Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: SoulHunter    31/01/2016    2 recensioni
«Gli dirò che il telo che ti ricopre non darà mai giustizia alla tua bellezza.»
A volte il destino si porta via le persone più care, allora mi chiedo: esiste veramente un destino?
C'è chi dice che ci costruiamo il futuro da soli, chi invece crede nell'esistenza di un filo conduttore in grado di manovrare le nostre vite.
La mia interpretazione?
Tempo fa avrei potuto rispondere tranquillamente, ora no.
[Sulle note di "Thank You", canzone di Jason Chen, si apre lo scenario di questa Song-fic.]
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Petra, Ral
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Salve a tutti!
Ho scritto questa Song-fic per approfondire un rapporto che ho personalmente adorato fin dall’inizio: quello tra Levi e Petra.
Ci potrebbero essere delle incongruenze tra ciò che ho scritto e il reale svolgimento dell’anime, ma sono volute, in quanto ho semplicemente voluto sottolineare la percezione di Levi nei confronti di un particolare avvenimento.
Canzone: “Thank You”
Autore: Jason Chen]

 
 
 
 
“Been thinking about all the days you were
Right by my side.
Been thinking about how you never
Left me behind.”
 
Non è possibile che le mani che un tempo ti avevano tenuta stretta tra le mie braccia, ora possano solo accontentarsi di scorrere sul tuo corpo inerme, incredibilmente freddo.
E se il vento alle mie spalle impedisce ai miei capelli di rimanere al loro posto, senza che mi ricadano sulla fronte, io cerco di scostarli, perché devo vederti ancora, nonostante faccia male.
Non c’è più spazio per quello che sta succedendo intorno a me, forse solo il suono degli zoccoli che si infrange ripetutamente contro il suolo di una terra che non avremmo mai dovuto violare.
Quel mondo che volevamo conquistare, ricordi?
Tutto ciò che avevamo progettato, le speranze che avevamo garantito al nostro popolo, ormai eravamo diventati eroi.
Anche se ci stiamo dirigendo verso l’unico luogo sicuro che conosciamo, perché continuo a credere che sarebbe stato meglio se avessi lasciato anche io la mia anima libera di volare via per quella pianura?
Avrebbe seguito il soffio dei quello stesso vento di cui ti avevo parlato tante volte, e magari avrebbe anche incontrato la tua.
È difficile ripensare ai giorni in cui eravamo felici all’interno delle mura.
Sono piuttosto lontani, qualcuno è ridotto ad alcuni frammenti, ma non mi hanno ancora abbandonato.
Tra tutte le immagini che, lente, fluiscono tra i miei pensieri, la tua presenza è ormai consolidata, non intaccata, ma perfettamente nitida e smagliante.
Il tuo sorriso e le tue lacrime, li amavo entrambi, perché, nonostante siano l’uno l’opposto dell’altra, è sorprendente scoprire come in realtà possano essere armonicamente collegati.
Le nostre prime missioni, quelle che ci hanno indotti a rischiare la vita giorno dopo giorno, quelle che odiavi perché sapevi che la conquista di un misero pezzo di terra sarebbe costata la vita di centinaia di compagni, ma che allo stesso tempo comprendevi come necessarie per poter sperare di ricavarne una qualche sorta di profitto per l’intera umanità.
Il motivo per cui mi vedevi mantenere un atteggiamento freddo non era altro che una muta maschera per coprire il dolore che provavo ogni volta che una nuova vita veniva spezzata.
Avrei voluto dirtelo di persona, ma forse lo avevi già capito da tempo.
Cosa dirò a tuo padre, quando mi chiederà dove ti sei cacciata?
Povero uomo, si preoccupava sempre così tanto.
Gli dirò che il telo che ti ricopre non darà mai giustizia alla tua bellezza.
Le tue ciocche bionde, ora le posso accarezzare senza timore, e non sai quanto vorrei che mi dicessi cose ne pensi delle mie carezze.
Nonostante stia sobbalzando, non ho intenzione di lasciarti andare. All’orizzonte posso ancora scorgere le sagome di alcuni di quei mostri: magari tra loro c’è anche il responsabile di tutto quello che ti è successo.
Se solo fossi arrivato in tempo, il suo collo sarebbe andato in frantumi prima che le sue squallide mani potessero sfiorarti.
 
 
“Been travelling this for so long
We’re still going strong.
‘Cuz without you here I’d be nothing
Nothing at all.”
 
A tuo padre direi anche grazie.
Grazie per aver contribuito a mettere al mondo una persona come te, così forte e combattiva, e con le sue debolezze che ama nascondere per dimostrarsi sempre all’altezza di tutto.
Non importa se ora sfuggire a quei giganti è l’unica cosa che conta.
Credo stiano aspettando un mio segnale, ma è come se il tempo, anche lui, si sia fermato.
Non posso ascoltare niente che non sia il tuo corpo sobbalzare violentemente contro la superficie di questo dannato carretto, sul quale io sono invece seduto.
Ho deciso di scoprirti per poterti guardare un’ultima volta.
Non è il sangue che ti ricopre gran parte delle braccia e del busto a spaventarmi, quanto il pensiero che non potrai più riaprire quei meravigliosi occhi con cui eri solita regalarmi uno sguardo ogni tanto.
No, non sarei qui se non mi avessi sempre spronato a dare il meglio.
Avevi un’invidiabile energia, anche nelle peggiori situazioni, quando il resto del gruppo si lasciava prendere dal panico.
Dimmi, piangeresti se fossi nella mia stessa situazione?
L’orizzonte che diventa sempre più ampio, gli alberi e le foreste sempre più piccoli, fino a ridursi ad una sottile striscia in lontananza, a fondersi con il cielo rossastro, dovrebbero rendermi felice di sapere che presto sarò a casa.
E invece, allontanarmi dal luogo in cui qualcuno è riuscito a vederti viva per l’ultima volta non mi rende altro che triste.
Quando sono arrivato, tu te n’eri già andata, ma uno dei nostri deve averti per forza vista nei tuoi ultimi istanti.
Sempre che anche lui sia ancora in sella ad una delle cavalcature che stanno galoppando intorno al nostro giaciglio.
Saranno ore che la strada di casa ci viene detta come vicina, ma non sembra nemmeno vero. La velocità è diminuita, sono tutti stremati e non reggeranno per molto.
Anche il mio corpo risente di ogni singolo movimento che compie, ma non è questo che mi spingerà ad abbandonarti qui, insieme ad un’altra decina di corpi avvolti in fasce, sul pavimento di legno del carretto.
Se non fossero così grandi, potrebbero anche passare come neonati, peccato che a loro la vita non è stata appena regalata, ma tolta, da creature che non meriterebbero nemmeno di esistere su questa Terra.
Qualcuno ha ordinato per me, devono essersi accorti della mia totale assenza.
“Lasciare andare tutti i cadaveri, rallentano il passo dei carretti e dei cavalli.”
C’è chi non esita ad eseguire, e fa rotolare giù il carico di uomini che trasportava, ma io no.
E così, dovrò allontanarmi definitivamente da te, dal tuo sorriso, dal tuo volto.
Ora inizio a capire, i comandanti sono davvero persone senza cuore, e chissà quante volte i nostri soldati hanno pensato lo stesso di me.
 
 
“Now I just
Wanna tell you how much
I appreciate your love.”
 
Ora, come tutti gli altri, anche il tuo corpo si allontana dalla mia visuale ad una velocità impressionante, fino a mescolarsi con gli altri che sono appena stati gettati.
Ti ho coperto nuovamente il volto, così che non si sfiguri a causa del contatto violento che ha appena avuto con il suolo.
È crudele che io continui a guardarti mentre te ne vai, questa volta per sempre.
Pregherò perché tu possa trovare pace, in qualunque posto il tuo esile corpo si fermerà.
Se solo fossi ancora viva, ci sarebbero tanti modi per dimostrarti la mia gratitudine, invece l’unica cosa che mi viene in mente potrebbe essere vista come una dimostrazione di debolezza.
Ho detto che il sorriso e le lacrime spesso sono collegati, no?
In questo caso le lacrime prendono il loro più semplice significato, quello che tutti conoscono e il più delle volte disprezzano.
Sono incontrollate, non posso fare nulla per fermarle.
Chissà cosa diresti, se mi vedessi così.
Ti sei sempre preoccupata per la mia salute, anche quando avresti dovuto pensare a te stessa.
Se andata avanti e hai lasciato che quel gigante si prendesse la tua vita, invece che la mia.
Tu sì che mi hai dimostrato più volte il tuo amore, e io cos’ho fatto?
Ti ho abbandonata al tuo destino, e, per uno stupido ordine, ora non potrò nemmeno più contemplare il tuo cadavere, onorarlo per le sue imprese e le sue gesta.
Vivrai nel mio ricordo, te lo assicuro, e non ci sarà mia vittoria che non sarà anche tua.
Mi spiace solo non avertelo potuto dire prima, in uno di quei momenti in cui entrambi eravamo rilassati, e non sul campo di battaglia, quando ormai i miei occhi non riescono più a distinguerti.
 
 
“This song is for you
For everything we’ve been through.
It’s been so long overdue
I just wanna say
Thank You.”
 
Petra, i cancelli si stanno avvicinando.
Ancora una volta ce l’ho fatta, e sto tornando sano e salvo, come ti avevo promesso.
Sarai felice di sentirlo, ed io felice di dirtelo, perché ogni volta che, prima di una missione, ti assicuravo che non sarei morto, mi impegnavo seriamente affinchè non succedesse.
Non volevo vederti soffrire, né piangere per me.
Abbiamo sfiorato molte volte il trapasso insieme, ma abbiamo sempre combattuto per tenerci stretta quella vita a noi cara, forse l’unica in cui potevamo sorriderci e gioire per una vittoria.
Non sarà più quella vittoria che il popolo acclamerà a rendermi felice, perché ti è costata tutto ciò che avevi, e che hai deciso di donare perché io potessi tornare indietro a raccontarlo.
Vorrei essere coerente con me stesso, e dire che la tua morte è servita, insieme a quella di tutti gli altri, a farci raccogliere informazioni che prima non avremmo mai immaginato di poter ottenere, ma non è così.
Il vuoto che lasci sarà perennemente incolmabile, e da solo il tuo ricordo potrà solamente alleviare le mie giornate peggiori.
Non penserò alle ferite che hai riportato, quanto al modo in cui mi facevi sentire felice anche solo con una parola.
Posso immaginare l’applauso che ci avvolgerà non appena varcheremo la soglia delle mura, e lo stupore successivo nel vederci decimati.
Allora la popolazione si dividerà in due parti.
Ci sarà chi gioirà per aver avuto  indietro il proprio figlio, miracolosamente scampato al suo destino, e chi piangerà la scomparsa del suo erede, dopo averlo cercato più e più volte in mezzo a tutti i ragazzi.
Immagino il volto di tuo padre.
Gli dirò anche di non piangere, perché la morte non ti ha arrecato sofferenza, nonostante non ne sia del tutto convinto.
È tempo di asciugare le lacrime, che ormai hanno imbrattato il legno sotto di me.
È tempo di dimostrarsi forti, come anche tu vorresti che facessi.
Avrai un posto sicuramente migliore come casa, d’ora in poi, un luogo in cui potrei raggiungerti da un momento all’altro, e forse è anche l’unica cosa che voglio.
Hanno aperto i cancelli, Petra, finalmente il galoppo dei cavalli è ridotto ad un trotto lento, e poi il passo.
Non è tranquillità quella che sento, ma inquietudine.
Prima di confrontarmi con la realtà, vorrei ringraziarti un’ultima volta.
Per avermi reso l’uomo che sono, e quello che sarò.
 
 
 
   
 
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