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Autore: Giacomini Aurora 94    30/01/2016    0 recensioni
Se solo non fossi stato un coniglio, ora la mia anima sarebbe salva e la mia vecchiaia serena...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Pupazzo di Neve

 

Quand'ero bambino, io e i miei compagni di giochi avevamo un solo obbiettivo: Tormentare Luigino.
Luigino era un bambino gracile rispetto a noi, timido e bello, era nato albino, non sopportavai raggi del caldo sole che invece nutriva la nostra pelle e le nostre giornate.Per noi era lo strano, con cui fare i bulli..
Che vergogna provo ora a raccontarvi questa mia crudeltà.
Stava sempre rinchiuso in casa, leggeva credo, di tanto in tanto si affacciva alla finestra e quando non eravamo nei prati o nella piazza a giocare eravamo lì, sotto la finestra a urlargli insulti.
"Scendi pupazzo di neve!" Gridavamo, "scendi che ci pensiamo noi a darti colore, sì a son di botte!"
Lui si ritraeva e per altre ore non si affacciva più.
Una notte di Giugno, invece di stare nei nostri letti, come credevano i nostri poveri genitori, eravamo davanti a casa di Luigino. Capitava infatti che certe sere lo sorprendessimo in cortile a respirare un pò d'aria fresca, non vi voleva mai molto per farlo scappare in casa.
Ma quella sera, Marco, il nostro capo banda, aveva altri progetti.
Ci avicinammo al cortile senza farci notare, a me fu ordinato di stare sulle scale d'ingresso così non poteva scappare in casa, non sapevo cos'avesse in mente, ma lui trovava sempre il modo di divertirci.
Marco e Luca si avicinarono a lui.
"Ehi pupazzo di neve", ringhiava Marco fra le nostre risate, il poverino che, d'istinto, era sfrecciato verso la salvezza trovò me a sbarragli la strada.
Il suo sguardo emanava tanta paura da poter fermare un cuore.
In quel momento smisi di ridere, non lo trovavo più così divertente.

Marco lo prese e lo alzò come fosse un pupazzo, volevo gridargli di metterlo giù, ma ero troppo coniglio per farlo, così rimasi zitto ad osservare la scena.
Il poverino si dimenava come un matto, ma lui sembrava solo gioire della sue paura.
Lo sbattè a terra dove svenuto, vi rimase.
A quel punto volevo solo tornare a casa, ignorare quello che stava succedendo, non mi divertivo più.
Marco ci ordinò di caricarcelo in spalle, e noi conigli obedimmo.
Per tutta la notte vegliammo sul quel corpicino bianco, l'avevamo legato ad un paletto in mezzo a uno dei campi dei nostri nonni, eravamo come il gatto che gioca col topo, prima di sbranarlo.
Alle prime luci del sole cominciò a svegliarsi, mentre noi ciondolavamo dal sonno.
"Vi prego lasciatemi andare, non lo dirò a nessuno!" Disse mentre, dimenandosi, cercava una via di fuga.
"Zitto Pupazzo di Neve, ti stiamo facendo un favore" Rise Marco.

Lo lasciammo lì sotto il cocente sole di Giugno, eravamo d'accordo di tornare la sera, o meglio, Marco l'aveva ordinato.
Tornammo ognuno alla propria casa.
Provai invano a dormire per diverse ore, ma alla fine la mia coscienza ebbe la meglio su di me; ignorando gli ordini tornai al campo.
Faceva un caldo infernale sotto il sole di mezzodì; anche da una certa distanza capii che qualcosa non tornava.
Quando giunsi dove doveva trovarsi la nostra vittima, vidi che rimanevano solo le corde ed i suoi vestiti, ma di Luigino non c'era traccia.
Mi chinai a toccare i vestiti e mi acorsi che nonostante il calore erano zuppi e molto freddi, quasi come se fossero rimasti sotto la neve tutto l'inverno e fossero stati appena riscoperti dal sole primaverile.

Luigino si era sciolto al sole, come un Pupazzo di Neve.

Era il 21 Giugno 1908 e da allora la mia anima è dannata.

 

AGP

   
 
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