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Autore: toluene    29/01/2016    4 recensioni
{ KuroKen | si fa menzione di social anxiety più o meno | Kenma è daltonico e affetto da sinestesia }
Kenma distingue così i colori: consistenza, odore, una volta ha pure provato ad assaggiare del rosa, facendo una faccia disgustata che Kuroo ha scacciato con un bacio leggero sul naso.
Poco dopo che la campanella che segna la fine delle attività extrascolastiche suoni Kozume posa il pennello e abbassa le spalle; tira un sospiro, forse di sollievo, ma che sa tanto di lacrime trattenute.
Alla fine la voce pacata e leggera di Kozume risuona nella tranquillità del pomeriggio di maggio.
«Non voglio che tu vada»
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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piccole noticcine: hello, hello, sono Lars e Kenma è stato eletto come personaggio che devo a tutti i costi proteggere dal mondo e quindi ho deciso di scrivere questo. Si fa qualche cenno ad ansia / social anxiety / situazioni poco belline, quindi se le cose possono disturbarvi, mi dispiace !! non mi sembrava il caso di mettere alcun avvertimento o addirittura di mettere il raiting giallo, ma in caso debba essere così ditemi e correggerò tutto!
Grazie per la lettura e, in caso, anche per le recensioni C:



 
.Sorridendo assieme alla memoria.








«Cosa stai facendo?» la voce di Tetsurou è profonda e graffiante, non gli è mai dispiaciuto ascoltare quella voce mentre incita i suoi compagni, Kozume ha sempre associato quel suono alla sensazione dell’erba appena tagliata sotto le piante dei piedi; all’inizio dà fastidio, è una sensazione particolare. Pizzica e prude, irrita la pelle, ma una volta abituatici diventa piacevole e non se ne può più fare a meno. Se fosse in grado di distinguere i colori, probabilmente, direbbe che la voce di Tetsurou è simile al rosso delle mele mature, intenso e forse un po’ spaventoso.
Kozume non risponde, semplicemente scrolla le spalle, essendo certo che il migliore amico aveva posto una domanda retorica e sapeva benissimo cosa mai potesse star facendo nell’aula d’arte di un pomeriggio di maggio. Kenma è daltonico, in realtà, ma non ha difficoltà a distinguere i colori, non secondo la sua logica personale. Conosce quelli caldi, tasta quelli freddi, mischia quelli tiepidi e, bene o male, il risultato è sempre quello che all’inizio aveva progettato.
È stata un’idea di Kuroo, quella del disegno. Kozume non ci aveva nemmeno pensato a fare qualcosa oltre che giocare a pallavolo e giocare ai videogiochi, al di fuori della scuola. In un modo o nell’altro – in fondo Kuroo è sempre stato una persona con grandi doti di persuasione, se era già riuscito a convincerlo ad entrare nella squadra di pallavolo, avvicinare Kenma al disegno era solamente un’altra prova, per lui – aveva voluto dare una possibilità all’arte; per lui, tanto, stancarsi gli occhi davanti ad uno schermo o davanti ad una tela non era molto differente.
La prima volta Kozume è scoppiato a piangere, allontanando Tetsurou, dicendogli di non essere abbastanza bravo, che disegnare metteva addosso un’ansia tale da farlo tremare tutto, che lo rendeva vulnerabile.
La seconda volta Tetsurou ha tenuto, per tutto il periodo di tempo necessario a Kozume per iniziare a disegnare, la mano del più piccolo, senza dire niente, lasciando occasionalmente una piccola carezza col pollice segnato dai calli della pallavolo.
Ora Kozume disegna senza problemi, Tetsurou non lo ha ancora convinto a far vedere i suoi dipinti a qualcuno che non sia loro due, ma il biondo ha sempre rifiutato. Kuroo in realtà si sente lusingato da tutto ciò, apprezza davvero che il più piccolo si fidi quasi esclusivamente di lui, ma sa che non è sano per Kenma, sa che fra pochi mesi dovrà separarsi dal migliore amico, lasciarlo da solo e ha paura che Kozume possa ricadere in quella spirale buia e in scala di grigi nella quale già una volta era precipitato.
Una volta ha provato a parlargliene, Kenma ha quasi avuto un attacco di panico.
Ora Tetsurou si limita a guardarlo mentre con calma traccia due linee di verde, per poi grattare un po’ la pittura e osservarsi i polpastrelli, storcendo un po’ il naso all’odore acre e cercando di sistemarsi i capelli caduti davanti al volto.
Il moro è quasi tentato dall’avvicinarsi e scostarli lui, i capelli, ma sa che Kenma non apprezza il contatto fisico quando sta facendo certe cose. Kuroo si mette le mani nelle tasche dei pantaloni, appoggiandosi, e poi finalmente sedendosi, sopra il banco parallelo alla schiena di Kozume.
Si mordicchia le labbra, non tentando nemmeno di reprimere il sorriso che gli sorge naturale quando il biondo apre il tubetto dell’arancione e lo annusa leggermente.
Kenma distingue così i colori: consistenza, odore, una volta ha pure provato ad assaggiare del rosa, facendo una faccia disgustata che Kuroo ha scacciato con un bacio leggero sul naso.
Poco dopo che la campanella che segna la fine delle attività extrascolastiche suoni Kozume posa il pennello e abbassa le spalle; tira un sospiro, forse di sollievo, ma che sa tanto di lacrime trattenute.
Alla fine la voce pacata e leggera di Kozume risuona nella tranquillità del pomeriggio di maggio.
«Non voglio che tu vada» dice e Tetsurou non ha bisogno di alcuna spiegazione, né di un invito formale, per avvicinarsi e avvolgere le braccia toniche grazie agli allenamenti attorno al busto del più piccolo.
Affonda il naso nei capelli biondi, la ricrescita che oramai sta raggiungendo le punte, e inspira il profumo del bagnoschiuma che Kenma usa. Non sa davvero di niente, se non di solventi, ma è comunque il profumo del suo migliore amico, della persona che ama come un fratello e forse, se Kenma glielo vuole permettere, anche come un amante.
Kozume si lascia scappare un singhiozzo, per poi portarsi una mano sporca di verde e giallo e rosso al naso e trattenere le lacrime strizzando gli occhi.
«Non voglio stare di nuovo da solo» sussurra, se possibile più piano di prima.
Kuroo lascia andare una risata sfiatata, posando un bacio sulla corona dei capelli del ragazzo, voltando Kenma verso di sé con delicatezza, come si cerca di toccare il filo di una ragnatela senza farlo spezzare.
«Non ti lascio da solo, questo lo sai. Ci sono i compagni del club di pallavolo e l’università è a solo un’ora di treno da qua, ci vedremo» Tetsurou non ha molte qualità, così crede, non sa fare molto oltre che giocare a pallavolo e rassicurare le persone, ma quello gli basta ed erano entrambe servite a far rimanere Kozume al suo fianco.
Kozume trema un po’, grosse e calde lacrime gli gocciolano dagli occhi, finendo contro le mani di Kuroo, che ora sono avvolte attorno alle guance del minore.
Il biondo singhiozza, annaspando in cerca di aria e muovendo le mani in cerca del corpo del più grande, incapace di usare le parole. Secondo questi aspetti, Kenma, somiglia davvero ad un gatto. Tetsurou afferra Kozume da sotto le ascelle, facendo poca fatica nel sollevarlo e il biondo, di istinto, avvolge i propri arti attorno al corpo del moro, affondando il volto nella sua spalla.
«Ahi, ahi, ora avrò tutta la camicia bagnata, Kenma. Lo sai che non va bene piangere così?» nonostante il rimprovero la voce di Tetsurou è dolce e calma, mentre passa la sua grande mano sulla schiena del più piccolo.
Tetsurou aspetta fino a quando il respiro di Kozume non è tranquillo, fino a quando non sente i muscoli del più piccolo rilassarsi e inizia a sussurrare, timoroso che qualcuno possa ascoltare la loro conversazione tanto intima, quanto importante.
«Te la ricordi la prima volta che mi sono ammalato? Non mi hai trovato fuori da scuola, né dentro, né davanti alla tua casa, aspettandoti il pomeriggio. Quanti anni avevamo?»
«Otto» risponde Kozume, capendo dove il discorso di Tetsurou vuole andare a parare.
Kenma se lo ricorda quell’episodio, di come si fosse sentito solo e abbandonato e di come avesse avuto paura che il suo unico amico avesse trovato qualcuno di più speciale.
«Giusto, otto. Ti ricordi come sei stato a scuola senza di me? Di quanto sei stato bravo, ad affrontare tutte quelle persone da solo?»
Il biondo annuisce, strusciando il volto contro la camicia di Kuroo e quasi odiando la sua capacità nel farlo sentire meglio.
«E ti ricordi anche di come, alla fine, son tornato a scuola e ti son stato vicino? Kozume, puoi farlo di nuovo? Puoi essere coraggioso per me?»
Kenma trema di nuovo, si nasconde un’altra volta, perché lui sa che non può essere coraggioso senza la grande ombra di Tetsurou che lo protegge, senza i loro pomeriggi passati uno addosso all’altro nel silenzio della propria casa, però vuole provarci, perché se c’è una cosa che Kenma sa è che per Kuroo farebbe di tutto.
«Puoi provarci? Io ti prometto che tornerò a trovarti, che non sarai solo»
La mano di Kuroo si ferma e il biondo alza il volto dalla spalla dell’amico per osservarlo negli occhi; sono caldi e confortanti, il sorriso che ora ha addosso è ben diverso dal ghigno da rana che mostra spesso durante le partite o quando sono con gli amici, è morbido, gentile e rassicurante.
Kozume non è persona da iniziare a fare qualcosa di propria volontà, ma il bacio sulla guancia a Kuroo lo lascia lui, senza troppe remore, per poi arrossire un poco.
«È un sì?» chiede come conferma il moro.
«Sì, lo è»
Insieme sorridono, ancora abbracciati nell’aula di arte, un tardo pomeriggio di maggio, mentre si fanno una promessa che Kozume non sa se potrà mai mantenere, ma in nome dei loro ricordi, potrebbe anche provarci.
 
   
 
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