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Autore: Inevitabilmente_Dea    01/02/2016    1 recensioni
Elena si ritrova nella Radura. Sola. L'unica ragazza in mezzo ad un branco di Radurai. Non ricorda nulla del suo passato, se non il suo nome. Tuttavia inizia a fare sogni strani, che ogni notte puntualmente arrivano a spaventarla.
La ragazza stringerà amicizie, ma qualcuno sembra non volerla tra i piedi. Eppure ogni volta che lei avrà bisogno di conforto, Newt sarà al suo fianco. Amore o amicizia? Sta a voi scoprirlo...
Buona lettura.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Mossi le dita e sentii qualcosa di soffice e liscio sotto i miei polpastrelli.
Aprii lentamente gli occhi e mi guardai attorno. Ero stesa in un letto nell'edificio dei Medicali.
Vidi una figura avvicinarsi a me ed indietreggiai, per quanto mi fosse possibile.
"Tranquilla, sono solo Gally."
Tirai un sospiro di sollievo e presi la testa tra le mani.
Potevo sentire il cuore battere sulle tempie, per non parlare poi del mal di testa e dei giramenti.
Alla mia destra notai Thomas, ancora steso incosciente sul letto.
"Come stai?" chiese Gally sedendosi accanto a me e facendo abbassare il materasso.
"Bene. Eccetto il mal di testa, i giramenti e il fatto che Glader ha praticamente cercato di violentarmi." ironizzai portando le ginocchia al petto.
Gally mi sorrise debolmente e poi sospirò.
"Fortunatamente ora sei al sicuro." 
Alzai un sopracciglio, dubbiosa e gli chiesi cosa fosse successo.
"Alcuni ti hanno vista correre, inseguita da lui e quando ti ha atterrata, sono intervenuti tutti quelli presenti. Newt era furioso, come tutti d'altronde. Tu hai perso conoscenza e per ora Glader è stato sbattuto in Gattabuia. Lo hai conciato male, sai?" puntualizzò divertito.
"Cioè?" chiesi curiosa.
"Aveva un labbro spaccato. Per non parlare poi del naso... Woh, gli usciva tanto di quel sangue." rise.
"Ah, credo che sia per via della testata." spiegai massaggiandomi la fronte.
"Testata?" chiese lui sorpreso. "Ti ho visto prendere a pugni la gente, minacciarla con coltelli, ma dare testate... Mi sorprendi ogni volta, Eli." 
Sorrisi e scossi la testa.
"Newt dov'è ora?" chiesi curiosa.
"Sta parlando con Alby. Ovviamente sta tentando di convincerlo a non esiliarvi."
Oh... L'esilio. Pensai torturandomi il lembo della maglia.
"Stai tranquilla, non ti lascerò andare via. Almeno non in queste condizioni." spiegò lui indicandomi. "I Dolenti non ti toccherebbero mai se sei così. Hai un aspetto orribile."
Gli diedi un pugno sulla spalla e lui finse di farsi male.
"Sei un bambino." mormorai scuotendo la testa divertita.
Rimanemmo alcuni istanti in silenzio, poi lui parló di nuovo: "Ma se mai Alby riuscisse ad esiliarti... Dovresti imparare a difenderti, con un'arma intendo." 
Alzai un sopracciglio. E un'arma avrebbe impedito ad un Dolente di uccidermi?
"Se verró esiliata, un'arma non farà la differenza tra la vita e la morte." spiegai dando voce ai miei pensieri.
"Lo so, ma almeno puoi provarci. Ne ho parlato anche con Newt e lui é d'accordo." spiegó.
"E quindi?" insistetti.
Cosa mi avrebbero insegnato ad usare? Un coltello? Una lancia? Una spada?
"E quindi io e Newt ci alterneremo per darti lezioni. Imparerai ad usare l'arco." constató. "É una della poche armi adatte ad una ragazza e che ti permette di ferire ad una distanza maggiore. L'arco é leggero, semplice, ma soprattutto efficace."
Annuii e un sorriso si dipinse sul mio volto. 
"Finalmente parliamo di qualcosa di interessante... Quando cominciamo?" chiesi entusiasta.
"Anche ora se vuoi." disse.
"Ma é sera... Arriveranno i Dolenti." 
"No, tesoro. É mattina... Sei rimasta senza sensi da ieri pomeriggio." spiegó lui grattandosi la testa divertito.
Cosa? E io che pensavo di aver dormito solo poche ore...
"Allora, vuoi che cominciamo?" chiese impaziente scattando in piedi.
Annuii e lo seguii lentamente fuori dall'edificio.
La testa ancora mi girava, ma stavo iniziando ad abituarmici.
"Io vado a chiedere a Minho un arco e poi vado ad avvisare Newt. Aspettami qui." ordinó allontanandosi.
Mi sedetti a terra e mi appoggiai stanca alla parete del Casolare.
Ero emozionata all'idea di imparare ad usare un'arma. Chissà se fossi stata capace di usare arco e frecce. Sicuramente lo avrei scoperto presto e nel peggiore dei casi avrei semplicemente abbandonato.
Gally tornò dopo alcuni istanti con un arco in una mano e una faretra piena di frecce nell'altra.
"Okay, andiamo nel bosco, così potrai mirare a qualche tronco o a qualche uccellino." spiegò facendomi cenno di seguirlo.
"Ehi! Io non mirerò a qualche povero uccellino!" spiegai accelerando il passo per stargli dietro.
Lui sbuffò divertito e dopo aver percorso qualche metro si fermò e si mise in spalla la faretra.
"Ora guarda attentamente." disse indicando un albero con un tronco abbastanza largo.
Mi misi al suo fianco e osservai ogni suo movimento.
Gally allungò una mano dietro la schiena per afferrare una freccia, poi la incoccò e chiuse un occhio per prendere meglio la mira. Lo vidi portare la corda vicino alle labbra e poco dopo scagliò la freccia, facendomi sussultare quando la punta di questa si conficcò esattamente al centro della corteccia.
"Adesso prova tu." ordinò porgendomi arco e faretra.
Annuii titubante e lo imitai in ogni singolo movimento. Fissai un punto poco distante dalla freccia precedentemente lanciata da Gally e dopo aver preso un profondo respiro, lasciai libera la corda, facendo volare la freccia.
Per mia sfortuna, questa mancò il bersaglio e volò ad una velocità impressionante nel fitto del bosco, scomparendo dalla vista.
Sospirai affranta e porsi l'arco a Gally.
"No, no... riprovaci." disse rifiutando l'arma e posizionandosi dietro di me.
Impugnai saldamente l'arco, presi una freccia, la incoccai e presi la mira. Stavo quasi per lanciare, quando sentii la mano di Gally sul mio braccio.
Sussultai e per poco non feci partire la freccia.
"Aspetta... Prova ad abbassare il gomito." disse premendo leggermente sul braccio che teneva la freccia ancora incoccata nella corda. "Okay, ora rimani rigida sul busto."
Sentii la sua mano premere sulla mia pancia e mi irrigidii a causa di quel contatto. Come pretendeva che centrassi il bersaglio in una situazione così imbarazzante?
Poi la sua mano si spostò sulla mia, che teneva ancora salda la freccia. Le sue dita si sovrapposero alle mie e lentamente spostarono l'arco di qualche centimetro.
"Ora lascia." mi sussurrò all'orecchio. 
Mollai immediatamente la corda, sperando che anche lui si spostasse.
Con mia sorpresa la freccia andò a conficcarsi dritta nella corteccia, poco distante dalla freccia precedentemente scagliata.
"Ce l'ho fatta!" esultai saltellando sul posto. Poi vedendo la sua strana espressione mi calmai e mi corressi: "Cioè... ce l'abbiamo fatta."
Un ghigno divertito gli percorse il volto, cancellando la strana espressione precedente.
Chissà a cosa stava pensando in quel momento. Non gli avevo mai visto un'espressione simile. Non era triste, nè felice, nè pensierosa o preoccupata. Era come se mi avesse perforato con uno sguardo intenso, che mi faceva sentire terribilmente in imbarazzo.
Lui rimase a fissarmi per qualche altro secondo, facendomi visibilmente arrossire, poi si schiarì la voce, distogliendo lo sguardo.
"Ehm... Dovresti provare da sola." spiegò lui indicando l'albero.
Annuii imbarazzata e incoccai un'altra freccia. Feci come mi aveva mostrato prima e, dopo aver scoccato la freccia, mi stupii di aver mancato il bersaglio di poco.
"Ancora." ordinò lui.
Freccia dopo freccia, la mia mira migliorava sempre più e le frecce sul tronco iniziavano ad essere abbastanza. 
Il braccio che sorreggeva l'arco si era indolenzito, mentre le dita che tenevano la freccia incoccata mi dolevano.
Dovevamo essere lì da più di un'ora, forse due, quando lui mi disse di fare una pausa.
Andammo insieme a raccogliere le frecce sparse un po' dappertutto in un silenzio tombale.
Lui aveva iniziato a comportarsi in modo strano in seguito a quegli sguardi che mi aveva lanciato, ma perchè?
Ce l'aveva con me?
Forse non ero stata abbastanza brava come lui credeva?
Be' se era così doveva dirmelo, odiavo quel silenzio.
"Credo che per oggi sia abbastanza, Elena." constatò freddo senza mai incontrare il mio sguardo.
Elena? Pensai alzando un sopracciglio. Non mi chiamava Elena da molto...
"Okay, Capitan Gally." dissi sperando di vedere un sorriso spuntare sul suo volto. "Vieni a pranzare con me?"
Lui con mio sconforto scosse la testa e mi disse di andare da sola, perchè lui non aveva fame.
Feci spallucce e andai in Cucina per ricevere la mia porzione di cibo.
Fui l'ultima della fila e dopo minuti – che per colpa della fame mi sembrarono infiniti – finalmente ricevetti un piatto fumante di bistecca.
Andai a sedermi al tavolo con Newt e Chuck.
"Allora? Buone notizie?" chiesi rivolta a Newt.
Lui scosse la testa, ingoiò il cibo che teneva in bocca e parlò: "L'idea di esiliarvi gli si è impiantata in testa come un bullone. La Mutazione l'ha ridotto veramente male, tuttavia vi ha dato più tempo."
"Cioè?" lo incalzò Chuck.
Newt gli rivolse un'occhiataccia e, sempre rivolgendosi a me, continuò: "Ha detto che vi da altri tre giorni, indipendentemente se Thomas si sveglia o no."
Abbassai lo sguardo sul piatto e lo sentii sospirare pesantemente. "Ma come faccio?" 
Mi sorpresi a sentire la mia voce rotta e tremolante a causa dello sconforto.
"Alby ha detto che sei un Medicale e sicuramente sarai capace di prenderti cura di lui anche la fuori." spiegò lui scuotendo la testa stressato. "Mi dispiace, non sono riuscito a fargli cambiare idea."
"Va bene. Non ti preoccupare, hai fatto abbastanza." sussurrai alzandomi da tavola e stampandogli un bacio sulle labbra.
Avevo improvvisamente perso appetito e la cosa non mi sorprendeva affatto.
Avevo bisogno di rimanere un po' sola per schiarirmi le idee e decidere come impiegare il poco tempo rimasto a mia disposizione.
Non che ci fosse tanto da impegnarsi. Sapevo che avrei voluto passare tutto il tempo con Newt e magari se ne avanzava un po' anche con Gally, Chuck e le altre persone a me care.
Tuttavia, spinta dal bisogno di isolarmi, mi diressi alla Torre.
Dopo un paio di minuti, sentii un crack sonoro, seguito subito dopo da un urlo strozzato.
Mi affacciai dal bordo della Torre e vidi Chuck appeso ad un ramo, con le gambe penzolanti nel vuoto.
"Chuck! Cosa stai facendo?!" chiesi porgendogli una mano.
"Volevo seguirti, ma un ramo ha ceduto." disse con il volto che diventava sempre piú rosso per lo sforzo.
"Afferra la mia mano." ordinai sporgendomi ancora di piú.
Lui esitó qualche secondo, poi la sua mano sudaticcia si strinse attorno al mio polso.
Riuscii a tirarlo su solo dopo vari tentativi. 
Chuck pesava molto ed io non avevo tanti muscoli alle braccia.
"Tutti okay?" chiesi una volta che fummo entrambi stesi sulla Torre.
Lui annuì leggermente e si tiró a sedere, continuando a respirare pesantemente.
"Perché mi hai seguito, Chuck?" chiesi cercando di non far sembrare il mio tono scocciato.
Non che mi desse fastidio avere il bambino di fianco, ma preferivo reatare sola.
"Volevo farti compagnia." spiegó lui guardando altrove.
Mentiva. Eccome se mentiva.
"Sul serio, Chuck! Dimmi cosa hai combinato." mormorai guardandolo dritto negli occhi.
"Ho fatto uno scherzo a Gally e per paura che mi beccasse sono venuto qui con te." spiegó lui abbassando lo sguardo ai piedi.
Risi divertita. "E che scherzo gli hai fatto?"
Lui mi guardó sollevato, magari pensava che lo sgridassi, e poi parló: "Ho bussato alla porta mentre lui era sul cesso. Dovevi vedere la faccia di Thomas quando si é accorto chi c'era dentro." 
"Aspetta... Thomas?" chiesi confusa.
"Sì ha fatto lo scherzo con me." disse Chuck divertito.
"E ora dov'é?" chiesi preoccupata. 
Se Thomas era rimasto con Gally, non sarebbe finita bene.
Il bambino alzó le spalle e poi si asciugó il sudore con una manica.
Sospirai. Gally ultimamente si comportava in modo strano. Chissà magari non avrebbe detto niente a Thomas e avrebbe semplicemente lasciato perdere.
"A proposito di Gally..." iniziai. "Hai notato che ultimamente si comporta in modo strano?"
Chuck scosse la testa, poi parló: "É da un po' che é così. Strano che tu te ne accorga solo ora."
"Cosa intendi?" chiesi sbalordita.
"Il modo in cui ti guarda, il modo in cui si comporta quando é con te..." precisó Chuck.
"Chuckie, spiegati meglio." 

"Deve essere frustante per lui starti accanto e sapere che non potrai mai essere sua. É difficile comportarsi da amico quando vorresti essere qualcosa di piú. Almeno credo." spiegó il bambino.
"

Oh..." sussurrai.
Quindi é per questo che si comportava in modo strano...

*Angolo scrittrice*

Ehi, bei Pive!
Ho un paio di cose da dire, poi sparisco e vi lascio in pace.
Innanzi tutto, dato che é da un po' che facevo solo momenti Newtlena, ho pensato che per le shipper di Gallena sarebbe stato bello avere un momento solo tra Elena e Gally. Spero quindi di aver fatto un regalino anche a voi.
Come seconda cosa... Vorrei dire che con questo capitolo non ho assolutamente tentato di copiare Katniss Everdeen o Allison Argent (per via dell'arco), ma é semplicemente una mia passione e volevo condividerla con voi.
Detto queste cose... Cosa ne pensate del capitolo?
Vi aspettavate che alla fine Elena si salvasse dalle grinfie di Glader oppure speravate in qualche modo che...
Be' credo che il concetto sia chiaro. 
Se devo essere sincera non ce la vedo proprio Elena a fare cose del genere, ma poi ad ognuno la propria opinione.
Addio amici Radurai.
Dalla vostra Inevitabilmente_Dea 

   
 
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