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Autore: paoletta76    30/01/2016    1 recensioni
La verità era che dopo Praga non riusciva più a dormire. Gli bastava chiudere gli occhi, e lei era lì. Non l'immagine strafottente uscita dal cappuccio dopo il modo non convenzionale in cui l'avevano invitata a bordo, non quella allegra dei rari momenti di pausa. E neppure quella triste con cui gli aveva raccontato di non aver mai avuto una famiglia che l'amasse.
Il sorriso di Skye non si apriva. E quelle labbra appena socchiuse colavano sangue.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grant Ward, Skye, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Io ti amo, Skye..
 
Non voleva lasciarla in pace. Erano passati sei mesi, da quel giorno, ed ancora quell’istante non voleva andare in fade, davanti ai suoi occhi.
Seduta contro la ringhiera della terrazza della lounge, osservava da lontano il viavai dei colleghi, indaffarati con la prossima uscita, respirando l’aria tesa del prima della partenza.
 
Nessuna missione umanitaria, stavolta. Obiettivo, L’Hydra ed il suo folle piano millenario di manipolazione mentale destinato alla dominazione del genere umano.
 
Operazione Perfect Soldier.
 
Ci lavoravano su da sei mesi, ormai. Tutti, nessuno escluso, fin da quando le ipotesi di Fitz si erano fatte concrete. Non si trattava solo di una sequenza di simboli che legavano gli elementi appartenenti ad una setta di folli lungo il procedere dei secoli. C’era qualcosa, sotto. Qualcosa di ancora più terribile dell’assassinio mirato di un personaggio di spicco, o di un attentato.
Loki aveva raccolto tutte le informazioni, affiancando Fitz giorno dopo giorno e notte dopo notte, riuscendo a fargli sconfiggere la soggezione che provava nei suoi confronti fin da quando lo riteneva solo un medico benefattore. Ed insieme erano arrivati a quella conclusione.
 
Qualcuno aveva deciso di copiare la sua idea.
 
Ed avrebbe aperto un portale, sfruttando allineamenti planetari che non aveva perso tempo a spiegare. Un portale come quello attraverso cui aveva fatto entrare Thanos e la sua armata di Chitauri.
 
Questa volta, a lui sarebbe toccato il compito di impedirlo.
 
- Ne sei sicuro? – l’aveva interrogato Coulson, sollevando su di lui uno sguardo totalmente scettico, dalla propria postazione oltre il tavolo olografico.
- L’hanno già fatto, non più di sei mesi fa. Quello era solo un esperimento, noi abbiamo percepito soltanto una piccola scossa sismica. In realtà stanno usando una serie di.. elementi, per costruire un disegno ben preciso.
 
Tutto, nell’analisi preparata, sembrava dargli ragione: c’era direttamente l’Hydra, alle spalle del gruppo pseudogovernativo che dava la caccia agli inumani. Avevano presumibilmente in mano porzioni di un monolite di origini antichissime e non terrestri; un oggetto che, secondo sua madre, avrebbe aperto le porte di Helheim.
 
Il mondo senza luce.
 
- Negli scritti in possesso di mio padre, è citato un essere oscuro precedente le guerre che portarono i miei avi, naturali ed adottivi, a scontrarsi sulla terra. Un essere potente, in grado di portare con sé la morte, di migrare nascosto fra i corpi senza vita. Fino ad assoggettare i nove mondi interi, cita la scrittura. Per questo, fu imprigionato nell’ultimo di essi, Helheim.
-..Il mondo dei morti.- replicò Fitz, con un tono affascinato che un po’ pizzicava col suo solito scetticismo scientifico.
- Già. Mio padre racconta che, secondo quanto tramandatogli da suo padre, quest’essere porta il nome di Maveth, e non ha identità corporea come noi la intendiamo, ma è fatto di pura oscurità. Plasma le menti, e migra di corpo in corpo, dando apparente vita a ciò che è appena morto. Non sembrano esistere armi in grado di fermarlo, escluso una forte forma di energia che proviene dal mondo opposto di Helheim, Ásaheimr. Che poi è casa mia. C’è uno scrigno, nel sacrario dei re, ad Asgard. E’ custodito in segreto, mai nessuno ha osato toccarlo, neanche mio padre, né il padre di mio padre. Contiene una forma di luce più potente delle gemme dell’infinito. Lo so, sembra tutta una fantastica fiaba. Se non fosse che Maveth, prima di venire imprigionato, riuscì a radunare un piccolo esercito di fedeli, sparsi fra i nove mondi; fedeli devoti e diretti ad un’unica causa, la dominazione dell’universo conosciuto, attraverso la violenza e la manipolazione delle menti. Qualcuno ha già fallito, come i giganti di ghiaccio o gli elfi oscuri. Sono rimasti i più subdoli, quelli che raccolgono schiavi e li rendono i loro burattini. Quelli che stanno cercando di richiamare Maveth, una volta completata l’opera di creazione dell’esercito perfetto. Se non ci sono già riusciti col primo esperimento di sei mesi fa.
 
La voce del principe nero adesso taceva, per lasciare spazio alle sue mani, che leggere facevano sfilare sullo schermo olografico le immagini di tutto ciò che lui e Fitz erano stati in grado di raccogliere in merito.
 
Si partiva dalla scossa di terremoto, avvertita non troppo distante dalla città e di potenza minima, tale da non aver destato preoccupazioni nelle autorità né nella popolazione. Epicentro, un’area boschiva a circa cento chilometri dalla città; una zona non nota per eventi di quel genere, ma sembrava che quanto rilevato dai sismografi fosse stato registrato e poi insabbiato.
- All’interno dell’area in questione c’è questa.- Loki tornava a parlare, puntando l’immagine di una villa in mattoni che appariva decrepita ed abbandonata da decenni – c’è un settanta percento di possibilità che l’esperimento sia avvenuto al suo interno.
- Provvederemo ad un sopralluogo. May, Romanoff.- il direttore le aveva indicate, ricevendo il loro annuire in risposta.
 
Quella villa avrebbe messo i brividi addosso a qualunque comune mortale. Nat aveva esitato a lungo, col naso perso lungo la sua facciata in mattoni rossi, a fissare le larghe aperture da crollo causate dall’abbandono e dal tempo.
- Non crederai ai fantasmi.- le aveva detto May, facendosi avanti per prima.
- No. E’ solo che mi ricorda il posto in cui sono cresciuta.
 
Un passo dietro l’altro, con cautela. Ed erano arrivate ad una piccola sala circolare, forse l’unica stanza visitabile, sgombra dalle macerie ed in discrete condizioni. Al centro, una specie di cerchio di pietre racchiudeva un mucchietto di una sostanza molto simile ad una sabbia nera.
Uno scambio di sguardi a sopracciglia aggrottate.
 
- Ne abbiamo preso un campione; non so perché, ma ha una strana assonanza con quanto ci ha riportato la ragazzina dell’Essen Café.- disse Nat, scura e decisa, depositando quel barattolino sul tavolo olografico.
- Potrebbe essere un collegamento con le indagini che seguiamo da tempo sulla causa delle mutazioni.- aggiunse May, lasciando annuire il direttore – e anche la caccia che danno a Stella assume un senso più specifico: se il suo sangue è davvero in grado di far.. tornare indietro dalla morte, e se ce ne sono altri, là fuori, come lei..
- E’ praticamente il passo definitivo per l’esercito perfetto.
- Vado a vedere come se la cava.- Nat fe ce l’atto di allontanarsi, e Coulson la richiamò per un istante:
- Restale alle spalle senza farti notare.
- Intervengo solo in caso di codice rosso. Ricevuto.
- May.- l’uomo si rivolse all’altra, che intrecciò le mani sul tavolo mettendosi in ascolto – abbiamo altri dati; ho un lavoro per te.
 
Hell’s Kitchen.
A molti non avrebbe detto nulla, quel nome. Nulla, più che riportare alla memoria la distruzione causata dalle follie del vecchio Loki, o ricordare il nome di quel quartiere come legato all’attuale non meno folle speculazione edilizia dell’uomo che ora compariva a schermo interno nella sala della lounge.
May seguì i passi di Coulson fino al confine col divano su cui erano seduti alcuni dei colleghi, e rispose a sopracciglia aggrottate al suo voltarsi indietro.
- Cosa c’è?
- E’ lì.- rispose l’uomo, indicando lo schermo.
- Non riesco ad afferrare.
- E’ lì, May. Nascosto in bella vista davanti ai nostri occhi, davanti agli occhi di tutti. Il piano di quel tizio, Wilson Fisk. Forse lui nemmeno se ne rende conto, di quello che sta per scatenare. Demolirà ventiquattro blocchi, con la scusa di costruire un futuro migliore.
- E cos’hanno a che fare, la truffa di quel tizio e le sue tangenti per affossare il nostro progetto, con i piani dell’Hydra?
- Il nono blocco.- adesso, al posto della conferenza stampa dell’obeso imprenditore-aspirante politicante, come lo definiva con disprezzo Tony, era comparsa una mappa che indicava la porzione di città che sarebbe stata rasa al suolo da quel progetto.- per la precisione qui..- Coulson avanzava di una manciata di pasi, quanto bastava per arrivare a sfiorare quell’immagine col dito – qui Fitz ha rilevato un campo di forza con carica fortemente negativa. Non chiedetemi di più; metter piede in laboratorio, con lui, Simmons, Banner e Loki è come varcare la soglia di una realtà parallela.
- Io ho capito tutto alla perfezione.- Tony mise su un sorrisetto ironico, meritando in risposta un’occhiata assassina – c’è una concentrazione di carica quantist-
- Insomma.- May gli rubò la parola al volo, evitando ulteriore disonore al proprio capo – il posto perfetto per aprire uno di quei cosi. E’ per questo che hai messo la novellina alle calcagna del braccio destro di Fisk?
Coulson la ringraziò mentalmente per l’intervento di salvataggio, e rispose facendo cenno di sì con la testa:
- Lei su quel.. Wesley, il bersaglio forse più facile. Fitz sta indagando sui conti di tutte le società che fanno capo a Fisk ed a tutti i suoi soci, e devo dire che sta scoperchiando un caso che farebbe gola all’FBI.
A quello pensiamo dopo.- recitò il cenno della mano di May.
 
- Pepper e Sif stanno smuovendo il mercato immobiliare, verificando ed incrociando tutti i dati di tutti i possibili costruttori, appaltatori, compratori che si sono fatti avanti per quella zona o ci stanno facendo un pensiero. Loki sta continuando la ricerca e l’esame del possibile antidoto ai casini che potrebbero uscirne fuori. Banner sta esaminando il sangue della novellina, e sembra che abbia numerose affinità con quello di Sara.
- E con il siero usato per il programma Tahiti.
- Già.- l’uomo si morse appena le labbra. Sembrava passata una vita, sembrava ieri. Chissà, forse c’era l’ombra dell’Hydra pure su ciò che l’aveva visto attore protagonista. Forse anche lui era destinato a far parte di un esercito perfetto.
 
Quel pensiero per un istante ebbe il potere di toglierli un battito.
 
- Io che devo fare?- La voce di May, di nuovo, decisa e chiara. A salvarlo.
Credo di dovergliela, una cena, prima o poi. Sperando che basti.
 
- Ti coordinerai con Steve e Clint per tutti gli eventuali casi di recupero ed estrazione che potrebbero essere necessari, su qualunque fronte. Dovrete essere pronti all’azione in ogni momento.- disse, incontrando il cenno d’approvazione dei due, e nascondendo come poteva pensieri forse un po’ inappropriati per l’occasione.
 
- E io?
Una voce scura lo raggiunse dal confine con il corridoio. Si voltò, incontrando l’immagine del Soldato D’Inverno ancora equipaggiato con uniforme tattica ed armi in fondina.
- A questo giro starai in panchina, James.- quello lo lasciò sospirare e staccare le spalle dalla porta con un moto di fastidio – ho bisogno di te qui, al quartier generale. Vieni con me.
 
La mano tesa verso le spalle, ad accompagnarlo un paio di piani sotto.
 
La sala operativa.
Il giovane ne varcò la soglia con espressione insospettita e curiosa.
 
- Hai mai usato queste attrezzature?
No, replicò con un cenno del viso, mentre il direttore di avvicinava ad una delle postazioni computer e la predisponeva all’utilizzo.
- Ti aiuterà Sara. Il tuo compito, da ora, sarà studiare. Analizzerai ogni mossa, ogni comportamento, ogni particolare che ci possa far capire chi è questo soldato perfetto, come agisce, come pensa. E, se possibile, chi lo pilota e come. Se la cosa ti crea problemi-
- Non mi crea nessun problema.- James si lasciò cadere sulla sedia di fronte allo schermo, evitando di guardare il superiore e mal celando un nervoso deglutire – devo solo capire come funziona.
- Sul serio.- Coulson gli appoggiò una mano sulla spalla, stringendo appena – ritieniti libero di interrompere quando vuoi. Sei qui perché sei l’unico capace di farlo, ma non per questo-
- Non mi crea nessun problema.- il giovane lo interruppe di nuovo, stavolta sollevando quello sguardo di ghiaccio sul suo e provocandogli un brivido.
- Ok.
 
Un respiro, profondo, aspettando che al direttore si sostituisse la collega.
- Te la senti? – Sara gli si accomodò accanto, lasciandolo annuire – quando sei stanco, ci fermiamo.
- Non sono di cristallo, Sara.- replicò lui, con un velo di rabbia nella voce.
- Ritenta.
- Dimentico che leggi nel pensiero.- lui la lasciò iniziare a digitare sulla tastiera ed aprire pagine su pagine di files, immagini e filmati.
- Non lo sto facendo, non ora. Ma non eviti di deglutire, e ci vedo benissimo. Vado avanti?
 
Un’occhiata, veloce, per poi tornare allo schermo.
- Forse le tue sono le più profonde; ma non detieni l’esclusiva, sulle cicatrici, sai?
 
Le sue dita si muovevano agili sui tasti, lo sguardo era concentrato su ciò che lo schermo mostrava, fossero fotogrammi da isolare o scatti in cui evidenziare particolari.
La osservò a lungo, poi tese la mano a fermarla:
- Ehi. Ferma, qui.
- Vuoi-?
- Non voglio sospendere. Guarda qui.
 
Un particolare, poi un altro, ed un altro ancora. Alcuni molto evidenti, altri piccolissimi e quasi impercettibili.
 
Una manciata di ore, e poco oltre il tramonto erano in grado di tracciare un profilo di massima di quell’uomo che in ogni immagine appariva vestito di nero e con il viso sempre nascosto da una mascherina.
- Indossa il visore ad infrarossi.
- Come fai a-?
- E’ identico a quello che portavo quando ho lottato sul ponte con Steve. Me l’ha rotto Nat con un proiettile. Indossa la stessa cosa; la riconoscerei fra un milione. Vieni.
 
S’era lasciato seguire fino all’armeria, fino al box che conteneva le attrezzature che gli avevano sequestrato alla cattura.
- Hai l’accesso a questa roba? – lei lo lasciò strisciare il badge, sgranando gli occhi per la sorpresa.
- Sì, da quando gioco coi buoni e non indosso più le manette.- lui sollevò il polso, mostrando l’assenza del bracciale di controllo – eccola.
 
James aveva ragione; la mascherina era identica, come identiche erano le fondine che quell’uomo portava sul sopra-coscia.
- Iniziamo analizzandone i materiali; Fitz ci metterà dieci minuti, a scoprire quando e dove le hanno prodotte.
 
Incrociando i dati, riuscirono a risalire a due aziende che apparivano legate alla mafia giapponese e, da quelle, direttamente ad un nome che compariva frequente nella lista dei contatti di Fisk.
 
Nobu.
- Ti dice qualcosa? – Sara evidenziò quel dato sullo schermo olografico. Suo padre rispose facendo cenno di no con la testa.
- Nulla. Continuate ad indagare sul soldato; io nel frattempo passerò questi dati a Fitz, che..
-..Li incrocerà con tutti i movimenti di merci entranti ed uscenti dal porto di New York, trovando un recente arrivo per cui è stato richiesto il completo isolamento dei moli.- comparve il diretto interessato, dal nulla come fino a quel momento solo il principe nero era solito fare.
- Tu passi troppo tempo con Loki.- Coulson lo puntò con l’indice, lasciandolo sorridere e depositare il pad con i risultati dell’indagine appena conclusa.
- Ecco.- appena caricato il materiale, Leo sollevò il naso verso lo schermo ed iniziò ad illustrare il tutto con il tocco delle dita – quel nome risultava in diverse liste; ci ha insospettito la richiesta inoltrata alla polizia di tenersi lontana tipo barriera.
- E chi-?
- Wilson Fisk.
- Cosa c’era, di tanto importan-?
- Questo.- Leo interruppe per la seconda volta la voce del proprio capo, meritando uno sguardo obliquo e continuando a sorridere – sì. Ok. Mi ha trasmesso un paio dei suoi viziacci. Loki, intendo. Ma non stavamo parlando di questo; allora.. vedete?
Il suo indice ora puntava il fermo immagine di una videocamera di sorveglianza del porto, in cui si vedeva chiaramente una figura seminascosta entro la linea d’ombra di un container aperto, quasi indifferente al movimento di uomini che aveva intorno.
- Un ragazzino?
- Un’arma. Secondo gli studi di Loki, si tratta di un individuo dotato di particolari capacità, scelto per diventare l’involucro.
- Una vittima sacrificale.
- Esatto. Peccato che il nostro amico avvocato-vigilante cieco gli abbia messo i bastoni fra le ruote, mandando a monte l’operazione con l’aiuto di un non ben specificato tizio.
- Quel vecchio lì.- Coulson puntava un angolo inquadrato poco e male dalla telecamera, dove però si riusciva a vedere, nell’immagine di nuovo in movimento, l’uomo con i capelli bianchi che scoccava una freccia a colpire il ragazzino. Il piccolo corpo si accasciava a terra, fra i movimenti da panico dei malviventi, e il direttore fu costretto per un istante distogliere lo sguardo.
- Ma questo è successo poco più di sei mesi fa.- Leo si affrettò a venirgli in soccorso, spostando quell’immagine per inserirne un’altra dal pad, in cui compariva la sagoma del soldato – possiamo quindi ipotizzare che i nostri amici abbiano trovato una nuova.. cavia.
- E che stavolta abbia funzionato.- Sara si tese a puntare l’uomo interamente vestito di nero, ingrandendo il logo che compariva al centro della sua schiena, lo stesso riportato sul portello del container in cui avevano visto il ragazzino – hail Hydra..
 
  
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