Tanti auguri, Urd! <3 In ritardo, visto che in questa storia c'è anche Kakashi... Ti auguro un anno ancora più entusiasmante di quello trascorso!
I tengu, come gli oni, sono creature del folklore giapponese; gli oni sono i classici orchi con le corna - non so se avete mai visto Lamù... - mentre i tengu sono rappresentati in svariate forme, alcuni maligni altri benevoli, a seconda della zona di proveninza e della leggenda.
L'ordine è il fine segreto del caos
Nel
regno il tempo scorre lento e frenetico anche quella mattina; il
mercato è pieno di persone in cerca del giusto affare, i
bambini si rincorrono ovunque e i proprietari dei banchi gridano, sia
contro di loro che per attirare clientela. Il fragore delle
contrattazioni arriva fin dentro le mura del castello dove, a
contrastare la frenesia della servitù, c'è il fare
cerimonioso dei nobili.
Kakashi chiude le porte dietro di sé
e il silenzio cala nella sala del trono.
“Ci avete fatti
chiamare, Vostra Maestà?” dice Sakura.
Si inchina e
dopo un attimo allunga una mano ad aggrapparsi ai capelli biondi per
tirare in un rispettoso inchino anche il compagno di team.
“Ugh-
Sakura chan!” squittisce lui.
Itachi annuisce, mentre si
gratta il collo con lo scettro.
“È così.”
Sakura,
che fino a quel momento era riuscita a ignorarlo, è costretta
a prendere atto dello stato della Regina, le sue pupille dilatate e
la malcelata euforia.
“Che palle, Yamanaka sama!”
sbuffa Sai, sebbene il suo tono sia abbastanza incolore da indurre a
pensare che non gliene importi poi così tanto.
Sakura
rivolge tutta la sua violenta disapprovazione su di lui e grida:
“quante volte devo dirti che non basta aggiungere l'onorifico
giusto?!”, perdendosi così le prime due volte in cui il
Re si schiarisce la gola.
“Come mi pare di capire già
sapete, la mia bellissima e capricciosa metà ha espresso il
desiderio di ricevere un unicorno per San Valentino,” dice il
Re, indicando con lo scettro prima la Regina e poi una carta
geografica, appositamente posizionata accanto al trono, “i
cerchi rossi sono le zone dov'è stato avvistato un unicorno in
passato... Shikamaru.”
Il ragazzo sbuffa, alza la pagina con
la carta e la fa cadere dietro il sostegno per rivelare un grafico
sulle nascite. Il Re si schiarisce la gola ulteriormente, fissando il
ragazzo finché quello, non prima di aver roteato gli occhi,
volta un'altra pagina.
“Credevo che gli unicorni fossero
ormai estinti, Altezza.”
Itachi rivolge l'attenzione a
Kakashi, picchiando contemporaneamente il pesante scettro sulla nuova
mappa con un unico cerchio rosso tratteggiato sopra.
“Anch'io!”
e l'umore generale scivola nelle segrete del castello, “ma
abbiamo appena firmato un trattato col re A e la regina Mei, ho
plotoni di temibili guerrieri che non fanno un accidenti di niente,
posso anche impiegare una squadra a cercarmi l'elisir della lunga
vita, se voglio,” dice il Re, facendo vorticare lo scettro,
“Shikamaru, segna: mandare un team alla ricerca dell'elisir
della lunga vita.”
Shikamaru grugnisce e scrive,
diligente.
“Itachi...” piagnucola Ino, sprofondata nel
trono a fianco.
“Sì, mia cara. Come stavo dicendo,
pur non avendone prove effettive si suppone che gli unicorni siano
estinti, ma se dovessi puntare lo scettro su eventuali superstiti
direi qui,” dice, indicando il cerchio rosso sulla nuova mappa,
“dov'è situato il tempio di Kurama. È il luogo
più spirituale che abbiamo nel regno e se sono rimasti degli
esemplari, a mio parere, si sono rifugiati lì.” Il Re
allora raddrizza la schiena per sporgersi verso di loro, la corona
gli cade subito sugli occhi, “Inutile dirvi che quei luoghi non
sono adatti agli esseri umani, fate molta attenzione a non farvi
tentare dalle creature che lo abitano,” dice, tirandola su,
“Jiraiya san occasionalmente si rincorre ancora una coda
immaginaria dall'ultima volta che è stato lì per un
capriccio della principessa Tsunade.”
Ino ridacchia per le
stranezze della zia, nasconde il volto dietro un ventaglio
Uchiha.
Tutti si voltano verso di lei e c'è un attimo di
silenzio in cui la Regina realizza di essere lei la ricca bionda con
le stranezze della situazione; il suo sorriso svanisce subito.
Per
un lungo momento, Sakura è tentata di puntualizzare che, al
contrario di lei, Tsunade shishou si rende utile in altri modi, poi
il Re ricomincia a dare istruzioni e l'attimo per fortuna
passa.
“Potete portare con voi tutto quello che ritenete
necessario e metterci quanto volete, l'importante è che
torniate prima di san Valentino.”
“San chi?”
bisbiglia Naruto, beccandosi un atroce pestone che fa socchiudere gli
occhi di dolore perfino al Re.
Ino sbuffa, dondolando un piedino,
annoiata, e Itachi si alza in piedi, ancora una volta trovandosi la
corona sugli occhi.
“Sì! Presto, andate e non tornate
senza l'animale!” dice, imperioso, si tira su la corona nel
tragitto e poi si ferma accanto alle porte per rivolgersi alla
squadra con un volume più basso, “passate dal retro se
non lo trovate.”
Kakashi annuisce, inclina la testa ed esce,
seguito dal team che viene prima obbligato da Sakura a inchinarsi.
“Siamo
arrivati?”
“NO.”
“Sei noioso davvero,
Pisellino.”
“Ripetilo, se ne hai il
coraggio!”
“Pensavo che Sas'ke esagerasse, invece sei
davvero noioso, Pisellino.”
Sakura tiene Naruto per il collo
della felpa con una mano e allontana Sai con l'altra.
“Ti
sbagli, Sai: per Sas'ke sono io quella noiosa, Naruto è solo
stupido,” sospira.
“Ehy!”
Kakashi si ferma ad
aspettarli, mette su quel suo sorriso falso, socchiudendo l'occhio
visibile in una mezza luna, e scioglie la postura.
“Bambini,”
dice, mentre mette le mani in tasca, “è vero che siamo
alla ricerca di un unicorno, ma è pur sempre una
missione.”
Naruto, già dimentico di avere un
pisellino, mette su un'espressione avvilita e ciondola in direzione
del maestro. Gli altri due lo seguono poco dopo.
“Ma,
sensei, questo tempio è lontanissimo e questo posto è
noiosissimo...”
“Chi? Chi è noioso?”
Tutti
si voltano di scatto a fissare il bosco a lato del largo
sentiero.
“Tu sei noioso!”
“Io non sono
noioso, lei lo è! Non hai sentito?” dice il fungo,
alzando la cappella in direzione di Sakura.
“Oooh, ma lo sei
anche tu, lo sei, sei noioso e irritante e se solo arrivassi fin
lì...” brontola l'altro fungo, agitandosi a distanza di
tre centimetri.
“Cosa? Cosa mi faresti?”
“Dei
bei tagliolini ai funghi, con il prezzemolo e quel pirla del
tartufo!”
“Ehy!” grida qualcosa sotto
terra.
“Be',” dice Kakashi, ricominciando a camminare
con tutta l'intenzione di lasciare i funghi al loro battibecco,
“direi che siamo vicini.”
Naruto viene spinto via da
Sakura, confuso e affascinato. Sai si chiede, non per la prima volta,
come abbia fatto Uchiha a lasciare il regno e la fonte di
inesauribile divertimento che è Uzumaki. Poi tira fuori il suo
blocco e disegna la scena dei funghi con un tratto grezzo.
Sakura
sbuffa, osservandolo scarabocchiare. È vero che, per quanto la
diverta, pestare Naruto in missione è controproducente, però
Sai sta cercando in tutti i modi di strappargli una reazione e quel
tonto non se ne accorge. La faccenda la irrita.
In un attimo di
terrificante chiarezza, Sakura si volta e schiaffeggia Sai, invece.
Lui spalanca gli occhi, Naruto sposta i suoi dall'uno all'altra,
preoccupato, persino Kakashi sbircia la scena con la coda
dell'occhio.
Alla fine, probabilmente colto dalla stessa
rivelazione, Sai tira fuori il suo taccuino e ci scrive sopra
qualcosa in modo sbrigativo, prima di riprendere a camminare.
Gli
altri lo segueno, lasciandosi indietro un confuso Naruto che si
gratta la testa senza però riuscire a sentire le sue stesse
dita.
“Grazie, mi prudeva proprio lì.”
“Uh...
Prego,” dice lui, cercando di vedere cosa esattamente sia
abbarbicato sulla sua testa.
“Pisellino,” grida Sai,
tanto forte che perfino Kakashi si sente infastidito dal nomignolo,
“adesso parli anche da solo?”
Naruto è
all'inizio molto propenso a incazzarsi come un gatto in una
portantina allagata, ma poi si ricorda del pelo morbido che ha sotto
le dita e si acciglia.
“Ma che-” dice, raggiungendoli
con una corsetta, “stavo parlando...” alza gli occhi e
riesce solo a sbirciarsi le sopracciglia, “con lui,”
dice, indicandosi la testa.
Sakura chiude la bocca e si stropiccia
la faccia, Kakashi assottiglia lo sguardo e Sai prende ancora
appunti, nessuno sa bene su cosa.
“Naruto,” inizia il
maestro, piano così da non agitare l'allievo, “hai per
caso assaggiato qualcosa che parlava?”
“Uh?
No!”
“Sicuro?”
“Certo che sono- Mi ha
pure ringraziato!”
“Lo sapevo che sarebbe successo,”
dice Sai, osservandolo con aria critica.
“Con chi parlavi,
Naruto?” chiede invece Sakura, parzialmente esasperata da lui e
totalmente incazzata con Ino.
Lui si guarda ancora una volta le
sopracciglia, inclinando anche la testa un po' verso l'alto, poi
sospira.
“Non lo so,” piagnucola, “ma era qui,
sulla mia testa,” e se la indica, “c'era, ma non sentivo
che c'era.”
Kakashi inclina la testa di lato.
“Parlavi
con qualcosa senza vederlo o sentirlo?”
Naruto annuisce, poi
aggrotta la fronte.
“È strano...”
“Lo
è.” risponde Kakashi, prima di accorgersi che non
conosce quella voce.
Si voltano tutti di scatto per trovarsi un
ragazzo che penzola capo all'ingiù dal ramo di un albero. Lui
sorride e la cicatrice sul suo naso si allunga, la pelle si fa più
rosea e gli occhi socchiusi gli danno un'aria gentile.
“Siete
qui per molestarmi?”
“È una cosa che occorre
spesso?” chiede Sai, curioso, taccuino alla mano.
Il ragazzo
annuisce.
Kakashi si schiarisce la gola, portando l'attenzione su
di sé.
“Non siamo qui per
molestarti...”
“Iruka.”
“Non ci
permetteremmo mai, Iruka san,” continua l'uomo, “siamo
qui invece per compiere una missione, è il Re in persona che
ci manda.”
“Il Re? Quale Re?”
“Re
Itachi!” supplisce Sakura per un riflesso da secchiona della
classe che non è mai riuscita a scrollarsi di dosso.
“Ah,
giusto! Ma questa è zona franca, appartiene a noi,” dice
il ragazzo, “cosa siete venuti a fare?”
“Stiamo
cercando un unicorno.”
Iruka si porta un braccio intorno
allo stomaco e ci poggia su il gomito dell'altro per mettersi un dito
sulle labbra. Le sue mani sono quelle di un comune essere umano, ma
le unghie sono lunghe, sembrano affilate, finiscono in una punta e
danno al ragazzo un'aria selvaggia.
“Un unicorno? Un
unicorno... Un unicorno,” borbotta.
Naruto fa un passo
avanti e indica lo spirito.
“Che cosa sei?”
“Non
sono un unicorno!” risponde subito Iruka, preoccupato.
“No,
voglio dire, hai detto che questa zona appartiene a voi... Voi chi?
Cosa siete? E tu cosa sei?”
L'espressione di Iruka si fa
pensosa; il ragazzo si tira a sedere, composto, prima di scendere dal
ramo.
“Io sono un tengu,” dice.
Iruka
è un tengu simpatico, decidono. Naruto lo affianca quando
prende a camminare e continuano a parlare come se fossero soli. Lui
fa venti domande aperte e non aspetta mai che la prima risposta sia
conclusa per fare la seconda. Gli altri riescono a spingerci dentro
un paio di domande a loro volta, ma non di più.
Il tengu
gli racconta del problema che hanno con le leggi di quel posto, che è
praticamente un'enclave religiosa, un punto focale della vecchia
religione nel territorio di una Nazione che osserva una di quelle
nuove. Narra di come devono premunirsi poiché l'unica cosa che
previene un attacco è la paura che le nuove generazioni hanno
di quel che non conoscono e che altrimenti, se si venisse a sapere
che si rischia solo di morire di noia per i monologhi dei funghi,
verrebbero invasi in poche ore. Gli spiriti e le creature mistiche
rimangono legate a quel suolo perché è sacro, ma se
quella sacralità venisse meno allora perderebbero il loro
collegamento spirituale col luogo.
Qui Iruka si ferma di scatto e
punta i suoi occhioni marroni in quelli blu.
“Straccia gli
appunti del tuo amico, poi,” dice, indicando Sai e il suo
taccuino con il pollice. Naruto annuisce automaticamente.
La
storia riparte, vengono a sapere degli oni, dei troll, delle fate -
state lontani dalle fate per l'amor del cielo che se iniziano a
cantare ci sfranticano i coglioni, dice il tengu - della ninfa
del lago, del vento che parla, l'albero che dorme, i vari tipi strani
che usano quel posto come rifugio...
Il tengu si ferma
all'istante, bloccato dalla mano sulla sua spalla.
“Dimmi,
Iruka san,” dice Kakashi, allentando la presa, “hai mai
conosciuto un ragazzo di nome Sas'ke?”
Naruto spalanca gli
occhi e li punta sul tengu, in trepidante attesa della
risposta.
“Uhm... Cupo, pesante, egocentrico-”
“È
LUI!” urla Naruto, “e stava bene, ti ha detto qualcosa,
ha parlato di noi, dov'è andato, viene spesso, sai come
contattarlo?”
Iruka socchiude gli occhi, contemplativo.
“Sì,
non molto, no, boh, abbastanza, no,” sorride, contento di
essere riuscito nell'impresa, subito dopo però il sorriso
svanisce, “Ramen!” grida.
“Ramen!” grida
Naruto, che non ha saputo resistere al richiamo.
“Tu sei
quello che mangia ramen e lo segue ovunque!” ridacchia il
tengu.
“Sì, è lui!” sorride Sai. Sakura
trattiene malamente una risata.
“Sono io, sì,”
brontola Naruto, “ma insomma,” dice, “come facciamo
a rintracciarlo?”
“Be', è qui!” trilla
Iruka, “adesso.”
Naruto tira dentro dell'aria e poi si
rifiuta di lasciarla andare, tutt'intorno c'è silenzio e
paura. Sai prende appunti.
“Sas'ke...” mormora Naruto,
“è qui?”
Iruka annuisce.
“Vuoi prima
un po' di ramen?”
“Cosa?”
“Abbiamo il
miglior chiosco mai esistito, qui!”
Kakashi si schiarisce la
gola, giacché sono in missione. L'espressione di Naruto lascia
ben intendere quanto la decisione lo stia dilaniando, lui stesso non
aveva mai pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui il suo
allievo avrebbe dovuto scegliere tra l'amato ramen e, be', l'amato
compagno.
Vorrebbe anche lui accertarsi delle condizioni del
ragazzino, visto che le loro informazioni vengono da un tengu, seppur
uno dai modi garbati come quello, ma l'unicorno viene prima di tutto.
Sicuramente prima del ramen.
Kakashi sospira quando realizza che
perfino Itachi avrebbe detto: “fanculo l'unicorno, riportatemi
il mio sciocco fratellino,” facendosi cadere la corona davanti
agli occhi per l'impeto. Ma non dice niente, preferendo fare un passo
alla volta.
Naruto emette un suono frustrato e si accuccia per
fare cerchi sul sentiero polveroso.
“Tengu san,” dice
Sai, “lo hai rotto.”
“Eh?”
Il
chiosco del ramen è piccolo, di legno, con pochi posti al
bancone e il proprietario sorride mentre prepara l'ordine.
Naruto
gira sullo sgabello, spaziando lo sguardo in ogni angolo con
un'espressione incuriosita e confusa che prende forma anche sul
taccuino di Sai. Sakura sta facendo il punto della situazione con
Kakashi, quando Iruka torna da loro.
“L'ho trovato!”
sogghigna.
Kakashi assottiglia lo sguardo.
“E cosa c'è
di tanto divertente?”
Il tengu allora tenta di nascondere la
sua ilarità in modo più efficace buttandosi nel ramen
che l'oni, proprietario del chiosco, gli porge.
“Grazie
Teuchi san,” e unisce le mani, “buon appetito!”
Naruto
si accosta a Kakashi sbilanciandosi contro di lui, senza distogliere
lo sguardo dal tengu.
“Credi che ci stia nascondendo
qualcosa?”
Kakashi lo guarda come se in fondo, molto in
fondo, super in fondo, non fosse poi così scemo, Sakura gli
rifila una pedata sulla caviglia che lui stoicamente ignora per
rispondere all'allievo.
“Credo di sì.”
Non
tanto perché è sempre bene non credere a tutto quello
che dice uno sconosciuto e nemmeno perché è sempre bene
non credere a tutto quello che dice un tengu, bensì è
Sasuke che non è mai in grado di fare qualcosa di normale e
che per giunta, qualsiasi cosa sia, deve farla diventare di
proporzioni epiche. Kakashi è propenso a credere che al tengu
non freghi niente né di Sasuke né di loro, nel senso
che non crede abbia interesse a danneggiarli, ma il principe è
sempre stato in grado di inimicarsi anche i più affabili
bonzi, perciò niente è da escludere.
Naruto sbatte
le palpebre come un gufo stupito, poi Teuchi gli consegna una ciotola
fumante e tutto il resto non ha più importanza.
Al secondo
boccone si blocca, con i tagliolini a metà e la gola
ustionata, per seguire con i suoi grandi occhi azzurri la fatina che
gli sta passando davanti. Lei lascia andare un fazzoletto per ognuno
e solo quando arriva davanti a Sai, che ha velocemente cambiato
foglio e musa, Naruto si azzarda a parlare.
“Quehha è
uha ffaha!”
“Sì,” risponde Teuchi,
“questa è mia figlia, Ayame.”
La fata saluta,
prima di spingere la grande saliera alla loro portata.
“Be',
è stato un parto facile,” sorride Sai.
“Anche
la madre era una fata,” supplisce Iruka.
“Quindi
niente è stato facile...” muore Sakura.
Il
ramen di Teuchi si rivela essere davvero il più buono di tutti
e Naruto ne mangia otto ciotole prima che riescano a riportare la sua
attenzione su questioni più pressanti. Il nome di Sasuke viene
fatto più volte, ma all'inizio riesce solo a fargli fare una
pausa, poi Iruka dice che c'è un modo di salvarlo e allora
tutti si bloccano. Il nuovo silenzio costringe Ayame a sbadigliare
per stapparsi le orecchie.
“Salvarlo da cosa, Iruka san?”
chiede cautamente Sakura.
“Be'...” temporeggia lui,
“il fatto è che è stato sgarbato con un
jinchuuriki e-”
“Sas'ke sgarbato, che sorpresa,”
ridacchia Kakashi, alzandosi.
“Questo
non me lo aspettavo...” mormora pochi minuti dopo.
Muove una
mano davanti agli occhi per liberarsi la visuale dalle farfalle ma
anche per distrarsi e non scoppiare a ridere. Sakura si morde il
labbro e la lingua contemporaneamente, il risultato è che la
sua espressione è deformata sia dall'ilarità che dal
dolore.
“Sask'e!” urla Naruto, stressato.
Sai lo
tiene per un lembo della felpa per evitare che cada nel lago, mentre
Uzumaki si dimena e si tende verso l'ex compagno di team.
Il tengu
li affianca, placido.
“Ecco, questo è
quanto!”
“Quanto? Questo cosa? Ti rendi conto che
Sas'ke è una rana?”
Sasuke sbuffa e rotea gli
occhi.
“Non sono lì, idiota, più su,” e
soffia per togliersi un petalo dagli occhi.
Naruto fa il giro del
lago di corsa e cade in ginocchio.
“Sas'ke! Stai bene?”
“No,
cretino, sono un maledetto fiore rosa, non sto bene!”
“Cos'ha
il rosa che non va?!” grida Sakura, improvvisamente incazzata
nera.
“Sas'ke! Come posso aiutarti?”
“Vattene.”
“Ma
Sas'ke! Ci sarà qualcosa che posso fare per aiutarti...”
“Mi
aiuterebbe se tu te ne andassi. Promesso.”
“Sas'ke!
Sas'keee!”
In quel momento la terra trema e odono un boato.
I funghi si appiattiscono sul terreno, i fiori gridano, gli uccellini
si nascondono dietro le fate, tutta la foresta freme in preda al
terrore, inclinandosi verso la direzione opposta per acquistare anche
quei pochi centimetri di distanza dal temibile... maiale.
Naruto
osserva curioso un maialino rosa guardarsi intorno; ha un
giacchettino bordeaux e una collana di perle intorno al collo. Il
maialino posa lo sguardo su di loro, l'atmosfera è satura di
aspettativa, il maiale fissa Naruto, Naruto fissa il maiale. Poi
appare un ragazzo che dà un calcio al maiale e quello sparisce
sopra le loro teste per ricadere nel folto del bosco con grugniti di
protesta.
“Vedo che è ancora di cattivo umore, Gaara
sama,” dice Iruka, con un lieve inchino.
Il ragazzo si volta
verso il team, ignorando il tengu. Ha i capelli rossi come il fuoco e
gli occhi del colore dell'acqua vicino a loro. La sua pelle ha un
aspetto bizzarro, sembra incrinata, fatta di squame di sabbia. È
un particolare che costringe tutti a rivalutare la loro affiliazione
con Sasuke.
“Scommetto che non posso uccidere nemmeno
loro...”
“Corretto, Gaara sama,” sorride
Iruka.
“Tsk, come se potessi...” ghigna
Sasuke.
“Sappiamo tutti come sei finito in questa
situazione, Sas'ke,” sospira Kakashi, “non c'è
bisogno di una dimostrazione.”
Gaara, che sembrava voler
recidere una porzione di pianeta solo per liberarsi di quel fiore,
sposta di nuovo l'attenzione su di loro.
“Lo
conoscete?”
“Assolutamente no.”
Sakura molla
un ceffone a Sai e il suono spaventa uno sciame di libellule che
nella fretta si impiglia nei capelli di Kakashi. Lui sospira
profondamente.
“Certo! È il mio migliore amico!”
strilla intanto Naruto con un sorriso che costringe il sole a
nascondersi dietro una nuvola.
Gaara stringe gli occhi un momento
e fa una smorfia irritata.
“Ci scommetto,”
borbotta.
Naruto torna subito serio, come se avesse notato
qualcosa che prima gli era sfuggita.
“Tu sei un
jinchuuriki?”
Lui annuisce.
“Anche tu lo
sei.”
Naruto, che già l'aveva aperta per fare
un'altra domanda, richiude la bocca velocemente.
“Ecco! Mi
sembrava!” urla Iruka indicandolo. “Era per questo che
riuscivi a vedere Gamakichi sulla tua testa.”
E mentre Sai
disegna le finte squame della pelle di Gaara, Iruka spiega a tutti
cos'è un Jinchuuriki. Kakashi inclina la testa di lato
incuriosito, mentre Sakura ha la fronte aggrottata e sta avendo una
sorta di epifania su quel miracolo della medicina che è sempre
stato il suo compagno di team - quante volte si è chiesta
perché non fosse bloccato a letto dopo un suo pestaggio - e
Naruto è sempre più stupito, gli occhi blu sempre più
larghi.
Sasuke sbuffa, tutti i suoi petali si alzano in una volta
sola e lo fanno sembrare un fiore calvo per una manciata di secondi.
“Ma chi se ne frega! Qualcuno mi fa tornare normale, così
posso togliere il disturbo?”
Gaara se ne va senza dare
risposta e Iruka si volta prontamente verso il neo
jinchuuriki.
“Puoi farlo tu!”
“Ho
capito! Adesso ho capito!”
“Figuriamoci.”
Naruto
lo ignora, si siede nuovamente vicino a lui e gli avvicina i palmi
delle mani. Sasuke si allontana istintivamente, ché le mani di
Naruto sono come quelle di un bambino, sporche, appiccicose e
maldestre. La sua faccia schifata stona sotto i soffici petali
rosa.
Per un paio di minuti non accade nulla.
“Mi verrà
il mal di schiena,” brontola Uchiha, tornando in una posizione
più rilassata appena Uzumaki ritira le mani.
Naruto sbuffa,
si gratta la testa e ancora una volta non sente le proprie
dita.
“Allora è un vizio!” grida, guardando in
su.
“Sì,” dice Gamakichi, poi scende e quasi
schiaccia Sasuke nel processo. “Mi prude sempre lì.”
Naruto
lo osserva e poi si guarda le dita.
“Ma eri peloso...”
“Che
conversazione invitante,” sputa Sasuke, principalmente irritato
dall'essere ignorato.
“Posso essere cosa voglio,” dice
infatti la rana, trasformandosi subito in scoiattolo, tanto per
aggiungere la beffa al danno. “La gente gratta più
volentieri qualcosa di peloso, piuttosto del mio corpo viscido.”
“E
loro non ti possono vedere?”
“Se voglio sì,”
poi si avvicina con fare cospiratorio, “ma io non voglio!”
bisbiglia. E ridacchiano entrambi.
“Per Susanoo... ”
sbuffa Sasuke.
Naruto allora sembra ricordarsi di lui e lo indica
sorpreso.
“Il bastardo sembra vederti...”
“Perché
è sotto l'incantesimo di una creatura mistica!”
“Wow,
Sas'ke, non è eccitante tutto questo?”
“Come un
massacro,” borbotta lui, con le foglie incrociate sullo stelo.
“possiamo tornare alla mia trasformazione, ora?”
Iruka
si avvicina in quel momento.
Dietro di lui Sai, annoiato, ha
spinto Sakura nell'acqua per sapere se effettivamente non c'era
niente da vedere o se si vedeva solo con la maglietta bagnata,
Kakashi legge un libro arancione che fa arrossire e svenire le
fatine.
Il tengu gli spiega nuovamente tutto quello che deve fare
e Naruto si concentra tanto da far tremare un po' la terra, Sasuke fa
puff e una coltre di fumo lo avvolge. Quando si dirada al suo posto
c'è una ciotola di ramen. Il surimi lo fissa con gli occhi
neri spalancati.
“Naruto, cazzo!” dice il
tagliolino.
“Mi dispiace, mi dispiace, quel ramen era così
buono, non riesco a non pensarci!”
Per acquietare le
proteste si china subito verso di lui e ci riprova.
Il fumo questa
volta ha un'altezza appropriata, Naruto trattiene il respiro, Sakura
ha smesso di affogare Sai, Sai si sposta i capelli bagnati dagli
occhi per vedere e Kakashi mette una fatina nel libro per non perdere
il segno.
Dal fumo appaiono prima le mani e poi il volto di Sasuke
che se le guarda.
“Nh,” dice.
Naruto sorride di
nuovo tutto denti, prima che quello stesso sorriso gli si congeli
sulla faccia.
“Ottimo lavoro, pisellino.”
Ma lui è
talmente preso dal petto di Sasuke che neanche si offende.
“Perché?
Ho pensato a lui!” lo indica, esasperato, sottolineando
il lui.
Iruka alza le spalle.
“Magari è così
che lo vorresti.”
“Perché sono una donna, ora?
Ho più tette di Sakura, testa di legno!”
Sakura
riprende ad affogare Sai, per sfogarsi.
“Be',” dice
Gamakichi, “riprova.”
Naruto sta per aprire bocca, ma
Kakashi lo precede. Si avvicina a loro, una scintilla di divertito
sadismo nell'occhiata che lancia a Sasuke, e inclina la testa.
“No,
basta così, è umano e può andarsene, noi abbiamo
una missione da portare a termine.”
“Te lo dico io
dove puoi andartene...” borbotta Sasuke, ancora una volta
ignorato.
“Giusto,” grida Naruto, “non è
che per caso conosci un unicorno, Gamakichi san?”
Le
porte della sala del trono si aprono rumorosamente, Izumo ci spruzza
su il suo sciroppo, le muove e quelle non cigolano più. Il
team sette entra trionfante e più o meno incolume.
“Ben
tornati!” trilla Itachi, la corona gli cade sugli occhi appena
si mette seduto composto. “Dov'è Naruto?”
“Si
è innamorato di una ragazza del posto, Maestà,”
dice Kakashi con la sua migliore faccia di bronzo. Sai e Sakura
premono le labbra insieme per non sghignazzare.
“Fantastico!
Shikamaru scrivi: invitare lui e la sua consorte per il solstizio
d'estate.” Ci pensa su e poi agita lo scettro, “E fare la
spesa per il solstizio d'estate.”
Shikamaru lo scrive sul
grafico delle nascite.
Poi Ino strilla, riportando equilibrio
nella troppa gioia del momento.
“Mia cara,” comincia
Itachi togliendosi le dita e lo scettro dalle orecchie, “non
c'è bisogno che ti senta tutto il regno.”
“Abbiamo
trovato ciò che avete chiesto, Altezza,” dice Kakashi,
imperturbato, con un inchino.
“Vedo... ”
“È
un unicorno!” grida lei, saltellando intorno all'animale,
“Itachi è un unicorno!”
“Mettiamoci una
virgola, mia cara,” sorride il Re, ritornando sbragato sul
trono e facendosi cadere la corona sugli occhi nel processo. Poi si
volta, “Shikamaru, promemoria, scrivi: rendere felice la mia
dolce metà mi rende felice!”
Shikamaru gli rivolge
uno sguardo truce e rimane a fissarlo, immobile.
“Fatto,”
dice, senza essersi mosso.
Itachi ridacchia.
“Che bello!
Ho un unicorno!” saltella Ino.
“Stammi lontano,
psicopatica,” dice l'unicorno, con una profonda voce
maschile.
Ino si ferma, la sua espressione si fa inorridita per un
momento, poi sembra digerire la questione e piega la testa, invece,
incuriosita.
“Credevo che gli unicorni fossero tutti
gentili...”
“E magari tutte femmine e senza una dimora
o remore a lasciarla,” sputa l'unicorno.
“Mi scusi
signor unicorno, non si preoccupi, la mia dolce metà perde
interesse velocemente, sarà di ritorno a casa prima di quanto
pensa,” si intromette Itachi, facendo squittire Ino
d'indignazione, “personalmente credevo che gli unicorni si
fossero estinti, mi permetta di dirle che è un onore fare la
sua conoscenza. Mi dica, qual è il suo nome?”
L'unicorno
sospira, rassegnato a quelle assurdità.
“Ibiki,”
risponde.
“Bene signor Ibiki, ci prenderemo cura di lei
durante il suo soggiorno al castello. Shikamaru, di' a Chouji di
occuparsi dei bisogni dell'unicorno.” Il ragazzo annuisce,
prima che il Re gli punti lo scettro contro. “Non solo
letteralmente.”
Kakashi si schiarisce la gola.
“Se
questo è tutto, il team sette chiede il permesso di ritirarsi,
Altezza.”
“Sì, avete portato a termine la
vostra missione...” replica il Re, distratto da qualcosa. “Ah,
mia cara farai bene a stare attenta a non ferire il signor Ibiki con
le tue unghie.”
Tutta la squadra guarda Ino, che ridacchia
impacciata, le sue unghie affilate adesso sembrano meno il risultato
di troppo tempo libero e molto più un segno distintivo. Lei si
copre le guance rosse con il ventaglio Uchiha e Shikamaru sbuffa.
L'unicorno scuote il capo.
“Potete andare,” prosegue
Itachi, indicando l'uscita con lo scettro.
Nessuno se la sente di
contraddirlo.
“Tipico di Ino, fare sia la bella che la
bestia,” borbotta Sakura, cupa, mentre esce.
Sai
sorride.
Kakashi continua a camminare, alza la mano per salutarli
e, quando gli passa vicino, scuote il libro arancione davanti ad
Asuma per fargli cadere nelle mani una fatina mora con gli occhi
rossi.
La fatina arrossisce e Asuma s'inghiotte per sbaglio la
sigaretta.
“Non fatevi domande e andrà tutto bene,”
dice Kakashi al suo team, senza voltarsi.
Le
delucidazioni sul titolo sono alla pagina 777 di televideo. È
che non credo ai miei occhi, possibile che non ci siano titoli
migliori di questo? Certo che è possibile, tutto è
possibile, ma non significa che debba sempre incasinarmi da sola solo
perché posso farlo.
Infatti sembra che non sappia dove sono
girata quando alla fine invece ognuno ottiene quello che vuole. Perfino
Sasuke, che è felice solo se non lo è, ottiene un
jinchuuriki stressante da poter insultare.
Oh, che volete? È stato Natale,
recentemente!
Auguri,
Urdi! ** Auguri per tutto! Sono fiera di te come se tu fossi mia
figlia, vado in giro mostrando la tua foto e dicendo che sei
un'architetta con le tette quadrate. L'Urd caffè è
diventato più colto e anche un po' romanico, da quando è
successo. Diventerai magari un'artista di strada o un'infermiera, una
hostess, una cuoca, una casalinga mazinga, una modella, un filippino
immigrato, non si sa! Quel che si sa è che sarai sempre anche
un'archiTETTA! Questo ci rende per osmosi più fighe anche a
noi. Chu. Stai serena, promettimi che farai di tutto per essere
felice e mangiare sushi... PROMETTIMELOOOH!
Ti voglio bene.
Non c'è lucro e mi appartengono solo le scempiaggini, il resto è di Kishicoso. Au revoir.