente di voi due messi insieme."
"Concordo." disse Jeff afferrando un paio di Mappe.
Dovetti trattenere una risata quando vidi l'espressione afflitta nel volto dei due ragazzi.
Ci mettemmo tutti al lavoro, in silenzio, come per il giorno precedente.
Dopo una ventina di minuti tutte le parole erano state analizzate per la seconda volta e non avevamo trovato neanche un errore.
"Bene così." constatò alla fine Newt. "Andate a fare colazione e poi ognuno torni al proprio lavoro."
Tutti si dileguarono in fretta e per ultimi rimanemmo solo io, Newt e Jeff.
Quando anche Newt sparì sopra le scale e Jeff fece per seguirlo, tirai per la manica il Medicale.
"Jeff... Stai bene?" chiesi preoccupata. 
Da quando era morto Clint, Jeff non era più lo stesso. Era più cupo e sembrava non aver più voglia di fare niente. In effetti non lo biasimavo. Era normale che, dopo aver perso un amico, stesse in quel modo, ma in ogni caso mi preoccupavo.
Newt non aveva reagito bene quando credeva di aver perso tre dei suoi amici. Non conoscevo abbastanza bene Jeff, ma sapevo di non poter escludere nessuna opzione.
"Bene." si limitò a dire. "Perchè?"
"Ecco, mi sei sembrato un po' giù da quando..." esitai a dire il suo nome per paura di quello che avrebbe potuto scatenare nel ragazzo. "Da quando Clint è stato preso."
Usare la parola morto mi metteva paura e ansia.
Jeff mi guardò per qualche istante, incerto su cosa dire, ma alla fine abbozzò un sorriso.
"Mi sei sempre piaciuta - non fraintendermi, intendo come persona - e ho capito sin dall'inizio che saremmo diventati amici. Ma purtroppo è proprio questa la cosa negativa che segue l'amicizia: se sei tanto coraggioso da attaccarti ad una persona, allora significa che sei pronto per affrontare la sua perdita. Soprattutto in un posto del genere." spiegò continuando a sorridermi.
Non pensavo di poter sentire un tale discorso da lui e mi meravigliai di tanta saggezza in un ragazzo appena diciassettenne.
"Lo so, è una visione abbastanza deprimente della vita, ma quando vivi con la consapevolezza che ogni giorno potrebbe essere l'ultimo - per te e per i tuoi amici - alla fine ti ci abitui e basta. Ho visto tante persone morire davanti ai miei occhi, ma non mi ci sono mai abituato." si fermò per prendere fiato. "Dammi solo qualche giorno e vedrai che mi abituerò anche a questo."
Lo abbracciai quasi automaticamente. Lui si irrigidì - sicuramente non si aspettava un gesto simile - ma alla fine ricambiò la stretta.
"Grazie." mi sussurrò.
"Per cosa?"
"Per questo e per esserti preoccupata di me." bisbigliò staccandosi dall'abbraccio. "E' difficile trovare ancora persone così in un posto del genere."
Gli sorrisi di rimando e iniziai a salire le scale, lasciandolo da solo con i suoi pensieri.
Come immaginavo non lo vidi uscire con me e mi allontanai dal Casolare per lasciargli i suoi spazi.
Avrei giurato di sentire un singhiozzo soffocato provenire dallo sgabuzzino, ma non ci diedi peso.
Sapevo che era Jeff, come sapevo che alla fine era scoppiato in lacrime.
Era un bene che non si trattenesse più.
Gally mi ha insegnato qualcosa... Pensai raggiungendo la Cucina di Frypan.
Quando alzai lo sguardo, - forse per uno scherzo del destino o magari per una pura coincidenza - vidi proprio Gally seduto su uno degli sgabelli traballanti.
Lui incrociò il mio sguardo e scattò in piedi, raggiungendomi in un secondo.
"Stai bene?" chiese prendendomi il viso tra le mani e voltandolo in diverse direzioni, come per controllare se ci fossero graffi o lividi.
"Shi..." biascicai a causa della sua stretta, che premeva le mie guance sulle mie labbra, ostacolando il mio parlare. 
"Vedi, testa di caspio? Te l'ho detto che stava bene. Mai fidarsi, eh?"
Guardai oltre la spalla di Gally e vidi Newt appoggiato alla parete, non molto distante da noi, con le braccia incrociate e la gelosia stampata in volto.
Finalmente Gally mi mollò e sospirò sollevato, rimettendosi a sedere.
"Volete mangiare oppure no? Le uova si raffreddano!" brontolò Frypan, armeggiando con una padella.
Gli rivolsi un sorriso e mi sedetti accanto a Gally, seguita a ruota da Newt.
"Chi hanno preso questa notte?" chiese Newt fissando il suo piatto di cibo.
Gally prese il suo tempo. Ingoiò il pezzo di cibo che aveva in bocca, sorseggiò un po' d'acqua e solo dopo essersi pulito con un lembo della manica, parlò: "Adam."
Non lo conoscevo e per un attimo fui sollevata che non fosse toccato a Chuck, a Thomas, a Minho o ad altre persone a me care. Poi però, mi sentii in colpa per la mia mancanza di emozioni, quando notai un'ombra attraversare il viso di Newt.
Finimmo il cibo in silenzio, poi uscimmo dalla Cucina, appena in tempo per vedere Thomas e Minho correre fuori dal Labirinto.
Gli corremmo incontro e ancora prima di raggiungerli, gli chiesi cosa avessero trovato.
"Niente." sputò acido Minho. "Il Labirinto è un grosso, fottuto scherzo."
Newt guardò Thomas confuso. "Di che sta parlando?" chiese.
"E' solo che è scoraggiato. Non abbiamo trovato niente di diverso. I muri non si sono mossi, niente uscite, niente Dol..." 
Thomas fu interrotto bruscamente da Minho, che scattò in avanti facendo sobbalzare tutti.
"Non ne posso più!" urlò sputando in mezzo all'erba, con le vene del collo rigonfie per la rabbia. "Non ne posso più! E' tutto finito!"
Si tolse lo zaino dalle spalle e lo scagliò con forza a terra, per poi dargli un calcio, facendolo finire ancora più lontano. "Non c'è un'uscita! Non c'è mai stata e non ci sarà mai!"
Tutti lo osservammo paralizzati dirigersi verso le Faccemorte e scomparire tra gli alberi.
Oh no... Se molla persino Minho siamo spacciati. Pensai facendo alcuni passi in avanti, col tentativo di raggiungerlo.
"Lascialo solo, vedrai che gli passa." disse Newt parandosi davanti a me.

Il resto della giornata passò velocemente e tutti - come ormai era solito - si stavano preparando ad 'accogliere' i Dolenti.
Io e Newt mostrammo a Thomas il codice. Lui, come noi, non aveva idea di cosa significasse, ma in ogni caso le parole non promettevano bene.
Minho non si era fatto vedere nè a pranzo nè a cena, così avevo deciso di prendere due porzioni di cibo e portargliele.
Lo trovai quasi subito. Era appoggiato ad una lapide malmessa e stava spezzando un rametto caduto a terra.
"Ehi, posso sedermi?" chiesi indicando la terra accanto a lui. 
Il suo sguardo si illuminò appena mi vide, ma ero sicura che quella reazione fosse causata dal cibo, non da me.
"So che sei un mangione, perciò ti ho portato due porzioni." spiegai sedendomi accanto a lui e porgendogli i piatti.
"Ricordami di chiedere a Newt la tua mano in matrimonio." rise lui, letteralmente azzannando una coscia di pollo.
Lo osservai in silenzio mangiare e, quando finì tutto il cibo, ruttò.
Iniziai a ridere e lui mi guardò male.
"Non credere che solo perchè sei una ragazza, cambierò le mie abitudini." spiegò infastidito.
Per tutta risposta, ruttai anche io, facendo ridere lui.
"Perchè sei venuta qui?" chiese alla fine, tornando serio.
"Perchè ero preoccupata per te. Sei praticamente svanito nel nulla per tutto il giorno."
Lo vidi scuotere la testa e improvvisamente serrò la mascella.
Dato che non sembrava voler proferire parola, mi alzai in piedi e continuai a parlare: "Non devi scoraggiarti, Minho. Vedrai che troverete un'uscita e che..."
Senza che me ne accorsi me lo ritrovai davanti, ad un palmo dal naso.
Mi balzò addosso e mi agguantò per la maglietta, sbattendomi contro la corteggia dell'albero. Chiusi gli occhi e mi morsi il labbro inferiore per il dolore. "Non hai capito, faccia di caspio! Siamo morti! Non c'è uscita, nè soluzione! Siamo tutti morti, lo capisci o no?" mi urlò contro.
Continuai a tenere gli occhi chiusi, per paura di quello che mi avrebbe potuto fare.
Vedere come la paura e la rabbia trasformavano le persone era spaventoso.
Solo quando lo sentii sospirare, riaprii le palpebre.
Minho abbassò lo sguardo sulle sue mani, ancora strette attorno alla mia maglia e assunse un'espressione di vergogna.
Lentamente lasciò la presa e si allontanò di qualche passo.
Non mossi un muscolo, temendo che anche per un minimo movimento mi sarebbe risaltato addosso. 
"Scusa." bisbigliò grattandosi nervoso la fronte. "Non so cosa mi sia preso."
"Non importa." sussurrai rilasciando il fiato, che tenevo ancora incastrato nei polmoni.
Mi sistemai la maglietta, ancora con mani tremanti e misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"No, invece importa. Ti ho fatto male?" chiese preoccupato.
Scossi la testa e mi avvicinai cauta a lui. 
"Non sono neanche capace di controllare la rabbia, come faccio a cavarti fuori di qui?" chiese più a se stesso, che a me.
"Non importa." ripetei. "Tutti devono sfogare la rabbia."
"Non cercare di giustificarmi." disse lui secco. "Domani verrai bandita insieme a Thomas, e sarà tutta colpa mia."
Sentii una morsa al cuore. Domani? Caspio, ho perso il conto dei giorni.
"Non è colpa tua. Ci hai provato. Ci abbiamo tutti provato, ma non ce l'abbiamo fatta." spiegai buttando giù il groppo alla gola.
Lo sentii sospirare pesantemente. Era frustato e non cercava di nasconderlo.
"Andiamo al Casolare. I Dolenti arriveranno tra poco." disse cambiando discorso.
Mi afferrò per il polso e mi condusse a grandi passi fuori dal bosco.
Poco prima di lasciarmi, si voltò e mi disse: "Davvero... Mi dispiace."
Ci nascondemmo con gli altri al Casolare e andammo a finire entrambi al piano inferiore, insieme alle stesse persone con cui avevamo dormito due notti prima. 
Presto il silenzio calò sulla stanza e mi accorsi che qualcuno stava dormendo.
Da parte mia non riuscii a chiudere un occhio, come al solito. Sapevo di avere un disperato bisogno di dormire, ma per quanto mi sforzassi, non ci riuscivo.
Newt si era praticamente addormentato tra le mie braccia e potevo sentire il suo petto alzarsi e abbassarsi in modo calmo.
Dannazione! Possibile che solo io non riesco a dormire?!
Poi, proprio come tutti ci aspettavamo, arrivarono anche i suoni metallici dei Dolenti.
Tutti si ammassarono contro il muro più lontano dalle finestre, facendo attenzione a non fare troppo rumore.
Questa volta fui io ad accoccolarmi tra le braccia di Newt, continuando a tenere lo sguardo fisso sulla finestra.
I rumori si fecero sempre più intensi, poi si bloccarono. Tutti sapevano che i Dolenti erano lì fuori.
Si udì un'esplosione fragorosa di legno squarciato e vetri rotti provenire dal piano superiore, subito seguito da urla e passi veloci.
"Ha preso Dave!" urlò qualcuno scendendo le scale all'impazzata. 
Nella stanza calò il silenzio. Mi vergognai a sentirmi sollevata, ma la sensazione durò poco, perchè fu sostituita dal panico.
Vidi Thomas scattare in piedi e correre verso la porta, spalancandola con violenza. 
"Tom!" gridai terrorizzata. Cosa gli era saltato in mente?
Corsi verso la porta, per osservare cosa aveva intenzione di fare, e alcuni mi seguirono curiosi e spaventati.
Thomas si era gettato tra le braccia dei Dolenti e scalciava impazzito.
Stava strattonando il corpo di Dave, cercando forse di liberarlo, ma inutilmente.
Immediatamente tre Dolenti gli furono addosso, ma Thomas non cedette e continuò a combattere.
Sembrava aver rinunciato a liberare il ragazzo e ora si stava impegnando per uscire da quella brutta situazione.
Scalciando, sgomitando, spingendo e dibattendosi, riuscì finalmente ad allontanarsi da quei mostri.
Le creature lo lasciarono perdere e corsero a rifugiarsi nel Labirinto, trascinando con loro Dave.
Vidi Thomas crollare a terra, visibilmente ferito e senza forze.
Gli corsi incontro, seguita da parecchi, e mi buttai su di lui.
"Tom!" gridai ormai sull'orlo delle lacrime.
Perchè lo ha fatto? Perchè?
Lui mi guardò con occhi vuoti, come se non vedesse la mia sagoma, poi li chiuse.
"Qualcuno gli prenda le gambe!" ordinai cercando di alzarlo.
Subito Jeff gli afferrò i piedi e insieme lo sollevammo.
Lo portammo di corsa nell'edificio dei Medicali e lo appoggiammo sul letto.
Gli strappai la maglietta per vedere in che condizioni si era ridotto. I vestiti erano ricoperti da una sostanza nera, appiccicosa e maleodorante.
"E' stato punto almeno una dozzina di volte..." bisbigliai sbalordita.
"Prendi il DoloSiero, cacchio!" urlò Newt, rivolto a Jeff.
Subito il ragazzo si catapultò sull'armadio e neanche due secondi dopo glielo iniettò nel braccio.
"Non preoccupatevi..." sentii Thomas sussurrare. Mi fiondai vicino alle sue labbra, per capire meglio le sue parole. "L'ho fatto apposta..." 
Alzai lo sguardo e lo vidi chiudere lentamente gli occhi. 
"No!" gridai scoppiando in lacrime e accasciandomi sul suo petto. " Ti prego non te ne andare!"

   
 
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