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Autore: kleines licht    29/01/2016    1 recensioni
Dal testo: " [...]sinceramente non avevo idea di come cambiare le cose.
E avevo sicuramente paura di quel che eravamo, avevo paura di tutto quanto, sapevo che le cose continuando così sarebbero andate solamente i male in peggio ma non riuscivo a offrirle ancora quel che volevo. Mi sconvolgeva l’idea di volerle offrire davvero qualcosa ma forse dovevo imparare a conviverci."
DeanxJo
Written by: kleines licht & lastbreath
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Impala, Jo, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Titolo: I may I look I'm crazy, I should know right from wrong.
Fandom: Supernatural
Rating: Giallo
Avvertenze: Probabili modifiche alla cronologia della trama
Beta: lastbreath.
Trama: Dal testo: " [...]sinceramente non avevo idea di come cambiare le cose.
E avevo sicuramente paura di quel che eravamo, avevo paura di tutto quanto, sapevo che le cose continuando così sarebbero andate solamente i male in peggio ma non riuscivo a offrirle ancora quel che volevo. Mi sconvolgeva l’idea di volerle offrire davvero qualcosa ma forse dovevo imparare a conviverci."
DeanxJo
Note:

@Image credits: tumblr; I personaggi rappresentati non ci appartengono. Questa fanfiction non ha alcun scopro di lucro.

Pov Jo
Mi ero fatta male e come una stupida avevo sottovalutato quello che mi era successo. Era davvero la prima volta che venivo ferita a quel modo ma...ero certa di aver sentito, dopo che avevo quasi perso i sensi la prima volta, e dopo che accadde davvero, le braccia di Dean attorno a me. Con quel periodo di distacco, la sua presa forte e sicura mi era sembrata la migliore del mondo e quando mi resi conto di essere pungolata da un ago, capii quasi subito che ero tra le sue mani ancora una volta. Seppur facesse male, il suo tocco mi sembrò delicato, quasi...premuroso. Assieme alla sua stretta che in qualche modo, mi aveva sistemata in maniera tale che avvertissi meno fastidio possibile. Ed era vero. Forse ero così provata mentalmente e fisicamente da tutto, che anche sentire l'ago attraverso la pelle non mi disturbò così tanto come credevo. Il profumo di Dean mi mancava tanto, e risentirlo sotto al naso mi tranquillizzò, in qualche modo. 
Non avrei dovuto provare quei sentimenti nei suoi confronti. Non avrei dovuto perché.. Era chiaro che non mi volesse intorno. Ed io volevo seriamente rispettare la sua decisione. Eppure perché mi stava aiutando? Perché era lì con me, quando poteva lasciarmi morire dissanguata? 
Erano tutte domande a cui non sapevo rispondere, causa probabilmente la poca lucidità o il dolore. In realtà..non volevo illudermi di nuovo. Sapevo che avrei potuto farlo con facilità e preferii rilassarmi semplicemente tra le sue braccia, lasciandogli la possibilità di "lavarsi la coscienza" con quel gesto e di non disturbarlo. Probabilmente prima voleva finire, prima se ne sarebbe andato. In fondo lui voleva sicuramente così no?
Quando riaprii gli occhi -e lo feci solo dopo che sentii l'ultima mossa dell'ago nella pelle- mi ritrovai a studiare i suoi lineamenti in silenzio. Erano molto più armoniosi di quanto pensassi e per certi versi, con la luce fioca del comodino, mi sembrava quasi un angelo, di quelli che i bambini disegnano da piccoli: biondiccio, forte, vigoroso. O forse semplicemente ero troppo annebbiata dal dolore per poter pensare razionalmente.
E in effetti, dopo la sua battuta non ebbi subito la forza per rispondere col mio classico modo pungente. A quanto avevo capito, però, a Dean non aveva dato fastidio il mio silenzio ed anzi, poco tempo dopo sentii le sue labbra sulle mie. Fu un bacio delicato, dolce, diverso da quelli che di solito ci eravamo scambiati. E mi vennero i brividi, forse anche perché speravo che con quel bacio mi avesse in qualche modo perdonata.
Quando riaprii gli occhi e incontrai i suoi, mi persi per un attimo in quel verde liquido, tanto da poter scorgere alcune pagliuzze dorate intorno alla pupilla.  
-Io..beh...grazie..- mormorai, appoggiandomi stancamente alla sua spalla, nell'incavo del suo collo, e dando alcuni colpetti col naso sulla sua pelle morbida e profumata.
-Per cosa?- domandò lui, e potei giurare in quel momento di sentire le sue dita scorrere veloci sulla schiena, come una leggera carezza.
Fui un po' tentennante prima di rispondere, poi feci un leggero sorriso e, richiudendo gli occhi, risposi:-Per il bacio-. Ancora una volta la mia voce fu dell'intensità di un soffio, forse anche per paura di aver frainteso. -E...per avermi ricucita. Anche se non credo che tu abbia avuto un grande senso estetico- ridacchiai, sentendo però la sua stretta farsi leggermente più forte.
Lui sospirò, e pensai che si fosse davvero pentito di quello che aveva fatto, ma lasciai perdere. Non volevo rattristarmi proprio in quel momento, in cui sentivo la pace avermi finalmente investirmi dopo tanto tempo.
-Come te la sei fatta quella cosa, ragazzina?- rispose, lasciando stare tutto quanto, e quello che avevo detto sembrò scivolargli addosso.
-Non è importante..- sussurrai, facendomi piccola piccola.
-Invece sì. È una brutta ferita, anche se ne ho viste di peggiori- continuò. Ed io mi sentii in dovere di raccontare solo perché, magari, potesse servire a ricostruire la sua fiducia in me.
-Stavo liberando un covo di vampiri e prima di uccidere gli ultimi due mi è sfuggito il machete e uno l'ha raccolto... Il resto si capisce- lo guardai semplicemente, alzando le spalle. Ero stata sciocca e non avevo considerato quel movimento fatto dal vampiro. Ma per lo meno non ero stata morsa.
-Se vuoi cacciare, devi sempre avere la testa sulle spalle. Non puoi distrarti- mi disse, con sguardo severo ma, in qualche modo, preoccupato.
-Sì...lo so. Ultimamente è piuttosto difficile rimanere concentrata- borbottai. E la colpa era esclusivamente la sua, che mi occupava la testa in maniera continua.
Dean ridacchiò semplicemente. Non riuscii a decifrare quella risata, forse era leggermente nervoso, in senso positivo, per quello che avevo detto.
-Prima che mi addormenti...posso...posso parlarti?- sussurrai ancora, alzando lo sguardo verso di lui e incontrando di nuovo i suoi occhi. Il suo sguardo, meno scuro di prima è più intenso, mi fece rabbrividire. Annuì e basta, incitandomi in qualche modo, mentre le carezze sulla schiena si fecero più continuative.
-Mi dispiace per quello che ti ho fatto. Io non volevo ferirti. L'essere andata a letto con Mark... Era una..prova. Ma per me stessa. Non volevo che tu sentissi o che in qualche modo rimanessi colpito da ciò che facevo. Per favore, credimi...- mormorai ancora. Ci stavo provando davvero, ma era quella la verità. E speravo solo che lui, almeno per quella volta, riuscisse a darmi un pochino di fiducia.
-Una prova per cosa? Per vedere se trovavi qualcuno migliore di me?- domandò lui, schietto, fraintendendo ancora una volta. In effetti le mie parole potevano essere ancora equivocate.
-No. Volevo provare a vedere se fossi stata in grado di farti sparire dalla mia testa per un attimo-.
Silenzio di tomba. Eccola, la campionessa dell'anno: la prima stupida che faceva una pseudo dichiarazione a Dean Winchester. Che idiota. Avrei voluto semplicemente sotterrarmi e invece ero comunque lì, a cercare un po' di conforto tra le sue braccia, in ogni caso.
Sentii all'improvviso una grossa vampata di calore dritta al viso, probabilmente causata dalla sensazione di essere osservata da lui. E così abbassai lo sguardo. Non sapevo neanche come fossero uscite quelle parole dalla mia bocca, eppure non ero neanche riuscita a fermarle. Ecco che cosa succedeva quando si provava a reprimere il proprio stato d'animo.
Poco dopo, passati alcuni secondi, sentii le dita di Dean muoversi leggere sul mio viso, proprio dove sentivo più caldo e dove con ogni probabilità ero arrossita. 
E poi, ancora calore. Causato dal contatto delle nostre labbra e dal modo ancora più dolce di Dean di baciarmi.
Fu un bacio davvero diverso, più intenso di prima ma delicato allo stesso modo di quello precedente. I brividi corsero veloci su tutto il mio corpo, e le carezze di Dean su esso sembravano quasi volerli cogliere, per come sinuose mi toccavano le sue dita.
Provai a muovermi almeno un po', così da poter almeno toccare il suo viso. Cosi feci. E come mi era mancato....
Non feci altro che avvicinarlo a me, insinuando le dita tra i capelli morbidi e quasi rasati di Dean. L'odore del suo dopobarba mi mandò su di giri, mentre sentivo le sue mani correre un po' dappertutto sul mio corpo, sfiorando anche il bendaggio stretto che a tratti mi impediva di respirare. Già l'emozione giocava brutti scherzi, quel coso poi..!
L'unica cosa che sentii, poco prima di separarmi dalle sue labbra per mancanza di fiato, fu un semplice ansimo da parte di Dean, mentre mi stringeva a sé e cercava ancora le mie labbra, nonostante anche lui fosse senza fiato come me. 
E pronunciò il mio nome.
Per la prima volta mi sembrò molto più armonioso di quanto pensassi, solo perché il tono di Dean sembrò quasi accarezzare quelle due lettere. Fu una sensazione strana, ma mi sentii finalmente... Meglio.
Non seppi fare altro che guardarlo, indecisa o meno su cosa fare dopo quel bacio. Mi limitai semplicemente a tenere ferma la mano sulla sua guancia, mentre da un lato mi vergognavo di essermi mostrata così tanto stupida da aver confessato una parte del mio stato d'animo. Quelle erano le frasi melense che si trovavano nei film d'amore da due soldi..ed io non ero il tipo. Eppure Dean, inconsapevolmente, ci era riuscito. E non mi stupii del suo silenzio a riguardo: in fondo..non avevo parlato in quei toni per costringerlo a confessarsi. Avevo già compreso per via del suo atteggiamento.
Visto che richiusi gli occhi, Dean appoggiò appena le labbra sulla fronte e mi strinse ancora. -Credo che sia arrivata l'ora per te di riposare. Hai bisogno di ristabilirti- mormorò, e rendendomi conto solo in quel momento che fossi in intimo -me ne ero completamente dimenticata- mi mise sotto le coperte. Non dissi niente, sapendo perfettamente quanto avesse ragione, e mi appoggiai sul fianco sano. Quando lo vidi però sgusciare via dal letto, gli afferrai il polso con dei riflessi che non contavo di riuscire ad usare, non dopo l'alcool, il dolore e via dicendo. -Rimani qui-. La mia non era una domanda, e mi parve di scorgere sul volto di Dean un leggero sorriso. O forse ero semplicemente...più addormentata che altro. Solo quando sentii il suo corpo caldo stringermi, affondando la testa nel suo collo, mi addormentai nel giro di cinque minuti, forse neanche completi. Dopo tanto tempo, forse anche anni addirittura, sentii di aver ritrovato un po' di serenità. Con la differenza che stavolta mi bastava una persona. 

 
Pov Dean

Non ero tipo che mostrava i suoi sentimenti. Non lo ero mai stato. Col tempo avevo cominciato a pensare di non esservi semplicemente portato: al di là della speranza di non ferirmi per colpa delle mie debolezze, della mia vicinanza esagerata con le altre persone, sinceramente non ero mai stato troppo capace di fare qualcosa di concreto per gli altri che non fosse salvarli da qualche pericolo. Il resto, che fosse amicizia o altro, non faceva per me.
Non sapevo come spiegare troppo bene quel che sentivo, e non ci avevo mai provato … non avevo fatto mai nulla di concreto perché nessuno aveva mai provato a spiegarmelo oppure ad aiutarmi, o ancora a coinvolgermi. L’unica persona con la quale mi ero sforzato di fare qualcosa era Sam, semplicemente perché era il mio fratellino, e sentivo l’esigenza di proteggerlo.
Quando avevo cominciato a medicare Jo ero così tanto concentrato su quel che stavo facendo che non avevo pensato a niente, ma nel momento in cui mi trovai i suoi addosso mi resi conto di quel che stavo facendo: mi ero buttato su di lei appena aveva mostrato di non sentirsi troppo bene, appena aveva ceduto l’avevo sorretta come se fosse qualcosa di naturale e dovuto. Non ero troppo sicuro di quel che stava succedendo, non capivo cosa mi avesse fatto per portarmi ad agire così velocemente a favore di qualcuno che non faceva parte della mia famiglia e che non c’entrava per nulla con quel che ero, con quel che di solito ero capace di fare.
Mi ritrovai a spiegare che non mi chiedesse alcuna spiegazione, perché non ero capace di darne. Non sapevo cosa fosse cambiato, ma avevo paura che fosse qualcosa di estremamente pericoloso. Era come se avessi paura di perderla, il che era piuttosto assurdo.
Per colpa dei continui trasferimenti e del fatto che non avessimo mai avuto una casa, io e Sam non eravamo sicuramente abituati a instaurare rapporti duraturi, nemmeno da piccoli. Avevo imparato a crescere da solo, rialzarmi da solo … lottare da solo. In nessun modo avevo mai pensato di poter essere affiancato da qualcuno, e anche l’aver ritrovato mio fratello era stato uno shock, almeno per me. Inizialmente era stato difficile abituarsi a lottare spalla a spalla, e mi ero reso sempre più conto che per abituarmi avrei dovuto aprirmi a lui.
Lo avevo fatto, e molto spesso me ne ero pentito: mi ero reso conto, col tempo, che più mi aprivo alle persone più ero fragile, vulnerabile. E in quel preciso momento tutta quella fragilità stava risalendo in superficie, ricordandomi quanto fossi debole quando si parlava di Sam.
Non ero disposto ad acquisire un nuovo punto debole, non ero pronto a permettere a Jo di diventare qualcuno da attaccare per attaccare me o qualcuno da proteggere nonostante tutto. Infondo sarebbe stato meglio anche per lei, dal momento che tendenzialmente ero bravo a portare solamente dolore e sofferenza e non avrebbe guadagnato nulla nell’avermi accanto.
Eppure…come potevo andarmene di fronte a quei occhi? Erano li stessi che avevo evitato di guardare la sera prima, dopotutto, già ben più che cosciente dell’effetto che fossero in grado di farmi. Sapevo che mi avrebbe fregato, ma ero così impegnato a ricucirla che avevo abbassato ogni barriera.
Mi sentii all’istante debole, fragile e stupido. Ancora una volta le stavo dando la possibilità di sbattermi l’ennesima porta in faccia, di vedermi sorpreso e confuso … e Dean Winchester non avrebbe dovuto lasciarsi trattare in quel modo da una ragazzina. Chissà, forse era colpa di un qualche sortilegio, forse qualcuno stava tramando contro di me per rendermi debole e manipolabile.
Avrei dovuto andarmene, correre fuori dalla porta e scappare da lei, provando seriamente a fare qualcosa di utile per me stesso: andarmene sarebbe stata la vera soluzione e io per primo sapevo che se la mia auto era arrivata a salvarla, sicuramente sarei stato capace di andare più lontano, almeno fino ad un altro motel, lontano da lei più di qualche misero centimetro.
Avevo semplicemente bisogno di respirare, ma mi sembrò di non aver bisogno di preoccuparmene più di tanto in quel preciso momento. Nonostante tutto sembrava che ascoltare Jo fosse la soluzione migliore. Infondo non volevo sicuramente che stesse troppo male, e lasciarla fare mi sembrava l’idea migliore per poi costringerla a calmarsi e stare tranquilla.
Sicuramente non mi aspettavo qualcosa del genere e rendermi conto che fosse esattamente quello che avevo bisogno di sentirmi dire mi sembrò essere una cosa ancora più stupida. Mi sentivo semplicemente stupido, e ringraziai di non avere Sam al mio fianco o ero sicuro che mi avrebbe preso per il culo per tutto il resto della mia vita.
Mi ritrovai ad ascoltarla molto più attentamente di quanto avrei dovuto, sentendo un fastidioso senso di sollievo, a livello del petto, quando capii che davvero non aveva voluto ferirmi. Poteva sembrare superfluo, ma essere di fronte a una persona che per una volta non voleva farmi davvero del male –e si stava pure scusando- mi risultò parecchio strano … oltre che farmi sembrare un ragazzino sentimentale, cosa che non ero mai stato.
Anche da piccolo non avevo fatto altro che infrangere cuori, conquistare ragazzine prese in contropiede dal mio fascino e lasciarle semplicemente da sole, appena papà decideva che era ora di cambiare “casa” di nuovo. Solo Cassie – e già il fatto che mi ricordassi il suo nome era una grande cosa – era stata diversa ma era diventata, con gli anni, la dimostrazione in carne ed ossa di ciò che avrei dovuto evitare con tutto me stesso e che non avrei comunque mai potuto avere.
Lei e Jo erano completamente diverse, ma infondo ero cambiato anche io: se Jo non fosse stata una cacciatrice non le avrei mai confessato il mio “segreto”, e infondo avevo ancora parecchie cose che non intendevo dire. Avevo imparato, a mio discapito, che era meglio tenersi per sé la propria vita, così come tutto il resto, onde evitare che qualcuno possa ferirti anche con quella.
Per questo detestavo parlare, dire cose: avevo paura, ormai, che qualunque cosa avessi detto sarebbe stata usata contro di me, soprattutto con una persona come Jo. Era come essere in un costante e infinito interrogatorio: chiunque mi si parasse di fronte diventava il “poliziotto cattivo”, disposto a fare carte false per incastrarti. E Jo aveva dimostrato di essere fin troppo brava a prendermi in contropiede, non potevo darle sicuramente qualche altro vantaggio in quel campo.
Eppure diventò difficile non rispondere di fronte alle sue parole. Sentirsi dire che qualcuno tiene a te, soprattutto per una persona che ha ben pochi affetti al mondo, può diventare un colpo basso: Jo era una ragazzina cocciuta e se era arrivata a dire qualcosa del genere significava che era profondamente vero. E proprio per quello, forse, avrei dovuto allontanarmi da qualcosa che minacciava di diventare … serio.
Non ero sicuro di saperle resistere in un qualunque modo: anche quando avevo provato a ignorarla non ci ero riuscito. Forse ai suoi occhi sì, ma ai miei occhi avevo comunque continuato a pensarla e questa non era sicuramente una vittoria.
Mi ritrovai semplicemente troppo vicino a lei per ritirarmi e non feci altro che rimanere al suo fianco, avvicinandomi semplicemente a lei e lasciandomi travolgere. Non del tutto almeno, riuscii a ricordarmi delle sue condizioni e a fermarla prima di fare qualcosa che potesse farle troppo male.
Per quanto potesse costarmi e per quanto potesse essere “Poco da me” mi sforzai almeno a salvaguardarla. Mi ritrovai a stringerla a me e a provare piacere quando decise semplicemente di tenermi lì, quando mi chiese di restare.
Sapevo bene quanto non fosse facile per quelli come noi ammettere cose del genere, chiedere cose di quel tipo ad alta voce e mi sorprendeva che fosse davvero successo a me. Quelli come noi – e Jo sembrava rientrarci in piedi- non chiedevano mai a meno che non ci fossero particolari eccezioni. Ed essere la sua eccezione poteva essere positivo ma anche estremamente negativo.
La strinsi a me dolcemente, lasciando che si appoggiasse a me ma incapace di prendere sonno. Non ero mai stato uno capace di dormire più di tanto, e in quel preciso momento sapevo che non avrei mai preso sonno. Forse era per quella vicinanza, per quel contatto al quale non ero abituato, forse era semplicemente perché volevo tenerla d’occhio dopo quel che stava passando.
Mi ritrovai a respirare il suo profumo, probabilmente troppo a lungo per riuscire a rimanere lucido. Mi ritrovai quindi a passare debolmente i polpastrelli sulla sua pelle in movimenti casuali ma leggeri, non troppo disordinati dopotutto. Non sapevo che cosa mi stesse prendendo, ma decisi di non pensarci: era tardi e nessuno mi avrebbe sentito, potevo permettermi di essere chiunque in quel momento.
-Non farlo mai più…- sussurrai nel nulla, con voce bassa e roca –Non ti ho aiutata semplicemente perché sei figlia di tuo padre…odio l’idea che tu possa farti male. E non ha senso, non ho mai fatto così con nessuno se non con Sammy ma … vederti così, sapere che ancora una volta non mi hai ascoltato, hai fatto di testa e ho rischiato di perderti … Ti avrei preso a schiaffi se fossi stata sveglia. Devi smetterla di sfidarmi, ragazzina. Perché la verità è che io non ho la benché minima idea di che cosa mi stia succedendo e odio perdere il controllo … non posso accettare che qualcuno come te, che conosco da così poco, sia in grado di ferirmi così tanto, eppure non so starti lontano. E ormai penso anche che tu se provassi ad allontanarmi... non te lo lascerei fare.- mi ritrovai ad ammettere in un monologo nel silenzio più totale della notte, lasciando semplicemente vagare i pensieri magari nella semplice speranza di sentirmi più leggero, alla fine.
   
 
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