Bugie, litigi, furti, rapimenti, stupri, uccisioni, guerre…
Vedo passare davanti ai miei occhi questi episodi stupidi e non di rabbia e
odio. Ma non sono miei e io lo so, ne sono consapevole, ma lentamente è come se
lo stessero diventando. La mia storia e i miei ricordi iniziano a distorcersi…
porto le mani alla testa chiudendo gli occhi; provo ad urlare ma non sento il
rumore della mia voce, non sento nulla e non vedo nulla se non quelle storie.
Quella rabbia e quell’odio, si uniscono alla mia memoria rendendo tutto confuso
e assurdo.
Ma poi all’improvviso tutto si blocca ogni cosa si ferma;
tutto si fa nero e non vedo né sento più nulla se non fosse per quel leggero e
improvviso suono come di un filo sottilissimo che si spezza…
Dopo un periodo di tempo indefinito, come se qualcuno avesse
improvvisamente acceso la luce, il bianco sostituisce quel buio. Sono in una
stanza completamente bianca. Chiamarla stanza però sarebbe uno sbaglio visto
che è un’infinita distesa di bianco puro dove il silenzio regna sovrano.
So bene di non essere sveglia e non capisco cosa stia
succedendo. Non sembra un sogno ma allo stesso tempo non reale…
Mentre cerco di capire cosa succeda sento alle mie spalle un
rumore di passi. Passi calmi e lenti che vengono verso la mia direzione. Mi
giro e mi ritrovo davanti un ragazzo sui trent’anni, dai capelli completamente
bianchi quanto la sua pelle. E si confonderebbe con il bianco di questo strano
mondo se non fosse per i suoi due occhi rosso sangue come i miei.
< Ciao Iris.. è bello vederti > mi dice e la sua voce
mi suona così tanto familiare… come se la conoscessi da tanto tempo, come se
fosse sempre stata accanto a me da quando sono nata.
Rimango in silenzio senza alcuna domanda da porgli, o meglio
senza alcuna domanda a cui poi non mi rispondevo istintivamente da sola.
< Ti devo spiegare tante cose ma per ora fammi
presentare. Io sono Leo > alle sue parole sussulto sbarrando gli occhi e
scordandomi di stringere la mano che mi ha allungato.
< Ma… ma no aspetta tu dovresti essere morto da centinaia
di anni! > urlo mentre lui ride appena.
< Sì, infatti io sono morto da una centinaia di anni >
mi dice sorridendo mentre io lo guardo confusa.
< Iris è una storia lunga quindi vedrò di sbrigarmi a
raccontarti tutto in meno parole possibili. > continua facendosi più serio
ma tenendo un leggero sorriso. < Io già ti ho detto di essere stato un Henko
o per meglio dire RedHenko > inizia a spiegarmi sedendosi su una sesia
apparsa dal nulla lì accanto insieme ad un’altra e ad un tavolino. Quando mi fa
cenno di sedermi lo faccio rimanendo tese e guardandomi intorno disorientata.
< Anche te lo sei come ti ho detto > mi passa uno
specchio e io lo prendo senza parlare. Nel mio riflesso noto i miei occhi rossi
e i miei capelli estremamente più corti di prima ma per qualche motivo alle
punte si sono fatti bianchi. Fisso nello specchio confusa i capelli per metà
non più neri.
< Quando Jeff ti ha rotto il bracciale è sto il momento
in cui hanno rotto il vetro della sfera dov’era raccolta da anni rabbia e odio.
La maggior parte delle creepypasta ne ha ricavata solo una forza enorme ma te e
Richard avete svolto come il ruolo di “spugne”. Voi siete due corpi e rispetto
agli altri avete molto più spazio per tutta quell’energia; quindi avete
iniziato ad assorbire tutto quello che potevate assorbire.
Come ti ho detto, e te lo ripeto, tu sei sia una creepypasta
che un’umana poiché è Richard a reggere questo equilibrio. Lo stesso fu per me
tempo fa ma di questo ne parliamo dopo.
Tornando a Richard. Quando, in seguito ad aver assorbito
tutta quella rabbia, l’equilibrio si stava spezzando, e, in poche parole, stavi
perdendo ogni cosa di umano i te, lui… > si ferma un secondo abbassando per
qualche minuto lo sguardo mentre io lo fisso in silenzio.
< Per mantenere l’equilibrio lui ha preso su di se quasi
tutto quello che avevi assorbito e ha… rotto la connessione che c’era con te.
> concluse abbassando la voce.
< C-cosa? M-ma… > balbetto io ed
abbasso lo sguardo
confusa. Ora che ci faccio caso non lo sento più… ed
è così strano, perché lui c‘è
sempre stato. Non sono mai stata completamente sola mentre ora sento
come un
vuoto.
< Prima di questo però hai perso il controllo e hai
rilasciato così tanta energia che i tuoi capelli hanno già iniziato a farsi
bianchi > lo sento andare avanti ma ora posso pensare solo a Richard; dove
sarà ora? come starà?
< Iris… Non sei sola ok? > mi dice lui parlando piano
come se mi avesse letto nel pensiero < Io sono qui dentro di te come tante
altre persone. Ogni RedHenko dopo la morte si reincarna in un altro. Ora qui ci
sono solo io ma sono venuto a rappresentare tutti. So che può sembrare
impossibile ma credimi… > rialzo lo sguardo riprendendo in parte la mia
espressione confusa.
< Ora che Richard si è staccato da te posso parlarti e
posso mostrarti diverse cose anche se, credimi, non è qualcosa che volevo che
succedesse. > si alza e io lo seguo camminando dietro di lui mentre il bianco
di quello spazio cambia in un posto più reale e terreno. Ora siamo in una grande
stanza piena zeppa di fogli, libri e attrezzi ma perfettamente ordinata.
Un uomo sulla cinquantina dai capelli ormai quasi
completamente bianchi sta parlando con altri quattro uomini molto più giovani
di lui. Uno ha i capelli neri e gli occhi color ghiaccio e sembra molto triste
anche se non lo da a vedere tenendo un leggero ghigno sulle labbra. Anche quello al suo fianco
sembra essere dello stesso umore. Ha i capelli neri leggermente lunghi, dello
stesso colore i suoi occhi nascosti da un paio di occhiali. In viso e sul corpo
ha, per qualche motivo, svariate fasciature
e segni di bruciature.
Gli altri due mostrano, invece, un’umore diverso. Il primo è
vestito con molta cura e i suoi capelli sono palesemente tinti di un biondo
platino. Sul suo naso sono appoggiati un paio di occhiali più sottili di quelli
dell’altro, e dietro di essi due occhi marroni seguono con attenzione le parole
del cinquantenne. Infine, lì vicino, l’ultimo dei quattro sorride solare
scrutando il laboratorio con i suoi occhi verdi, come le foglie in primavera,
mentre i capelli, di un marrone chiaro che ricorda la corteccia di un albero, ondeggiano
appena visto che non sta un secondo fermo.
Si aggiunge poi a loro un ragazzo dai capelli rossi e gli occhi
marroni; è più piccolo di tutti gli altri e sembra avere circa quindici o sedici
anni.
< Ecco, questo sono io e l’altro è mio zio, > riprende
Leo ridendo appena < mentre quelli, che tu lo creda o no, sono i quattro Slenderman…
Quello è Offenderman. > mi dice indicandomi
il primo che ho visto.
< Quello lì invece è Splenderman > lo vedo sorridere
mentre indica il giovane più solare. < Poi c’è Trenderman > continua
mostrandomi quello con gli occhiali più fini sul naso < E infine Slenderman…
O Richard come sia io che te siamo più abituati a chiamarlo. Sono venuti qui
quando si sono ritrovati tutta la loro vita andata in frantumi: uno ha perso
chi amava, l’altro invece è stato abbandonato da ogni persona a cui teneva, un
altro ancora ha visto andare in frantumi i suoi sogni e l’ultimo ha perso tutto
ciò che amava in un incendio… > parla perdendo pian piano il sorriso mentre
io riporto lo sguardo sui quattro. < L’hai letto no? Nei libri rossi c’era
scritto che loro erano qui, ricordi? >
< Ma quindi quel Richard era davvero lui! Ma com’è
possibile? Lui non è nemmeno paragonabile ad un essere umano! > gli chiedo
di nuovo confusa.
< Iris, so che è difficile capire tutto in una volta… Ma
non c’è più molto tempo per spiegare ed è più facile mostrartelo quindi farò
questo >
Quando finisce di pronunciare quelle parole è come se il
tempo dello spazio intorno a noi accelerasse. I sei lavorano giorno e notte in
un’atmosfera sempre più familiare e tranquilla. Ogni giorno fino a tardi.
La grande camera diventa pian piano sempre più disordinata
mentre quello che costruiscono prende lentamente forma.
L’Amisus, ecco cosa stanno costruendo. Riconosco la grande
base di ferro e l’enorme palla di vetro su di questa base. Come fosse un’enorme
lampadina. Fisso il loro lavoro senza parole per poi vedere quell’enorme
macchina finita. Loro sembrano felici e stanno festeggiando questo traguardo ma
Leo accanto a me non sembra dello stesso umore. Passano diversi giorni e la
sfera si fa sempre più scura e vedo dalle loro facce e movimenti che qualcosa è
andato storto.
“Sta accumulando troppi sentimenti negativi, potrebbe
esplodere” ricordo che c’era scritto nel libro e capisco la loro preoccupazione.
Fisso la disperazione e la depressione nei loro occhi per poi vedere il peggio.
I cinque prendono a cambiare lentamente il loro aspetto, come
avevo letto. Iniziano a perdere ogni cosa d‘umano che c’è in loro.
“Ma dov’è Leo?” mi chiedo non vedendolo da diverso tempo.
< Mio zio mi aveva allontanato da lì quando ha capito che
c’era qualcosa che non andava… > sussurra lui tenendo un’espressione scura e
triste.
< Ma io ero stupido e sono tornato > finisce
pronunciando le parole a denti stretti.
Riporto gli occhi su quello spettacolo i quattro “fratelli”
ora mai sono come li conosco, tranne per Richard; lui aveva stranamente ancora
sia occhi che bocca. Lo zio di Leo è diventato invece completamente blu e nelle
sue orbite vuote rimane solo un’ombra scura.
Ha attaccato alla bocca come un respiratore, un prototipo forse per non
assorbire altra rabbia o forse
semplicemente per respirare perché forse in quella nuova forma non ci riesce.
E allora succede. Leo ritorna; lo vedo fare irruzione dalla
porta principale con un’enorme sorriso che subito scompare quando vede i cinque
in quello stato irriconoscibile. Poi succede il peggio. L’energia rinchiusa lì
che aveva attaccato i cinque attaccò anche lui in modo più violento e repentino
per qualche motivo.
Voglio distogliere lo sguardo e non sentire le sue urla. Ma
la sua voce disperata entra nelle mie orecchie e i miei occhi rimangono
bloccati a fissarlo.
Sta cambiando anche lui, ma poi succede qualcosa che mi sorprende. Richard si
avvicina a Leo, non riesco a capire quel che accade ma quando tutto sembra più
calmo noto che Richard ora non ha più ne occhi ne bocca e Leo è rimasto normale
se non fosse per i suoi capelli neri e gli occhi rosso sangue.
< Io sono stato il primo RedHenko. > dice secco
rompendo la tensione del momento < Fu perché Richard mi salvò che tu sei nata
così Iris come tanti altri ancora. Siamo tutti legati a lui. Mio zio si accorse
che c’era qualcosa di strano in me rispetto agli altri. Mi analizzò e scoprì
che ero ora collegato a Richard. Lui invece aveva perso ogni ricordo. > la
visone scompare lentamente mentre torniamo nella stanza bianca.
< L’unica cosa che
fece in questi anni fu quella di prendersi cura degli Henko e stare ad ogni loro
richiesta e volere senza mai prendere una decisione da solo. Mi ha fatto
piacere vedere che con te ha ritrovato qualcosa di umano, ma non è un caso che
ci sia riuscito grazie a te, Iris > si gira verso di me sorridendo in modo
più dolce. < Mio zio scrisse l’ultimo libro rubato da Jeff inseguito agli esperimenti. Devi riprenderlo,
è l’unica cosa importante ora se vogliamo fermare quest’inferno. > finisce
tornando serio.
< Di che parli? > gli chiedo in confusione
< Lo scoprirai. >
E tutto torna nero un’altra volta.
Holyland ^w^