La sveglia
suonò con un motivetto
fastidioso che rimbombò nella stanza e nella mia testa, rotolai su un
fianco e sbattei una mano sulla sveglia alla cieca, mancandola un paio
di volte
finché non riuscii finalmente a zittire quel trillo. Il sole
s’infiltrava nella
stanza da una fessura tra le tende, illuminando il centro del mio letto
con un
raggio di luce gialla e abbagliante che mi colpiva dritto in faccia.
Feci una
smorfia e mi coprii gli occhi con i palmi delle mani. Sospirai appena
sentii dei passi leggeri
che si avvicinavano, degli altrettanto silenziosi colpi alla porta mi
confermarono che Rachel era lì fuori, mi tirai la coperta
sopra la testa e feci
finta di dormire.
-Ash, tesoro,
devi svegliarti..- io non risposi, ma la voce
di mia madre venne coperta dalla porta che si apriva di colpo.
-Alzati da quel
cazzo di letto!- Bill l’aveva quasi urlato e
mentre lo diceva mi aveva afferrato malamente la spalla già
livida dai suoi
pugni. Soffocai un gemito di dolore nel cuscino e mi tirai a sedere.
-Mi alzo se te
ne vai.- dissi velenoso.
-Non osare
moccioso.- sibilò l’uomo. Uscì
lanciandomi
un’occhiata raggelante e mi lasciò solo.
Andai in bagno e
mi sistemai per la scuola, misi una pomata
sulla spalla e sull’addome, un leggero strato di matita nera
sulle palpebre e
un filo di correttore a coprire il livido sotto l’occhio. Mi
vestii con un paio
di denim blu e una felpa, infilai le converse e scesi velocemente dalle
scale.
Una volta dentro
la cucina mi versai un generoso bicchiere di
spremuta e lo bevvi. Stavo per girarmi e posare il bicchiere nel
lavello, ma una
mano si posò sulla mia testa e mi afferrò i
capelli, girandomi di scatto e
facendomi cadere il bicchiere.
-Dove pensi di
andare conciato così, ancora il trucco fottuto
finocchio?- Non risposi, ma appena lasciò la presa io corsi
verso la porta a
prendere lo zaino e uscii velocemente, lasciandomi alle spalle gli
occhi scuri
di Bill.
Ero in anticipo
per il bus quindi mi sedetti sulla panchina,
sotto la pensilina, con gli auricolari nelle orecchie che suonavano
“Demolition
lovers” dei My Chemical Romance. Mi coprii il viso con le
mani, una di esse
scivolò tra i miei capelli massaggiando la cute dove Bill mi
aveva afferrato.
Stetti in quella posizione, con gli occhi chiusi, finché una
mano mi sfiorò la
spalla. Aprii gli occhi e mi trovai davanti le iridi cristalline di
Andy.
-Ehy, non
passano i pullman oggi.- Mi stava chiedendo di
andare con lui? –Vieni con me?- chiese ancora ed io annuii
con malavoglia poi
mi alzai e mi misi a camminare, non staccai la musica anzi, alzai il
volume e
ignorai la presenza del moro di fianco a me.
Arrivammo
a scuola in
ritardo di venti minuti ed io senza parlare ad Andy entrai in classe
sedendomi
di fianco a Ronnie.
-Dove cazzo
eri?- chiese il ragazzo tatuato girandosi verso
di me.
-Non
c’erano i bus.- risposi prima di posare il cellulare sul
banco insieme alle cuffiette. Sentii due braccia cingermi le spalle,
sussultai
e mi girai. Le labbra di Jade si posarono sulle mie lasciandomi un
bacio umido
dal sapore di burro cacao, mi passai una mano sulle labbra per togliere
il
lip-gloss che mi aveva reso sicuramente la bocca coperta di brillantini.
-Svegliato male
Ash?- la baciai di nuovo e le sorrisi.
-Sono solo
stanco, piccola.- le feci un altro sorriso, falso
ovviamente.
La lezione
passò più lenta del solito ed io per tutta
l’ora
scribacchiai parole che dovevano essere lyrics di una canzone inventata
al
momento. Ronnie aveva detto qualcosa a proposito di una festa a casa
sua ed io
avevo detto che sarei andato. Tutto pur di non stare in casa.
La campanella
del pranzo era suonata, ma io non me ne ero
accorto. In ogni caso non avevo fame. Una volta entrato in mena mi
sedetti al
solito tavolo dove Jinxx mi raggiunse qualche minuto dopo
-Ash. - Feci un cenno
con il capo e appoggiai la testa alla mano. –Non
può continuare così... - disse
il mio amico tamburellando le dita sulla mia spalla. Io annuii e mi
misi a
mangiare l’insalata che mi ero preso.
Quando
arrivarono le tre e mezzo la campanella che segnava la
fine delle lezioni suonò, lasciandoci andare via. Sentii dei
passi dietro di me
poi una mano mi afferrò la spalla.
-Fai la strada
con me?- diedi una scrollata di spalle e lo
seguii, non prima di aver rimesso le cuffiette. A metà
strada Andy mi tolse una
cuffia.
-Cosa ascolti?-
mi chiese senza mettersi la suddetta
cuffietta.
- I My chemical
romance.- sorrise e si mise ad ascoltare con
me la musica e così camminammo allo stesso passo fino a casa
sua.
Mi
salutò, ma prima che io potessi aprire la porta di casa mi
corse vicino.
-Senti..devo
parlarti.-
-Aspettami qui.-
misi lo zaino nell’ingresso, appeso
all’appendiabiti e tornai sulla veranda, dove chiesi ad Andy
che cosa voleva.
-Dopo la
festa..quando abbiamo parlato io..-
-Io e te non
abbiamo parlato dopo la festa.- dissi, veramente
non ricordavo nulla. Mi ricordavo solo l’inizio della serata.
Tutto era
sfocato, non ricordavo nulla.
-Eri ubriaco, ma
abbiamo parlato anzi tu hai iniziato e hai
detto qualcosa a proposito di questo..- le sue dita affusolate mi
sfiorarono l’occhio
ed io mi ritrassi immediatamente.
-Che ne vuoi
sapere tu?- dissi velenoso passandomi
nervosamente la mano nei capelli.
-So abbastanza
Ashley.- disse Andy, fece
un sorriso tirato poi ripercorse i suoi passi fino a entrare in casa.
Sospirai
e per l’ennesima volta mi nascosi in camera mia con
l’intenzione di non uscirne
mai più.
Pioveva da
più di due giorni e ne erano passati tre da quando
avevo parlato ad Ashley. Volevo spiegazioni, ma sapevo che non le avrei
avute,
non si vanno a raccontare queste cose a chiunque, soprattutto al tuo
vicino di
casa con cui parli a stento. Non sapevo nemmeno perché
gliel’avevo chiesto
Eppure Ashley
sembrava ignorare cosa succedesse tra le mura
di casa sua, era perennemente sorridente e accomodante a scuola. Mi era
passato
per la mente che potesse essere una farsa per non lasciare scoprire a
tutti la
verità, ma non ne avevo le prove. Non sapevo nulla della
vita di Ashley, non
ero nemmeno certo che i suoi genitori fossero la causa di quel livido.
Me ne stavo sul
tetto con un ombrello inutilmente aperto in
una mano e una sigaretta nell’altra.
Nelle cuffiette
suonava “Falling away with you” dei Muse, la
sigaretta stava per finire, feci altri tre tiri e ne buttai la cicca
nella
grondaia che traboccava d’acqua.
Due
settimane e sarei stato a casa per le vacanze di natale, ero davvero
felice.
Scesi nella mia
stanza bagnato come un pulcino ed attaccai subito
il telefono allo stereo, la musica colmò la stanza. Mi
sedetti alla scrivania,
presi l’album da disegno e iniziai a scarabocchiare. Il
trillo del campanello
di casa mi distolse dal mio disegno. Scesi ad aprire per trovarmi
davanti Cc,
trafelato e completamente zuppo d’acqua.
-Ehi, che ci fai
qui?- Sorrisi leggermente e lui ricambiò
apertamente il gesto, stendendo le sue labbra in un sorrisino.
-Si è
messo a diluviare, passavo di qui e mi sono infilato
qui sotto.- Si
grattò la nuca in segno
di nervosismo e io lo invitai ad entrare in casa, gli diedi un
asciugamano e
una maglia asciutta.
-Strano, di
solito qui piove poco..e quando lo fa dura un bel
po’.- ridacchiò e si mise comodo sul divano.
-Spero che non
piova troppo allora..- Guardai il soffitto per
qualche secondo per poi riportare lo sguardo su Cc.
-Ti va una
partita alla Play Station?- proposi e ci trovammo
a incitare i nostri avatar di sconfiggere il nemico.
Dopo
un’ora circa smettemmo di giocare e invitai il mio amico
a salire in camera mia, dove avevo dimenticato di spegnere la musica.
-Bella canzone.-
sorrisi e gli passai il Cd. Io e Christian
avevamo gusti molto simili ecco perché ogni volta che si
parlava di musica
litigavamo con Molly e Jake che sembravano andare d’amore e
d’accordo con ogni
argomento che si tirava fuori.
Prestai un
ombrello al mio amico e mi salutò sparendo nella
strada. Sentii i soliti rumori dalla casa a fianco e poco dopo la scena
già
vista mille volte arrivò, Ashely che usciva e si infilava
nello spazio tra le
nostre case senza dare segno di avermi notato. Presi un ombrello e lo
raggiunsi.
-Non dovresti
stare sotto la pioggia.- sorrisi e mi sedetti
di fianco a lui coprendolo dalla pioggia fitta.
-Vattene.-
disse, ma non alzò il viso che teneva affondato
tra le braccia. Rimanemmo seduti così, io con
l’ombrello in mano e lui senza
mostrarmi il viso.
-Perché
tu devi sempre essere qui?- gli sorrisi quando lui
alzò finalmente la testa incatenandomi nei suoi occhi di
caramello, sentii una
strana sensazione, come un calore che si irradiava dal centro del petto
e
finiva allo stomaco. Ignorai quella sensazione distogliendo lo sguardo
da
Ashley.
-Voglio capire
cosa ti fa scappare sempre.- sembrò che gli
mancasse il respiro, non rispose per diversi minuti, poi la sua voce
tornò.
-Non ci
conosciamo e non voglio spiegarti nulla, ma in questo
momento non vorrei rientrare in casa..- In quel momento pensai che
fossi
l’unico ad aver visto quel lato del ragazzo.
-Vuoi venire da
me?- non mi accorsi di averlo detto e mi
pentii di averlo fatto, non eravamo in confidenza e lui non voleva aver
a che
fare con me. Io però sentivo di conoscere quel ragazzo da
sempre, non mi spiegavo
quella sensazione, ma volevo aiutare quel ragazzo a sorpassare quelle
difficoltà anche se pensai che la situazione fosse
più difficile di quanto
immaginavo.
-Va bene, ma
devo rientrare per la notte.- non credetti a
quello che avevo sentito, gli feci strada in casa, spiegandogli che i
miei
genitori erano in viaggio per il lavoro. Come con Cc gli diedi un
asciugamano
poi andammo in camera.
-Ascolti i
“My chemical romance”?- annuii e lui
esaminò i cd
sulle mensole. –Bella camera.- disse ancora e io lo invitai a
sedersi di fianco
a me.
C’era
un silenzio imbarazzante nella stanza, Ashley decise di
romperlo.
-Suoni qualche
strumento?-
-Chitarra, tu
invece?- si spettinò i capelli accarezzandosi
quelli leggermente rasati sul lato coprendo poi la rasatura con li
stessi
capelli castani.
-Chitarra e
basso.- mi sorrise ed ecco che quella sensazione
tornò a torturarmi lo sterno.
-Visto che siamo
in vena di chiacchere..cosa ti sei fatto al
petto?- mi chiese indicandomi la parte da sopra la maglietta.
Scossi la testa
e mi accarezzai il collo. –Beh..è una storia
lunga.-
-Abbiamo tutto
il pomeriggio..- mi
rispose lui, ma io negai ancora chiudendomi nel mio bozzolo di
silenzio. Non
volevo parlare ad Ashley di Miles, mi accorsi dell’ errore
che avevo commesso
ad invitare il ragazzo a casa. Ci conoscevamo poco e non avevo
raccontato
nemmeno ai miei amici cos’era successo.
Mi alzai e mi
sistemai la maglietta umidiccia.
-Forse
è meglio che io vada.- dissi più a me stesso che
a
Andy. Lui prese un pacchetto di sigarette e uscì dalla porta.
-Ashley..io non
posso dirtelo.- disse appena fummo sulla
veranda. Accese la stecca e aspirò. Non mi piaceva
l’odore del fumo e mi
allontanai leggermente da lui.
-Non fa bene
tenersi tutto dentro.- gli dissi.
-Senti chi
parla.- rispose lanciandomi un’occhiataccia. Lo
salutai e tornai a casa.
Velocemente
salii nella mia stanza e mi chiusi dentro. Volevo
provare a diventare amico di Andy, sembrava più simile a me
del previsto. Presi
la chitarra e iniziai a suonare qualcosa mentre pensavo. Nella testa
apparivano
continuamente gli occhi blu del mio vicino, erano la prima cosa che
notavi ed
erano difficili da scordare. Sembravano il mare blu che rifletteva i
raggi del
sole d’estate, ma quando gli avevo chiesto delle bende il suo
sguardo si era
rabbuiato, non doveva
essere una bella
storia. Stavamo entrambi mentendo e forse potevamo solo aiutarci a
vicenda, ma
non mi sentivo pronto a raccontargli di Bill come lui non voleva dirmi
il suo
segreto.
Come da copione
un vociare al piano inferiore mi fece capire
che dovevo scendere. Mangiammo in silenzio, senza che il mio patrigno
facesse
battute o domande e mi stupii della cosa. Mia madre al contrario
iniziò a
chiedere dove fossi stato questo pomeriggio.
-Da Andy.-
risposi, loro non conoscevano i nostri vicini e
sperai che non le venisse in mente di andarne a fare la conoscenza.
-Da chi?- Bill
per la prima volta in mezz’ora aprì bocca e io
deglutii rumorosamente.
-Andy, il nostro
vicino.- sul viso dell’uomo apparve un
ghigno.
-Il tuo
fidanzato Ashley?- scossi la testa e mi alzai. –Dove
vai? Dal tuo fidanzato Andy?- sospirai e mi allontanai e sarei riuscito
a
salire nella mia stanza se una mano grande e ruvida non mi avesse
afferrato il
polso.
-Ascoltami bene,
fatti vedere con quello e non esci vivo da
questa casa. Hai capito finocchio?- Il sangue mi si gelò
nelle vene e brividi
freddi scesero per la spina dorsale, annuii velocemente e appena
lasciò la
presa mi chiusi in camera. Salii sul tetto, sperando quasi di vedere
Andy.
Le minacce di
Bill non funzionavano, mi faceva del male in
ogni caso, anche senza avere un motivo.
Mi stesi sulle
tegole lasciando che l’acqua mi bagnasse i
vestiti. Anche se avevo fretto stavo immobile, le gocce picchiettavano
sul mio
viso e scendevano sulle guance come lacrime, quasi mi convinsi di stare
piangendo.
Non ne ero
più capace. Stetti sul tetto senza accorgermi del
tempo che passava, la pioggia non accennava a smettere anzi si
infittì. Quando
fui steso sul mio letto desiderai vedere ancora gli occhi di quel
ragazzo e
prima di addormentarmi li vidi davvero.
Era sabato ed
erano le dieci, stavo già litigando con Bill
che si era seduto sul divano con una birra in mano. Il numero delle
bottiglie
vuote sul pavimento aumentò e trovai che fosse
più sicuro andarsene, ma la
stessa mano della sera prima mi afferrò il braccio.
-Sai Ashley, hai
un nome da donna..- mi disse, ero spaventato
sentivo il mio corpo tremare sotto quella stretta che mi stava facendo
male.
–Perché non ti siedi qui con me Ashley cara?- non
prometteva nulla di buono
quel tono di voce.
-Veramente io
dovevo uscire..- dissi cercando una via
d’uscita.
-Siediti!- mi
abbaiò contro l’uomo e io mi sedetti di fianco
a lui, puzzava terribilmente di alcool e stavo iniziando a spaventarmi
sul
serio quando una mano mi si appoggiò sulla spalla.
–Scopriamo insieme se sei
davvero un uomo.- spalancai gli occhi e mi allontanai. Le mani di Bill
erano
più forti e mi strinsero le spalle ricoperte dai lividi io
gemetti dal dolore.
-Lasciami, ti
prego.- una sua mano si infilò sotto la mia
t-shirt accarezzandomi rozzamente il petto. Tremavo come una foglia e
non
potevo sottrarmi a quell’uomo che iniziò a toccare
più del dovuto, dal momento
in cui mi intrappolò tra lui e il divano iniziai a
ribellarmi e a scalciare per
liberarmi. Non la prese bene infatti mi arrivò uno schiaffo
e la sua mano a
tirarmi i capelli.
-Perché
non ti fai toccare puttanella?!- urlò prima di
scaraventarmi a terra, urtai contro il tavolino e cacciai un grido.
Inutile
lottare perché come ogni volta quando lui mi
lasciò andare mi minacciò.
Chiusi la porta
del bagno a chiave e mi tolsi la maglia
velocemente, mi aveva graffiato sul torace e ora scendeva come un
piccolo
ruscelletto di sangue, la testa faceva male esattamente come se fosse
stata
compressa sotto un autobus. Iniziai
la
solita routine di pulizia cercando di non provocare altri danni, un
livido si
stava formando sul fianco, lo guardai e mi coprii con la t- shirt.
Presi la
tracolla e uscii di casa,non smetteva di piovere e
mi inzuppai appena misi i piedi fuori dalla veranda. La macchina do
Bill non
c’era, doveva essere andato al minimarket a comprare da bere.
Non chiamai
Jinxx, mi sedetti appoggiato al fianco della casa, ma quando alzai lo
sguardo
vidi l’ultima persona che mi avrebbe dovuto vedere in quello
stato.
-Ashley?- disse
avvicinandosi. Mi
toccai il labbro dopo aver sentito una fitta, perfetto avevo le dita
ricoperte
di sangue.
-Vai via..- non
avrei sopportato il
giudizio di Andy sentivo già la sua voce roca dirmi che ero
un miserabile,
inutile e tutti gli altri aggettivi che mi venivano accollati.
-Che ti
è successo?- crollai, forse
per la prima volta di fronte a qualcuno, lacrime salate scesero veloci
dalle
mie guance mischiandosi con la pioggia. Sentii una mano appoggiarsi
sulla mia
testa, sobbalzai.
-Vieni
dentro..- mi disse, io lo guardai e lui mi tese la mano, la afferrai.
Mi
portò
in casa sua e notai che era ancora solo.
-Mi
spieghi che ti succede?- mi passai una mano fra i capelli bagnati, le lacrime si
erano asciugate anche
se minacciavano di scendere ancora.
-Mi ha
picchiato ancora.- dissi solo quattro parole, pesanti come macigni per
me. E
lui si fermò in mezzo al corridoio, si girò e mi
venne incontro.
-Cosa?- mi
appoggiò la mano sulla spalla e io la tolsi.
-Devo spiegarti
delle cose..- gli feci un sorriso tirato e
andammo in camera sua. Ci
sdraiammo sul
suo letto e lui si girò su un fianco guardandomi. Iniziai a
spiegare ogni cosa,
ogni momento che ricordavo fino a quella mattina dove aveva sorpassato
il
limite. Lui ascoltò attentamente ogni parola annuendo per
invitarmi a
continuare quando mi fermavo, ma non mi interruppe mai tranne quando
finii .
-Capisci..ho
resistito tutto questo tempo..-
-Ash..- mi
abbracciò di colpo e io prima mi stupii poi
ricambiai la stretta appoggiando la testa sulla sua spalla.
-Non puoi
tornare in quella casa..- lo guardai negli occhi
blu e scossi la testa.
-Devo.- dissi
semplicemente e lui mi guardò storto.
-No, puoi
rimanere qui. Mancano meno di due settimane al
natale, puoi stare qui.-
Non
risposi, ma Andy mi obbligò a stare da lui almeno per la
notte, io sembravo uno
zombie che si aggirava per casa.
Andy mi
disse della sua passione per batman e di conseguenza passammo il
pomeriggio sul
divano a guardare film del suo supereroe preferito. Mangiammo pop corn
e verso
sera finii appoggiato al ragazzo a sonnecchiare. Stavo bene con lui, mi
aveva
fatto ridere, avevamo scherzato insieme. Avevo visto la sua collezione
di
articoli del supereroe e gli avevo svelato la mia passione segreta per
Hello
Kitty.
Era
così
facile stare con Andy, niente maschere da indossare, niente falsi ruoli
da
dover proteggere. Mi passò una mano intorno alle spalle e mi
avvicinai
ulteriormente a lui. Spense la televisione e sentimmo il rumore del
motore di
una macchina spegnersi, Bill.
-Dovrei
andare a prendere qualcosa per stare qui.- dissi sedendomi composto sul divano.
-Te le
presto io, non voglio che torni là.- gli sorrisi e tornai
appoggiato a lui.
Andy si
stava preoccupando per me, qualcuno lo faceva davvero senza pensare
alla mia
popolarità, senza trarne degli interessi.
Aiutai
Andy a preparare la cena e dopo aver mangiato salimmo in camera sua.
-Ash..non
ti da fastidio se dormiamo insieme, vero? Non ho altri letti.- scossi
la testa
guardando il letto sopra di me. Mi diede una maglietta e dei calzoncini
poi ci
mettemmo fra le lenzuola a guardare le gocce che si schiantavano sulla
finestrella.
-Ash..-
-Dimmi.-
-Buonanotte..- sorrisi e mi girai verso
di lui, gli occhi di
Andy rilucevano nel buio e quando li incrociò con i miei
sentii una strana
sensazione che si espandeva in tutto il corpo. Pensai, non mi piaceva
Andy ero
sempre stato con ragazze, mai e poi mai avevo sentito quella sensazione
con
qualcuno. Era rilassante stare di fianco a lui. Mi addormentai
appoggiando la
testa alla spalla del ragazzo.
Forse
non dovevo farmi tutte quelle domande e lasciare che le cose
accadessero.