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Autore: Rima_Brandon    19/03/2009    0 recensioni
Questa è la storia di cosa sarebbe potuto succedere se Alice non si fosse accontentata delle informazioni della videocassetta datale da bella verso la fine di twilight ma si fosse decisa ad andare fino in fondo, alla ricerca delle sue radici, alla ricerca della verità...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Decisione repentina L’unica frase che mi turbinava nella testa era questa: “Io, Mary Alice Brandon Cullen, riuscirò prima o poi a ricostruire tutto quello che mi è successo, a costo della mia stessa vita”. La pensavo ormai da 3-4 ore e stavo ripassando in consegna tutte le possibilità che avevo. Naturalmente sarei partita. Quella cassetta mi aveva dato abbastanza informazioni e alcune le avevo trovate in giro per internet. Dovevo rimettere a posto dei tasselli fondamentali per la mia esistenza. Avevo una famiglia da qualche parte, sapevo perché non ricordavo nulla della mia vita umana, ma non sapevo le cose più importanti.

Non conoscevo la mia famiglia, o almeno quella piccola parte che ne era rimasta. Mia sorella Cynthia e mia nipote, della quale ancora non conoscevo il nome, e soprattutto non conoscevo colui che mi aveva creato, colui che mi aveva donato l’immortalità e la felicità. Certo, non ero stupida, sapevo che era morto per salvare me, ma sentivo che se fossi andata a fondo sarei riuscita a scoprire qualcosa di più su di lui. Glielo dovevo, almeno questo piccolo gesto.

Sedevo con la testa fra le mani sul candido divano di Esme. Jasper non provava più a chiedermi cosa avessi o perché non parlassi, si accontentava di stare seduto vicino a me e di tenermi la mano. Il mio dolce Jasper. Trovarlo era stata la mia salvezza, la mia gioia. Lo amavo sopra ogni cosa e se ero ancora lì, in quella casa, era perché dovevo decidere se farlo venire con me in quella strana avventura o lasciarlo in disparte. Però, più passava il tempo e più mi rendevo conto che era una situazione mia e che lui non ci sarebbe dovuto essere. Era una cosa che dovevo affrontare da sola, senza nessuno che potesse frenarmi o aiutarmi. In quel momento una visione mi prese nel bel mezzo delle mie riflessioni. Ero io su un treno, solo io. Capii subito quello che voleva dire.

Alzai la testa e mi girai verso la mia metà. La vista mi piacque molto, il mio Jazz era lì che mi guardava e mi sorrideva dolcemente. Un sorriso si allargò sul mio viso.

Era l’ora di dirglielo. Dovevamo parlare di quella decisione e quello era il momento più opportuno. In casa non c’era nessuno, ognuno aveva da fare a modo suo e noi avevamo abbastanza tempo per discutere.

Lo guardai negli occhi, poi la dolcezza che emanavano mi costrinse a fissare un punto lontano dietro la sua spalla, mi sentivo male al solo pensiero di dovergli dire che ci saremmo divisi, anche se per un periodo di tempo davvero minimo.

-Amore, mi vuoi dire cosa c’è?- me lo chiese con un tono talmente dolce, che mi presero i brividi lungo la schiena.
Aveva perlustrato fino a quel momento tra i miei sentimenti, lo sapevo. Cercai di nuovo il contatto visivo ma era troppo. Guardarlo negli occhi e chiedergli di lasciarmi andare sola, sulla mia strada, sarebbe risultato come un’addio, e non era sicuramente quello che volevo.

-Jasper-iniziai a farfugliare a bassa voce -devo scoprire delle cose sulla mia vita passata, quella umana. E devo partire verso casa, la mia vera casa- alzai lo sguardo preoccupata, ma lui era impassibile.

-certo capisco benissimo, quando partiamo?- disse con una certa euforia nella voce. Ecco ora dovevo anche smontargli il divertimento. Sospirai e abbassai lo sguardo sulle nostre mani intrecciate.

Poi sentii una leggera pressione sotto il mento. Mi teneva stretta e mi guardava negli occhi, probabilmente ora aveva capito, perché nei suoi occhi rifletteva una scintilla particolare, tristezza o addirittura dolore.

-ho capito male, vero? Non dobbiamo partire insieme, parti solo tu, non è così?- mi soffiò sul viso quelle ultime conclusioni.

- si Jazz, mi dispiace, ma è un viaggio che devo fare da sola. Ti amo, lo sai bene, ma stavolta non mi puoi aiutare. Ti prometto che come arrivo mi faccio sentire e poi mi potrai raggiungere, dopo un po’ di tempo si intende.- ero decisa, ma la mia voce era flebile come un soffio.

-Certo, ti capisco. Aspetterò, se è questo quello che vuoi. Aspetterò tue notizie e ti lascerò un mese o anche due se vorrai. Ma non chiedermi di più. Potrei morire senza te. Ti amo Mary Alice Brandon Cullen e non ti lascerei per nulla al mondo.-

-Ti amo Jasper Whitlock Hale e non ti lascerò, qualsiasi cosa succeda-

Ci baciammo. Un bacio all’inizio dolce, sensuale, poi passionale e bramoso.

Jasper mi prese in braccio e mi portò in camera da letto, mi appoggiò con cautela sopra il nostro letto e si distese vicino a me. Riniziammo a baciarci con più foga cercando ognuna il corpo dell’altro. Non badammo molto ai vestiti che caddero a brandelli sul pavimento. La passione era tanta e travolgente. Ci unimmo come fosse stata la prima volta, le due metà perfette di un intero. Ci amavamo e nulla contava di più, quello sarebbe stato il nostro saluto, la nostra ultima notte prima della separazione.

Sarei partita alla prime luci dell’alba, senza salutare nessuno, Jasper avrebbe spiegato tutto ed ero sicura che avrebbero capito. Poi smisi di pensare, ero sua e lo sarei stata per sempre….come lui era mio. Toccammo l’apice del piacere insieme solo ore più avanti e restammo lì, abbracciati nel nostro letto. Mi appoggiai contro il suo petto marmoreo e disegnavo con la mano destra i contorni dei sui addominali scolpiti. Lui giocava con i miei capelli girandoseli e rigirandoseli tra le dita. Questi erano i momenti che più preferivo con Jasper, dove la dolcezza regnava sovrana.

Alzai di poco la testa e guardai a fuori dalla nostra enorme vetrata per capire che ore erano. Il sole non era alto, ma era il momento per preparami e partire. Mi riappoggiai sul suo petto e sospirai.

-E’ già ora?-chiese evidentemente sperando in una risposta negativa.

-Si è ora di partire- mi alzai e lo baciai, appassionatamente.
  
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