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Autore: Unicorn_Lifexoxo    31/01/2016    0 recensioni
“Dimmi Clint, non c’è nessuno a casa che ti aspetta?”
"In realtà qualcuno c'è. Ma non penso che avremmo avuto molte possibilità come coppia".
"E perchè mai?"
"Ho promesso che gli avrei riportato a casa la sorella"
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Fanfiction crossover tra Hunger Games e i miei amati Silverhawk. Piccolo momento di pazzia, assecondatemi.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Pietro Maximoff/Quicksilver, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Wanda si abbatte contro di me come una tempesta in pieno inverno. Non avrei mai pensato che una ragazzina tanto piccola e magrolina sarebbe potuta arrivare a buttare a terra qualcuno che pesava quasi il doppio di lei, i giorni passati a Capitol ad allenarsi e un’alimentazione migliore, le avevano fatto sicuramente bene.

Nonostante l’ammirazione per la mia compagna di Distretto, devo ammettere che l’essere stato messo al tappeto da lei mi aveva messo in imbarazzo davanti a tutta la squadra.

“Non mi parli per tutto il giorno e poi dici davanti al mondo di volermi salvare ?  Vuoi allenarti da solo, eh? Iniziamo subito, perché aspettare fino a domani?” mi urla contro Wanda tirandomi un pugno ben assestato su volto. “Perché hai detto quelle cose, mi hai fatto apparire debole!”

Rimango stupido da quella reazione, quasi paralizzato. Sarei potuto restare lì con la bocca aperta a farmi prendere a pugni in faccia dalla ragazzina che avevo visto crescere per tutta la notte. Fortunatamente per me, il nostro mentore e gli stilisti portano Wanda lontana per farla calmare.

Il mio stilista si accerta che io stia bene e dopo averlo rassicurato, salgo nella mia camera.

Non capisco perché Wanda se la sia presa tanto con me, io cercavo solo di dire ciò che realmente pensavo: avrei sacrificato la vita per quella ragazzina.

Me ne restai seduto sul morbido letto per qualche minuto, l’indomani sarei entrato nell’arena. Gli Hunger Games, Capitol City, l’Arena, non ho mai pensato di vederli sul serio. Ogni anno partecipavo alla mietitura e ogni anno la fortuna era stata dalla mia parte, ma quell’anno no, non l’era stato per nessuno.  Quel mondo era la mia realtà, che negli anni precedenti  mi era sempre apparsa troppo lontana.

Pensando questo, mi diressi verso la doccia per cacciare tutte quelle creme e odori a me sconosciuti che lo staff mi aveva appiccicato addosso durante la preparazione prima dell’intervista con Caesar.

 

Restai nella doccia per quasi un’ora. Pensandoci bene, forse quella sarebbe stata la mia ultima doccia. Non era un pensiero molto allegro, ma d’altro canto la mia vita aveva smesso di essere allegra già da un bel po’. L’unica persona che sapeva come farmi ridere era lontana kilometri e, probabilmente non l’avrei rivista mai più. Solo il pensiero mi fa male, è quasi un dolore fisico, come un pugno nello stomaco.

Non posso pensare a questo, non ancora, anche se so che dovrei iniziare ad accettarlo, ma l’immagine nella mia mente di Pietro è l’unica cosa che mi ha fatto andare avanti in questi giorni.

Dopo essermi ripulito per bene, mi dirigo verso il letto e cero di addormentarmi. L’impresa non è semplice, il pensiero che domani sarei entrato nell’arena continua a rimbombarmi in testa.

Inizio a immagine di entrare nell’arena e di morire nei peggior modi: una volta preso dal panico mi lanciavo fuori dalla pedana ed ero fatto esplodere, un’altra volta venivo inseguito da enormi ibridi scimmia con la pelliccia color lavanda e un’altra ancora correndo per sfuggire a un altro tributo cadevo in  burrone urlando come un isterico.  

No, decisamente non posso prendere sonno in questo stato. Decido di scendere sotto e di trovare qualcosa da fare. Dal piano di sotto non si sentono rumori, almeno lì sarei stato tranquillo.

Come mi aspettavo, non c’è nessuno lì sotto. Mi siedo sul pavimento vicino al balcone. Anche gli abitanti di Capitol sono ancora svegli, ma per motivi completamenti diversi, fanno festa e si divertono alla vigilia di un massacro di ventitré ragazzi.

Mentre penso a questo, non noto che anche Wanda è scesa e si è avvicinata a me.

“Neanche tu riesci a dormire” le domando dopo che si è seduta di fronte a me, lei mi guarda e scuote la testa. Restiamo per qualche minuto in silenzio a guardare fuori dalla finestra.

“Mi dispiace averti colpito prima” dice, con la voce stranamente amichevole “e solo che non voglio passare per una ragazzina che ha bisogno del cane da guardia”.

Rimango un po’ stupito dalle sue parole, qualche ora fa da come mi aveva trattano non sembrava disposta a parlarmi figuriamoci scusarsi.

“Oh, non fa niente. Sai, anche se è duro ammetterlo, picchi forte ragazzina”. Sul suo viso appare il sorriso più piccolo che abbia mai visto.

“Non volevo farti sembrare debole,  io parlavo sinceramente”  

“Lo so, ma non dovevi farlo, non so quale stupida promessa tu abbia fatto, ma non devi rinunciare a combattere per salvare me

“Non intenzione di fare quest-

 Ma hai detto di aver promesso che io sarei tornata a casa e, se te lo fossi dimenticato, solo uno di noi può vincere. Uno su ventiquattro, magari non riusciremo nemmeno ad arrivare negli ultimi otto

“Dovresti avere più fede, e poi, non ho detto che non avrei combattuto . È ovvio che combatterò, sai, mi dicono che sono bravo con arco e frecce. Sono alquanto sicuro d arrivare almeno nei primi otto …

Vedo Wanda rilassarsi e sorridere ancora di più alla mia battuta.

“Sì, me l’hanno detto, anche se non sei altrettanto bravo nel campo della modestia”. Anche a me scappa un sorriso alle parole di Wanda.

“Anche tu sei sveglia, ragazzina. Domani andrai bene, anche senza di me”

“Lui non te l’ha chiesto vero, non l’avrebbe mai fatto. Nemmeno io te lo chiedo, fartelo significherebbe, in un mio ipotetico ritorno, vivere per sempre sapendo di aver portato via la persona che mio fratello ama, non riuscirei più a guardarlo in faccia”.

Sapevo che l’avrebbe presa in questo modo. No, nessuno mi aveva chiesto di fare nessuna promessa, ma io l’avevo fatta lo stesso. Se ritornassi io al posto di Wanda, senza aver fatto nulla per salvarla, come avrei potuto guardare di nuovo Pietro negli occhi sapendo di essere la persona che l’aveva privato della sua amata sorella?

Ancora una volta in quella sera torno a pensare al giorno della mietitura …

FASHBACK

Entrai in casa dopo essere passato dalle case che sapevo avrebbero comprato la selvaggina fresca anche nel giorno della mietitura, quando tutto il Distretto era invaso da pacificatori provenienti da Capitol. Sapevo già cosa mi aspettava tornato a casa: la fredda indifferenza di mia madre.

Da quando l’esplosione aveva ucciso mio padre, la mamma non aveva quasi più parlato. Si era rifugiata nel passato e aveva fatto dei ricordi la sua fortezza, ricordi nei quali a me non era permesso entrare, come se fosse stata solo lei a perdere il marito. Non volevo ammetterlo, ma all’inizio del lutto l’avevo odiata per avermi completamente escluso dalla sua vita. Poi ho capito che alcune persone sono semplicemente troppo deboli per certe cose. Mia madre non era cattiva o egoista, era stata troppo debole e di certo non potevo biasimarla per questo. 

Appena entrai in casa, la vidi nello tesso punto in cui la mattina l’avevo lasciata, le sistemai una coperta sulle spalle e le baciai la fronte “Mamma, oggi è il giorno della mietitura. Riuscirai a venire in piazza per sapere chi saranno i tributi di quest’anno?”.  Sapevo già la risposta ma, provare a parlare con lei non mi avrebbe sicuramente ucciso. Girò la testa verso di me e mi guardò con aria interrogativa, la sua risposta arrivò dopo circa dieci minuti che io avevo usato per rimettere in ordine la cucina e tirare fuori i vestiti puliti per dopo “La mietitura, tesoro? Ma certo, la mieti …” Era durato poco, ma per un attimo era ritornata quella di un tempo, poi il momento era passato.

Entrai nel bagno e mi sciacquai in modo tale che le tracce della mia ‘passeggiata’ nel bosco svanissero nello scarico della doccia. Mi vestii velocemente con i vecchi abiti di mio padre.                                                                    Prima di uscire baciai mia madre e la salutai di nuovo.

Tutti i ragazzi si erano vestiti a festa e la città era stata ripulita e resa presentabile per accogliere lo staff proveniente da Capitol City. Quanta ipocrisia, nel Distretto 12 non c’era nulla di bello o di buono, questa era solo un altro inganno della Capitale. 

In lontananza vidi Pietro e Wanda, anche loro vestiti e acconciati per ricevere le assurde personalità di Capitol. Rimasi fermo e aspettai che si avvicinassero a me. Lui era bellissimo, lo era sempre per me, ma vederlo ricoperto di terra e polvere per un anno, non era esattamente la stessa cosa di vederlo sistemato al meglio, con la camicia che faceva risaltare il suo fisico atletico e i muscoli. Mentre facevo queste considerazioni dovevo essere arrossito perché quando Pietro si avvicinò, mi sussurrò all’orecchio “Perché sei tutto rosso? Emozionato o stavi solo pensando a me?”. Gli posai un bacio leggero sulla guancia per nascondere l’imbarazzo.

“Okay, siete assolutamente imbarazzanti. Adesso vogliamo andare o dovete dare altro spettacolo?” Commenta Wanda allontanandosi da noi con aria fintamente scocciata.

“Cosa c’è, sei invidiosa? Se continui ad essere così acida non riuscirai mai a trovare un fidanzato” le risponde il fratello mettendole un braccio intorno alle spalle. “Simpatico” disse Wanda sfuggendo alla presa di Pietro.

“A proposito” m’intromisi rivolgendomi a Wanda “sapevi che quel ragazzo strano del tuo anno vuole invitarti a uscire?”

 “Chi è questo tizio? Se ci prova, lo ammazzo” Rispose Pietro al posto di Wanda passando alla modalità fratello apprensivo. “ e poi tu come fai a saperlo? Non dirmi che ti stai interessando a quel tizio inquietante e srano?

“Oh no. Pietro l’unico ragazzo inquietante e strano per cui provo interesse sei tu” gli risposi riprendendo a camminare. Anche i due fratelli ripresero a camminare, sbirciai Pietro e mi sembrò di vedere sul suo viso un’espressione abbastanza soddisfatta. 

“E poi, riprese a parlare Wanda “se oggi siete fortunato non sai tu a uccidere quel povero ragazzo”.

Arrivati nel punto in cui prelevavano il campione del sangue, ci dividemmo. Ormai nessuno di noi tre scherzava più. Come ogni anno i ragazzi e le ragazze erano divisi in due gruppi, dietro stavano i genitori preoccupati per la sorte dei propri figli e tutti eravamo indirizzati a guardare il palco. Dopo non molto salirono sul palco il sindaco con sua moglie, Haymitch l’unico vincitore ancora in vita del nostro Distretto e infine Effie Trinket vestita secondo l’improbabile moda di Capitol City. Dopo il discorso del Sindaco e il solito video che Capitol ci rifilava ogni anno, Effie si portò al centro del palco e con la sua solita voce squillante disse: “Benvenuti! Benvenuti ai settantaquattresimi Hunger Games. Diamo il via alla mietitura, e possa la fortuna essere sempre a vostro favore! Come sempre prima le signore”

Effie fece volteggiare la mano sull’urna, dove sono contenuti tutti i bigliettini con sopra il nome delle ragazze, ne prese uno e aprendolo scandendo il nome del futuro tributo femmina del Distretto 12, disse:

 “Wanda Maximoff.

In tutta la piazza si potevano sentire i sospiri di sollievo delle altre ragazze, l’unica cosa che sentivo io era il respiro affannato di Pietro vicino a me. Era successo, Wanda era una delle ragazze che in confronto a tutte le altre aveva meno bigliettini con il suo nome, c’erano altre ragazze di quattordici anni che ne avevano il doppio dei suoi, la fortuna era dalla sua parte, ma non era bastata. Lasciai che Pietro si appoggiasse a me e portai la mano intorno alla sua vita per sorreggerlo mentre tutti guardano Wanda camminare verso il palco.

Se era sorpresa o spaventata, non lo dava a vedere. Il suo viso era come una maschera di cera: non comunicava niente. Se c’era una cosa che sapevo di Wanda e che non avrebbe dato la soddisfazione di mostrarsi debole a Capitol, avrebbe preso in mano la situazione e avrebbe combattuto.

Quando arrivò vicino al palco, Effie la incoraggiò a salire e la fece posizionare alla sua destra.

Poi, con lo stesso tono che aveva usato prima, preso il biglietto dalla seconda urna, disse: “Il tributo maschio per il Distretto 12 è: Clint Barton”.

 

 

 

 

 

Quindi, lui ha detto che mi ama?” Va bene, forse non era la cosa più adatta da dire in quel momento, ma non potevo non chiederglielo. Girò la testa di lato per capire se stavo dicendo sul serio e quando comprese che sì, facevo sul serio, il sorriso si allargò sempre di più fino a trasformarsi in una risata.

“Sì, mi dice finendo di ridere “Pietro ti ama, e sa che anche tu lo ami”.

Rimaniamo seduti lì ancora per un po’, finché entrambi decidiamo di risalire e di riprovare a dormire. Domani sarà un giorno impegnativo.

NDA

Sì, sono tornata! Speravo di riuscire a pubblicare questo secondo capitolo prima, e invece …

Chi ha detto che la scuola non ha mai ucciso nessuno, probabilmente non è mai andato al Liceo Classico. Anyway, ho deciso che la storia continuerà su due filoni narrativi, uno al presente e uno al passato sempre da punto di Clint. Poi vabbè, io amo questi due ogni giorno di più, se non fosse stato per quel famoso regista      * entra in modalità Sheldon Cooper e urla Whedon *

Note sulla storia: Ho deciso di non dare a Wanda il carattere di Prim nonostante dovrebbe personificare la paperella esplosiva perché a me Wanda piace badasss. Gli altri personaggi come Haymitch ed Effie resteranno loro e come nel capitolo precedente alcune battute che ho fatto dire ad alcuni personaggi, rimarranno quelle del libro/film, anche se non proprio uguali.

Detto questo, grazie per aver letto la mia storia, spero vi piaccia (lasciate una piccola recensione, soprattutto se avete critiche o suggerimenti che sarò felice di ascoltare, per modo di dire …)

Un abbraccio e a presto!   

 

 

     

 

   
 
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