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Autore: Ribs    28/01/2016    1 recensioni
"Amare è essere due in uno: un uomo e una donna fusi come angeli in cielo."
-Victor Hugo
Aveva deciso che avrebbe fatto molto più che ricordare, avrebbe impresso la tela con l'amore, il dolore, il desiderio, la passione e la disperazione.
Avrebbe impresso la tela di loro.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spazio autrice:
Ciao ragazze, questo è uno dei tanti lavori in progettazione che avevo voglia di pubblicare.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se ci sono degli errori e tutto il resto.
Vi lascio alla lettura,
bacioni.
Ilaria
 
FLAMES
"Amare è essere due in uno: un uomo e una donna fusi come angeli in cielo."
-Victor Hugo

Aveva deciso che avrebbe fatto molto più che ricordare, avrebbe impresso la tela con l'amore, il dolore, il desiderio, la passione e la disperazione.
Avrebbe impresso la tela di loro.
Aveva richiamato a sé tutte le sensazioni che lui le faceva provare e aveva iniziato pennellando i capelli corvini lucidi, che gli cadevano sul viso spigoloso e virile. 
Le labbra, rosee e piene, erano contornate da una lieve barbetta incolta e ombreggiate dal naso alla greca.
Nello sguardo si concentrava gran parte del suo fascino: gli occhi blu come il fondo dell'oceano erano abbelliti dalle sopracciglia piegate in un enigmatico mistero.
Tutta la sua oscura bellezza contrastava con il colore diafano della sua pelle.
Le spalle muscolose erano avvolte in una t-shirt nera che lasciava scoperti i numerosi tatuaggi che coprivano quasi completamente le braccia forti.
Le gambe erano avvolte da un paio di jeans blu scuro.
Si fermò ad ammirare quanto quell'uomo somigliasse al suo bellissimo Edward.
Appena riprese fiato si concentrò sull'immagine che vedeva riflessa allo specchio tutte le mattine.
Disegnò abilmente i suoi lunghi capelli mossi color miele, che le arrivavano quasi al fondoschiena.
Fece prendere forma ai tratti dolci e graziosi del suo viso, arrossendo lievemente la pelle delle guance dal colore abbronzato.
Sfiorò la tela per il nasino alla francese e per il piccolo mento.
I grandi occhi verdi e nocciola, le cui palpebre spiccavano in diverse sfumature di verde e oro grazie all'ombretto, e le labbra grandi arrossite dal rossetto rosso li aveva copiati dal ricordo impresso nella sua mente di quando si era sentita più bella che mai.
Così come il lungo vestito verde smeraldo che le cingeva i seni sodi e prominenti aggrappandosi alle spalle con due spalline di pochi centimetri, fermandosi subito dopo lo sterno per avvolgersi tramite qualche catenina dorata attorno al ventre asciutto e per poi riprendere a fasciarla sui fianchi e continuare fino ai piedi racchiusi in un elegante paio di Louboutin dorate.
Dietro di lei il sole splendeva e la circondava con il suo calore e la sua gioia, ma il suo amato era illuminato dalla luna a brevi tratti, abbracciato dai suoi segreti.
Le due figure, così simili alla realtà si fissavano negli occhi e si tenevano a vicenda i visi tra le mani, aggrappandovisi quasi disperatamente.
Attorno a lei una pura aura dorata si scontrava contro l'aura nera e cupa che circondava Edward e dove ciò avveniva fiamme rosse e blu si divampavano e li bruciavano.
Capì che quel quadro era ciò di più vero che avesse mai dipinto.
Era troppo doverlo perdere senza regalargli un ultima parte di sé.
D'altronde entrambi sapevano che non sarebbe potuta continuare.
Entrambi erano a conoscenza del fatto che non sarebbero sopravvissuti, non sapevano come erano addirittura arrivati così lontano.
Si amavano, si amavano così tanto da consumarsi a vicenda, da distruggersi fino a rimanere pochi pezzi frantumati.
Ma non sapevano come aggiustarsi, come tornare a respirare.
Semplicemente insieme non ne erano in grado ed entrambi avevano deciso che sarebbe stato meglio dividersi, lasciare che qualcun altro si prendesse cura di quelle briciole costruendoli nuovamente.
Non sarebbero più stati in grado di amare così intensamente come si erano amati loro e questo li confortava per due ragioni: non avrebbero mai più distrutto qualcun altro in quel modo e quel tipo di amore sarebbe stato un ricordo lontano ma nitido di una sola persona.
Ambra aprì gli occhi accorgendosi di averli chiusi in precedenza e firmò il quadro col suo nome scritto in corsivo, disordinatamente eppure con eleganza.
Aspettò che fosse asciutto per toglierlo dal cavalletto e affidarlo al suo agente con istruzioni precise.
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Edward guardò attentamente il cartone avvolgere quell'oggetto così familiare che poco prima gli avevano consegnato.
Sapeva che glielo aveva mandato Ambra e avrebbe voluto strappare il cartone per svelare la meraviglia, ne era sicuro, che la sua donna gli aveva donato.
Ma aveva paura di rovinarlo e quindi lentamente liberò la tela.
Avrebbe voluto aver trattato Ambra allo stesso modo, per evitare di distruggerla come invece aveva fatto, ma sapeva che non ci sarebbe riuscito, non era ciò che lui era.
Lei lo sapeva e non gliene attribuiva alcuna colpa.
Guardò quel capolavoro come se avesse potuto bruciare e in ogni caso sarebbe sempre stato scolpito nei suoi occhi.
Chiuse gli occhi, assalito dagli ultimi ricordi che aveva di quel momento in cui si tenevano i visi, ripassando ogni momento insieme e dicendosi miliardi e miliardi di parole in silenzio.
E poi quell'unico ultimo bacio, durato migliaia di secoli.
Si amavano troppo.

Tutti avevano sempre detto che erano troppo perfetti per stare insieme.
E avevano ragione.
Un angelo non può amare un altro angelo.
   
 
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