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Autore: edoardo811    31/01/2016    4 recensioni
Il mondo è finito. Come reagiresti se sentissi tu queste parole? Come reagiresti se potessi accertarti con i tuoi stessi occhi che queste parole sono vere?
Questo è ciò con cui Rachel è costretta a convivere ogni giorno. Quando vede la gente morire di fame per strada, quando vede l'ennesima banda di tagliagole generare il caos, quando è costretta a combattere fino allo stremo per la propria vita e per quella delle poche persone care che le sono rimaste.
Per quanto tempo può la volontà di una persona riuscire a resistere alle crudeltà che la vita riserva?
Si dice che l'ultima candela sia sempre quella che impiega più tempo a spegnersi, ma cosa potrebbe accadere quando anche la speranza cessa di esistere?
Rachel con i suoi poteri potrebbe distruggere l'intero creato. Che cosa se ne farà?
Li userà per aiutare il mondo... o per aiutare semplicemente sé stessa?
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Raven, Red X, Robin, Slade
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'InFAMOUS: The Series'
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Capitolo 2: CACCIA AI DIAMANTI

 

«Porca puttana!» esclamò Amalia scaraventando a terra il borsone, che cadde con un tonfo metallico. Pezzi di ferraglia arrugginita e ingranaggi si riversarono al di fuori di esso, sommergendo le piastrelle nere. Di cibo, neanche l’ombra.

La ragazza si premette le mani sulle tempie e cominciò a tormentarsele, con una vistosa smorfia stampata in faccia. Si voltò, dando le spalle a Rachel e Lucas. «Tutta quella fatica per rubarlo... per niente...»

«Komi...» Ryan si avvicinò a lei, cercò di confortarla, ma la ragazza lo respinse con un gesto rabbioso. Il minore ammutolì.

Rachel osservò senza dire una parola il contenuto del borsone. Sbuffò, irritata. Ma quale imbecille lo aveva riempito con tutte quelle cianfrusaglie?

Scosse la testa, cercando di ignorare quanto accaduto. Non era un problema poi così grave, per lei. Di provviste ce n’erano altre in città, tanto.

Il suo sguardo cadde poi sui due fratelli. Solo in quel momento realizzò che per loro due vedere quella robaccia non doveva essere stato molto bello. Lei e Lucas avrebbero potuto procurarsi altro cibo senza problemi, vero, ma Komand’r e Ryand’r come avrebbero fatto?

Provò pena per loro, in particolare per Ryan. Cercava di tranquillizzare la sorella, ma era evidente che il primo a necessitare di aiuto era lui. Quanti anni aveva? Sedici? Diciassette? Aveva ancora tutta la vita davanti a sé, eppure i suoi occhi emanavano uno sconforto e una tristezza che solamente chi aveva vissuto una vita lunga e difficile poteva provare.

Quel ragazzino, a causa della rovina di Empire, aveva provato una tristezza, una sofferenza e probabilmente anche una rabbia che nessun ragazzo avrebbe mai dovuto provare. E quello valeva non solo per lui, ma per lei, per Amalia, per Lucas e per chiunque altro orma in quella città.

Era questo, dunque, ciò che l’esplosione aveva causato. Una civiltà in rovina, costretta a lottare con tutte le proprie forze contro bande di criminali semplicemente per poter mettere le mani su del cibo, un qualcosa dapprima così scontato, ora prezioso come un diamante per chiunque.

Ragazzi come Ryan, come lei, come Lucas, costretti a vivere allo stremo, costretti a lottare.

Feste, discoteche, viaggi in macchina, divertimento, svago, tutti vaghi ricordi di una troppo breve adolescenza.

Amalia aveva rischiato la vita per rubare quella borsa, convinta di trovarci delle provviste. Aveva rischiato la vita per del cibo che non aveva trovato. E adesso sembrava in procinto di prendersi a pugni da sola.

Rachel avrebbe voluto dire qualcosa, ma non sapeva assolutamente cosa. Intuì che la cosa migliore da fare, a quel punto, fosse semplicemente togliere il disturbo. Non avevano più motivo di restare lì. Cercò allora lo sguardo di Lucas, per dirglielo, ma quando si voltò non lo vide più accanto a lei. Si guardò intorno allarmata, poi lo vide inginocchiato accanto al tavolo, intendo a rovistare in mezzo al contenuto del borsone.

Sollevò un sopracciglio. «Lucas, che stai...»

«Dubito fortemente che gli Spazzini si siano dati tanto da fare per proteggere e cercare di recuperare un borsone pieno di merda inutile» la anticipò lui, continuando a frugare tra il cumulo di ferraglia. «Qui dentro c’è sicuramente qualcosa di prezioso.»

La corvina dischiuse le labbra. Lucas non sembrava minimamente preoccupato da quella situazione, anzi, non credeva di averlo mai visto così tranquillo. E ora che ci ripensava, aveva senso ciò che diceva. C’erano almeno dodici Spazzini a guardia di quella borsa. E quando li avevano sconfitti era apparsa Amalia, che l’aveva rubata sotto il loro naso. Si erano allontanati parecchio dal luogo in cui erano partiti, eppure gli Spazzini avevano comunque continuato a cercarli, uno li aveva perfino trovati. I conti tornavano.

E non passò molto prima che Lucas trovasse effettivamente qualcosa. Un foglio di carta, all’apparenza inutile, ma decisamente troppo fuori luogo in mezzo a tutta quella ferraglia. Lo afferrò e lo osservò per un breve attimo, dopodiché sollevò lo sguardo, verso Rachel. «Jackpot.»

Le porse il foglio. La ragazza lo afferrò e lo esaminò a sua volta, curiosa di sapere cosa potesse esserci sopra di tanto importante.

Una piantina. Una piantina del Dedalo, in bianco e nero. Sembrava stampata. Per un momento non notò nulla di interessante, fino a quando non si accorse di una zona cerchiata di rosso, probabilmente con un pennarello, a nord del distretto. Sollevò un sopracciglio. «Ma cosa...»

«Sembrerebbe una zona calda» osservò Red X, avvicinandosi a lei. «Magari ci custodiscono qualcosa di importante.»

«Per esempio... un magazzino?» chiese lei.

«Può essere. Non possiamo saperlo finché non andiamo a vedere.»

«Ma non è detto che ci sia del cibo...»

«Preferisci aspettare un altro mese per il prossimo sgancio?» interrogò Lucas, afferrando di nuovo la piantina. «È l’unica cosa che abbiamo, Rachel. Non mi va di morire di fame senza nemmeno andare a dare un’occhiata.» Incrociò le braccia e la guardò negli occhi. «Vieni con me? Altrimenti faccio da solo, non mi pongo certo dei problemi.»

Rachel fece una smorfia. Odiava quando era lui ad avere ragione. E odiava le domande retoriche. «Certo che vengo. Ti sembra una cosa da chiedere?»

Lucas le rivolse un sorrisetto. «Non saprei. Ultimamente mi sembri un po’ rammollita.»

La corvina fece per ribattere, ma fu interrotta da Amalia. «Posso vederlo anch’io?»

Komand’r sembrava essersi ripresa dal nulla di colpo. Probabilmente aveva sentito lo scambio di battute tra i due partner e aveva sbollito la rabbia. E anche Ryan sembrava più acceso e speranzoso di poco prima.

Red X la osservò stupito, poi sogghignò e le passò il foglio. «Cos’è questo tono calmo? Il ciclo t’è passato tutto ad un tratto?»

Amalia ringhiò, poi gli strappò il foglio di mano con un gesto furente. «Crepa.»

«Ops, è tornato» ribatté il ragazzo.

Rachel roteò gli occhi, mentre la mora lo ignorò direttamente, concentrandosi sul foglio. «Conosco questa zona» disse. «C’erano molti Spazzini che andavano e venivano da là, qualche giorno fa’.»

I due partner si scambiarono un’occhiata, poi Lucas annuì. «Jackpot.»

«Vengo con voi» asserì Amalia, alzando lo sguardo verso di loro.

«Sicura?» domandò il moro, inarcando un sopracciglio. «Se sono in tanti sarà pericoloso per te.»

«Non mi serve la babysitter» rispose lei con tono sicuro, restituendo il foglio. «So perfettamente badare a me stessa.»

Lucas corrucciò la fronte, poi scrollò le spalle e riafferrò la piantina. «Tsk. Come vuoi.»

«Vengo anch’io!» esclamò Ryan a quel punto.

«Scordatelo» ribatté Amalia, secca. «Tu resti qui, al sicuro.»

«Cosa?! Ma perché?!»

«Perché non è posto per te» proseguì lei. «Non sei ancora pronto per una cosa simile.»

«Ma...»

«Non discutere, Ryan. Ormai ho deciso.» Amalia liquidò la faccenda con un gesto della mano. Il ragazzino incassò la testa tra le spalle, contrariato e abbattuto. «Però non è giusto...» mugugnò.

«Sì, sì, lo so» ribatté Kom, con il classico tono esausto di chi doveva aver avuto quella discussione già un centinaio di volte. Si rivolse poi a Lucas e Rachel. «Datemi un minuto per prepararmi.» E detto quello uscì dalla cucina.

Furono dei secondi carichi di imbarazzo, per la corvina. Avere Ryan accanto a lei la turbava e non poco. Anche l’idea di andare in missione insieme ad Amalia non la faceva impazzire. Le somiglianze con Kori erano troppe, e rievocavano in lei centinaia di emozioni contrastanti. Inoltre, anche la precedente discussione tra i due fratelli l’aveva messa a disagio. Si sentiva come se avesse visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere. Lucas invece non sembrava troppo preoccupato, visto che smanettava con il cellulare con grande enfasi.

«Mi tratta come un bambino...» sbottò il rosso, all’improvviso.

Rachel lo guardò. Non capì se lo aveva detto per rompere il ghiaccio con loro due o per sfogarsi. Un po’ le dispiaceva per lui, voleva solo aiutare la sorella, dopotutto. Le bastò solo uno sguardo per capire che non era la prima volta che Komand’r rifiutava il suo aiuto. Doveva essere parecchio frustrante per lui.

Avrebbe voluto dire qualcosa, ma Amalia rientrò proprio in quel momento, con un fucile a pompa tra le mani. «Fatto. Possiamo andare.»

«Wow...» commentò Lucas mettendo via il telefono, quando vide l’arma. «Sicura di saperlo usare?»

«Posso fare un po’ di pratica su di te, se vuoi» ribatté lei freddamente, caricando un colpo.

«Hai controllato se almeno quello è carico?»

«Scopriamolo insieme.» Amalia gli puntò il fucile. «Se premo il grilletto e la testa ti esplode come un’anguria vuol dire che è carico.»

«Prima però devi colpirmi.»

«Oh, non preoccuparti, non avrò problemi nel farlo.»

«La volete piantare?» sbottò Rachel, piazzandosi in mezzo a loro per calmare le acque. «Serbate i rancori per quando affronteremo gli Spazzini.»

«Ha cominciato lui!» protestò Amalia, abbassando l’arma.

«Non metterti a piangere adesso» borbottò ancora X, avviandosi verso l’uscita. «Andiamo.»

«Ma come diavolo fai a sopportarlo?» domandò Komi alla corvina, una volta che il ragazzo si fu sufficientemente allontanato.

Rachel sorrise senza nemmeno rendersene conto, guardando la porta da cui Lucas era uscito. «A volte me lo chiedo anch’io.»

 

***

 

«Mi ripetereste i vostri nomi?»

«Io sono Red X, lei è Corvina.»

Amalia inarcò un sopracciglio e guardo il ragazzo che camminava accanto a lei. «Sul serio?»

«Lui è Lucas, io sono Rachel» spiegò pazientemente la conduit. «Ma Lucas è fissato con i soprannomi...»

La ragazza mora osservò stranita i due partner. «Oh... ok...»

Ecco, ci ha presi per pazzi..., pensò Rachel, notando il suo sguardo.

«Non pensi... di essere stata un po’ troppo severa con Ryan?» domandò, cercando di cambiare argomento. «Insomma... voleva solo aiutarti...»

Komand’r fece una smorfia, riportando lo sguardo sulla strada. «Cerco solo di proteggerlo. Ho già perso troppo a causa dell’esplosione, non voglio che lui corra dei rischi inutili. Non potrei mai perdonarmelo. Lui è... l’unica cosa che mi è rimasta.»

Rachel percepì una fitta allo stomaco udendo quelle parole. Provò molta empatia verso di Amalia. Per l’ennesima volta avrebbe voluto uccidere colui che era stato la causa dell’esplosione e di tutto il male generato da essa.

Procedettero dunque in silenzio per un altro centinaio di metri.

Era pomeriggio inoltrato, probabilmente le cinque, lo si evinceva dal cielo che da azzurro e limpido aveva cominciato a striarsi di arancione. Erano ancora in inverno, le giornate erano corte. Era chiaro che avrebbero finito di svolgere il loro lavoro solamente verso la sera.

Quella zona era della periferia era particolarmente tranquilla. Non c’erano automobili, né pedoni intenti a passeggiare. La strada era occupata solamente da loro tre.

Era strano per Rachel. Ma forse era semplicemente troppo abituata a vivere nel Neon, dove, bene o male, qualcuno in giro c’era sempre. Da quando lei e Lucas avevano cominciato ad eliminare i Mietitori per trovare Richard, buona parte di Empire si era spostata nel Neon, che era diventato il distretto più sicuro e popolato tra tutti.

Il Dedalo era quasi disabitato, a causa delle pessime condizioni di vita e degli Spazzini. Nonostante fosse la sede del carcere di Empire, e dunque della più massiccia forza di polizia rimasta, era il distretto con il più alto tasso di criminalità.

Il Centro Storico, invece... era un’altra storia.

Rachel sospirò. Non doveva pensare troppo a quelle cose, o avrebbe finito con il rievocare brutti ricordi che spesso sperava di dimenticare. Doveva solo concentrarsi su quello che dovevano fare in quel momento.

«Potresti togliermi una curiosità?» le domandò all’improvviso Amalia.

«Certo, dimmi.»

«Hai detto di andare a scuola con Kori, e ora che ci penso lei mi aveva parlato di qualche sua amica...» cominciò Komand’r, con voce calma. Troppo calma. La corvina cominciò a sentirsi a disagio, e quando Amalia spostò il suo sguardo glaciale su di lei, rabbrividì. «... ma allora tu dov’eri il giorno dell’esplosione?»

La conduit sentì il proprio corpo irrigidirsi a tal punto da trasformarsi in un palo. Distolse lo sguardo da lei, esitò. «Ecco... io...»

Amalia si parò davanti a lei, costringendola a fermarsi, la sua espressione dura non mutò minimamente. «E, inoltre, non mi aveva mai parlato di conoscere qualcuno con poteri sovrannaturali come i tuoi.»

«Beh...»

«Tu eri là. L’esplosione avrebbe dovuto ucciderti. Come hai fatto a sopravvivere? Che cosa sei tu?!» Il fucile nero e lucido tra le mani di Amalia sembrò improvvisamente dieci volte più pericoloso, il suo tono di voce mutò improvvisamente. «Parla!»

«Io non lo so!» esclamò alla fine Rachel, con il cuore che martellava nel petto. «Non... lo so...»

Sospirò. Sollevò entrambe le mani, mostrandole ad Amalia. «So bene che l’esplosione avrebbe dovuto uccidermi, ma... non è successo. L’unica cosa che è cambiata è che...» Si concentrò, entrambe le mani si illuminarono di nero, di fronte alla mora, che schiuse le labbra. «... ora posso fare questo. Io... non chiedermi i dettagli, perché non ti saprei rispondere. Nessuno sa rispondere. È successo... e non posso fare nulla per cambiarlo. L’unica cosa che posso fare, è sfruttare questo... dono... per cercare di cambiare le cose. In meglio, si spera.»

Le due ragazze si guardarono negli occhi. Rachel notò che dopo le sue parole, l’espressione di Amalia era mutata, ora non c’era più rabbia nel suo sguardo, solamente una profonda tristezza.

«Scusa...» mormorò Komand’r, distogliendo lo sguardo abbattuta. «Sono... esplosa di nuovo... n-non volevo, è solo che... che...»

«Credevi che se io ero sopravvissuta, allora forse lo era anche Kori, giusto?»

Amalia annuì lentamente, chinando la testa. «Mi... mi manca così tanto...»

Rachel le si avvicinò, posandole una mano sulla spalla. «Non preoccuparti. Ti capisco. Lei era... era anche mia...»

Esitò. Ripensò al suo rapporto con Koriand’r. Amica. Non era proprio la parola migliore con cui l’avrebbe mai potuta definire, visto quello che era successo tra lei e Richard.

Però... Kori era sempre stata gentile con lei. Nonostante tutto, la invitava sempre a pranzo al suo tavolo, le chiedeva di studiare insieme, le chiedeva di accompagnarla a fare shopping. Cose che di solito fanno le amiche. E per quanto Rachel si era sempre sforzata di rifiutare i suoi inviti, la rossa non si era mai arresa. Era sempre stata convinta che la corvina le avrebbe dato una possibilità, forse aveva addirittura pensato che gliel’avesse già data, in passato.

Forse Rachel non aveva mai visto Kori come un’amica, ma di sicuro Stella lo aveva fatto con lei. E ora che ci ripensava, forse non si sarebbe mai fidanzata con Richard, se avesse saputo che Rachel ne avrebbe sofferto. Per l’ennesima volta in quelle settimane, la corvina si sentì la ragazza più stupida di quell’universo.

Kori era una brava ragazza, non aveva mai agito per farla soffrire, mai. Corvina annuì impercettibilmente, poi concluse la frase: «Era anche mia amica.»

Amalia si pizzicò un labbro, con gli occhi bassi. «Sì, giusto. Scusa ancora.»

«Tranquilla. Le volevi bene, d’altronde, sei più che giustificata.» Rachel sorrise. «Sei una brava sorella.»

«No, invece...» Komand’r scosse la testa. «Non lo sono affatto.»

Rachel inarcò un sopracciglio. Fece per parlare di nuovo, ma Amalia riprese a camminare. «Dai, sbrighiamoci. Il tuo amico se n’è già andato...»

Aveva ragione, Lucas era già a centinaia di metri di distanza da loro. Corvina fece una smorfia, a volte detestava proprio il suo comportamento strafottente. Senza dire altro ripresero a camminare.

 

***

 

Rachel aveva sempre pensato che il Neon fosse ridotto male, ma dopo aver visto il Dedalo con i propri occhi, dopo aver attraversato strade deserte, vicoli angusti, ammirato in tutto il loro splendore edifici decadenti e grattacieli così malridotti che sembravano stessero per crollare da un momento all’altro, aveva cominciato a ricredersi. Non riusciva davvero a credere che solamente un ponte dividesse il suo distretto da quello completamente diverso in cui era cresciuto Lucas.

Ed era anche molto probabile che non l’avrebbe mai visitato, se solo non fosse stata costretta. Nel Neon non avevano più trovato alcuna traccia di Richard, nonostante lo avessero perlustrato da cima a fondo, così avevano dovuto spostare le ricerche nel Dedalo. E poi era successo tutto quello che li aveva portati fino a lì.

Dopo quella che parve un’eternità, finalmente arrivarono al luogo indicato dalla piantina, a nord.

«Ok, dovrebbe essere...» Lucas si interruppe di colpo. Per poco la piantina gli cadde di mano. «... oh, cazzo...»

Rachel non credette ai propri occhi. Di fronte a loro, nel luogo segnato dalla mappa, una torre altissima, costruita con quelli che sembravano enormi ammassi di rifiuti e rottami si ergeva alta nel cielo. Attorno ad essa era innalzata un’ enorme muraglia realizzata con telai, lamiere, ferraglia e altra immondizia. Sembrava una fortezza di spazzatura e ruggine. Doveva occupare almeno metà della zona nord del Dedalo. Per accedervi occorreva salire una lunga rampa di scale, che dalla strada portava a quello che probabilmente un tempo era un cavalcavia.

«È qui» confermò Amalia, l’unica per nulla impressionata. «Gli Spazzini agivano qui, qualche giorno fa’.»

«Mio Dio...» sussurrò Lucas, avvicinandosi con sguardo vitreo. «Prima della quarantena qui c’era un parco! Da dove accidenti salta fuori tutto questo? Che diavolo è?!»

«Se non sbaglio è una baraccopoli, anche se non ho idea di cosa se ne facciano di quella torre. L’hanno costruita gli Spazzini, credo... forse questa era la loro base.» Amalia scrollò le spalle. «A chi importa?»

«A noi. Se ci fosse un esercito che ci aspetta?»

«Se hai fifa puoi sempre tornare indietro, Rosso.» Komand’r cominciò a salire le scale. «Ma io non tornerò a casa a mani vuote. E comunque, sembra tutto deserto.»

Lucas guardò Rachel, perplesso. Ma se si aspettava che lei dicesse qualcosa, allora aveva preso un granchio. La corvina era rimasta ammaliata da quell’enorme baraccopoli sospesa sopra la strada. Non aveva più dubbi, gli Spazzini avevano cominciato a costruirla sopra il cavalcavia, per poi espandersi fino a ricoprire almeno due o tre quartieri. Non riusciva a credere ai propri occhi, quando vedeva delle macchine e dei pedoni passarci accanto come se quella fortezza non esistesse.

Ma la domanda che più la preoccupava era un’altra. Come avevano fatto gli Spazzini a costruirla in appena qualche mese di quarantena? Dubitava che fosse perché erano dei muratori prodigiosi. C’era sotto qualcosa. Qualcosa di brutto.

Tuttavia, la zona sembrava deserta. E la curiosità di sapere chissà quali tesori gli Spazzini potessero averci portato era alta. Perciò, non le restò altro che seguire Amalia, la quale era già a metà della scala. Fece un cenno ad X, il quale probabilmente aveva pensato le stesse cose, perché non ebbe nulla da discutere.

In cima li attendeva una grossa parete di un telaio di alluminio; alla base di questa, si trovava un grosso arco che permetteva l’accesso alla struttura. Non appena furono dentro, Rachel poté constatare che la grossa muraglia che circondava la baraccopoli, come la baraccopoli stessa, era davvero realizzata con scarti di ogni tipo. Pezzi di case, di automobili, perfino quelli che avevano l’aria di essere dei componenti di aeroplani.

Una piccola piazza di cemento con attorno un prato d’erba ingiallita e alcuni lampioni spenti li accolse. Probabilmente un resto del parco che era stato sacrificato.

I tre ragazzi proseguirono, continuando a guardarsi intorno meravigliati. Perfino Amalia ora sembrava impressionata.

Scesero lungo un marciapiede di mattoni, allontanandosi dal piccolo parco per arrivare dentro la baraccopoli vera e propria. Un ammasso di casupole realizzate proprio come tutto il resto, che non sembrava avere fine. Un enorme labirinto di scarti, simile ad una favelas, con rifiuti di ogni genere sparpagliati un po’ ovunque.

Procedettero nelle viscere di tale luogo, in silenzio, per diversi minuti. Alla fine, fu Rosso a rompere il silenzio: «Mh... trovare qualcosa qui non sarà molto...»

«INTRUSI!»

Lucas sobbalzò, interrompendo la propria frase. Amalia e Rachel si guardarono intorno, allarmate. «Che diavolo è stato?!»

La terra tremò improvvisamente, colpita da un forte scossone. Poi tremò ancora, colpita da un altro. Poi un altro. E poi ancora uno.

«Che cos’è, un terremoto?!» domandò Lucas, faticando a restare in piedi.

«Io non...» Rachel si interruppe di colpo, restando a bocca spalancata. Da una delle numerose vie di fronte a loro, sbucò fuori la causa di quegli scossoni.





Non so neanch'io come sia possibile. Sono riuscito a scrivere un capitolo in appena un pomeriggio e mezzo, tra una puntata di Shameless e Breaking Bad e l'altra. Spero sinceramente di continuare di questo passo, ma ne dubito... in ogni caso, spero che vi sia piaciuto.

Ci tengo a precisare che la baraccopoli di cui si parla qua sopra esiste davvero nel videogioco, e mi rendo conto che descritta a parole non rende molto bene.  

Purtroppo non ho trovato immagini a riguardo, sono riuscito a trovare però video in cui viene mostrata la missione riguardante tale baraccopoli. Il link è qui, per quanto ve ne possa fregare, naturalmente. 

inFamous - La Baraccopoli

Voglio fare subito un ringraziamento, così, di botto, perché sì. Ringrazio Carlotta e Corvina per aver recensito il primo capitolo. So già che non raccoglierò tutto questo gran successo con questa storia, perciò ogni recensione, anche quelle più brevi, saranno tenute in grande considerazione. Grazie!

Al prossimo capitolo! (data da destinarsi)

   
 
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