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Autore: sissi149    02/02/2016    6 recensioni
Nel Principato di Yomiuri Land, a prima vista, tutto scorre tranquillamente, senza grossi problemi. In realtà il Principe Legittimo è partito da più di un anno per un viaggio senza meta, seguendo uno strano individuo che un giorno si era presentato al castello. Il compito di governare è affidato al fratello e al fedele Sovrintendente, ma il primo è da qualche tempo colpito da misteriosi malori.
Nella foresta, invece, si sta formando un gruppo agguerrito di Ribelli, deciso a porre fine ad alcune crudeli decisioni dell'ultimo periodo prese dalla casa reale.
Tra gli schieramenti trovano posto anche la serva del Signore del Caos e la devota alla Dea dell'Armonia. In più, un tradimento è dietro l'angolo...
[I personaggi sono più di quelli indicati nello specchietto, dove il massimo è 5]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Genzo Wakabayashi/Benji, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Koshi Kanda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Poemi di Yomiuri Land'
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Toho era il nome del villaggio segreto dove vivevano i Ribelli da quasi un anno, da quando le loro azioni erano passate dall'essere opera di due o tre individui isolati a quella di un gruppo abbastanza numeroso e di conseguenza avevano attirato l'attenzione della Guardia Reale, nonché del Principe e del Sovrintendente. Le voci dicevano che fosse situato nel profondo della foresta, ma nessuno era mai riuscito a scoprirlo, tranne i Ribelli stessi. Si trovava nel cuore di una valle protetta dai monti a cui si accedeva tramite il cosiddetto Passaggio, mascherato dalla natura e dall'abilità di Ken Wakashimazu. Chi si imbatteva nel suo ingresso credeva di trovarsi in un vicolo cieco, con una ripida e solida parete rocciosa a bloccare la via, ma spostando uno spesso strato di rampicanti si poteva notare uno stretto varco, una galleria scavata da mani più potenti di quelle umane. Si attraversava la montagna per un centinaio di metri e si sbucava sul Passaggio vero e proprio: uno stretto sentiero malmesso, a filo di burrone, che consentiva il passaggio a un solo uomo per volta. Più ci si inoltrava nella valle, più diventava praticabile, fino a raggiungere la piana dove sorgeva il villaggio. Secondo molti, esisteva anche un accesso secondario, meno pericoloso, ma protetto da una palude maleodorante.

Kojiro e i suoi compagni giunsero alle abitazioni che già imbruniva. Per un soffio erano riusciti ad avere abbastanza luce per affrontare il Passaggio senza rischi eccessivi, soprattutto per coloro che trasportavano la barella col Principe.

“Chi è là?” Domandò una voce ben nota, accompagnata dallo scintillio di una lama.

“Siamo noi Maki.” Rispose Kojiro, avvicinandosi alla donna che lo accolse con un abbraccio, cosa proibita a qualsiasi altra persona, ma Maki Akanime non era una persona qualunque: alta e robusta, molto forte per una donna, portava i capelli con un taglio maschile e la sua gonna non superava mai le ginocchia, mettendo in mostra i polpacci allenati. Sapeva tirare di spada e cacciare, spesso guidava una parte del gruppo durante le sortite: non era solo la donna del capo, ma un Ribelle a tutti gli effetti.

“Bentornato e bentornati. Avete visto Yayoi? E' uscita dalla valle da sola e non è ancora rientrata.” Chiese un po' preoccupata, in fondo avrebbe dovuto essere lei ad accompagnarla.

“E' con noi, un po' indietro, ma c'è.”

“Perfetto, allora ci siamo tutti.”

Kojiro scosse la testa:

“Takeshi sta tornando per l'altra strada, con una preda.”

Maki guidò il bandito verso uno dei fuochi, su cui stavano cuocendo le prede dell'ultima battuta di caccia, e lo invitò a sedersi con lei nell'attesa. Anche gli altri, abbandonate le loro rudimentali armi, presero posto accanto ai vari focolari, osservando le donne del gruppo lavorare nei pressi delle fiamme. Uno di essi, riconoscendo la moglie, le corse incontro, sollevandola e ruotando su sé stesso.

“Yukari! Quanto mi sei mancata!”

“Ryo, mettimi giù! Mi è appena passata la nausea, non farmela tornare!”

L'uomo la depositò a terra e poi, affettuosamente, le accarezzò la pancia che incominciava a gonfiarsi in maniera visibile.

“Da quando sei così tenerone?”

“Hanji, provochi?”

“Per favore, non cominciate come al solito.”

“Sì, Yukari.”

Risposero tutti e due in coro: adoravano stuzzicarsi e darsi fastidio a vicenda, ma quando la donna li richiamava all'ordine, obbedivano senza fiatare.

Nel frattempo, arrivò anche la barella del Principe, con Yayoi al suo fianco e Ken a chiudere la fila. La donna passò in silenzio tra i falò, quasi come un fantasma, guidando gli uomini che reggevano sua Maestà in una delle due piccole capanne di legno a livello del terreno, riservate a chi non era in grado di raggiungere le abitazioni vere e proprie.

Queste ultime, infatti, erano situate sugli imponenti Alberi di Kira, il leggendario guerriero che, stando ai racconti dei cantastorie, avrebbe guidato le schiere degli umani nello scontro con i demoni di Gamo. Vi si accedeva con delle scale di corda e pioli, che la notte venivano ritirate, mentre una fitta rete di passatoie e ponti sospesi collegava le varie capanne, dando l'idea che il villaggio fosse sospeso nell'aria. Un ottimo sistema di difesa sia contro gli animali selvatici, sia nel caso qualcuno riuscisse a raggiungere la valle.

Al passaggio del piccolo corteo Maki rivolse uno sguardo interrogativo a Kojiro.

“Abbiamo preso prigioniero il Principe, è stato così stupido da entrare nella foresta accompagnato solo da un ragazzetto.”

Si trattenne dallo sputare solo per la presenza della donna.

“Non l'avrete stordito per portarlo qui, spero. Capisco la segretezza...”

“No, è quasi schiattato da solo. Almeno così dice la Strega.”

Maki sapeva riconoscere i cambi di umore dell'uomo e i suoi toni di voce: non aveva usato il tono beffardo che utilizzava con gli avversari, ma uno più secco, rivolto più a sé stesso, perciò gli appoggiò una mano sull'avambraccio cercando di addolcire i suoi consueti modi irruenti.

“Che è successo?”

Il ribelle deglutì prima di rispondere:

“Avrei potuto ucciderlo e non in combattimento. Sai bene che un conto è uccidere qualcuno combattendo, un altro è fare del male a qualcuno di inerme. Quando il Principe ha perso la sua spada, ero pronto per un altro fendente e l'avrei fatto se non fosse svenuto.”

“Sono sicura che lui fosse intenzionato a resisterti fino alle fine. Avrebbe lottato anche a mani nude, per questo eri pronto a colpire.”

“Già...” Non ne era molto convinto, prese un pezzo di carne dal fuoco e lo addentò nervosamente.

“Se non ci fosse stata Yayoi, probabilmente l'avrei ucciso portandolo qui, senza accorgermene.”

“Kojiro – Maki lo guardò negli occhi – non puoi pretendere che nessuno si faccia male nella vita che ci siamo scelti. Sapevi che la ribellione avrebbe comportato situazioni difficili, ma la Dea non ti ha abbandonato, ha messo sulla tua strada una delle sue devote. La Dea è stata presente anche oggi.”

Silenzioso come sempre Ken, liberatosi del mantello, si era avvicinato ai due:

“Sapete, l'ultima volta che sono stato in città, avevo sentito delle voci circa una strana malattia del Principe, ma non credevo fossero così fondate.”

Kojiro sospirò, quasi sollevato:

“Quindi è da un po' che non sta bene, non sono stato io.”

Le fiamme ondeggiavano, creando strani giochi di luci ed ombre sul volto dei tre fuorilegge, rendendo imperscrutabili sia le loro espressioni che i loro pensieri.

Più in là, Ryo Ishizaki e Hanji Urabe si punzecchiavano come loro solito.

“Ti sei fatto disarmare dal servo del Principe, sei proprio un pappamolle”

“Parli tu che sei finito a gambe all'aria prima ancora di cominciare!”

“Non ero pronto.”

“Appunto!”

Yukari alzò gli occhi al cielo, a metà tra il disperato e il divertito: tra qualche mese avrebbe dovuto badare non a uno, ma a due bambini.

Fu l'arrivo di Takeshi col cavallo a sbloccare la situazione, dando a tutti un nuovo argomento di conversazione: chi apprezzava l'animale, chi pensava di usarlo per qualche loro azione, chi voleva venderlo per ricavare soldi con cui aiutare le proprie famiglie.

“Come mai ci hai messo tanto?”

Gli chiese Kojiro, quando venne raggiunto accanto al fuoco.

“Il livello della palude si è alzato, ho fatto fatica a trovare il sentiero sicuro.”

“Solitamente di questa stagione l'acqua aumenta sempre un po'.”

Aggiunse Ken, terminando il suo ultimo spiedo e passandone un altro al nuovo venuto. Si spostò su un grosso masso e da una borsa estrasse il suo flauto dolce: una vivace melodia si diffuse per la valle.

Ben presto tutti i banditi abbandonarono le loro postazioni, iniziando a ballare seguendo il ritmo della musica. Ryo ed Hanji si unirono a Wakashimazu accompagnandolo con rudimentali percussioni: un tamburo di pelle e una pentola capovolta.

Lo stesso Kojiro venne trascinato riluttante nella mischia da Maki, la cui gonna vorticava velocissima.

“È divertente!”

“Solo perché sei tu!”

Sbuffò l'uomo, lasciandosi poi vincere del ritmo che diventava sempre più frenetico, abbandonando le sue inibizioni e sorridendo finalmente.

 

 

 

Più tardi Maki entrò nella capanna e trovò il Principe disteso su un rudimentale giaciglio di paglia, una coperta di lana lo copriva fin poco sopra la cintura. Yayoi era inginocchiata accanto a lui e gli teneva una mano fra le sue. Al rumore si voltò verso l'ingresso, lasciando intravedere la stanchezza sul suo volto.

“Sei tu!”

“Come sta?”

“Meglio, la circolazione sta riprendendo e le mani cominciano a scaldarsi, il respiro è meno difficoltoso. - Lasciò andare la sua mano, appoggiandogli la propria sul petto – Sono riuscita a far rallentare il cuore abbastanza da non fargli correre pericoli, ma è ancora accelerato. Ci vorrà tempo prima che si ristabilisca.”

Si scostò e prese il mortaio, in cui aveva preparato del nuovo impasto che delicatamente applicò sempre nello stesso punto.

“Questo dovrebbe aiutarlo.”

Terminate le sue operazioni, restò per un po' a guardarlo, reprimendo la tentazione di accarezzargli i capelli. Il profilo del volto era regolare e lo faceva sembrare più giovane di quanto non fosse. L'espressione era calma, come se stesse solo dormendo, ormai era da poco dopo l'arrivo al villaggio che non mostrava più segni di fitte di dolore.

C'era anche qualcosa, ma Yayoi non riusciva a capire cosa, che l'attirava, che le impediva di alzarsi e allontanarsi da lui e non era solo la devozione verso un malato: ne aveva già curati parecchi e nessuno le aveva fatto quell'effetto.

“Maki, ora che lo vedi, ti sembra possibile che sia malvagio?”

La domanda spiazzò l'altra donna, era l'ultima cosa che si sarebbe immaginata di sentirsi chiedere, era come mettere in discussione tutta la loro causa.

“Visto così no, ma certi suoi ordini parlano per lui: l'incendio del mio villaggio, per dirne uno.”

“Eppure, a me non sembra un uomo in grado di comandare certe atrocità. Io l'ho visto combattere nella foresta Maki: devi credermi, non mirava ad uccidere, cercava solo di disarmare.”

Questa volta non riuscì a dominare l'impulso e fece scorrere il dorso della mano su una guancia dell'uomo.

Akamine osservò turbata l'amica, non l'aveva mai vista comportarsi a quella maniera con gli sconosciuti, soprattutto con gli sconosciuti: benché spesso le sue abilità di Strega Bianca comportassero l'essere a stretto contatto fisico con chi aiutava, una carezza era un gesto quanto mai insolito.

Solo quando la vide ondeggiare si ricordò il motivo della sua visita:

“Dovresti mangiare qualcosa. - le disse – E' da stamattina che non tocchi cibo, tieni.”

Le porse una ciotola piena di zuppa e un cucchiaio.

“Ormai si sarà raffreddata, avrei dovuto dartela subito.”

Yayoi si girò completamente verso la Ribelle, esitando però ad afferrare la zuppa.

“Non l'ho fatta io, giuro! L'ha preparata Yukari.”

La Strega si rilassò visibilmente e, per la prima volta, sorrise:

“Grazie. A proposito di Yukari, ho preso delle erbe per le sue nausee, domani le preparerò il decotto.”

Mangiò avidamente, cercando di chiacchierare del più e del meno, ma il suo sguardo tornava spesso a controllare che il Principe stesse bene.

“Buonissima, davvero. Per fortuna abbiamo ottime cuoche come Yukari, altrimenti ci toccherebbe mangiare crudo.”

“Adesso non ti espandere troppo, Yayoi! Se non erro nemmeno tu sei un fenomeno in fatto di cibo. I tuoi intrugli saranno miracolosi per certi versi, ma in quanto a sapore, lasciamo perdere.”

Le mise una mano sulla testa schiacciandogliela e scompigliandole i lunghi capelli rossi. Entrambe scoppiarono a ridere divertite: per quanto avessero caratteri e temperamenti a volte diametralmente opposti, nel tempo avevano creato un forte legame fino a diventare l'una la confidente dell'altra. Kojiro stesso a volte invidiava il rapporto che c'era tra la sua donna e la Strega.

Un gemito attirò la loro attenzione: sua Maestà aveva aperto gli occhi e cercava faticosamente di sollevarsi.

“Do... do.. dove... sono?” Ansimò, il fiato corto.

Yayoi fu subito accanto a lui, cercando di convincerlo a restare disteso.

“Siete al sicuro, per ora. E' meglio se non vi alzate, siete ancora debole.”

“Che... che... è successo?”

“Shh, aspettate.”

Si alzò per recuperare qualcosa, ma venne trattenuta per un polso.

“Chi... Chi sei?”

Per un istante i loro sguardi si incrociarono.

“Yayoi.”

Delicatamente riuscì a liberarsi della presa, l'uomo era ancora molto debole, e velocemente raggiunse un ripiano, dove in un rozzo bicchiere di legno era contenuta una pozione soporifera, preparata in precedenza.

“Bevete questo, vi aiuterà.”

Lentamente fece inghiottire al Principe tutto il liquido azzurrognolo. Questi cominciò a sentire le palpebre farsi sempre più pesanti, la testa ciondolare, finché non cadde di nuovo nel sonno. Yayoi lo adagiò sulla paglia, tirandogli la coperta fino al mento.

“Dormite, vi farà bene.” Sussurrò.

Maki, che fino al quel momento era rimasta in silenzio, esordì:

“Sai che Kojiro voleva interrogarlo non appena si fosse svegliato?”

Yayoi sospirò, tirandosi indietro i capelli:

“Lo so, ma non aveva abbastanza forze, l'hai visto anche tu.”

“Ma...”

“Non permetterò a nessuno di fargli domande fino a che non sarà in grado di sopportarlo. Ora come ora è un malato come tutti gli altri, sono io a decidere per lui. Kojiro se ne farà una ragione.”

Akamine annuì, sapeva che l'amica aveva ragione, non avrebbe avuto senso interrogare il prigioniero in quelle condizioni e al villaggio tutti si fidavano dei suoi giudizi, aveva rimesso in sesto troppi di loro per non starla a sentire.

La porta della capanna si aprì e lasciò intravedere la figura di Ken Wakashimazu stagliarsi contro la notte, ormai fonda. Salutò con un cenno del capo ed entrò, ispezionando rapidamente la piccola stanza.

“Ragazze, è tardi. Stiamo spegnendo tutti i fuochi, è ora di salire alle capanne sugli alberi.”

“Voi andate, io resto: lui ha bisogno.” Rispose Yayoi, rivolgendo al Principe uno sguardo preoccupato, ancora una volta più profondo di quello che avrebbe rivolto a un qualsiasi altro paziente.

“Allora io rimango con te! - esclamò il Ribelle – Non è prudente restare a terra tutta la notte.”

“Ken, non è ancora stagione per il passaggio dei branchi di lupi. Questa capanna è molto robusta, chiudere la porta sarà sufficiente.”

Wakashimazu non volle sentire ragioni, non avrebbe lasciato per nulla al mondo la donna da sola, facendole correre dei pericoli. Soprattutto non l'avrebbe lasciata con un uomo di cui non si fidava, che avrebbe potuto farle del male.

Alla fine Yayoi fu costretta a cedere e consentire a Ken di restare di guardia, mentre Maki raggiungeva la sua abitazione.

Restarono in silenzio per molto tempo.

La Strega si strinse le braccia intorno al corpo, facendo scorrere le mani, nel tentativo di scaldarsi.

“Hai freddo? Tieni, usa questo.”

Ken si tolse il mantello e lo avvolse con gentilezza attorno alle spalle di Yayoi.

“E tu come farai?”

“Sto bene anche così, l'importante è che tu sia a posto.”

Il Ribelle, le orecchie in allerta pronte a captare il minimo rumore esterno, la osservò vegliare il Principe fino al punto da crollare addormentata per terra, domandandosi cosa avesse quell'uomo in più rispetto a lui, da guadagnarsi a quel modo le attenzioni della donna.

 

 

 

Al castello era notte fonda, la Fortezza era silenziosa e buia, solo la stanza del Principe, in cima alla Torre Centrale, era illuminata dalla fioca luce della torcia alla parete del letto. Il cadavere di Sanada era stato ripulito e rivestito con il migliore abito da cerimonia di sua Maestà e sistemato sul letto da Soda.

Il Sicario era particolarmente compiaciuto del suo lavoro.

Kumi, che indossava un abito marrone, più confacente a una dama rispetto al precedente, e il Sovrintendente, a poca distanza, si accordavano sugli ultimi dettagli del loro piano.

“Sicura di farcela?”

“Certamente, mi prendi per una novellina? Il Priore non si è mai accorto di nulla e anche stavolta sarà così. - La sua apparente sicurezza era tradita dal continuo arrotolarsi e srotolarsi di una sottile catenella attorno alle mani. - Tu, piuttosto, vedi di far restare in disparte il tuo uomo, non vorrei facesse danni.”

Kanda fece uno dei suoi soliti sorrisi sghembi, annuendo:

“Makoto non è un tipo molto diplomatico.”

“Decisamente.”

Cominciò a passeggiare nervosamente per la stanza, fermandosi di tanto in tanto a sistemarsi le maniche o la cintura o gli stivali. Mantello e spada li aveva lasciati nell'altra torre: doveva pur sempre dare l'impressione di essere accorso di fretta.

E in fretta arrivò Katagiri, solo, la lunga tunica leggermente sollevata per non inciampare nei gradini e i capelli scompigliati, perfino il monocolo non era al suo posto. Trafelato domandò:

“Cosa e successo?”

Fu Kumi ad andargli incontro, bloccandogli la vista dell'interno della stanza.

“Il Principe sta di nuovo male. Ora, a me gli occhi!”

Distese la catenina davanti al viso del Priore, lasciando finalmente vedere il pendente posto alla fine: una mezza luna nera, con la gobba posta in alto, simbolo di tutte le Streghe Nere. Lentamente cominciò a farla ondeggiare, costringendo gli occhi di Katagiri a seguirla, e insieme sussurrò:

“Nel nome del potente Gamo

io ti chiamo,

perdi i tuoi sensi,

vedi ciò che io ti comando,

la mia sarà

la tua sola verità.”

Un poco alla volta gli occhi del Priore divennero spenti e vuoti, era completamente ipnotizzato e in balìa dell'incantesimo della Strega. Questa si sollevò sulle punte e gli parlò all'orecchio, poi schioccò le dita.

L'uomo sembrò risvegliarsi dallo stato catatonico, ma i suoi occhi rimasero spenti sul fondo. Riprendendo il discorso come se non ci fosse stata alcune interruzione, comandò di essere condotto subito da sua Maestà.

Per Kanda, Kumi e il loro progetto quello era il momento più difficile: se l'incantesimo della Strega Nera avesse fallito, sarebbero stati immediatamente smascherati.

Katagiri si avvicinò meccanicamente al letto e cominciò a visitare Sanada, non accorgendosi nemmeno per un istante di non avere di fronte il Principe. Tastò il polso, ascoltò il petto, compì delle strane manovre e da ultimo, estremo tentativo, cercò di risoffiare attraverso la bocca lo spirito vitale in quel corpo. Fu tutto inutile.

“Mio Signore, mia Lady, sua Altezza è morto, il suo cuore si è fermato. Possa Machiko accoglierlo tra le sue braccia.”

Annunciò solennemente, cercando di mantenere un contegno.

La donna si portò le mani alla bocca e cercò il sostegno del Sovrintendente. Kanda le mise un braccio attorno alla vita e l'attirò verso di sé cercando di infonderle coraggio.

“Vi abbiamo chiamato non appena ci siamo accorti che c'era qualcosa che non andava. Quando è rientrato dalla cavalcata il Principe era un po' stanco, ma stava bene. Ha voluto subito andare a dormire. Kumi è passata per controllare che avesse bevuto il tonico serale e l'ha trovato riverso sul pavimento che respirava a fatica.”

“Se fossi passata prima avremmo potuto salvarlo, è tutta colpa mia.”

Il Priore parlò gravemente:

“Non fatevene una colpa. Come ho detto stamattina al Sovrintendente, il cuore di sua Altezza era ormai indebolito a tal punto che anche un piccolo attacco gli sarebbe potuto essere fatale.”

“E ora, che faremo?”

“Sarebbe saggio che nessuno vedesse sua Maestà in questo stato. Suggerisco di chiuderlo subito nella bara e di anticipare il più possibile il rito funebre.”

“Come ritenete opportuno. Makoto – Kanda fece un cenno al sicario, che si avvicinò – accompagna giù il Priore, poi occupati di questa situazione.”

“Come desiderate.”

I due uomini, dopo essersi inchinati, lasciarono la stanza. Strega e Sovrintendente poterono così godersi il loro successo:

“Quella della bara è stata una tua idea?”

Kumi si allontanò da lui sorridendo soddisfatta.

“Immagino che molta gente vorrà rendere omaggio al Principe prima della cerimonia, a cominciare da Wakabayashi, non posso ipnotizzarli tutti. Per quanto i poteri donatimi dal potente Gamo siano molto potenti, sarebbe molto stancante.”

“Così renderanno omaggio a una cassa chiusa, ben fatto. Sei la mia alleata più preziosa.”

“Ora sta a te gestire Wakabayashi.”

“Non ti preoccupare, è un uomo troppo leale per mettere in discussione gli ordini del Principe dal letto di morte, non infrangerà mai i suoi giuramenti.”

Si riavvicinò alla donna e brutalmente le afferrò il viso, baciandola con ferocia.

All'esterno il cielo impallidiva lentamente, l'alba era vicina, il sole sarebbe sorto su un nuovo regno.

 
  
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