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Autore: moonknight    30/01/2016    1 recensioni
Dopo la guerra contro Gea il mondo sembra aver trovato la sua calma, ma è destinata a non durare tanto. Nyx è decisa a voler conquistare il mondo, e toccherà a due semidei e ad un mortale a cui è stata data una grande occasione dover recuperare tre pezzi di un'arma capace di esiliare la divinità primordiale nel Tartaro. Non vi farò la solita domanda "Ce la faranno i nostri eroi...?" perché, diciamolo, è stupida. Sappiamo che ci riusciranno, ma sta a voi vedere come.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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 Festeggiamenti in grande stile

Non rimasi molto tempo lì sdraiato, perché tempo due minuti e i miei amici Hope e Robert erano passati a prendermi per portarmi in infermeria e farmi riprendere le forze, aiutandomi a camminare appoggiandomi alle loro spalle. Mi stupii per quanto vuoto fosse quell’angolo del campo: appena una ventina di letti erano occupati, e i semidei lì sdraiati non sembravano nemmeno gravemente feriti. La guerra era veramente andata bene. Mentre mandavo giù un po’ di ambrosia e nettare dallo stesso sapore dei biscotti alla Nutella che faceva la mamma quando ero piccolo, due ragazzi in armatura mi raggiunsero correndo, con gli elmi sotto braccio. Mi metteva sempre di buon umore vedere quella coppia affiatata come poche, e in versione “combattimento mortale” con i vestiti strappati e qualche ferita superficiale, devo dire che facevano un certo effetto. Mi chiesi se anche io avessi un aspetto simile, al momento. Percy mi strinse la mano, congratulandosi per l’ottimo lavoro, poi diede il cinque a Rob e Hope, Annabeth invece ci abbracciò uno ad uno, e quando arrivò alla ragazza le bisbigliò qualcosa all’orecchio con fare complice che la fece arrossire di colpo, mentre Percy mi tirava delle gomitate tra le costole con una faccia simile a quella di uno stupratore seriale che credo volesse dire qualcosa come “provaci stasera, imbecille”.

Fu così che sparii dal campo per un paio d’ore, giusto il tempo per avvisare i miei che ero ancora vivo, raccontare loro tutte le mie avventure, convincerli del fatto che non fossi impazzito di colpo e chiedere a mia madre come fare per conquistare una ragazza in tempo record.
Quella sera, prima che tutti i semidei Greci e Romani potessero avviarsi verso il padiglione della mensa, pregai Afrodite per uno dei suoi miracoli, e quando vidi uscire Hope dalla sua cabina, la raggiunsi a grandi passi, prendendola per un braccio e tirandola verso la spiaggia. - Ma la mensa è là! - diceva tra una risata e l’altra indicando verso il padiglione. - Non la nostra, bellezza. - le dissi un’ultima volta prima di arrivare sulla costa. Il vento leggero increspava il bordo di una tovaglia elegantemente ricamata posizionata su un tavolino che affondava le sue gambe nella sabbia. Al centro del tavolo un lume rischiarava la serata, facendo brillare i calici di cristallo, le posate e i piatti di ceramica alla luce della luna. Chiusi gli occhi, li riaprii e vidi il miracolo di Afrodite che tanto speravo: ero elegantemente vestito con una camicia bianca, dei pantaloni ed una giacca neri, ma vedere Hope mi fece perdere la testa; indossava un bellissimo vestito senza spalline di un colore candido che rifletteva la luce della luna, i capelli sciolti le ricadevano in dolci boccoli sulle spalle, il volto leggermente truccato. Mi lasciai scappare un fischio di approvazione mentre spostavo la sedia da bravo gentiluomo quale sono per farla sedere, e lei sorrise divertita ed imbarazzata. La cena andò perfettamente, e tra una risata e l’altra mangiammo benissimo, bruciando parte della nostra cena in un braciere poco distante, e alla fine, seduti sulla sabbia e con i piedi bagnati dall’acqua del mare, ci scambiammo il nostro primo vero bacio. Indimenticabile.

Quando uscimmo dalla radura, i nostri vestiti tornarono quelli di prima (tanto per evitare le occhiatacce da parte dei campeggiatori e gli sguardi dei figli di Afrodite) e ci dirigemmo, mano nella mano, al falò, dove avremmo potuto raccontare le nostre avventure. Le espressioni sui volti dei semidei erano impagabili mentre raccontavamo ogni esperienza e pericolo del viaggio e notai con piacere che Robert lanciava spesso lo sguardo in direzione di una certa figlia di Ecate, Skyler, che rispondeva ogni volta con timidi sorrisi. Diedi una pacca sulla spalla al mio amico, congratulandomi per la scelta, mentre ricevevo un leggero pugno dalla mia ragazza e scoppiavamo tutti a ridere; in lontananza, sopra la porta della Casa Grande, la Torcia rischiarava la notte.


ANGOLO AUTORE
:')
Ve se ama,
-MoonKnight
 

   
 
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