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Autore: Sophie Ondine    18/03/2009    6 recensioni
quattro ragazze, giovani, belle, passano l'ultima estate della loro adolescenza nella casa al mare di una di loro. Tra amori, delusioni e tristezza, scopriranno che la vita non è facile come la immaginavano. Ma la loro amicizia sarà la base di tutto, e le terrà sempre unite... e, chissà! Magari le aiuterà a trovare anche l'amore...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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UNA SORELLA IMPICCIONA, LEOPARDI E TE

Adattarsi ad uno stile di vita agiato era fin troppo facile. Lo stesso valeva per Jakotsu.

Vasca idromassaggio, frigorifero grande, stanze immense e giardino quasi paradisiaco...
Era un vero sogno. Ma perchè suo padre non gli aveva regalato una casa del genere anche quando era piccolo?
Da quando era venuto al mondo aveva attirato su di sè la sfiga come se fosse una calamita.

Padre inesistente, madre ,a volte, isterica e fratelli odiosi uguale sfiga!

Renkotsu ,in appena due giorni di permanenza, era riuscito ad attirarsi le antipatie di tutti. Perfino di Suikotsu, che cercava di andare d'accordo con tutti. Non lo ammetteva ma Jakotsu l'aveva pizzicato più volte levare gli occhi al cielo quando Renkotsu si lamentava riguardo a qualcosa.
Suikotsu ,invece, non creava nessun problema anzi era molto discreto e stava per fatti suoi. Molto spesso aiutava Jakotsu in cucina.
Per ultimo Bankotsu , il playboy della casa. Nemmeno lui creava tanti problemi ed era un vero spasso quando lanciava frecciatine a Renkotsu.

E Jakotsu?

Lui dava fastidio al fratello pelato, parlava con il più piccolo e cercava di instaurare un legame con Bankotsu , che vedeva come una specie di eroe.

Quella mattina Jakotsu stava trangugiando dei cornflakes al cioccolato, seduto sul piano della cucina con il pigiamo ancora addosso. Suikotsu ,invece, aspettava che il caffè fosse pronto. La faccia di entrambi era assonnata. Nessuno parlava e nessuno ne aveva voglia.

-BANKOTSU, SEI UN DANNATO BASTARDO!-urlò poi Renkotsu dal piano di sopra facendo spaventare sia Jakotsu che Suikotsu.

I due si guardarono , Jakotsu con il cucchiaio in bocca mentre l'altro reggeva con le mani la tazza blu fumante. Inutile chiedersi cosa fosse successo:Bankotsu aveva fatto qualche scherzetto a Renkotsu.
Forse gli aveva spalmato della schiuma da barba sulla testa pelata.

Ed erano solo i primi giorni. Non osavano pensare cosa sarebbe potuto succedere nelle prossime settimane.




Rin lo aveva sempre saputo. E non era nemmeno tanto difficile da comprendere.

Lei, delle quattro, era quella più studiosa di tutte. Negli anni del liceo aveva speso pomeriggi interi per dare ripetizioni a Kagome di matematica, a Sango invece di francese e a Kagura di filosofia.

Lei invece era sempre andata bene. E la sua materia preferita era letteratura.
Prima di chiudere la valigia la sera prima della partenza aveva deciso, senza pensarci troppo su, di mettere dentro un libro di letteratura italiana. Non sapeva nemmeno il motivo per cui aveva scelto proprio quel libro ma si riteneva fortunata perchè c'era il poeta preferito di un ragazzo che le suscitava una certa curiosità.

Quel giorno aveva deciso di leggere qualcosa di quell'autore così pessimista ma ,allo stesso tempo, così affascinante.

Come ormai accadeva tutte le mattine Rin si trovava nel bar di Ayame , sempre super indaffarata tra un cliente e Koga che le stava appiccicato come una cozza allo scoglio.
Rin aveva preso posto vicino al bancone. Dopo aver ordinato una coca cola fresca di frigorifero, aveva aperto il libro iniziando a leggere le prime righe di una poesia.

Era "A Silvia".

Doveva ammettere che non era il massimo dell'allegria il caro Giacomino, come si ostinava a chiamarlo Kagura.

Eppure quelle parole, scritte di sicuro con grande ardore e devozione, arrivavano subito al cuore. Tutta la poesia lasciava comprender al lettore l'idea di Leopardi nei confronti della vita, nei confronti della natura. Era deluso, amareggiato.
Silvia dunque è la personificazione della speranza, il simbolo di quell'età giovanile che il poeta non ha mai realmente vissuto a causa della sua solitudine.

Ogni parola entrava dentro il lettore, trascinandolo in un mondo malinconico.

Ecco che cosa piaceva alla ragazza, l'abilità dei poeti , ma anche degli scrittori, di riuscire a portare per mano, attraverso i versi e le parole, i lettori nel loro mondo.

Il tempo era passato a Rin, ad un certo punto, decise di chiudere il libro, un po' perchè era in vacaza e un po'perchè iniziava a sentire un dolorino al collo. Nel frattempo Ayame era riuscita a sopravvivere all'ondata di clienti e , esausta ma sorridente, si era avvicinata alla sua nuova amica.

Aveva visto chiaramente il libro e disse:-Sindrome da secchiona?-

Rin sollevò la testa e ,guardando la barista, sorrise.

-Non sono una secchiona...è che mi piace molto la letteratura- disse poi per difendersi. Odiava quando le si dava della secchiona.

La yasha sorrise. Quella era la tipica frase da secchione, almeno per lei. Però Rin non aveva l'aria da chi non esce mai di casa e passa tutta la sua vita sui libri, meglio così, pensò.
Prese un succo di frutta nel frigorifero e se lo versò in un bicchiere. Era buonissimo. Riuscì a dissetarla.

In quel momento nel bar fecero il loro ingresso sia Kanna che Sesshomaru. La ragazzina indossava solo dei pantaloncini di jeans, un po' sbiaditi e stropicciati, e il pezzo superiore del suo bikini. Il viso era leggermente arrossato.

-Kanna, che hai fatto al viso?- domandò Ayame senza nemmeno salutarla e facendo voltare Rin che dava le spalle alla porta.

La diciassettenne sbuffò scocciata e , avviandosi verso un tavolino, disse:-Ho preso troppo sole e mi sono scottata!-

Il fratello si limitò a seguirla e a sedersi con lei, nel frattempo scuoteva la testa rassegnato, quella bambina non sarebbe mai cresciuta. Rin , che aveva seguito la scena attentamente, sorrise vedendo l'espressione di Sesshomaru.

Ma come al solito la fortuna non era dalla sua parte, il ragazzo, che stranamente si sentiva osservato, volse lo sguardo in direzione di Rin, che avvampò di colpo non appena le iridi ambrate di lui incrociarono le sue.
La diciottenne si voltò di scatto di nuovo in direzione di Ayame che , nel frattempo , stava continuando a sorseggiare soddisfatta la sua bibita.
Rin istintivamente si portò le mani sulle guance come per coprirsi. Nella sua mente si diede della cretina. Ogni volta riusciva a farsi beccare.

-Ayame, senti ci porti qualcosa?- domandò poi Kanna , che sembrava essersi ripresa dalla sua incavolatura.

La barista si limitò ad eseguire gli ordini e sparì da sotto il bancone per estrarre chissà cosa.
Intanto Kanna aveva notato Rin e subito il suo cervello e la sua natura impicciona si misero all'azione.

-Rin, perchè non vieni a sederti qui con noi?-chiese subito dopo la ragazzina con un tono di voce piuttosto alto.

L'altra, dal canto suo, avrebbe preferito che quelle parole non fossero rivolte proprio a lei ma di sicuro non c'era altra Rin al di fuori di lei in tutto il locale.

Rispondere o non rispondere?
Questo era il dilemma.

Nella testa di Rin iniziarono a susseguirsi una serie di pensieri. Se non avesse risposto sarebbe sembrata maleducata e in ogni caso Kanna l'avrebbe chiamata di nuovo, se si fosse girata sarebbe stata quasi costretta a sedersi con loro quindi significava...

Al diavolo tutti quei pensieri!!!

La diciottenne alla fine, dopo aver portato a termine la sua battaglia interiore, decise di comportarsi nel modo più naturale possibile.

Si girò con molta lentezza, di sicuro non avrebbe dato a vedere il nervosismo che aveva addosso, e , rivolgendo un sorriso a Kanna, disse:- Ciao!-

Beh, poteva anche andare meglio e avrebbe potuto dire anche una frase migliore al posto di un banale "ciao".

-Allora, vieni a sederti qui?-

Come era stato previsto la diciassettenne ripetè la domanda. Le possibilità erano due: o rifiutare o accettare.

Se avesse scelto la prima avrebbe , di sicuro, dovuto inventare una scusa abbastanza plausibile. E la cosa non era facile visto che lei aveva scarsa fantasia.
E nonostante tutto c'era qualcosa che l'attirava a quel tavolino anzi qualcuno. Come una calamita che attira a sè un pezzetto di ferro.
Forse più che una calamita sembrava quasi un canto soave, come quello delle sirene che incantavano i giovani viaggiatori portandoli alla follia pura.

Senza nemmeno pensarci più di tanto e dare una risposta , si diresse verso il tavolino. In mano il suo preziosissimo libro.

Con gesti aggrazziati e delicati prese posto esattamente tra i due fratelli. Il libro di letteratura era poggiato sulle coscie.

Kanna non aspettò nemmeno un secondo e disse:- Come mai qui?-

Mamma mia che impicciona! Ma almeno era simpatica.

-Ehm... non avevo molto da fare...- disse subito Rin un po' imbarazzata.

Teneva lo sguardo fisso sul visino diafano di Kanna, cercando di evitare quegli occhi ambrati a volte troppo freddi e impassibili. Sentiva dentro di sè una strana sensazione, uno strano agitamento. Il cuore batteva all'impazzata e le sudavano le mani, ma non per il caldo di quella mattina.
Ma perchè non aveva rifiutato in modo educato?

Mentalmente iniziò ad enumerare tutti gli insulti possibili ed immaginabili.

La diaciassettenne, che era molto intelligente e furba, aveva perfettamente intuito il disagio della ragazza e , molto probabilmente, ne conosceva il motivo. Almeno era un segno positivo, un motivo in più per attuare il suo piano.

Il vero problema per Kanna era quel musone di suo fratello maggiore. Intuire a malapena i suoi pensieri era davvero complicato e chi riusciva a farlo doveva assolutamente ricevere una medaglia. Chissà da chi aveva preso in famiglia.
Poggiò il mento sulla mano destra , che a sua volta era poggiata sul bracciolo della sedia, e cercò di escogitare qualcosa. Mentre il suo cervello cercava mille modi possibili per farli parlare lo sguardo le cadde proprio sulle gambe di Rin , che mostravano perfettamente il libro di letteratura.

-Caspita , Rin! Studi anche in vacanza...- disse poi con un tono molto vago indicando il libro e richiamando l'attenzione anche di Sesshomaru.

Rin abbassò di scatto la testa sul libro.

Kanna , senza dire nulla, lo prese e lo aprì dove Rin aveva posizionato la matita.

Nulla poteva essere più perfetto. Il titolo "A Silvia" di Giacomo Leopardi risplendeva in quella pagina bianca.

-A quanto tu e mio fratello avete gli stessi gusti!- continuò fingendosi interessata a tutte quelle parole che per lei erano messe a caso.

La diciottenne avvampò e sperò che quello che stava vivendo fosse solo un brutto sogno. Non aveva il coraggio di voltarsi nella direzione del ragazzo seduto accanto a lei, non poteva farcela.

L'altra ragazza, poi, poggiò il libro sul tavolo e , spostando la sedia, con tono allegro, annunciò ai due di voler andare da Ayame.
Non appena si allontanò sperò che quei due riuscissero a scambiare qualche parola, lei gli aveva solo "aiutati" il resto toccava a loro. Incrociò le dita dietro la schiena.


Nel frattempo al tavolino la situazione non era delle migliori. Rin avrebbe voluto solo suicidarsi, Sesshomaru sembrava sempre più intenzionato a non aprire bocca.

Ma alla fine qualcosa accadde. Il ragazzo allungò il braccio verso il libro e lo prese in mano. Almeno qualcosa in comune con Kanna ce l'aveva , nessuno dei due chiedeva per poter prendere qualcosa. Che brutto vizio, pensò Rin.

Sfogliò le pagine lentamente e accuratamente.

-Secondo me la più bella poesia è questa- disse tutt'un tratto.

Rin finalmente si decise a girarsi verso di lui con la faccia un po' stupita e spaesata. A cosa si stava riferendo?

Il libro venne poggiato nuovamente sul tavolino , metà dalla parte di Rin e l'altra metà dalla parte di Sesshomaru. Eppure lei non capiva.
Il ragazzo sospirò e indicò con lo sguardo la pagina.

Al posto di "A Silvia" spiccava un altro titolo. "L'infinito".

Allora quella era la sua poesia preferita. Come aveva fatto a non pensarci?

Rin si voltò in direzione del ragazzo e , timidamente, gli sorrise. Poi iniziò la sua "lezione extra" su Leopardi con un insegnante tanto bello quanto misterioso. Ascoltava avidamente la spiegazione, come se quelle parole fossere preziose gemme. La sua attenzione era massima.

Si avvicinò di più, lo fece discretamente, come era solito nel suo carattere.

Sesshomaru le parlava e lei ascoltava. Almeno la stava considerando.

Nella sua testa solo due parole continuavano a ripetersi all'infinito: Grazie...Leopardi!



SALVE A TUTTI! ECCO FINALMENTE IL NUOVO CAPITOLO DI LAST SUMMER DEDICATO IN PARTE A JAKOTSU E POI ALLA MIA COPPIETTA PREFERITA: RIN X SESSHOMARU! *.*

CHE NE PENSATE? CARINI INSIEME?

NON HO TEMPO DI RINGRAZIARE TUTTE LE PERSONE CHE HANNO COMMENTATO...SPERO COMMENTERETE ANCHE QUESTO NUOVO CAPITOLO! DETTO QUESTO UN BACIONE A TUTTI E ALLA PROSSIMA!
  
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