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Autore: LittleHarmony13    31/01/2016    2 recensioni
Harry Styles frequenta il corso di letteratura inglese alla Oxford University, ed è in procinto di dare la tesi. Ha un ragazzo, buoni voti e una migliore amica perfetta. Tutto sembra andare per il meglio ma...
Louis Tomlinson ha una laurea in storia dell'arte della Oxford University, un lavoro ben poco retribuito alla biblioteca della suddetta università, un dottorato da conseguire, e tanta voglia di riscattarsi.
Il giovane non ha mai conosciuto l'amore, ma...
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AU, Harry!LiteratureStudent, Louis!HistoryofArtStudent ~ Larry Stylinson.
Slash| Louis/Harry| Niall/Lottie| Harry/Matty Healy| Zayn/Emma Watson.
AVVISO: LA STORIA E' MOMENTANEAMENTE IN PAUSA MA NON E' FINITA. CERCHERO' DI TORNARE IL PRIMA POSSIBILE. GRAZIE PER L'ATTENZIONE.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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12. Regali inaspettati.

 

“I loved her against reason,
against promise, against peace,
against hope, against happiness,
against all discouragement that could be.”
- Great Expectations, Charles Dickens.



 

Harry's Pov.

 

24 Dicembre, Vigilia di Natale.

 

Louis mi ucciderebbe, se sapesse quello che sto facendo, ma è il suo compleanno, e ci tengo a fargli una sorpresa.
Io e il mio ragazzo avremmo dovuto vederci questo pomeriggio, per festeggiare, visto che ha insistito per rimanere qui con me, invece di tornarsene a casa. Ha detto che preferisce festeggiare il suo compleanno con me, e Natale con i suoi, quindi ha deciso che partirà domani mattina presto, con Lottie, per arrivare in tempo per il pranzo con la famiglia.
Alla sua domanda sul perché io non andassi a casa per la Vigilia, gli ho inventato che quest'anno mamma e Gemma verranno qui da me.
Non credo che sia un bene per lui sapere che starò da solo, perché potrebbe arrabbiarsi, chiedendomi per quale motivo non sono andato da Emma, o addirittura invitarmi da lui. Al solo pensiero rabbrividisco. Ovviamente non voglio che si senta in obbligo di chiedermi niente, e poi la sola idea di incontrare la sua famiglia, e tutti i suoi fratelli e sorelle di cui continuo a non ricordare i nomi, mi spaventa.
Ho fatto giurare ad Emma di non dire niente neppure a Zayn, sui miei piani solitari, e lei, sebbene contrariata, ha accettato. Anche lei, come previsto, mi ha invitato a trascorrere il Natale con lei e i genitori di Zayn.
Per caso sembro a tutti un terzo incomodo? Io ce l'ho un ragazzo. Un ragazzo con cui non passerò Natale, ma comunque un ragazzo.
Non dovresti mentire al tuo ragazzo Harry, mi sussurra una vocina nell'angolo del cervello, ma la reprimo subito.
E' solo un Natale da solo, e starò bene. Ho ordinato qualcosa da mangiare al negozio di alimentari accanto a casa mia, ho preparato i popcorn per quando guarderò Love Actually, e niente andrà storto.
Sarò soltanto solo.
Mi obbligo a smettere di pensarci, e rivolgere i miei pensieri, invece, sulla faccia che farà Louis, quando lo sveglierò alle otto e trenta di mattina, per la Vigilia di Natale, nonché il suo compleanno. Se c'è una cosa che ho capito di Louis Tomlinson è che non si sveglia mai prima delle dieci, almeno non volontariamente, ma volevo che fossi la prima cosa che avrebbe visto il giorno del suo compleanno.
E il primo a fargli gli auguri di persona.
Lo so, è una cosa ridicola ed egoista, ma ci tengo.
Per strada non c'è nessuno, visto che è la Vigilia, e per di più sono le otto e un quarto. Accendo la radio e mi sintonizzo su una stazione locale, in cui un giovane speaker sta adulando una band del posto, che farà un concerto in zona nei prossimi giorni.
“Il gruppo si chiama Drive Like I Do, e questa è la loro nuovissima canzone: Settle Down.”
Sobbalzo a sentire il nome della band di Matty, e mentalmente correggo lo speaker. Settle Down non è nuova, Matty l'ha scritta tre anni fa, nel nostro periodo di corteggiamento, quello in cui pensava che a me non interessasse. E' sempre stato un po' stupido.
Sorrido involontariamente, perché anche se ci siamo lasciati sono comunque felice di sentirlo in radio. Anche se è solo una radio locale. Anzi, diciamo che ogni volta che sento Matty in radio, o so che ha fatto una serata mi riempo di orgoglio. E' stato il mio primo vero amore, e sono davvero contento che possa raggiungere tutti gli obiettivi che si è prefissato. E oltre a lui, amavo anche la sua musica, quindi la combinazione è vincente.
Per questo motivo non cambio stazione, ma anzi canto la canzone a squarciagola, battendo anche il tempo con le mani sul volante.
La forza dell'abitudine mi fa prendere il telefono, per fargli una registrazione, come tutte le volte che becco un suo pezzo in radio, per poi mandarglielo, ma appena mi rendo conto di cosa sto facendo, lo rimetto in tasca. A volte è difficile credere che nel giro di due mesi la mia vita sia così cambiata, e che la colpa sia tutta di Louis Tomlinson. Ma mentre Matty canta dalla radio delle parole che so che sono rivolte a me, e che parlano dei nostri primi momenti insieme, anche sotto una certa sfera intima, non posso fare a meno di pensare al mio splendido ragazzo con gli occhi di Tenerife. Ed è stato così anche due mesi fa, quando stavamo ancora insieme.
Matty parlava, e Louis Tomlinson si infiltrava nella mia vita, non facendomi prestare attenzione a nient'altro che non fosse lui.
E probabilmente piano piano mi sono innamorato di lui. Non so se sono pronto ad ammetterlo a lui, né tanto meno a me stesso, ma una parte di me mi dice che è così.
Sorridendo, tasto sovrappensiero il sedile vuoto accanto al mio, quello in cui ho appoggiato il regalo di compleanno di Louis.
Parlando, l'altro giorno, è venuto fuori che sia io che lui siamo stati al solito concerto dei The Script, quando sono venuti nelle vicinanze, due anni fa, ovviamente ignorando l'esistenza l'uno dell'altro.
La cosa ci ha fatto sorridere, come se fosse in qualche modo un segno. Ed è lì che ho avuto l'idea. Appena tornato a casa, ho acceso il portatile e ho cercato se i The Script facessero concerti nell'immediato futuro.
Ho scoperto che a Giugno saranno a Londra, ed ho subito prenotato due biglietti, uno per me e uno per Louis.
So che è fra un sacco di tempo, ma forse questo mi rassicura, perché penso che almeno avremo un obiettivo, per quanto stupido, da raggiungere insieme, fra sei mesi. Sperando di essere ancora insieme, ovviamente. Il solo pensiero mi fa stare male, e per poco non mi accorgo che mi trovo davanti al condominio dove abita Louis.
Con il cuore in gola, e pronto ad essere mandato a quel paese per averlo svegliato “all'alba”, mi incammino sulle scale, tenendo in una mano il mio regalo, e nell'altra un enorme palloncino che ho comprato con scritto “tanti auguri, amico mio.”
Lo so, non è proprio il massimo, ma sull'altro erano stampate le parole “tanti auguri, amore mio” ed io semplicemente non ero pronto a compiere un passo del genere, e sicuramente non per primo.
Quando mi trovo sul pianerottolo davanti alla sua porta faccio un respiro profondo, e poi suono il campanello. Ovviamente Louis non risponde, probabilmente perché sta dormendo come un ghiro.
Suono di nuovo, questa volta ripetutamente e con più insistenza, e finalmente sento dei passi, accompagnati da delle adorabili ed elegantissime imprecazioni da parte di Louis. Quando si avvicina, sento che, con voce assonnata, urla: “Zayn Malik, se mi hai svegliato per una puttanata io ti...”
Ma poi Louis apre la porta e mi mette a fuoco, non senza un po' di fatica. Quando parla, è molto sorpreso. “Harold!”
Mi ci vuole tutta la mia forza di volontà per distogliere gli occhi dal suo petto nudo, dalle sue gambe toniche, e dai suoi boxer.
Quando alzo gli occhi, provo a sembrare disinvolto. “Apri sempre in mutande?”
“Solo quando le persone arrivano a casa mia all'alba, senza nessun preavviso. Perché sembri quel pagliaccio inquietante di quel film di cui non ricordo il nome? Quello che gira sempre con un palloncino in mano?”
A quel punto mi ricordo del palloncino, e soprattutto del perché l'ho comprato, quindi mi riscuoto, e mi chino a lasciare un bacio sulla guancia a Louis. “Tantissimi auguri Loulou!”
Louis mi prende il palloncino dalle le mani, e quando legge le parole stampate su di esso aggrotta le sopracciglia, poi lo posa accanto alla porta.
Quando si gira verso di me, il suo sguardo è contrariato. “Scommetto che mia nonna mi farebbe degli auguri più sentiti.”
Aggrotto le sopracciglia, spaesato. “Cosa intendi dire?”
Ma Louis si avvicina, mi prende la busta dalle mani, e la butta in terra, così che possa averle libere, ed intreccia le dita con le mie. “Non so cosa ci fosse in quella busta, ma al momento non mi interessa. Mi hai per caso scritto una poesia, Harold?”
“No, era il tuo regalo, ad essere sincero.”
“Ne parliamo dopo. Al momento devi scusarti per quelli auguri orribili, Minniti!”
Louis si sporge per baciarmi, e mi spinge per il corridoio, e poi in camera sua, fino a che non mi ritrovo sdraiato sul letto. “Questo intendevo, quando dicevo auguri più sentiti!”
Ridacchio e capisco cosa vuole, quindi lo faccio cadere sul letto, accanto a me. Speravo che la giornata andasse a finire così ad essere sincero, ma non pensavo così presto. “Non ti credevo già così attivo, Louis. Dopotutto è l'alba.
Louis mi si sdraia sopra, e il suo peso su di me mi fa già eccitare. “Sono sempre pronto quando sono con te, Haz. Sempre.”
Muovo i fianchi verso di lui, facendolo gemere. “Molto bene, perché credo di volermi scusare per quei bruttissimi auguri che ti ho fatto.”
Comincio a baciargli il collo, ma lui mi stacca. “Vado un attimo a lavarmi i denti, Harold, visto che mi sono appena alzato, ma quando torno voglio vederti nudo, Minniti. E' il mio compleanno, e non c'è verso che tu ti tenga i vestiti addosso per il mio compleanno. Oggi ci siamo soltanto io, te, queste lenzuola, e i nostri corpi, intesi?”
Annuisco, in stato comatoso, perché soltanto le sue parole potrebbero essere in grado di portarmi al piacere. “Fai presto, Loulou, non so se posso aspettarti tanto. Se non torni comincio da solo, ti avverto.”
Louis ormai sulla porta del bagno, si gira per mandarmi un'occhiata raggelante. “Non oseresti, Minniti.”
Lo sfido con gli occhi, e comincio a sfilarmi i pantaloni. “Vieni entro un minuto e mezzo, o potrei aver già finito senza di te.”
Louis abbassa lo sguardo ai suo boxer, e poi sussurra: “Credo che verrò fra meno di un minuto e mezzo.”
Scoppio a ridere per la battuta, e poi gli faccio cenno di andare e di sbrigarsi.
Louis torna dopo circa un minuto e dieci secondi.

 

 

 

Louis' Pov.

 

“Sai, Harold, credo che fra tutti i compleanni che ho mai festeggiato, questo sia stato il migliore!”
“Solo perché puoi guardarmi il culo?”
Ridacchio, a quella risposta. Harry è sdraiato sul mio letto, a pancia in giù, dopo che mi ha regalato un'ora celestiale in sua compagnia, e offrendomi, adesso, una visione ancor più paradisiaca.
Non mi aspettavo che Harold si presentasse a casa mia alle otto e mezzo del mattino, e anche se all'inizio non ero tanto felice all'idea di dover interrompere il mio sonno, è bastato vederlo sulla soglia, con quell'odioso palloncino che voleva sottintendere che io e lui eravamo soltanto amici, per farmi svegliare tutto in un colpo.
Io ed Harry siamo amici tanto quanto lo sono due persone che hanno passato la mattina a fare ogni genere di cose nudi in un letto.
E non ho assolutamente intenzione di finirla qui. E' il mio compleanno, lo sto passando con l'unica persona con cui mi interessi trascorrere la giornata, ed ho una missione: ammirare lo sguardo di Harry Styles pervaso dal piacere per quante più volte mi è possibile, e per quanto Harold sarà disposto a resistere.
Sdraiato accanto a lui, mi sporgo per baciargli la punta del naso, mentre con una mano comincio ad accarezzargli una natica. Il fatto che appena la stringo un po' lui tremi, fa tremare anche me. “In effetti hai un bellissimo culo, Harold, ma il mio è meglio.”
Harry, con la testa appoggiata al cuscino, sospira in modo molto teatrale. “Beh, devo darti ragione su questo, ma comunque non mi sembra che tu lo disprezzi, il mio culo, Loulou.”
“No, non lo faccio, però non è per il tuo sedere che ho deciso che questo è il mio compleanno preferito.”
Harry alza di un millimetro la testa, per scrutarmi. “E allora per che cosa, Loulou?”
Mi chino per baciargli una guancia. “E' perché ci sei tu, ovviamente. E ci tenevo a dirtelo. Però sappi anche che fra mezzo secondo dirò qualcosa di molto molto perverso per far svanire l'effetto della smanceria che ho appena detto.”
Harold ridacchia, e alza una mano, per accarezzarmi una guancia. “Oh, tranquillo, Loulou! Sono felicissimo di essere qui con te, e poter condividere insieme il tuo compleanno. Questa è la tua giornata, ed io sono qui per riuscire a farti realizzare tutto quello che vuoi.”
Estasiato da questa affermazione, avvicino la bocca al suo orecchio, e dopo avergli morso e leccato il lobo, gli sussurro: “Sai cosa vorrei veramente?”
Harry, ad occhi chiusi, sospira. “Non lo so, ma perché ho la sensazione che includerà tante mie urla?”
“Perché sei un ragazzo intelligente e perspicace Harry Styles.”
Quando Harold capisce di aver avuto ragione sulle mie intenzioni, mi supplica con lo sguardo. “Oh, no, Louis, ti prego non di nuo...”
Ma ormai le mie labbra sono sulla sua natica, ed Harold continua a tenere gli occhi chiusi. “Apri gli occhi, Minniti, sono bellissimi, non li devi nascondere. E poi voglio vederti, mentre urlerai Dio solo sa cosa.”
“Non è carino rinfacciarmi le cose che dico durante il sesso.”
Sorrido dolcemente, quando lo vedo arrossire. E sinceramente fa anche bene ad arrossire, perché Harry è la persona più eloquente che abbia mai sentito, a letto. Ed è anche molto specifico, nell'utilizzo dei termini.
“Non te le rinfaccio, Harold, mi piacciono davvero tanto, ad essere sincero.”
Mentre parlo, continuo a massaggiare Harold, fino a che lui, esasperato, non esclama: “Vuoi stare a guardarmi ancora per tanto, o pensi di fare qualcosa? Avrei delle esigenze, qui.”
Quando capisco cosa vuole dire, scoppio a ridere. “Non dirmi che sei già eccitato, Minniti!”
Harry arrossisce ancora di più, e scrolla le spalle. “Forse.”
“Ma gli amici non si eccitano per altri amici, Harold!”
Harry strabuzza gli occhi, come se non capisse quello che dico. “Cosa vorresti dire, scusami?”
Con la testa indico il palloncino accanto alla porta e Harold sbuffa, frustrato. “Quel cazzo di palloncino! Era l'unico che c'era, ok? Ovvio che non siamo amici, Louis. Gli amici non se ne stanno nudi nei letti di altri amici per il loro compleanno, e gli amici non fanno avere orgasmi ad altri ami...”
Ma non lo lascio finire, perché, prima che possa finire, le mie dita trovano la sua apertura, e cominciano a massaggiarlo. Harry, come da copione, urla cose che preferisco non ripetere. Né ora, né mai. Spero solo che la signora del piano di sopra sia a svolgere delle commissioni, o a casa di parenti, per la Vigilia di Natale.
“Stai calmo, Minniti, non ho ancora cominciato!”
Harry prende un respiro profondo, e affonda le dita nel materasso sotto di sé. “Ah, molto bene. Non ne hai ancora avuta abbastanza di torturarmi?”
“Avuto abbastanza? Harold non potrei mai averne abbastanza.”
Ed è così. Come faccio ad averne abbastanza di Harry che trattiene a stento dei gemiti, le sue mani decorate dalle vene messe in risalto dallo sforzo di stringere le lenzuola, i suoi occhi offuscati, le sue labbra ancora più gonfie e rosse del solito per i troppi baci?
Ma Harry ormai non mi ascolta più, perché è troppo distratto dalle mie dita che lo massaggiano, e quando trovo il suo punto preferito, lo capisco dai suoi tremori, ma soprattutto dal fatto che sto per perdere l'udito, a causa del suo urlo.
C'è una cosa che voglio chiedergli da un po', ma non ne ho mai avuto il coraggio, ma adesso, in queste circostanze “intime” non mi sembra così fuori contesto. “Hai mai fatto l'attivo, Harold?”
Tolgo per un momento le dita da lui, così che possa avere la sua totale attenzione, e lui geme di disapprovazione. “Era necessario?”
Con un sorriso, le rimetto dove erano fino a un minuto prima. “Mi ascolti anche così?”
“Certo che sì.” - mi risponde, ma il suo sguardo mi dice tutt'altro. - “Dicevi?”
“Ecco, appunto. Ti stavo chiedendo se... se hai mai preso il comando, in un rapporto.”
Adesso Harold è attento, sebbene io stia continuando a distrarlo con le mie dita, e si gira a farmi l'occhiolino. “Sì, sì l'ho fatto. Perché, vorresti che lo facessi con te?”
Sbuffo, infastidito, perché non mi piace non avere il pieno comando della situazione, ma realizzo che per lui lo farei, e non solo, ma che probabilmente lo adorerei. “Beh, se vuoi. Tu vuoi?”
Harry ride, e comincia a muoversi contro le mie dita. L'effetto che fa mi fa sudare freddo, per un momento. “Forse, in futuro. Certamente non adesso. Ora voglio solo che tu finisca quello che hai cominciato.”
Mi chino a baciargli un fianco, e lo sento fremere di impazienza. “Cristo, Harold, hai proprio fretta oggi.”
E prima che possa ribattere, gli prendo una mano, lo faccio girare, e poso la bocca sul punto che mi reclama.
La reazione di Harry è immediata, lo vedo da come si muove, da come spinge i fianchi verso di me, dalla sua voce roca.
“Lou, giuro che questa è l'ultima volta che mi fai...”
Ma poi il suo telefono squilla, come ad interrompere il nostro momento privato, ma io non ho intenzione di smetterla.
Harry mi tira i capelli, ma io faccio un cenno di disapprovazione, come a dire che ho sentito, ma che non voglio farci assolutamente niente.
Il mio ragazzo prende il telefono, per controllare chi è che lo sta chiamando. “Louis, è Emma, dovrei rispondere.”
Mi stacco da lui, e scrollo le spalle. “Va bene, rispondi.”
“Sarò breve. Non ci metterò molto.” - Poi Harry accetta la chiamata. - “Ciao, Ems, dimmi tutto.”
Ed è in quel momento che ritorno con la bocca su di lui, giusto per dargli fastidio. Constatando come è messo aveva ragione quando diceva che non ci avrebbe messo molto. Anche se lui parlava della telefonata, ed io della sua resistenza.
Harold soffoca a stento un gridolino, e mi fa cenno di staccarmi. Quando vede che non ne ho nessuna intenzione, mette in vivavoce, e mi posa le mani nei capelli, per cercare di farmi muovere.
Con le labbra mi mima le parole: “non è giusto e lo sai” ma io me ne frego. Non ho intenzione di farmi rovinare il momento per una chiacchierata con la bambolina! E poi chi ha detto che Harold non possa fare due cose insieme?
La voce della sua amica è squillante, quando spiega il motivo della telefonata. “Ciao Haz, che fai di bello?”
Una domanda più appropriata sarebbe stata “chi ti fai di bello?” La risposta sarebbe stata sicuramente vera, ad ogni modo.
Harry ha la voce roca, e strascicata, e non so come faccia la bambolina a non rendersi conto di cosa stiamo facendo davvero, al di là delle sue bugie.
“Oh, niente, stavo per andare da Louis, sai è il suo compleanno!”
“Lo so, ho provato a chiamarlo per fargli gli auguri, ma non mi risponde.”
Minniti abbassa lo sguardo e mi lancia un'occhiataccia. “Oh. Non saprei proprio dirti perché.”
A quel punto non riesco a trattenere una risata e Minniti sobbalza per la sensazione e la vibrazione che probabilmente ho riversato su di lui. Sento che è molto vicino, e mi chiedo come sarebbe se Emma dovesse assistere in diretta telefonica ad un orgasmo del suo migliore amico.
Emma continua imperterrita, come se nulla fosse. “Ad ogni modo, Haz, ti ho chiamato per chiederti se non hai ancora riconsiderato la mia offerta di venire con me e Zayn domani, invece che startene tutto da solo e...”
Fermi tutti, cosa?
Mi stacco da Harry all'improvviso e lo sento fremere per la disapprovazione. Quando alzo gli occhi il suo viso è stravolto dal piacere costretto a dover trattenere, ma anche da qualcos'altro. Come se non volesse ammettere qualcosa, ma si trovasse costretto a farlo.
Prende il telefono così velocemente che quasi non riesco neppure a vederlo. “No, Ems, non ci ho ripensato! Scusami, ma adesso devo andare. Ci sentiamo domani, ciao tesoro!”
“Ma Haz, aspetta...”
Ma Harold ha già tirato giù e mi sta guardando da sotto le lunghe ciglia. Quando abbasso lo sguardo al punto dove fino a un minuto fa era la mia bocca, noto che la sua eccitazione si è sciolta come neve al sole. E pure la mia.
Il momento magico è stato rovinato da una semplice telefonata innocente.
Gli tiro i vestiti che sono sparsi in terra, e comincio a rimettermi i miei, a mia volta. “Non so cos'è appena successo, ma credo che qualunque cosa sia, preferisco affrontarla da vestiti.”
Harold è arrossito, e mi fa quasi tenerezza, se non fosse che probabilmente mi ha mentito so solo lui sa cosa. E questo mi fa incazzare.
Quando entrambi ci siamo rivestiti, noto che Harry non ha detto mezza parola, neppure una, come se anche solo parlarmi lo mettesse in imbarazzo.
Sospiro profondamente, e mi giro per fronteggiarlo. “Allora, Minniti, cosa cazzo è questa storia che passerai Natale da solo, domani? Non dovevano venire tua madre e tua sorella qui?”
Harry si siede sul bordo del letto, e guarda il pavimento, palesemente a disagio. “Ehi, calmati! Purtroppo quello che ha detto Emma è vero: quest'anno me ne passerò il Natale solo soletto, perché i miei parenti sono tutti impegnati in altre faccende, e ho preferito non dirtelo, perché poi ti saresti preoccupato inutilmente. Ma non è un problema che ti riguardi, Louis.”
E se fino ad un minuto prima ero relativamente calmo, sebbene non avessi gradito per niente l'interruzione, adesso non rispondo più di me.
Come fa Minniti a non capire che i suoi problemi ormai sono anche i miei?!? E perché mi ha omesso questo piccolo particolare riguardo alla giornata di domani? Non è una cosa carina da fare, se si vuole mantenere una relazione seria con una persona, cazzo!
“Ma cosa cavolo ti passa per la testa, Minniti? Ma sei serio? Non è un problema che mi riguarda? Accetta il fatto che i tuoi problemi sono i miei, Harry! Dio Santo, non scherzavo quando ho detto che ci tengo tantissimo a te! Non è solo sesso, per me. Se pensi di potermi omettere le cose importanti, e poi arrivare qui e scoparmi senza legami emotivi, beh, non è così per me.”
Harry respira profondamente, e si muove sul materasso, per avvicinarsi, e sedersi più vicino a me. Io mi sposto di un centimetro. Mossa che lo fa sospirare, e portarsi una mano fra i capelli, gesto che fa sempre quando è frustrato, come ho imparato a riconoscere.
Ma quando parla la sua voce è dolce, a dispetto delle mie aspettative. “Louis, ma come fai a pensare che sia solo sesso per me?!? Ma veramente, Loulou? Se fosse solo sesso, mi rivestirei nel momento stesso che abbiamo finito, e me ne andrei da casa tua. O ti manderei via dalla mia. E invece ce ne stiamo abbracciati per ore, come se fosse l'unica cosa importante per noi. Ma non è questo quello di cui dobbiamo discutere, in questo momento. Lou, scusami se ti ho mentito su questa cosa ma... Ma non volevo che tu provassi pena nei miei confronti.”
Questa risposta non è sicuramente quello che mi aspettavo, quindi mi volto verso di lui, per fronteggiarlo seriamente. Appena vedo la tristezza nei suoi lineamenti, però, capisco che l'ho già perdonato. Perché come faccio a rimanere arrabbiato col mio Harold, se fa questo faccino?
Poso il palmo della mia mano sulla sua guancia, e lui sobbalza. Ma poi si sporge verso di me, e si azzarda a lasciarmi un bacio dolcissimo sul naso. Ma mi scruta, come se avesse paura che possa mandarlo a quel paese da un momento all'altro.
I suoi occhi mi chiedono se può avere il mio perdono, ed io sorrido per questa conversazione silenziosa che stiamo avendo.
Quando non ce la fa più a stare in silenzio, Harold posa la sua mano destra sulla mia, ancora appoggiata alla sua guancia. “Per favore, Loulou, non essere arrabbiato con me.”
Mi avvicino alla sua guancia, e gli ci lascio un bacio, nel momento stesso in cui comincia a sorridere, facendo in mondo che le mie labbra si appoggino sulla sua fossetta. Ho già detto che adoro le fossette di Minniti?
“Non sono arrabbiato con te, Harold. Ma domani vieni a casa mia. A Doncaster.”
Non so da dove mi è uscito questo coraggio, ma nel momento stesso in cui lo dico, capisco che è quello che voglio. Voglio Minniti seduto al tavolo con mia madre, Lottie, le mie sorelle e il mio fratellino. Anche se l'idea mi spaventa a morte.
Non so perché i genitori di Harold non possano stare con lui per Natale, ma l'idea di lui solo soletto mi fa stringere il cuore.
Ma quando incontro gli occhi del mio ragazzo vedo che sono pieni di paura, e la cosa non mi piace.
“Senti, Louis, non voglio dirti che non lo apprezzo, perché lo apprezzo tantissimo, non sai neppure tu quanto, ma non mi sembra il caso. E'... è ancora presto, d'accordo, Loulou?”
Gli sorrido, per rassicurarlo, e gli prendo le mani, intrecciandole alle mie. “Tesoro, senti, lo so che pensi che sia affrettato, ma non mi piace proprio l'idea di te tutto solo per Natale, va bene? La mia famiglia è un po' particolare, ma siamo brave persone nonostante le stranezze, e non ti faremo sentire a disagio. Dai, è deciso, chiamo mia mamma e...”
Ma Harry mi blocca, con un frenetico bacio sulle labbra. Quando si stacca, posa la fronte sulla mia. “Louis, grazie davvero, accetto la proposta... per il Natale del prossimo anno. Mi sentirei come un pesce fuor d'acqua, Loulou, non conosco nessuno.”
“Ma dai, Harry, starai sempre con me, te lo prometto.”
Ma Haz sta già scuotendo la testa, come se non volesse saperne niente. “Per favore, Lou, non costringermi. Sarei molto più a mio agio a starmene a casa. Davvero, sono solo poche ore. Possiamo stare un po' al telefono e puoi farmi compagnia se vuoi, però tu devi passare il Natale con le persone che ami, noi ci rivediamo quando torni. Tranquillo, non starò solo per sempre. Emma torna dopodomani. Starò bene, Louis, te lo giuro.”
Si bacia le dita, come fanno i bambini piccoli quando promettono una cosa, ma il mio cervello si è fermato ad analizzare delle sue parole.
Devi passare il Natale con le persone che ami. Beh, Harold, lo sei anche tu, anche tu sei in quella lista.
Ma, purtroppo, c'è qualcosa che mi trattiene dal dirlo ad alta voce. E comunque capisco le motivazioni di Minniti, anche se non mi piacciono. Lo abbraccio, e gli lascio un dolce bacio sulla bocca. “Promettimi che mi chiami. Due volte. Facciamo tre.”
Harry mi stringe forte, e ride contro la mia spalla. “Aggiudicato! Facciamo anche quattro, se vuoi! E... Louis?”
Gli accarezzo i capelli, cercando di tenermelo il più vicino possibile. “Sì?”
“Grazie davvero per la proposta. Per me è stato importante.”
“Oh, Minniti, non devi neppure ringraziarmi!”
Ma in quel momento Harold, con mio grande disappunto, si alza, e si avvia verso il corridoio. “E ora dove te ne vai?”
“Ora è arrivato il momento di scartare il tuo regalo di compleanno, piccolo mio.”
Io alzo gli occhi al cielo, ma lui mi fa cenno di seguirlo, e io mi ritrovo ad obbedirgli, come se non potessi fare altro che seguire Harry Styles.
Beh, probabilmente lo seguirei anche all'inferno. Andata e ritorno.

 

 

 

Quando arriviamo nella mia minuscola cucina, situata accanto all'ingresso, vedo per terra la busta che ho fatto cadere, quando Harold è entrato in casa mia, questa mattina, troppo preso com'ero dalla passione.
Harry la raccoglie, e sorridendo imbarazzato, me la porge. La prendo, sempre indeciso su cosa potrebbe contenere.
“E questo cos'è, Harold?”
“Il tuo regalo di compleanno. Spero di averci azzeccato! Non sapevo cosa farti, ma...”
Lo interrompo con un bacio, perché ho capito dal primo giorno che quando è in imbarazzo parla molto più del dovuto.
“Qualunque cosa sia, Minniti, lo adorerò soltanto perché me lo hai fatto tu, stai tranquillo.”
Haz diventa ancora più rosso, ed io mi avvicino a lasciargli un bacio sulla guancia. Un bacio che ne diventa improvvisamente dieci. E in quel momento capisco che non me ne frega niente del regalo. La mia giornata sarebbe già perfetta se potessi passarla a baciare le guance di Minniti.
“Ehi, Lou, non dovevi aprire il mio regalo?”
Lascio un ultimo bacio sulla guancia liscia di Haz (probabilmente non ha nemmeno bisogno di rasarsi, visto che non ha nemmeno un filo di barba), posandoci le labbra forse per un tempo eccessivamente lungo.
“Ora lo apro, tesoro. Grazie mille, non dovevi farmi nessun regalo!”
Harry fa un cenno con la mano, come a dirmi che non ha fatto niente di che. “E' una sciocchezza, Lou, veramente.”
“Questo lascialo decidere a me.”
Poi apro la busta, molto curioso, e ci trovo dentro un bigliettino.
Leggo quello, prima di guardare all'interno, per scoprire il regalo vero e proprio. La calligrafia di Haz è precisa, e un po' rotonda, ma presumo che abbia scritto tutto in stampatello per facilitarmene la lettura, perché il suo corsivo è orribile. Non riesco mai a leggere i suoi appunti.
Sono così felice di passare il giorno del tuo compleanno insieme a te. Spero di riuscire ad esserci anche per il prossimo, se me lo concederai. E anche per quello dopo ancora. Non sarebbe male, per niente. Tantissimi auguri Loulou!”
Poso il bigliettino sull'isolotto e mi volto verso Haz, per lasciargli un veloce bacio sulle labbra. “Sai che questo, da solo, potrebbe essere il mio regalo di compleanno? Quasi non mi interessa quello che c'è nella busta.”
Ma Harold sorride, impaziente, e mi fa cenno di aprirla.
“Tu guarda cosa c'è, e poi mi saprai ridire.”
Il suo sorriso è contagioso, e fa sorridere anche me. Poi metto una mano in quella bustina bianca e ne tiro fuori il contenuto. Mi ritrovo fra le mani due pezzettini di carta azzurri, e quando mi chino per vedere cosa c'è scritto (la mia miopia è sempre presente), vedo che sono due biglietti per il concerto dei The Script, a Giugno. Il fatto che Harold abbia comprato questi biglietti, dando per scontato che fra sei mesi saremo sempre insieme, mi fa scoppiare il cuore di gioia, e mi avvicino a lui, per abbracciarlo. “Grazie per il regalo, Minniti, è stupendo.”
Harry mi stringe forte, mentre mi bacia fra i capelli. “Ti piace?”
“Se mi piace? Lo adoro, Haz! Adoro il gruppo e adoro il fatto che questa volta saremo insieme, come forse il destino voleva che fosse!”
Harry scoppia a ridere, e il suo corpo trema contro il mio. “Sei talmente perso per me che cominci pure a parlare di destino, Loulou?”
Potrei ribattere, dirgli che non è vero, che non ha capito niente di me, o che non ha quel potere su di me, ma non lo faccio, perché semplicemente non sarebbe la verità. “Forse. Forse mi hai rincoglionito fino a questo punto, Minniti! Non so se è una bella cosa.”
“Dici che non sia una bella cosa eh?”
“Sì, dico, Harold!”
“Ora ti faccio vedere io, Loulou.”
“No, aspetta Harold, cosa fai?”
Ma Harry è più veloce delle mie lamentele, e senza troppi problemi, come se niente fosse, mi prende in braccio e mi fa sedere sul tavolo della cucina. Poi si posiziona davanti a me, e mi apre le gambe con un ginocchio, posizionandosi al loro interno. Io gliele stringo intorno alla vita.
“Ora ti farò vedere che stare con me è una bella cosa, Loulou. Oserei dire bellissima.”
“Esagerato, Haz! Il tuo ego rischia di non entrare in casa mia, tanto è grande.”
Ma poi Harry comincia a baciarmi sul collo, a mordermelo delicatamente, ed io non posso fare a meno di pensare che forse ha ragione.
Mi godo il momento, senza pensare a niente, quando tutto a un tratto mi viene in mente una cosa. “Haz, cazzo!”
Harry si stacca da me, col panico negli occhi. “Che ho fatto, Loulou? Ti ho fatto male? Io...”
Ma io, più veloce di lui, scendo dal tavolo, e velocemente comincio a scuotere la testa. “No, no tranquillo. E' solo che anche io ho un regalo per te! Quasi me ne ero scordato!”
Harry è ancora spaventato, glielo leggo negli occhi. “Un regalo per me?!?”
Mi stringo nelle spalle, e penso che questo gesto mi faccia risultare ancora più basso e indifeso di quello che sono. “E' Natale, Harold.”
“Sì, ma non dovevi farmi un regalo!”
Poi però mi ricordo che non l'ho incartato, ed arrossisco. “Harold, pensavo di dartelo questo pomeriggio, e lo avrei incartato questa mattina, quindi non ha proprio un pacchetto.”
Mi giro a guardare la carta e i fili dorati che giacciono dimenticati sul ripiano della cucina, e sospiro.
Ma Harold mi rassicura subito. “Tranquillo, Louis, io... Non so nemmeno cosa dire, ad eccezione che non dovevi, davvero.”
“Dovevo, Harold, e quando vedrai cosa è, capirai che a te ci tengo davvero molto.”
Vado un attimo in salotto, dove ho lasciato la busta con dentro il regalo per Harold, insieme ad un piccolo ed orribile biglietto che gli ho scritto, e quando glieli do arrossisco. “Spero che tu non ce l'abbia già.”
Ma quando Harry apre la busta, qualcosa nella sua espressione mi fa capire che il regalo è stato apprezzato. “Ma... Lou! E' una camicia della linea di Grimmy! Come hai fatto a trovarla?”
“C'è una cosa che si chiama Internet, Minniti. Tu vedi delle cose, e poi le puoi comprare, sai?”
Ma Harry alza gli occhi al cielo, poi tira fuori la camicia, e la guarda, estasiato. Almeno ci ho beccato!
“Harry, nella busta c'era... c'era anche un bigliettino.”
Mi sento un cretino a dirglielo, ma dopotutto l'ho scritto, e meglio che legga quella schifezza davanti a me, dove posso vedere la sua reazione, che a casa, dove sicuramente mi prenderebbe in giro.
Harry lascia cadere la camicia sul tavolo, e riprende la busta, come se trovare quel biglietto fosse la cosa più importante del mondo.
“Scusami Loulou, non l'avevo visto, sennò non avrei mai...”
“Ehi, calma Minniti, era solo per informazione!”
Ma Harold ormai sta cercando disperatamente quel pezzo di carta, e quando lo trova lo legge avidamente. Non serve neppure che lo legga ad alta voce, perché ricordo a memoria ogni parola che ci ho scritto.

Caro Harold, io faccio schifo a scrivere queste stronzate, ma sappi soltanto che anche se mi impegnassi, con te sarebbe comunque tutto inutile, perché con te semplicemente non ci sono parole. Neppure una riuscirebbe a descrivere quello che sei, o quello che rappresenti per me. Quindi neppure ci provo. Buon Natale, tesoro.
Sinceramente tuo, Louis.”

Quando Harry alza gli occhi, noto che è divertito, anche se non so se è proprio questa la reazione che volevo. Preferisco comunque averlo fatto ridere che averlo fatto scappare a gambe levate per le mie scarse capacità di scrittura.
“Mi sorprendi ogni giorno di più Louis Tomlinson.”
“Io? Perché? Faceva così schifo?”
Ma Harry fa un sorriso furbo, come se lui sapesse qualcosa che a me sfugge. “No, Louis, è che solo tu hai l'abilità di scrivere due o tre parole senza un nesso logico e renderle la cosa più dolce dell'universo.”
Ora sono veramente sorpreso, perché questa non me l'aspettavo proprio. “Io non sono dolce Harry Styles, neanche un po'.”
Ma Harry mi si avvicina, e mi pizzica le guance. Il mio istinto omicida sale a dei livelli mai raggiunti prima.
“E invece lo sei, Loulou, solo che non vuoi che io lo noti. O che chiunque altro lo noti. Ma io lo so che lo sei, altrimenti non mi avresti fatto un regalo di Natale, cosa che, fra parentesi, non eri assolutamente tenuto a fare.”
“Era una cavolata, Harry.” - Se per cavolata si intende stare delle ore a cercare su Amazon quelle orribili camice di quell'antipatico di Nick Grimshaw. - “Semmai se tu che non dovevi farmi quel regalo di compleanno, Haz.”
“Ma io ci tenevo a fartelo, Louis! L'ho fatto perché volevo, non perché mi sentissi obbligato. E poi alla fine è un po' un regalo anche per me, visto che al concerto andremo insieme.”
“Non credo che tu lo abbia fatto perché ti sentivi obbligato. Ma c'è un motivo molto più semplice per cui non serviva che tu mi facessi un regalo.”
Harry mi fissa, curioso, e probabilmente non capendo quello che voglio dire. “E allora perché?”
Faccio un respiro profondo. “Preparati, Harry Styles, perché se prima pensavi che fossi dolce, adesso penserai che sono un inguaribile romantico, cosa che non sono per essere precisi, ma la cosa che sto per fare, beh... Aspetta e vedrai!”
“Ma cosa...?”
Ma prima che Harry possa chiedermi ulteriori spiegazioni, prendo un pezzettino del nastro che avrei usato per incartare il suo regalo e lo taglio. Poi mi giro, e prendo la mano di Harold, e dopo avergliela accarezzata un po', lego il nastrino intorno al suo polso, facendo un fiocchetto.
Quando alzo gli occhi su di lui, vedo che la consapevolezza si fa strada in lui, e allora, spinto da una nuova forza, comincio a parlare.
“Il motivo per cui non dovevi farmi nessun regalo, Harry, è che tu sei il regalo più bello che potessi avere. Sei tu, sei tu, Harold. Il mio regalo più grande sei tu. Con tutte le tue paure, le tue insicurezze e i tuoi difetti. Ma anche con tutte le tue meravigliose e pazze idee e con tutti i tuoi pregi.”
Quando mi fermo, Harry non parla, ma se ne sta sta fermo, a guardarmi come se fossi una creatura a tre teste.
“Te l'avevo detto che sarei stato smielato, Harold.”
Ma Harry si avvicina, e appoggia la fronte sulla mia, non curandosi del nastrino ancora legato intorno al suo polso. “Non sei smielato, sei stupendo Louis, ed io non ti merito neanche un po'. Lo so che te l'ho già detto, ma te lo ridico di nuovo, Loulou. E per favore, per favore, per favore, non lasciarmi mai.”
Sorrido spontaneamente, inebriato dall'odore del suo respiro sul mio volto.
“Non ne avevo la minima intenzione, Harold. Neanche un po'.”
Ed è a quel punto che Harry mi bacia, e quello che ci scambiamo è il bacio più dolce, più lungo, e più perfetto che ci siamo mai scambiati da quando ci siamo conosciuti.
E non mi importa di essere stato smielato, diabetico od eccessivamente romantico. Mi importa solo che Harold non se ne vada mai. Perché in quel momento mi rendo conto che ho una fottuta paura di come potrebbe essere la mia vita senza Harry Styles, ora che ho avuto quello che sono certo è solo un piccolo assaggio di tutte le cose meravigliose che questa persona stupenda racchiude in sé.

 

 

 

 

Harry's Pov.
 

Mattina di Natale.
 

Sono le undici e mezza, e questo Natale si preannuncia già il più triste che abbia mai passato. Ieri ho detto a Louis che mi scrivesse nel momento stesso che sarebbe arrivato a casa, così sarei stato più tranquillo, e circa due ore e mezzo fa il mio ragazzo mi ha assicurato di essere arrivato a Doncaster sano e salvo, aggiungendo che devo smetterla di farmi paranoie inutili.
Ha inoltre ribadito quanto sia stato stupido a rifiutare il suo invito, e che gli dispiaceva tantissimo che sarei rimasto solo tutto il pomeriggio.
Gli ho risposto assicurandogli che stavo benissimo, e che me la sarei cavata, ma ho capito di aver detto una bugia nel momento stesso in cui Louis ha visualizzato il mio messaggio.
Non sto bene. Per niente. Sono triste e malinconico, e sono dovuto andare a prendere il pranzo che avevo ordinato al negozio di alimentari vicino a casa mia ben due ore fa, perché dopo avrebbe chiuso per la festività. Quindi con ogni probabilità anche il mio cibo è ghiaccio.
Avevo messo delle canzoni natalizie, come sottofondo, deciso a non farmi rovinare le festività dalla solitudine, ma le ho tolte dopo dieci minuti, quando mi sono reso conto che non ero proprio dell'umore per “Jingle Bells.”
Che bel Natale, Harry Styles, te ne ricorderai sicuramente! Lo ricorderai come il più brutto della tua esistenza.
Non ho intenzione di mangiare prima di mezzogiorno e mezza, anche se il cibo si raffredderà, perché non voglio sentirmi un vecchietto tutto solo più di quanto non sia già, ma non so davvero cosa fare in tutto questo tempo.
Il mio sguardo cade di nuovo su quel nastrino dorato che ho legato intorno al polso. Non l'ho tolto da quando Louis mi ce lo ha messo, ieri, perché mi ricorda lui, e mi fa piacere sentirlo vicino.
Ma pensare a Louis mi mette ancora più tristezza quindi decido di fare gli auguri a persone a caso nella mia rubrica, anche ad alcune che non sento da tanto, giusto per fare qualcosa.
Ed è lì che mi viene in mente che forse dovrei scrivere a Matty. Non che un messaggio sia dignitoso, dopo tutto quello che abbiamo passato, ma sinceramente non me la sento di chiamarlo. Non ancora. E' troppo presto.
Apro il suo contatto su Whatsapp, e vedo che gli ultimi messaggi che ci siamo mandati contengono ancora le parole “amore, piccolo mio, ti amo”, ed è in quel momento che butto via il telefono, perché mi rendo conto che sentire Matty mi farebbe solo rattristare e pensare a quanto sono stato stronzo. Perché più guardo quelle parole, più penso che forse sarebbe il caso che le dicessi ad un'altra persona, una per cui sento davvero tutte queste cose e...
Ma poi il suono di un campanello interrompe lo scorrere dei miei pensieri. No, non di un campanello, ma del mio campanello.
Sono stupito e per un momento ho paura ad alzarmi, perché penso che sia uno scherzo crudele. Insomma, chi è che va a bussare alle case degli altri il giorno di Natale?
Poi però mi avvio alla porta, perché potrebbe essere un'emergenza, e più mi avvicino, più mi rendo conto che quasi sicuramente è un'emergenza. Quale altro motivo avrebbero per bussarmi alla porta oggi, altrimenti?
Ma quando apro quello che vedo mi congela, e non metaforicamente. Quello che ho davanti fa in modo che tutti i muscoli del mio corpo non seguano più i miei comandi, che il mio cervello si blocchi, e che il cuore mi supplichi di farlo uscire dalla cassa toracica e lasciarlo libero. Perché la persona che è sulla soglia davanti a me è il mio Louis, con qualcosa in mano che non riesco a capire cosa sia. E nemmeno mi interessa, se proprio devo essere sincero.
Il suo sguardo si posa sul nastrino dorato al mio polso e sorride soddisfatto, a vedere che non l'ho tolto.
“Harold, allora, posso entrare o hai intenzione di pranzare fuori? Sarebbe adorabile, te lo concedo, ma forse fa un po' freddino.”
“Come?” - In quel momento mi rendo conto di non aver ascoltato neppure una parola di quello che mi ha detto, troppo intento com'ero a cercare di capire questa folle situazione.
“Ma ti sei rincoglionito in una notte? Ti ho chiesto se posso entrare.”
Mi scosto, ancora in stato di schock, e Louis mi supera, entrando in casa. Si toglie il cappotto, e posa quella che riconosco adesso come una torta, sul mio tavolino apparecchiato per uno.
Quando si gira, mi guarda come se fossi andato fuori di testa. “Harry per favore, parla, sto cominciando a preoccuparmi.”
Ed allora parlo. Ma le parole mi escono fuori in un modo molto diverso da quello che pensavo. “Cosa cazzo ci fai qui?”
Mi accorgo solo in un secondo momento di aver urlato, perché Louis rabbrividisce, e il suo sorriso svanisce. “Cosa vorresti dire? Cosa vuol dire cosa ci faccio qui? A te cosa sembra, Minniti?”
“Non lo capisco, è proprio per questo che te lo chiedo.”
“Ma sei scemo o cosa, Harold? Sono tornato per passare il Natale con te. Ho portato Lottie a casa, questa mattina, poi mi sono scusato con la mia famiglia, e ho spiegato loro che c'era una persona per me davvero importante da cui dovevo andare, perciò me sono tornato da te. Ovviamente non mi aspettavo un'accoglienza così fredda, in quel momento.”
Immaginavo che avesse fatto una cosa del genere, ma sentirlo uscire dalla sua bocca è comunque diverso. “Dio, Louis, non dovevi farlo! Hai rovinato il Natale alla tua famiglia! Aspettano tutto l'anno per stare con te, e tu te ne sei tornato da me. Non voglio essere responsabile di questo.”
Louis è scocciato, adesso, e sbuffa infastidito. “Non è una tua responsabilità, Minniti, e lo sai bene. Sono io che ho fatto questa scelta.”
“Non ne valgo la pena.”
“Smettila, d'accordo?” - La risposta di Louis è così immediata e inaspettata che sobbalzo. - “Smettila con questa storia, Harry! Decido io se ne vali la pena o meno. Non spetta a te mettere in discussione quello che vale la pena per me.”
Ammetto che avere Louis qui è quanto di più bello potesse succedermi oggi, o quanto di più bello potesse succedermi, punto, ma non riesco a superare l'idea di quello che si è lasciato alle spalle per me. Tutti i chilometri, tutta la stanchezza, e tutte le persone a cui vuole bene e che ci tengono a lui.
“Sì ma... Louis, sono loro la tua famiglia. Loro ti vogliono bene, e meritavano che tu passassi il Natale in loro compagnia. Forse se riparti adesso arrivi in tempo per il dolce. Ti pago la benzina, anche perché alla fine è colpa mia e...”
Ma questa volta non riesco a finire la frase, perché la voce di Louis, alta e decisa, molto simile ad urlo, mi perfora i timpani.
“Non ci torno a casa, Harold! Non ci torno perché, anche se loro sono la mia famiglia ed io li adoro, è te che amo, va bene? Ti amo, Harry, e non ho intenzione di passare il Natale lontano da te. Tutto chiaro?”
Non mi rendo conto di essermi messo a piangere fino a quando non sento qualcosa di umido solcarmi le guance, ma non ci faccio caso. Mi avvicino a Louis, e gli prendo il viso fra le mani, con urgenza, e in quel momento mi rendo conto che sta tremando.
“Ripetilo. Per favore, Louis, ripetilo.”
Louis è spaesato, e continua a tremare. “Cosa? Che non ho intenzione di ritornare a casa?”
“No. No, intendo l'altra cosa. Per favore, puoi ripeterlo?”
Mi rendo conto di arrossire oltre misura, ma non mi importa. Devo solo sapere che quello che ha detto è vero, e che non è stata una mia invenzione. Louis sembra capire, perché sorride in modo furbo, ma con la luce negli occhi. “Intendi che ti amo?”
Annuisco, velocemente e con impazienza.
“Ti amo, Harold, ti amo tantissimo. Ed è la prima volta che lo dico a qualcuno, quindi sentiti onorato.”
Questa volta le parole escono forti e chiare, e mi colpiscono dritto al cuore, tanto che per un secondo penso di non riuscire a respirare. Appoggio la fronte contro la sua, e credo di cominciare a piangere di nuovo.
“Ti amo anche io, Louis. E non ho mai amato nessuno tanto quanto amo te. E' giusto che questo tu lo sappia.”
“Mai?”
“No, amore mio, mai. Mai con questa intensità, mai con questa onestà, e mai con questa gioia.”
Mentre parlo lo trascino nella mia camera, perché sento che non c'è altro posto dove potrei andare al momento, ed ho bisogno di lui, ne ho un bisogno disperato. Louis nemmeno se ne accorge, tanto preso com'è a cercare di capire se sono serio, glielo leggo negli occhi. Ed io voglio dimostrargli che sono serissimo, che lo amo più di qualsiasi cosa amia volta.
Quando si accorge di dove siamo, mi guarda curioso. “Perché siamo qui?”
“Tu che dici, Loulou?”
“Non lo so, ma dovremmo mangiare, il cibo ghiaccerà e...”
“Il cibo è già ghiaccio, piccolo, tanto vale divertirci un po'.”
“D'accordo. Se lo dici tu...”
“Lo dico io. E visto che mi ami devi darmi retta.”
“Dio, Harold, ti piace proprio ripeterlo vero?”
Lo faccio sdraiare sul letto, e mi sdraio a mia volta sopra di lui, facendo scontrare il suo naso col mio. “Non credo che mi abituerò mai, ma lo ripeterò all'infinito.”
In quel momento gli tolgo la maglietta, e comincio a baciargli il petto, con calma e precisione, godendomi il momento. Poi mi stacco lentamente, e continuo a spogliarlo, e quando ho finito, Louis comincia a togliermi i vestiti. Mi sdraio sotto di lui, ma Louis è più veloce, e fa scambio con me, invertendo le posizioni.
Lo guardo stupito, non capendo appieno quello che vuole fare, ma i miei occhi devono porre una domanda, perché lui si china a baciarmi sul collo e mi dice: “Voglio sentirti dentro di me, Minniti.”
Per un momento è come se continuassi a non capire, troppo imbarazzato o troppo incredulo per comprendere appieno il significato delle sue parole, ma poi mi rendo conto di quello che mi sta dicendo e gli accarezzo una guancia. “Lou, nei sei sicuro? So che non l'hai mai fatto e...”
“Ed è proprio per questo che lo voglio fare. Non avevo neppure mai detto ti amo a nessuno, eppure nel complesso me la sono cavata abbastanza bene, no?”
Annuisco convinto. “Ma non devi farlo per me.”
“Non lo faccio per te, Harold. Lo faccio perché voglio vivere ogni mia prima volta con te, capito? Tu lo vuoi?”
Non posso credere che me lo stia chiedendo davvero. “Sei serio, Louis? Non c'è niente che vorrei di più al mondo. Anche se in linea di massima credo di preferire quando sei tu a stare dentro di me.”
“Beh, tentar non nuoce no? E poi, Minniti, non vedo l'ora di sentirti.”
Detto questo Louis si sporge in avanti e mi lecca il punto del collo dove fino ad un minuto prima c'era la sua bocca. Mi sento così eccitato che non so se arriveremo alla fine.
“Prima di cominciare voglio che tu ti ricordi che ti amo, Louis.”
“Stai cominciando a ripeterlo troppe volte.”
“Perché è la verità. Menomale che lo hai detto tu, perché te lo volevo dire da così tanto, ma...”
Ma non riesco a finire, perché la mano di Louis si è chiusa intorno alla mia ormai evidente eccitazione, e si sta muovendo su e giù. Le mie parole sono interrotte da un vergognoso gemito.
“Stavo... stavo dicendo una cosa seria.”
“Ti amo anche io tesoro, ma stavi diventando patetico. Sei tu che sei voluto passare all'azione. Bene, prego, sono tutto tuo.”
La mano di Louis su di me mi rende difficile pensare, quindi la sposto con un movimento deciso e comincio a giocherellare con la sua apertura, inserendo prima un dito e in seguito due.
Louis si contrae intorno a me dal piacere, ed io non pensavo di poter arrivare ad un punto in cui sarei stato così tanto bisognoso di lui.
Ma so che devo fare con calma, perché per Louis queste cose sono nuove, e potrei rischiare di fargli male. Quando con il dito tocco il punto che so che lo farà impazzire, Louis urla, ed io gemo a mia volta, eccitato dai suoi rumori e da come reagisce alle mie dita.
Mentre continuo la mia preparazione, con la mano libera comincio ad accarezzarlo sul davanti, prima piano, e poi sempre più veloce.
Louis prova a parlare, forse per fermarmi, ma non ci riesce.
“Harold... Harold per favore, basta, mi stai uccidendo.”
Quando mi rendo conto che lo sto torturando troppo, tolgo le dita da dentro di lui, e mi chino a baciarlo.
“Sei pronto Loulou? Perché non sono sicuro di poter aspettare oltre.” - gli dico, dopo aver lanciato un'occhiata alla parte a sud del mio corpo. Il dolore fra le gambe è lancinante e prepotente, ma so bene che se Louis non fosse pronto potrei aspettare anche altro tempo. Farei ogni cosa per lui.
“Sono pronto, Harold. Non preoccuparti, sono pronto, te lo assicuro.”
Mi sistemo meglio su di lui, e prendo la mia eccitazione in mano, ma poi mi fermo, e mi chino a baciarlo di nuovo.
“Prima di qualsiasi cosa, ricordati che ti amo. Te lo dico di nuovo, ed è importante che tu lo sappia. Ti amo, Louis, e se ti faccio male, o se non ti piace dimmelo d'accordo?”
“D'accordo, amore mio. Ora però procedi, perché non credo di poter resistere un minuto di più.”
Scoppio a ridere e lo bacio sul naso. “Tu sì che sai rovinare un momento romantico.”
Louis ride a sua volta, ma poi entro dentro di lui e la sua risata si affievolisce, lasciando il posto ad un suono strozzato, gutturale e profondo.
Louis si inarca per baciarmi, e le nostre lingue si intrecciano. Quando comincio a muovere la mia mano su Louis, e in contemporanea a spingermi dentro di lui, dal mio petto risale un suono profondo, molto virile, simile ad un ringhio impaziente.
Quel suono ha un effetto immediato su Louis, perché sento qualcosa di caldo sulla mano, e capisco che il mio ragazzo ha già raggiunto il piacere.
Questa impazienza mi manda fuori di testa, e dopo altre due spinte, mi riverso dentro di lui, sfinito, ed appoggio la testa sul suo petto.
Louis mi accarezza i capelli, e poi mi bacia gentilmente un angolo della bocca. Io gli prendo la mano e gli bacio le dita, una ad una.
“E' stato bellissimo, Louis.”
Ma Loulou arrossisce, e nasconde la testa fra i miei riccioli. “Scusami, lo so che è stato veloce, ma la sensazione di averti dentro di me, e quel suono che hai fatto... Era tutto così nuovo per me, e non ho resistito, perdonami.”
Non posso credere che si stia scusando per quello. “Lou, è stato bellissimo, te lo giuro. E comunque abbiamo tutto il pomeriggio per migliorarci, se proprio vuoi.”
“Mi piace come ragioni, Harold. Forse è per questo che ti amo. Perché ti amo, te l'ho mai detto?”
Rido di gusto, e bacio la punta del naso. “L'ho sentito dire sì.”
Louis si china su di me, per baciarmi, e mi fa sdraiare sotto di lui. Capisco che questa volta è il suo turno, e mi stupisco di quanto poco ci metta ad eccitarmi di nuovo.
Ma è quello che mi ha detto, più che il suo corpo, a darmi la certezza che con Louis sarò sempre al sicuro e felice.
E alla fine questo Natale, forse, non farà schifo come pensavo.



Angolo Autrice: Buonasera a tutti! Anche questa settimana ce l'ho fatta a pubblicare, alla fine! Non so davvero cosa dire, ad eccezione che spero che il capitolo vi sia piaciuto. So che non è un capitolo in cui non succede praticamente niente, a parte per quelle due parole, e che è molto fluff, ma ci tenevo a fare un capitolo del genere. Un capitolo solo con Louis ed Harry, per mostrare l'evoluzione del loro rapporto, e la loro voglio di stare uno con l'altro.
E finalmente si sono dichiarata! Chi se lo aspettava? E' stato troppo presto, troppo tardi? Fatemi sapere che ci tengo ai vostri pareri :).
E come ogni volta grazie grazie grazie per seguire la mia storia, siete davvero gentili e mi date tantissime gioie :).
Spero che mi facciate sapere qualcosina, sia nel bene e nel male. Ci terrei davvero molto!
Ultima informazione tecnica: non so quando il prossimo capitolo potrà essere online. Purtroppo queste settimane sono settimane di esami, e quindi non so se avrò il tempo di offrirvi un capitolo a settimana, o uno ogni due.
Intanto spero di farcela per Domenica prossima, ma in caso volevo avvertirvi che, se per un pò non mi vedrete più, non vuol dire che sono sparita e che questa storia avrà una fine, lo prometto!
Detto questo, spero di sentirci settimana prossima. Vi auguro una buona settimana, e spero ancora che il capitolo vi sia piaciuto!
Alla prossima,
S. <3

 

 

  
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