Anime & Manga > Twin Princess
Segui la storia  |       
Autore: Dreamer In Love    01/02/2016    0 recensioni
Questa è la storia di come Lione e Black (personaggio originale) si sono conosciuti e innamorati.
" - Non scherzare con me, ragazzina. Sai con chi hai a che fare? -, sibilò nella notte.
I loro volti erano a pochi centimetri e, nuovamente, la ragazza poteva scorgere le iridi chiare di Black, sempre nascoste sotto il mantello. Questa sfoderò un ghigno ironico.
- Con una spia o, meglio, un assassino? Credi di farmi paura? Tu non sai con chi hai a che fare. –" (estratto dal capitolo 1) Questo è una sorta di spin-off di The Rebel - si, se non mi complico la vita non sono contenta - ambientato cinque anni prima gli avvenimenti di The rebel. Buona lettura
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lione, Nuovo Personaggio
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Rebel'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2. Quasi dolce
 
I giorni passarono veloci ma, nonostante lo scorrere del tempo, i pensieri di Lione continuavano a tornare a Black e ai suoi occhi limpidi e profondi in cui aveva scorto l’oblio. Dopo che il ragazzo aveva lasciato il suo appartamento, l’arancio si era fiondata a prendere carboncino e foglio per disegnare. Con mano veloce aveva steso linee e ghirigori sul bianco e il pugnale, che per pochi minuti aveva avuto modo di osservare, era stato fissato sulla carta.
Poi, sorseggiando il thè, era rimasta un’intera notte sveglia a meditare il da farsi.
Il pugnale di Blake era una lama reale, anche se non particolarmente preziosa, e la fattura portava la mano di suo padre. Doveva essere stata forgiata molti anni prima della sua nascita: l’imprecisione di alcune lavorazioni indicava chiaramente che Wohl era ancora alle prime armi.
L’unico modo per saperne di più era mostrare il disegno a suo padre: ma ne sarebbe valsa la pena?
Avrebbe dovuto affrontare un lungo viaggio, sola, passando per la prateria dove gruppi di mercenari bazzicavano portando terrore nelle piccole fattorie e disturbando i viaggiatori che si allontanavano dalle città assediate dal tiranno in cerca di salvezza. In più, a Lione era stato affidato un compito importante: una sua ipotetica cattura avrebbe causato una catastrofe per la ribellione e assentarsi per diversi giorni avrebbe comportato mettere a rischio la sua copertura.
Eppure, la curiosità non gli dava pace.
Perché un uomo come Black, temuto assassino, aveva bisogno di sapere a chi apparteneva quella lama? Quando, alla locanda, il ragazzo le aveva rivelato il suo nome, Lione aveva immediatamente capito di dover stare attenta: era un uomo da non sottovalutare, da cui stare lontana, ma l’espressione sul suo viso l’aveva colpita. Nonostante la durezza e la freddezza che il moro aveva ostentato, nelle iridi verdi Lione aveva riconosciuto un lampo di disperazione che l’aveva spinta a dargli una mano. Inoltre, era sicura che, l’indagine che l’uomo stava compiendo, non avesse nulla a che fare con complotti e vendette, ma fosse una faccenda personale.
Wohl le aveva insegnato a essere generosa con il prossimo e ad aiutare gli altri. Era stato uno dei motivi per cui aveva deciso di unirsi alla ribellione, oltre che per la morte di sua madre, e Lione sentiva che era stato il destino a farle incontrare Black.
Ed ecco che, con un bagaglio leggero sulle spalle e l’amato arco a tracolla, Lione camminava spedita tra i vicoli di Mari. In poco tempo, raggiunse la locanda.
L’insegna traballante che raffigurava un Leone le diede il benvenuto con un cigolio. Superò la soglia principale e svoltò l’angolo per raggiungere una porticina malandata. Bussò tre volte e, con un’occhiata veloce alle sue spalle, entrò nella cantina.
Il luogo era angusto e umido. In un angolo c’era una cuccetta di paglia e, steso su di esso, un uomo leggeva delle lettere, al lume di una candela.  Questo alzò lo sguardo solo quando Lione si fece più vicina.
- Anche oggi sei tornata. –
Lione sorrise leggermente.
- Anche oggi sana e salva, Omendo. -, rispose automaticamente.
Si conoscevano solo da pochi mesi ma quello scambio di battute era diventato un rituale. La loro missione era pericolosa e le comunicazioni tra i vari drappelli di ribelli erano spesso intercettate. Ogni giorno c’era il rischio che uno dei due non si presentasse all’abituale appuntamento serale e, nonostante le differenze, tra loro era nata una buona alchimia. La giovane appoggiò la sacca a terra e si sedette sull’angolo del letto, accanto al vecchio uomo. Non sapeva molto di Omendo e il suo aspetto trasandato non era invitante. Eppure, quando si era presentato alla taverna di Maria, al limitare del deserto, era stato accolto a braccia aperte. Aveva intuito, dai loro discorsi, che era un vecchio amico della ribellione ma che dopo la morte dei legittimi regnanti, due anni prima, era sparito dalla circolazione.
Lione si era fidata del giudizio della padrona di casa e quando questa aveva affidato loro la stessa missione aveva accettato: dovevano trovare degli alleati a Mari e organizzare una piccola resistenza; l’arancio, inoltre, doveva captare informazioni relative agli spostamenti delle guardie reali e, per farlo, aveva trovato come espediente la locanda che era diventata la loro base operativa.
- Buone notizie? -, chiese all’uomo la cui attenzione era tornata sui fogli che teneva tra le mani.
Questo scosse la testa ma per numerosi secondi non le rispose direttamente.
L’arancio seguiva gli spostamenti oculari di Omendo che si soffermavano velocemente sulle righe d’inchiostro. Poi, il vecchio piegò la lettera e sospirò rumorosamente.
- Auler non ha ancora ricevuto notizie da Eclipse. Molte persone si stanno radunando al limitare del deserto ma sono per lo più contadini in cerca di salvezza dalle guardie reali che ribelli. Coloro che sono disposti a combattere sono ancora molto pochi. –
- A tal proposito, -, cominciò la donna arricciando le mani al grembo, nervosa. - credo di avere in mano qualcosa di grosso. –
Vide l’anziano alzare dubbioso un sopracciglio.
- Cioè? –
Lione soppesò attentamente ogni parola. Le dispiaceva mentire a Omendo ma doveva seguire ciò che gli suggeriva il cuore. L’unica scusa che l’era venuta in mente per giustificare il suo viaggio era una missione per la ribellione.
- Non posso ancora parlartene. Devo prima accertarmi di alcune cose ma per farlo dovrò andare da mio padre. Partirò stanotte. –
Omendo si alzò dal giaciglio per disporsi davanti alla ragazza con mani ai fianchi e sguardo accigliato.
- Non se ne parla nemmeno, mi servi qui. –
L’arancio piegò leggermente la testa di lato.
- Non ti sto chiedendo il permesso. –
Lione si alzò e, prendendo di slancio la sua borsa, si avviò verso la porta.
- E’ pericoloso, Lione. Sarai da sola nella prateria e sei fondamentale per la ribellione. –
La voce dell’anziano si era fatta più dolce, preoccupata, e la ragazza si voltò per guardare Omendo: sul viso, scavato dalla vecchiaia - e forse anche da altro -, aleggiava un’espressione desolata. L’arancio si avvicinò di qualche passo e, con slancio, abbracciò l’uomo. Dopo qualche esitazione, anche Omendo chiuse le braccia attorno al corpo sottile della donna e con un sospiro la strinse a sé.
- Ho visto così tanti giovani morire. Promettimi che starai attenta. –
Lione si allontanò dal vecchio con un sorriso rassicurante. Sistemò meglio il bagaglio sulla schiena e uscì nel buio della notte.
 

Lione aveva camminato per un intero giorno e, alla luce di un nuvoloso tramonto, si sedette per mangiare qualcosa e riposarsi. Si trovava in un’insenatura del terreno circondata da arbusti bassi e rovi; una degna protezione per la notte. Accendere un fuoco era fuori questione: rischiava di essere rintracciata dai nemici e, per quanto sapesse combattere bene, sarebbe stata in minoranza contro uomini ben armati e senza morale. Morsicò affamata la carne secca che aveva tra le mani e sorseggiò dalla borraccia.
Un leggero fruscio di foglie la riscosse dai suoi pensieri. Per qualche secondo osservò, preoccupata, le fronde davanti a sè, scrutando nell’ombra. Poi, con un sorriso divertito, alzò leggermente un braccio, mostrando ciò che stava mangiando.
- Ne vuoi un po’? -, domandò a un cespuglio in cima a una piccola duna.
Sentì uno sbuffo e dei passi che si avvicinavano, comunque troppo leggeri per orecchie poco allenate nonostante il suo ospite non stesse più cercando di nascondersi.
La figura si sedette malamente di fronte alla ragazza, sull’erba, e afferrò il cibo che Lione gli stava porgendo. Gli ultimi raggi del sole illuminarono la figura di Black, mentre, con un gesto veloce, si calava il cappuccio del mantello pece. Le iridi verdi, ancor più chiare e luminose alla debole luce del crepuscolo, la osservavano beffarde e sul viso dell’uomo aleggiava un ghigno malizioso.
- A cosa devo l’onore di una tua visita?-, lo canzonò Lione mentre passava la borraccia a Black.
Il moro la fissò per qualche secondo, divertito e decise di stare al gioco.
- Dopo il nostro primo incontro, non ho fatto altro che pensare a te. –
Nonostante il tono beffardo, Lione non era poi così sicura che quella frase fosse solo un’innocua bugia e che celasse un po’ di verità.  Intanto, Black trangugiava avido l’acqua. Probabilmente, nella fretta di seguirla, non era riuscito a fare rifornimenti.
- Quindi quando sei interessato a una ragazza hai l’abitudine di pedinarla? Non è molto nobile. –
La spia allontanò la borraccia espirando rumoroso e si pulì con la manica la bocca.
- Ti sei accorta di essere seguita? Ammirevole. -, rispose l’ospite con un accenno scherzosamente compiaciuto.
- Da quando ho lasciato Mari, per la precisione. Te lo dico più che altro per ferire il tuo orgoglio da spia. -, affermò l’arancio studiando ogni minimo mutamento sul volto di Black.
Lione notò un accenno di sorriso, non il ghigno strafottente dietro cui l’uomo piaceva nascondersi, ma una smorfia soddisfatta e divertita.
- Non è da tutti accorgersi della mia presenza quindi, sì, direi che il mio orgoglio è ferito, Lione. Addirittura da Mari… -, schioccò con la lingua il proprio disappunto. – Sono proprio un disastro. –
- Non volevi nasconderti?-, domandò l’arancio, sorpresa.
In più, era la prima volta che il moro pronunciava il suo nome e, nonostante le parole taglienti, per quelle poche sillabe aveva usato un tono quasi dolce.
- Non da te, almeno. Comunque, credimi, se avessi voluto, avrei potuto sgozzarti mentre mangiavi e non te ne saresti nemmeno accorta. -, commentò laconico mentre vagava lo sguardo sul prato dietro Lione.
Aggrottò leggermente le sopracciglia ma non sembrava preoccupato.
L’arancio, intanto, aveva alzato gli occhi al cielo.
- Mi credi davvero così sprovveduta? –
Black riportò le iridi verdi sulla ragazza e accennò un sorriso malizioso.
- Solo un po’ ingenua e sconsiderata. Se fossi in te, non darei tutta questa confidenza a un tipo come me. –
Lione abbassò lo sguardo e iniziò a frugare nella sacca per sfuggire all’intensità di quegli occhi.
- Tu la chiami ingenuità ma io la definirei, piuttosto, fiducia. -, commentò con voce sottile, comunque ben udibile nel silenzio della radura.
Tornò a scrutare il moro che si era sbilanciato in avanti; la distanza tra loro si era decisamente accorciata.
- Fiducia eh? –, sussurrò Black e il suo fiato caldo investì il viso della giovane.
- Non sei davvero l’uomo che vuoi far credere di essere. -, continuò la ribelle, leggermente intimorita da quella vicinanza.
- Che impressione ti do? -, la canzonò la spia.
Intanto, il crepuscolo stava lasciando il posto a una notte scura e i cirri carichi di pioggia passavano veloci sopra le loro teste.
- Lasciando correre le cose che ho sentito di te, direi che ti poni come una persona indifferente, fredda, crudele. Sei sicuro di te e arrogante ma sono certa che da qualche parte, sotto la maschera che porti, un cuore ci sia; magari raggrinzito e nero, ma c’è. –
La risata del moro arrivò prepotente e beffarda.
Eppure, Lione aveva la netta sensazione che, ancora una volta, Black fosse stato colpito nel segno e che si stesse nascondendo dietro la sua amata maschera.
Poi, la voce profonda del ragazzo s’interruppe malamente e tornò a fissare attento dietro a Lione.
- Che ti prende?-, domandò dubbiosa l’arancio.
Black si mosse velocemente, afferrando la ragazza e trascinandola tra i cespugli. Nel buio, la ribelle scorgeva solo il bianco degli occhi della spia e la mano che salda, le teneva serrate le labbra, impedendole di respirare. Contro di lei, il petto del moro, che inizialmente si alzava e si riabbassava velocemente, era immobile e il respiro si era fatto corto e silenzioso. In quella vicinanza, Lione poteva sentire il profumo di pelle e muschio del ragazzo e un debole battito sul lato sinistro del torace.
Non capiva cosa stesse succedendo ma pazientò quieta accanto a Black.
Dopo interminabili istanti, alle sue orecchie giunse il rumore di passi che si fermavano proprio davanti a loro.
- Mi sembrava di aver sentito qualcosa. -, stava dicendo il soldato al suo compagno.
L’altro sbuffò.
- Qualche volpe. Forza andiamo, Riardo è ancora lontana. -, sollecitò mentre proseguiva.
Il primo rimase fermo ancora qualche istante in attesa ma non percependo nulla di strano raggiunse il resto della compagnia.
Black lasciò andare Lione e si sporse all’esterno del cespuglio.  A qualche metro di distanza un drappello di soldati marciava nella prateria.
- Ora è sicuro, puoi uscire. -, sussurrò il moro porgendo una mano alla ribelle per aiutarla a rialzarsi.
I mercenari si erano allontanati ma si poteva ancora sentire il rumore delle spade e delle armature che sbattevano durante la marcia. 
L’arancio emerse dalle fronde spettina, sgualcita e con un leggero broncio che gli contornava le labbra, alla quale vista, la spia, si lasciò andare a una leggera risata.
- Potevi essere più delicato. -, brontolò la ribelle.
- Se aspettavo te ora saremmo morti. Comunque, anche se so che odi la mia compagnia, -, e a quelle parole Black sfoderò uno dei suoi ghigni sghembi. -, dovremo proseguire il viaggio insieme. Non mi perdonerei mai se un’adorabile fanciulla come te non riuscisse ad arrivare da suo padre. –
Il moro si caricò la sacca dell’arancio sulle spalle, che era stata abbandonata in un angolo della radura e che fortunatamente era rimasta inosservata, e porse alla giovane l’arco e la faretra.
Lione esitò per qualche istante.
- Allora? -, la incitò il ragazzo. – Non voglio perderli di vista. Tu non sei l’unico motivo per cui sto andando a Riardo. -
Lione afferrò le sue armi e mentre si sistemava l’arco a tracolla scorse un sorriso sulle labbra del moro.
- Dai! Forza Lione. Non farmi pentire di portarti con me. -, la canzonò ancora Black, in maniera acida.
Forse quel barlume di sorriso era stato solo un’impressione ma il tono quasi dolce con cui Black aveva pronunciato il suo nome era inconfondibile.
Lione sorrise tra sè e si affrettò a seguire il suo nuovo compagno di viaggio.
 

Buonasera care lettrici!
Mi scuso per il ritardo ma è stato breve fortunatamente. Dovevo sistemare la forma e i dialoghi ma la cosa mi ha preso più tempo del previsto.
Spero che il capitolo vi piaccia e mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate.
Lione è porpio così: ingenua e sconsiderata. Tra i due è quella che si è esposta di più, ma è solo l'inizio e presto scopriremo qualcosa di più su Black. Quest'ultimo, ovviamente, non ha nulla a che fare con il personaggio che è in The rebel. Qua siamo all'inizio della sua avventura e per quanto abbia avuto un infanzia difficile, dovete considerare che questo periodo è il più felice della sua vita: ha incontrato Leone.
E' un anima in pena, in cerca di una risposta e la ribelle lo incurioscisce, lo intriga, ma è diffidente all'amore per quel che è successo con Snow. Son tutte tematiche che presto verranno chiarite.
Per ora vi lascio e confermo l'appuntamento di settimana prossima con The rebel e Antipodi.
Un bacio,
Ele
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Twin Princess / Vai alla pagina dell'autore: Dreamer In Love