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Autore: Guerildor    03/02/2016    2 recensioni
Quarto anno. Il nome di Harry è stato da poco estratto dal Calice di Fuoco. Il suo anno a Hogwarts è sicuramente il più difficile. Gli amici di sempre lo credono un baro, la paura e il senso di inadeguatezza nei confronti del Tremaghi e il suo litigio con Ron lo hanno reso emotivamente instabile. L'unica costante su cui può contare in quel momento è Hermione.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Nagnok, rivoluzioni Goblin e un bacio rubato

Harry, Hermione e Grattastinchi erano gli unici ancora svegli nella torre di Grifondoro. La Sala comune era deserta, il grattare delle piume, lo scoppiettio del camino e gli sbuffi del gatto erano gli unici rumori. Hermione aveva finito il suo saggio, "Cause principali che portarono alla rivoluzione dei Goblin", già da un po', ma si era offerta di aiutare Harry con la stesura del suo.
"Harry, hai scritto tre volte Ragnok invece di Nagnok... Guarda che la sua morte ha segnato la storia dei nostri rapporti con i Goblin. E a dirla tutta, inviare un troll dal Ministero... Harry?".
"Sì, sì, Ragnok invece di Nagnok, correggo subito". Harry colpì con la bacchetta la parola Ragnok che si trasformò in "Schifok".
Harry diede un pugno al tavolino rischiando di rovesciare il suo calamaio.
"Harry" sussurrò piano Hermione.
"Sì, Hermione?" rispose lui piano, scostando la testa per non far vedere all'amica una grossa lacrima che aveva cominciato a farsi strada sul suo viso.
Hermione gli afferrò la mano.
"Ti capisco" si limitò a dire.
Harry sentì la rabbia montargli dentro. Cosa poteva capire lei? Non era stato il suo nome a finire nel Calice. Non era stata accusata da tutta la Scuola di essere un'imbrogliona, una ricercatrice di attenzioni. Non era lei che Codaliscia voleva morto. Non era lei che aveva smesso di parlare con Ron.
Invece di scagliarsi contro Hermione decise di scostare la mano dalla presa di lei e di andare a dormire.
Fece per alzarsi ma Hermione lo imitò. Era poco più alto di lei. La rabbia svanì quando vide i suoi occhi, colmi di lacrime. Forse capiva sul serio. Lei non aveva mai creduto che lui avesse messo il suo nome nel Calice. Lei era lì a tenergli la mano e ad aiutarlo con lo stupido saggio sui Goblin.
Harry deglutì. Provò a parlare, ma la voce gli si spezzò. Ci riprovò.
"Tutto questo... Non riesco a reggerlo. Non sono pronto. Non lo volevo".
"Lo so Harry, lo so".
Harry e Hermione, in piedi al centro della sala comune, entrambi con le guance salate di lacrime. Perfino Grattastinchi li guardava con curiosità.
"Lo so che non hai messo tu il nome nel Calice, mi credi? Quando dico che ti credo intendo".
"Sì" rispode Harry senza pensarci un secondo. "Ma mi domando quante belle cose ti dirà Ron su di me".
"Pensi che io passi il mio tempo libero ad ascoltare Ron che parla male di te?".
"Non lo so. Tu..." soppesò le parole. Non aveva mai parlato di questo con Hermione. Non aveva mai toccato l'argomento. Tutte le volte che ci aveva pensato, da solo, nel buio del suo dormitorio, si era sentito uno sciocco e un egoista. Ma ad averla lì, in lacrime per lui, si ritrovò a tirar fuori qualcosa che aveva tenuto dentro per mesi, forse anni.
"Tu e Ron avete un rapporto diverso da quello che abbiamo io e te". Lo disse tutto d'un fiato. Se avesse esitato anche solo un secondo non sarebbe riuscito a tirar fuori quelle parole.
La bocca di Hermione si aprì leggermente per una sincera sorpresa. Non si aspettava che Harry parlasse di lei e Ron.
"Stai dicendo che sono più amica di Ron che di te? Harry, è tardi, sei stanco e confuso, forse è meglio se andiamo a dormire".
"Sono stanco, ma non sono confuso. Ma ti sbagli, non credo che sei più amica di Ron che di me. Credo che a te Ron piaccia".
"Certo che mi piace. Come amico, Harry". La voce di Hermione era forzatamente tranquilla.
"No. C'è qualcosa tra di voi. Vi siete già baciati?" la domanda uscì fuori dalla sua bocca con una forza che lui non aveva previsto. Suonava quasi come un'accusa.
Hermione sembrava sconvolta. Prima che potesse rispondere però Harry la fermò.
"Scusa". Un'altra lacrima a rigargli il viso. "Non sono affari miei". Due lacrime. "Tutta questa situazione è più grande di me. Non ce la faccio più. E pensare a te e Ron da soli...".
Hermione gli strinse di nuovo una mano. Stavolta Harry non si divincolò. Ricambiò la stretta con forza e dolcezza. Erano ancora lì, in piedi, i visi a pochi centimetri di distanza, gli sguardi bassi e lacrimosi, le mani intrecciate.
"Non ci siamo baciati. E non pensavo fosse importante per te". Cos'era quella nota nella sua voce? Era rammarico? Era forse triste perché pensava che a Harry non importasse se lei baciasse o meno qualcuno? Se baciasse o meno Ron?
O molto più semplicemente aveva immaginato lui quella nota. Aveva adattato la realtà in una versione più comoda? In qualcosa che era più vicino ai suoi desideri.
"Lo è. È importante".
"Pensavo pensassi di più a chi baciasse Cho".
"Cho è solo carina. Anche tu lo sei".
Le mani di Hermione tremarono nelle sue. Ma non si allontanarono. Ormai le loro fronti si toccavano. Harry riusciva a sentire il respiro di lei sulle labbra.
"Anche tu lo sei. Ma tu sei anche un genio. E sei sarcastica. Precisa. Orgogliosa. Coraggiosa. E ci sei sempre. Sempre".
Ad ogni aggettivo Harry premeva leggermente le dita di Hermione tra le sue.
"Smettila. Tu sei famoso. Il ragazzo che è sopravvissuto. Sei il centro di tutto. Ogni volta. E nonostante tutto rimani corretto. Leale. Buono. A dispetto delle aspettative. E sei la persona più coraggiosa che io abbia mai conosciuto".
Le loro labbra si unirono senza preavviso. Si erano mossi entrambi, un unico gesto rapido e fluido. Le mani ancora intrecciate. Continuarono a baciarsi per quelli che sembrarono secoli. Il tempo era un concetto inesistente, in quell'istante esistevano solo loro due, uniti.
Harry non pensava a nulla. Non pensava al Tremaghi, ai draghi. Non pensava a Ron né a Voldemort. Non pensava a nulla. Non gli era mai capitato da quando era ad Hogwarts.
Un rumore sulla cima delle scale riportò i due alla realtà. Così come si erano uniti si erano staccati. Un unico gesto. Entrambi guardavano le scale allarmati, come se stessero per essere colti sulla scena di un delitto.
Ron arrivò piano. Osservò prima Harry, poi Hermione, entrambi in piedi al centro della stanza. Poi i suoi occhi si posarono sulle pergamene e le piume e sembrò comprendere. Ancora una volta Hermione stava aiutando uno di loro. Nient'altro.
"Ciao Ron, stavamo giusto andando a letto. Harry non riesce a concentrarsi, è inutile. Continuiamo domani col saggio".
A Harry sembrò che Hermione tentasse di giustificarsi e gli sembrò di scorgere autentico terrore nei suoi occhi, all'idea che Ron potesse sospettare qualcosa.
Il senso di impotenza e inadeguatezza si reimpadronì di lui.
"Già" si limitò a dire. "Buonanotte".
Salendo sentì Hermione ridere con Ron di una qualche battuta di lui riguardo ai Goblin. Non poteva vedere però gli occhi di lei, che lo seguirono fino all'ultimo gradino.
   
 
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