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Autore: Vika_I_Love    01/02/2016    2 recensioni
La vita di Molly Sue è una lotta continua, ha lottato nel Bronx, ha lottato in carcere, ha lottato per ricevere amore ed ora lotta per farsi spazio nella WTA.
Le sue convinzioni vacillano quando il suo percorso incrocia quello di una ragazza, Molly ha paura di Emily, ha paura di diventare “umana”, Emily è l’unica a non avere paura di Molly, l’unica che riuscirà a cambiarla.
Molly non sa che Emily per lei sarà un tornado.
Il tornado passa violentemente e prende tutto, tutto ciò che vuole.
“Lo sguardo della più piccola era perso nel vuoto, il cuore le batteva a mille, le faceva male, le bruciava dentro al petto come se da un momento all’altro dovesse scoppiare.
Emily invece era decisa, la guardava dritta negli occhi, cercava di captare qualcosa che andasse oltre le apparenze, cercava di capire realmente chi fosse Molly Sue.
Molly non poteva essere la ragazza viziata e senza sentimenti, non poteva essere come la descrivevano i giornali, lei non aveva il cuore di pietra.
Portò le mani sul viso della bionda, riuscì a catturare il suo sguardo, l’accarezzò delicatamente.
-Sei troppo bella per non farti male
Storia rivisitata
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Sei troppo bella per non farti male

La tua pelle bianca, i tuoi occhi grandi ... I miei sembrano privi di emozioni

 
Us Open, l’ultimo slam dell’anno, l’unica possibilità che avrebbe avuto la Stewart per chiudere la stagione con il grande Slam, riuscire nell’impresa l’avrebbe resa la miglior giocatrice di sempre.
L’unico problema della Stewart era Molly Sue, sapeva benissimo che non avrebbe avuto vita facile con lei, erano finite nella stessa parte del tabellone, probabilmente l’avrebbe incontrata in semifinale.
 
Vera scese le scale per arrivare al campo d’allenamento, pioveva tanto, cosa improbabile per il clima della città. Nonostante la pioggia fitta Molly si stava allenando, correva con furia da una parte all’altra del campo, era decisamente arrabbiata, lo notava dal servizio, preciso e violento, da quando aveva lasciato la Sicilia alle spalle, le cicatrici del suo dolore si manifestavano nel gioco.
Se avrebbe continuato così, nessuna poteva negarle il trofeo.
Vera evitò di farsi notare, risalì in camera, voleva lasciarla sola, ne aveva bisogno, doveva riflettere e per farlo aveva bisogno del tempo in completa solitudine, senza distrazioni.
 
Salì le scale senza usare l’ascensore, essendo al terzo piano la loro camera. Arrivò al lungo corridoio e alla fine di questo si ritrovò una sorpresa, Emily con Stella fra le braccia.
Vera deglutì, sapeva che sarebbe arrivato il momento, ma sperava di rivederla solo quando il torneo sarebbe finito. Sorrise amichevolmente, salutò Stella con un bacio affettuoso sulla guancia per poi prenderla in braccio. Guardò Emily, e si rese conto che fosse diversa, era cambiata, nei modi di fare, nel modo di porsi e nel modo di guardare
-Scusa se non ti ho avvisata, ma stasera inizio il mio turno giù al bar, quindi ho approfittato per portare Stella da te, sapevo che – la ragazza si stoppò, sapendo che Vera avesse intuito la fine della frase e la donna glielo dimostrò finendola lei stessa –Sapevi che Molly non ci fosse, si allena sempre alle tre del pomeriggio-
-già- fece una pausa, strinse una mano della sorellina –Stasera dovrei portarla in ospedale, ma non riesco, potresti portarla tu se non ti dispiace- Vera sorrise amorevolmente, guardò la ragazza di fronte a lei e con estrema dolcezza acconsentì –Non devi neanche scherzare, certo che la porto io, conosco il miglior chirurgo pediatrico della città, se hai qualche domanda mi mandi un messaggio cosicché possa chiedere al dottore tutto quello che vuoi-
Emily sorrise –Grazie, io sono nella 127 in caso di qualche problema, faccio una doccia e vado a lavoro- salutò la sorella e andò via.
 
Vera guardò la sagoma della ragazza sparire, entrò in camera per prendere le chiavi della macchina e accompagnare Stella in ospedale.
 
Molly rientrò in camera, posò in modo poco garbato il borsone sul pavimento, si guardò intorno per capire se Vera stesse nella stanza, aprì una bottiglia di aranciata e bevve senza usare alcun bicchiere, si gettò sulla poltrona, era stanca, aveva bisogno di riposare, il giorno dopo avrebbe dovuto affrontare il suo primo match.
Un biglietto sul tavolino catturò la sua attenzione “Ho accompagnato Stella in ospedale, ci vediamo dopo, non fare baldoria, domani devi scendere in campo”. Molly perse qualche battito, più d’istinto che per altro si portò una mano al petto, le mancava il respiro, corse per aprire la finestra e per riacquisire un respiro regolare, fece un paio di boccate d’aria, si tolse la sciarpa violentemente buttandola con la stessa violenza sul letto, continuò a fare lunghi respiri, Emily era arrivata, sicuramente l’avrebbe vista, non avrebbe potuto evitarla anche se ci avesse provato.
Erano trascorsi due mesi, 61 giorni dedicati solo al tennis, nessuna distrazione e nessun contatto con il mondo esterno, non era riuscita a sfogare la delusione semplicemente perché non aveva avuto il tempo per farlo. La mattina si svegliava, faceva colazione e si allenava, poi pranzava e si allenava, la giornata finiva con dei filmati delle sue rivali per studiarle meglio, non aveva il tempo per pensare ad Emily, per questo aveva impegnato tutta la sua giornata.
Non era pronta per affrontarla, non voleva affrontarla anche se desiderava vederla, voleva abbracciarla e dirle che era dispiaciuta, voleva dirle di essere stata una cretina, voleva dirle che la lontananza aveva rafforzato i suoi sentimenti, voleva dirle che bramava dalla voglia di baciarla ma lei non le avrebbe detto nulla, non doveva dirle nulla, non doveva incasinarle la vita.
Il suo telefono vibrò, e il suo cuore iniziò a battere velocemente, si calmò solo dopo aver letto il messaggio, era Rose, una sua amica, nulla di che.
Aveva deciso di restare in camera, avrebbe chiamato il servizio in camera, non poteva rischiare di incrociare Emily, non era pronta per affrontarla, lei non era come Emily, lei viveva d’istinto non di ragione.
 
Emily arrivò al bar, ad accoglierla c’era tutto lo staff, avevano saputo della notizia, della bella notizia, Stella finalmente aveva ricevuto le miglior cure.
Gli abbracci e i complimenti si sprecavano, avevano brindato all’inizio delle due settimane impegnative che li attendevano con turni folli. Il primo turno di Emily durava 14 ore, per poi ricominciare il turno 7 ore dopo.
La questione bacio-copertina era stata risolta, ne aveva parlato con il suo responsabile e lui gli aveva detto che Molly aveva risolto la situazione e che non doveva preoccuparsi.
La ragazza iniziò il turno servendo qualche vip, qualche ospite d’onore e un paio di atleti. Messaggiava costantemente con Vera, la donna era davvero premurosa, rispondeva a tutte le domande, si stava prendendo cura di Stella e riusciva a tranquillizzare Emily annullando tutti i suoi dubbi con spiegazioni più che esaustive.
Emily porse un frappè alla Smith, sorrise per sembrare gentile ma l’altra non era molto interessata alle gentilezze
-Domani la tua fidanzatina scende in campo, non sapevo che fosse una lesbica del cazzo o le avrei dato una ripassata a Wimbledon-
Emily la ignorò, serrò la mascella e impegnò il tempo facendo cassa, ma la Smith era una provocatrice, adorava far arrabbiare le persone, odiava Molly ed Emily era legata alla ragazzina impertinente, così continuò a divertirsi
-Oddio non posso crederci, ti ha dato già una ripassata, si vede dalla tua faccia- la risata della tennista, irritò in modo più che sufficiente Emily per portarla a rispondere a tono
-Se non sbaglio il 6-2 6-3 di Wimbledon è stata una ripassata anche per te-
La Smith si alzò dallo sgabello, strinse il colletto della camicia di Emily, e le andò a viso duro –Ripeti se hai il coraggio-
Emily la guardò impietrita, non poteva risponderla, rischiava di essere licenziata, preferì il silenzio.
Alle spalle delle due ragazze arrivò silenziosamente la diretta interessata, si avvicinò alla Smith, si fece notare toccandole una spalla, per poi darle un colpo in pieno volto a pugno chiuso, un attimo dopo.
La Smith portò una mano sulla parte colpita, fu sorpresa di vedere Molly con un aria poco amichevole
-Ti ha ricordato della ripassata di Wimbledon, ed io ti ho ricordato che non devi fare la stronza con lo staff dell’albergo-
Emily guardò Molly, era sorpresa, una morsa allo stomaco prese vita, ma la bionda non incrociò il suo sguardo, si limitò a fissare la Smith con aria minacciosa per poi andare via, uscì dalla porta principale.
La Smith si risistemò, regalò un occhiataccia alla ragazza dietro il bancone ed andò via anche lei.
 
Emily era impietrita, non aveva mai visto Molly così violenta, aveva letto su vari giornali del suo lato violento, delle risse in discoteca, delle spinte ai paparazzi, aveva notato molte cicatrici sul suo corpo, ma non aveva mai visto la violenza di Molly in azione.
Sembrava quasi posseduta, gli occhi spenti e persi nel vuoto, le labbra tese e la mascella serrata erano elementi che visti nello stesso momento incutevano terrore.
La giovane tennista era cambiata, lo aveva capito in quel lasso di tempo, in meno di un minuto.
Non l’aveva degnata di uno sguardo, era ritornata la ragazzina di qualche anno prima, la vittima sacrificale del carcere, pronta a tutto pur di difendersi, ma ora non riusciva a capire da cosa si stesse difendendo.
 
 
Molly entrò nel pub più vicino, si guardò intorno e quando vide la persona interessata prese posto affianco alla stessa.
Si accomodò lentamente, ordinò una cioccolata calda e poi concentrò la sua intenzione sull’uomo al suo fianco –Cosa devi dirmi AJ?- lo guardò fisso, come se stesse penetrando i suoi occhi e scrutando tutti i suoi pensieri.
Aj aveva conosciuto Molly una settimana dopo la sua scarcerazione, l’aveva vista nelle stesse condizioni, aveva la stessa rabbia, lo stesso modo strafottente, di certo non era stupito di vederla in quelle condizioni.
Sorrise accarezzandole una guancia –Cosa ti è successo?- la ragazza mangiò un biscotto dopo averlo bagnato  nella cioccolata, evitò lo sguardo del suo ex –Cosa devi dirmi?-
Aj sospirò rassegnata dall’indifferenza che le stava preservando la ragazza –Ho saputo una notizia, credo che non ti farà piacere- prima di proseguire, strinse una mano della ragazza e con la mano libera le toccò dolcemente la gamba scoperta –Qualcuno se le è cantata-.
La ragazza guardò per la prima volta l’uomo al suo fianco, era preoccupata ma non voleva farsi prendere dal panico –Chi ha cantato?- il ragazzo alzò le spalle, strinse la ragazza a se –Andrà tutto bene, ti ho semplicemente voluto preparare psicologicamente, domani mattina la copertina di tutti i giornali sarà riservata a te-
Molly si alzò dal divanetto, deglutì per calmarsi, e andò via.
 
Entrò dalla porta secondaria dell’albergo per evitare Emily, salì le rampe di scale ed entrò in camera.
Guardò il vassoio sul tavolo, aveva ordinato la cena prima di scendere, e da un particolare notò chi le avesse portato la cena.
Le posate erano incrociate, e il fazzoletto non era piegato, solo Emily serviva in quel modo.
La ragazza ordinò meglio la tavola, poi guardò il fazzoletto, con stizza lo buttò contro il muro e anche le posate poco  dopo fecero la stessa fine, colpì violentemente il vassoio, lo ruppe, il pavimento era diventato un campo di battaglia, pezzi di vetro e cibo lo sporcarono.
 
Qualche ora dopo  Vera entrò in camera di Molly, si intenerì un attimo dopo averla vista.
Era seduta su una poltrona, aveva le gambe strette al petto e lo sguardo perso nel vuoto. Il pavimento non lasciava spazio all’immaginazione, la coach guardò la sua atleta –Cosa ti sta succedendo Molly?-
La ragazzina si alzò dalla poltrona, guardò la donna preoccupata, -Credo che ci sia bisogno della donna di servizio qui-.  Digitò il numero interessato per dare una ripulita al casino che stesso lei aveva fatto.
-Non puoi rovinare di nuovo tutto, non farti distrarre da quella ragazza, Molly fallo per me-
La ragazza abbozzò un si con un cenno del capo, per poi lasciare la stanza e chiudersi in camera.
 
 
La mattina dopo era tutto in ordine, come se la crisi di nervi della giovane tennista non fosse mai avvenuta. Le previsione di AJ furono corrette, tutti i giornali decantavano della vita in carcere di Molly, del perché fosse finita in un penitenziario e della vita prima dell’episodio che segnò la sua vita.
Molly entrò in campo, si sentiva osservata, tutti gli spettatori la scrutavano, tutti sembravano quasi desiderare l’ennesima crisi di nervi del giovane talento. Non furono accontentati, lei si mostrò più forte, era concentrata, non avrebbe mai più delusa la sua coach.
La partita iniziò nel silenzio, non si era mai verificato, non si sentiva alcuna voce o qualsiasi altro rumore dagli spalti.
Quel che avvenne dopo schiarì le idee dei presenti.
Ogni colpo era stata una frustata per l’avversaria, che fu vittima della rabbia repressa della Sue. La partita prese un'unica direzione, era ovvia, dopo meno di un ora  il risultato fu 6-0 6-1.
Molly rifiutò l’intervista, ripose tutto nel suo borsone e quando uscì dal campo, una standing ovation la acclamò. Si alzarono tutti per applaudire la prova di maturità della giovane tennista.
 
Emily era in pausa pranzo, si accomodò nella sala mensa riservata allo staff. La curiosità prese il soppravvento, comprò un giornale di gossip, voleva sapere cosa aveva subito Molly, saperlo da lei era impossibile. Poteva semplicemente leggere quel giornale, e sapere tutto quel che voleva.
Vedere la partita era stata una conferma che qualcosa in Molly non andasse.
Ivonne, la donna che si occupava delle pulizie dell’albergo, si sedette affianco ad Emily. Era una donna sulla cinquantina, la conoscevano tutti per la sua bontà, era la “mamma” dello staff giovane.
-Ieri mi ha chiamato la Sue, sono andata nella sua camera d’albergo, era un casino-
Emily guardò la donna di fianco, sobbalzò quando sentì il cognome della ragazza, e si chiedeva perché le stesse parlando di Molly
-Ed io cosa devo farci Ivonne?- la signora scosse il capo divertita, -Credi che io sia stupida, quella ragazzina ti sta ronzando attorno dall’Australian Open, poi io amo i gossip, ho visto le foto del party e credevo che ti interessasse.-
Emily sorrise, masticò la pasta con calma ed una volta ingoiato il boccone rispose
-Sbagli Ivonne, Molly non  vuole me, vuole solo vincere, ed io non sono la sua vittoria preferita-
La giovane si alzò, baciò una guancia della donna, -Ora vado, la pausa è finita-
 
 
I giorni erano passati velocemente, Emily e Molly si erano evitate con successo, nessuna delle due aveva il coraggio di affrontare l’altra, ognuna delle due aveva i suoi buon motivi.
Emily non voleva ricordarsi dei pianti fatti dopo la partenza di Molly, non voleva ricordare di Tess impegnata ad asciugare le lacrime dal suo viso, non voleva ricordare della sua ripugnanza nel guardarsi allo specchio dopo essersi concessa ad una ragazzina viziata, non voleva ricordarsi delle bugie dette ad ogni –Tutto bene-, non voleva ricordarsi di quanto le piaceva quella ragazzina viziata nonostante tutto.
 
Molly voleva solo concentrarsi, voleva vincere gli Us Open, voleva la rivincita, la rivincita alle sconfitte della sua vita.
 
Vera si era addormentata in ospedale, dava il cambio ad Emily, per non lasciare Stella da sola, non poteva affrontare una nuova realtà da sola, era troppo piccola e fragile.
La donna non aveva più tempo per dormire, si divideva tra Stella e Molly, aveva approfittato del momento di calma apparente per appisolarsi.
Emily entrò nella stanza, e vedere la sua sorellina dormire beata con affianco Vera seduta anche lei tra le braccia di morfeo, in una posizione davvero scomoda, la fece sorridere.
Poggiò una mano sulla spalla della donna per svegliarla, ci riuscì un attimo dopo, il sonno leggero dell’altra, l’aveva agevolata.
Vera si alzò più d’istinto che per altro dalla sedia, controllò l’ora e si dimenò disperata, Emily capì, e le comunicò quello che la stava facendo disperare
-Molly ha vinto, 6-3 6-3, è arrivata in semifinale-
Vera fece un sospiro di sollievo, portò una mano al petto, si calmò poco dopo
-Come ha giocato?-
Emily alzò le spalle, si accomodò su una sedia, -Bene, ha gestito il match tranquillamente, non ha concesso una palla break, 37 vincenti e 8 errori non forzati, la partita è durata 1 ora e 36 minuti, non ha parlato con nessun giornalista, non ha firmato neanche una pallina, non ha sorriso neanche una volta e non ha salutato il pubblico, lei è uscita dal campo prima dell’altra giocatrice- si prese qualche momento di pausa, incrociò le braccia e domandò diretta –Perché questo cambiamento?-
Vera sorrise, si aspettava quella domanda, guardò la ragazza, aveva assunto un aria impostata,
-Perché questa domanda? Ti piace ancora?-
Emily arrossì, un onda di calore prese vita sul suo corpo, balbettò qualcosa che l’altra donna non comprese
-Non innamorarti di lei, non andrà a finire bene-
Vera prese la sua borsa si recò fuori dalla stanza.
Emily controllò la sorellina, si assicurò se stesse dormendo per poi seguire la Coach, le urlò contro per fermare il suo cammino verso l’ascensore, ci riuscì
-Che cazzo vuoi dire? Non puoi buttare certe frasi così e andare via, ora capisco da chi ha preso quella ragazzina impertinente-
Vera si bloccò, si voltò, inarcò le labbra, dando spazio ad una smorfia divertita, si avvicinò ad Emily,
-Voi due siete completamente diverse, non voglio dilungarmi, ma se farlo eviterà le tue urla, sarai accontentata-
La donna le fece segno di sedersi, la più giovane si accomodò e poco dopo anche Vera prese posto
-Molly non è come te, lei è particolare. Non ama essere al centro dell’attenzione perché pensa che le attenzioni a lei riservate non le merita, tu invece sei sempre al centro dell’attenzione al bar,e ti fa piacere. Odia essere vulnerabile, e tu la rendi vulnerabile, lei è violenta, tu sei pacifica, lei è istintiva, tu sei una eterna razionale, lei vive di passione, tu vivi di certezze, lei ama l’aria di famiglia, tu odi l’aria di famiglia, lei ama l’rnb, tu odi l’rnb, lei ama fare baldoria 24 ore su 24, tu preferisci la tranquillità, lei è talmente istintiva da aver ucciso un uomo, lei odia talmente tanto le ingiustizie da aver rifiutato un avvocato, lei odia talmente tanto essere vulnerabile da non aver preso parte al processo. Lei non sa quanto vale, ma tu glielo ricordi con tutte le attenzioni che le dai, lei ama il fatto che tu stia imparando ad amare l’rnb solo perché piace a lei, le piaci talmente tanto da renderla fragile, le piaci talmente tanto da deconcentrarla, le piaci talmente tanto che ha preso il primo aereo per l’Italia appena ha potuto lasciare l’Inghilterra, le piaci talmente tanto che l’hai fatta impazzire, le piaci talmente tanto da rendere il suo stato emotivo pessimo perché non può vederti, le piaci talmente tanto da farla riuscire a trovare un arcano per non odiarti, sfogando la rabbia dentro, nel gioco. Avete solo una cosa in comune, lei  è pazza di te e tu sei pazza di lei, non riesco a trovare altre cose che vi accomunano. Emily io ti chiedo di evitare Molly, vi farete del male, fingerete che andrà tutto bene, ma saprete di mentire a voi stesse, l’amore non basta mia cara, a Molly basta amarti, a Molly basta che tu ti lascia amare da lei, ma a te non basta l’amore, tu devi inquadrare tutto, tu devi tenere tutto sotto controllo. Non potete stare insieme, perché a lei basta amarti, e più non la eviti e più ti ama, e più la eviti e più ti desidera, io non posso raccogliere di nuovo i pezzi e metterli tutti insieme. Hai letto i giornali, credi di conoscerla, ma tu non hai visto Molly in carcere, tu non hai assistito alle violenze che subiva, tu non hai visto quella povera bambina difendere la foto della mamma con tutte le sue forze, tu non hai visto la sua faccia dopo essere stata pestata, tu non hai visto i suoi occhi in carcere, tu non hai visto Molly in quelle condizioni. Io l’ho vista, io ho conosciuto quella Molly, e fidati lei non è cambiata, lei è sempre la stessa, io ho raccolto i pezzi, io li ho messi insieme, io so cosa ha passato quella ragazzina, non essere così presuntuosa da pensare che leggere un paio di riviste ti abbiano fatto conoscere la sua storia, il suo essere. Molly non può subire altro dolore, lei è troppo fragile, lei non se lo merita, non essere egoista, non privarla di quel poco di umanità che le è rimasta, perché tu puoi prendere tutto quello che vuoi da lei, ma io non te lo permetterò, lei te lo concederà, lei ti concederà qualsiasi cosa, perché lei è pazza di te, ma devi passare prima sul mio cadavere. Sei una brava ragazza Emily, ma non puoi privarmi dell’unica parte umana che le è rimasta, scusa ma non te lo permetto-
Vera guardò dritto negli occhi Emily, voleva sapere se fosse stata abbastanza chiara, se fosse stata abbastanza dura, lo sguardo della più piccola le schiarì le idee, era riuscita nel suo intento.
 
 
Dopo il lungo discorso di Vera, la barista era ancora più sicura nell’evitare Molly. Nel frattempo la giovane tennista dopo una partita perfetta aveva battuto anche la Stewart, negandole il grande slam, il pianto della tennista più matura ormai era virale su youtube, l’impresa non le era riuscita e Molly sembrava un robot, era in trans agonista, non rispondeva ad alcuna domanda dei giornalisti, si limitava a colpire frustate, colpi impossibili da intercettare per le sue avversarie. 6-3 6-1, risultato netto a favore del giovane talento che in finale avrebbe incontrato la Smith.
 
 
Emily guardò quella partita, e il discorso di Vera le ritornava in mente ogni volta che lo sguardo di Molly riempiva lo schermo. I suoi occhi erano impenetrabili.
Il suo turno di lavoro era finito, le due settimane erano quasi terminate, era sabato mattina, alle 16:00 si sarebbe disputata la finale femminile, salì la rampa di scale per andare nella sua camera, aveva dimenticato le chiavi della macchina.
Salì gli ultimi gradini mentre mandava un messaggio a Vera, la doveva avvisare del suo piccolo ritardo. Doveva darle il cambio in ospedale.
Un colpo le fece cadere il telefono, maledì la persona che le aveva intralciato la strada, il suo rancore non prese vita vocale perché quello che le si parò davanti le tolse il fiato.
Molly aveva il suo telefono in mano, era riuscita ad evitare il contrasto con il pavimento che molto probabilmente lo avrebbe rotto.
Porse lo smartphone alla ragazza di fronte, Emily cercò di sorridere ma non ci riuscì, era arrabbiata con Molly.
Le faceva male lo stomaco, un vomito di parole voleva uscire dalla sua bocca, ma lei voleva contenersi, strinse i pugni mentre la bionda aveva ancora il braccio teso per consegnarle il cellulare
-Ti diverte tanto evitarmi? Fai così con tutte Molly?- la voce della mora era alta, non si rese conto di urlare con disprezzo, Molly le tappò la bocca e con forza, la portò spalle a muro
-Vuoi farti sentire da tutto l’albergo?-
Emily scosse il capo rassegnata, si svincolò dalla presa e si avviò verso la camera, aprì la porta velocemente, entrò e cercò le chiavi, il rumore della porta la distrasse.
Molly chiuse la porta alle sua spalle, guardò Emily, aveva un espressione che non prometteva bene, ma almeno era già un passo aventi rispetto alla Molly delle ultime settimane, priva di smorfie facciali.
-Tu saresti incazzata con me? Io ti sto evitando? Scherzi Emily?-
La mora sapeva che quella situazione sarebbe degenerata e i toni si sarebbero alzati, sicché si accese una sigaretta per mantenere i nervi saldi.
-Non puoi dire queste stronzate Emily, puoi raccontarti tutte le stronzate che vuoi per essere in pace con te stessa, ma non puoi raccontarle a me-
Molly si avvicinò alla ragazza, si portò a pochi passi da lei
-Vuoi affrontare ora la questione? Tra 4 ore mi gioco la finale-
Emily sorrise, cacciò il fumo aspirato in precedenza, alzò le spalle rassegnata
-Hai ragione, la finale puoi ancora giocartela, invece con me non puoi più giocare cara-
Molly seguì con lo sguardo la ragazza che si avviò verso il letto per continuare la ricerca delle chiavi, ma la voce della bionda la distrasse dalla ricerca, aveva cambiato tono, era più docile, più umana
-Emily io non ho mai giocato, mi piaci talmente tanto da aver preso il primo aereo per venire da te, tu invece quando mi hai vista a casa tua mi hai aggredita, mi piaci talmente tanto da essere rimasta nonostante tutto, nonostante le battute poco felici che mi hai direzionato al pub in Sicilia io sono rimasta accanto a te in macchina per non lasciarti sola, nonostante tutti i messaggi che ti avrebbero dovuto aprire gli occhi riguardo i miei di sentimenti, tu hai solo percepito i messaggi scambiati con AJ, tu mi hai aggredita nuovamente arrivate al campo di allenamento e mi piaci talmente tanto da aver ignorato le tue urla, pochi attimi dopo eravamo nella tua macchina e mi sono concessa al 100% a te.
Tu invece cosa hai fatto Emily? Ti ho detto di no solo una volta, solo una volta io ti ho respinta e tu non hai avuto le palle di prendere il primo aereo per venire da me, per chiarire per capire cosa cazzo mi passasse per la testa, tu non ha fatto mai un cazzo per me ed io sono quella che ha giocato?-
Emily era scioccata, guardare gli occhi di Molly divenire sempre più lucidi non l’avevano aiutata, gli occhi grandi della bionda era tornati quelli di qualche tempo fa, ora erano i suoi quelli privi di emozioni.
Molly scosse il capo, aveva un sorriso amaro –La tua lontananza mi distrugge, io mi sono innamorata di te senza volerlo e tu sei troppo impegnata a puntarmi il dito contro da non accorgertene, io ti evito perché non posso affidarmi a te, non posso affidare quel briciolo di umanità che ho nelle tue mani, perché sei talmente impegnata a capire cosa provo per te, che non darai importanza a quello che provi per me, sei troppo egoista per amarmi-
La ragazza posò il telefono di Emily sul tavolo e andò via, si chiuse la porta alle spalle, lasciando la ragazza impietrita.

 
Angolo autrice:
Mi scuso con tutti, ma è un periodo troppo impegnativo, non riesco a far conciliare i miei impegni.
Prometto che i tempi d’attesa per il prossimo capitolo saranno più brevi.
 Emily e Molly hanno avuto il primo confronto dopo l’addio momentaneo avvenuto in Sicilia.
Molly sembra aver cambiato qualcosa dentro di lei, nei prossimi capitoli si riuscirà a percepire meglio cosa le sta passando per la testa.
Vera è quella più sicura sul da farsi … Non crede che le due debbano stare insieme.
Voi cosa ne pensate?
Rinnovo le scuse di pocanzi, ma non ho avuto neanche il tempo di dormire nell’ultimo periodo, spero mi perdoniate e che mi capiate soprattutto.
 

 
 
  
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