Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Irian    28/01/2016    0 recensioni
Tutto sembra andare bene nella Brooklyn del XXI secolo:
Anna e Kristoff vivono insieme, Jenette e Jason escono tutte le domeniche, il teatro Crono è stato ricostruito.
E se qualcosa cambiasse all'improvviso?
Se Anna, alla ricerca di sua sorella Diana, si ritrovasse faccia a faccia con le ombre del passato? Se scoprisse un'angosciosa verità per mezzo della comparsa del fantasma di Elsa?
Se si rendesse conto di non essere davvero la persona che era convinta di conoscere bene?
*seguito di "your magical mystery ride"*
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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COME LA STELLA AVANZA FRA GLI ASTRI NEL CUOR DELLA NOTTE,
ESPERO, L’STRO PIU’ BELLO CHE E’ IN CIELO,
COSI’ LAMPEGGIAVA LA PUNTA ACUTA,
CHE ACHILLE SCUOTEVA NELLA SUA DESTRA,
MEDITANDO LA MORTE D’ETTORE LUMINOSO.

 
 
 
ANNA
 
Tic tac.
L’orologio si muoveva e scoccava i secondi, i minuti, le ore.
Tic tac.
Non sapeva esattamente da quanto tempo si trovava lì.
Con il viso per terra e le lacrime che scendevano a fiumi e si posavano facendo rumore sul pavimento.
Tic tac.
Elsa…
Elsa…aiutami! Elsa!
Elsa…
Tic tac.
Respirava affannosamente accasciata sul bordo del letto, le lacrime, insieme al trucco volavano dal suo viso.
Si bagnò le labbra con la saliva e guardò fuori dalla finestra.
Era notte, la notte. Così buia e invitante, così fredda e neutrale, così avvolgente e cupa, ma allo stesso tempo piacevole e rincuorante.
Si mosse a tentoni verso il balconcino della camera d’ospedale, si sporse e guardò giù, per lunghi minuti pensò davvero di buttarsi.
Di porre fine a quella lunga e strenua agonia; sentiva nel suo corpo tanta oscurità, molta più della luce che riusciva a percepire.
Altre lacrime e altri bui pensieri.
Pensava -posso decidere io quando vivere e quando morire, non lascerò che sia il fato a portarmici, che mi prenda per mano e mi porti via, contro la mia volontà.
Posso decidere io quando porre fine a questa vita che doveva essere il prolungamento di me stessa, e invece sembra una lunga e sudicia sciarpa legata stretta al mio collo, che penzola per terra e lascia una profonda traccia di sudiciume-.
Solo quando si sentì mancare davvero e si accasciò per terra, smise di pensare a togliersi la vita.
Era un essere umano e voleva sopravvivere e vivere ancora molti anni, come ogni umano dovrebbe desiderare.
I conati di vomito arrivarono improvvisi con la stanchezza, la presero alla pancia e al petto, premendo forte e togliendole il respiro.
Stette ancora qualche minuto a terra a vomitare, ma a lei sembrarono ore, ore di agonia senza fine, ore di male allo stomaco e dolore interminabile e incontrollabile.
Quando si risvegliò era distesa nel letto, spossata e con gli occhi appiccicati dalla stanchezza e le lacrime.
“Sono ore che dormi”
“Basta Elsa smettila di darmi fastidio”
“Chiamiamo Kristoff”
“No”
“Anna lui ti ama!”
“Ho detto di no”
“Perché?”
“Non lo vedi? Non sono la persona che credevo di essere, credevo di avere superato il tuo lutto, e ora ti parlo, credevo di stare bene, di essere felice, e invece guardami. Sono corrosa dal tempo e dalle intemperie.”
“Fuoco. Lamenti. Esecrazione. Mestizia.”
“Cosa?”
“Fuoco: quando piangi e senti bruciare dentro di te il fuoco della sofferenza, Lamenti: quando urli di dolore, Esecrazione: quando ti autoinfliggi una dura punizione e Mestizia: il sentimento che provi quando superi un lutto”
“E allora?”
“Ci hai messo due giorni. DUE GIORNI, per superare il mio lutto, lo sai anche tu che non è possibile, credevi di averlo superato, ma lo ignoravi e basta. Sei ancora ferma ai lamenti”
“Ho buone ragioni per urlare di dolore non credi?”
“Ne avresti di meno se ne parlassi con Kristoff”
“Lui non saprà mai della mia condanna a morte, lui non saprà mai del tumore. Mai”
 
Tic tac
 
 
 
DIANA
Mi rigiro una patatina fritta tra le dita, cercando invano di prestare attenzione a quello che Josephine tenta di dirmi.
“E poi ho clippato l’aneurisma e, ascolta bene, ho richiuso tutta da sola!”
“Mh mh…”
“Non puoi capire che emozione! Ero lì, con il bisturi in mano e c’era sangue ovunque, sul tavolo, sulle mie mani!”
“Mh mh”
“Mi stai ascoltando?”
“Mh mh”
“Diana!” gridò Josephine battendo il pugno sul tavolo
“Fai piano o ci sentiranno tutti!”
“Perché non mi ascoltavi? Che hai per la testa eh?”
“Niente, niente di niente” mi alzo facendo rumore con la sedia, Josephine mi guarda con i suoi occhi color nocciola
“Devo andare” dico, e la sua espressione è ancora più interrogativa, non dice nulla, ma si porta una ciocca di capelli castani all’orecchio e muove l’angolo della bocca
“Sul serio” me ne vado senza aspettare risposta.
Indubbiamente corro al bagno e mi lavo la faccia più volte, cancellando l’abbozzo di lacrime che i miei occhi stavano per secernere.
No e poi no, non piangerò davanti a tutti.
Mi guardo allo specchio e vedo i miei capelli neri raccolti in una cipolla, gli occhi color cenere e le labbra pallide.
Il cercapersone suona, è Lane, il mio mentore, un chirurgo più esperto che ha deciso di accompagnarmi negli ultimi mesi di specializzazione prima che debba sostenere l’esame.
Devo andare in radiologia e ho le guance rosse per il pianto, eppure non posso rifiutarmi, potrebbe essere importante.
Ci sono solo il radiologo e Lane seduti e quest’ultimo mi lascia il posto.
“Tutto bene?” dice mettendomi una mano sul braccio.
Annuisco con la testa e evito di guardarlo in faccia, mi soffermo sul cartellino appeso al camice, dove giace una foto di qualche anno prima; tenta di guardarmi negli occhi ma continuo a guardare in basso in modo che i suoi occhi, grigi come i miei, non possano raggiungermi.
Mi siedo e osservo la radiografia.
“Guarda” la indica con l’indice.
“E’ un tumore, lo sapevamo già” ribatto
“Sì, ma guarda bene”
Me ne accorgo anche io “C’è una metastasi nel cervello”
“Esatto…avverti la paziente, Anna Arendelle, stanza 14”
Rimango ancora per qualche minuto a guardare la radiografia, poi mi dirigo nella camera della paziente. La trovo seduta sul letto con gli occhi fissi al soffitto mentre parla con qualcosa di inesistente nell’aria.
In quel momento realizzo quanto quella piccola metastasi possa stare uccidendo la mia paziente.
 
 
Angolo dell’autrice
IRIAN IS BACK
Ciao ragazzi! Che bello rivedervi! (si fa per dire ovvio…).
Scusate la lunga attesa, giuro che non volevo farne una tanto lunga ma purtroppo il liceo mi distrugge…:/.
Questa settimana abbiamo la cogestione e quindi avevo un po’ di tempo;).
Avete capito che ormai sono sadica con la povera Anna e che le faccio fare qualsiasi cosa XD; ma era proprio questo l’obbiettivo della storia. Mettere in difficoltà il personaggio in modo che mettesse in discussione persino le cose più banali e le conquiste recenti (come la relazione con Kristoff).
Vi chiedo di lasciarmi un parerino in modo che sappia se vi sto facendo piangere almeno un pochino (era quello l’obbiettivo).
Ciau,
IRIAN WHO ALWAYS LOVES YA

 
  
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