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Autore: DarkRose86    19/03/2009    3 recensioni
Dal giorno in cui sono nato, il mondo attorno a me è radicalmente cambiato.
Quel paesaggio così semplice e affascinante non accompagna più queste mie lunghe giornate;
intorno a me adesso, solo buio ed enormi distese d'asfalto.
Dove hanno lasciato la mia infanzia?
Da un numero imprecisato di anni sono triste e malinconico, e l'unica mia consolazione è l'altra parte di me.
{ III classificata al contest Aforismi di Jim Morrison, indetto da Momiko - storie giudicate da VavvyMalfoy91 }
.Zetsu centric.
[Alternative Universe, Death Character, Vago Nonsense]
Genere: Triste, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Zetsu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Allora... la seguente storia partecipa al Contest Aforismi di Jim Morrison , indetto da Momiko sul Forum di EFP; purtroppo, a causa di diversi problemi che sono insorti, la giudice non ha ancora potuto darci i risultati, ma ci ha comunque permesso di pubbliare. Per questo, mi sento in dovere di ringraziarla. <3
Dunque... la storia che vi apprestate a leggere è stata diversi mesi in un angolino dell'HD, ma mai l'ho dimenticata; questo non sarebbe potuto accadere per due motivi: primo, perché ci ho messo un sacco di tempo a scriverla. Secondo, il più importante, è perché questa è una delle fanfictions da me scritte che più amo. Per quale motivo? Perché tratta di un personaggio secondario che io adoro, e che ho catapultato in un mondo dei miei
Spero che l'apprezzerete.
Può anche essere vista come una Zetsu/Zetsu, ma se non ho messo l'avvertimento è perché non è nata come shonen ai e, se v'è un piccolo accenno, non è voluto. 

Dedicata a tutti i fan del mitico Zetsu... e a Valentina, con tutto il mio affetto. Lei sa perché. Ti adoro, mimma mia.

Datemi un sogno in cui vivere, perché la realtà mi sta uccidendo.

Jim Morrison

The Other Part of Me

Dal giorno in cui sono nato, il mondo attorno a me è radicalmente cambiato.
Se mi volto a destra, non vedo più le fiere colline che sovrastavano la mia casa di campagna; e se guardo a sinistra, ancora mi chiedo dove sia finita la ferrovia che da piccolo amavo osservare, perché il vecchio treno a vapore che passava di lì era un evento da non perdere.
Quel paesaggio così semplice e affascinante non accompagna più queste mie lunghe giornate; intorno a me adesso, solo buio ed enormi distese d'asfalto. Dove hanno lasciato la mia infanzia?
Ricordo d'esser stato un bimbo vivace e allegro, che amava lasciarsi cullare dai caldi abbracci di mamma e papà; una persona normale, nata in un mondo normale, da due genitori normali.
Inghiottita a forza da un futuro incerto, da una scienza che non dovrebbe esistere, tant'è pericolosa, atta unicamente a portare sofferenze nella vita di coloro che prende di mira per i suoi disumani esperimenti.

Io faccio parte dei mostri; e vivo sepolto a chissà quanti metri sotto il mondo che incurante va avanti, senza sapere, senza poter vedere.
Non so dirvi da quanto tempo non lascio che la luce del sole mi accarezzi delicata; l'unica cosa che posso assicurarvi è che
quando ti senti triste e solo, l'unica persona su cui puoi fare affidamento... è te stesso *. Da un numero imprecisato di anni sono triste e malinconico, e l'unica mia consolazione è l'altra parte di me; qualcuno di voi, se mi conoscesse, potrebbe dire che almeno ho la fortuna di non essere solo. Ma lo sono invece, perché io e lui siamo uno; due esseri fusi insieme, bisognosi del compagno come lo sono gli esseri umani di complici sorrisi. E quando io soffro, egli si dispera assieme a me.
- Qual'è la parte cattiva? - mi domandò un giorno un esperimento come me, che nasconde il proprio cuore umano dentro un involucro di legno e tristezza, ma io non seppi rispondere; se davvero in me ci sono una parte crudele ed una buona, non saprei dirvi con certezza se il mio
bianco corrisponde a purezza e lealtà.

Io, vorrei strappare il cuore dal petto di coloro che ci hanno ridotti in questo stato; creature deformi, mostruose, o dotate di doppia personalità evidente anche dall'esterno, come il sottoscritto. Ma ancor di più vorrei cancellare i sorrisi beffardi di chi gode della mia sofferenza, e dopodiché addormentarmi per l'eternità.
In attesa del giorno in cui verremo chiamati ad uscire allo scoperto, per permettere ai nostri capi di avere la supremazia sul mondo intero, cammino senza una meta precisa sulla strada che pare non finire mai, ho saputo di qualcuno che ha tentato di arrivare in fondo, ma non è più tornato; mi chiedo cosa e chi avrà incontrato, durante il suo tragitto. Che abbia trovato un varco per andarsene via da quest'inferno terrestre?

Vuoi provare a fuggire? ”
- No. Sarebbe inutile. -
Dunque vuoi morire qua sotto? ”
- Voglio solo poter sognare ancora. -
Se potessi vivere in un sogno infinito, sono sicuro che riuscirei a sorridere. Non importa se felice oppure un incubo; in entrambi i casi, sarebbe sicuramente meglio della realtà. Perché vorrei scomparire dalla vista degli altri per l'eternità, ma non morire mai.

Non ti rendi conto che i tuoi pensieri sono dannatamente patetici? Non hai abbandonato la mentalità infantile che avevi quando ti hanno portato qui. ”
- Pensala come vuoi, ma ora come ora siamo sulla stessa barca. -
Quando si comporta così proprio non lo sopporto; questa è l'unica cosa sulla quale non siamo d'accordo. Siamo entrambi molto attaccati alla vita, ma lui a quella del presente, io invece al mio passato; quel passato, che so benissimo che non ritornerà mai più.

Ehi... piantala di fare così, sai bene che hai il potere di contagiarmi con la tua tristezza. La sai una cosa? Cominci a rompermi con questo comportamento assurdo! ”

Se solo capisse...

- Piantala tu, se non vuoi saperne di provare a capirmi, stattene zitto e lasciami in pace! -
Uno dei nostri abituali litigi ma, questo ho il timore sfocerà in qualche cosa di peggiore; non mi ero mai rivolto all'altra metà in un modo così brusco. Mentre ci offendiamo pesantemente a vicenda, vediamo avvicinarsi una persona che – purtroppo – conosciamo fin troppo bene...
- Qualche problema, Zetsu? Sai, dovresti andare a riposarti; fra pochi giorni, quel che tanto abbiamo atteso, finalmente accadrà. - spiega uno strano individuo di nome Pain, il capo, qua sotto.
- Dunque è vero... - mormoro io, mentre l'altro continua ad inveire contro di me con rabbia.
- Sarà l'inizio di una guerra che ci porterà alla totale conquista del mondo intero... perciò dobbiamo essere preparati! -
Conquistare ogni cosa... mi chiedo se davvero può portare felicità; ma io sono solo una pedina, e quindi non ha senso continuare ad arrovellarmi con questo genere di domande.

Che facciamo? ”
- Torniamo a casa. -
Va bene, come desideri... tanto, adesso non resta che aspettare. ”
Già... aspettare, stendendosi sul letto, chiudendo gli occhi, ed immergendosi in un mondo privo di sogni: la peggiore realtà alla quale si possa aspirare.

Prima o poi, finirò per impazzire.

Il mio letto è molto grande, perché questo corpo, così com'è, necessita di un certo spazio; mi distendo con fatica, e mentre fisso il soffitto di un bianco sporco, lascio che ciò che mi avvolge il capo si chiuda lentamente, oscurando il tutto ancor di più di quanto già non lo sia.
- Colui che verrà fuso con la più vorace pianta carnivora del laboratorio, sarà il più fortunato fra di voi. - diceva un tempo Pain; e, guarda caso, il “ fortunato ” sottoposto alla suddetta tortura, fu proprio il sottoscritto.

Buonanotte. ”
- Qui è sempre notte. -
Amo il buio. ”
- Io no. -
Odio chi cerca appigli in ricordi lontani che è inutile cercare di rivivere. ”
- Ed io odio chi rinnega quel poco d'umanità che ci è rimasta dentro. -
Noi non lo siamo più. ”
- E allora non dovremmo amare od odiare. -
... ”
Mi fai pena. ”
- Si può sapere cos'hai, ultimamente? -
Te l'ho già detto, mi sono stufato di te e del tuo sentimentalismo. ”

Eppure, lui mi comprendeva e soffriva assieme a me...

- ...perché? -
Perché non posso fare affidamento su un idiota come te. ”

...fino a pochissimo tempo fa.

- Qualunque sia il tuo pensiero, ricorda che non puoi vivere senza di me. -
Già, purtroppo hai ragione.”

~

Spesso mi domando per quale motivo sono io ad avere il controllo delle azioni di questo corpo totalmente assurdo; e dire che non sono mai stato tagliato per il ruolo di leader. La debolezza che mi contraddistingue non mi si addice, eppure mi tormenta; tanto che sto seriamente pensando di provare a scappare senza aspettare il segnale.
Che vuoi fare? Perché ci stiamo alzando? ” mi chiede lui, mentre il corpo nel quale alberga si siede a fatica sul letto.
- Senti... vuoi andartene da qui? -
Certo, peccato che tu non hai abbastanza fegato per provarci. ”
- Invece ho deciso che voglio farlo. -
Ma che ti è successo? Ieri eri di tutt'altra opinione... non vuoi aspettare che vengano a chiamarci? Non vuoi essere sicuro di toccare nuovamente il suolo in cui siamo nati e cresciuti? ”

- Nessuno mi assicura che il mondo che conoscevo esiste ancora; voglio provare ad afferrare il sogno, senza l'aiuto di nessuno. -
Mi alzo ed esco fuori in fretta e furia, guardandomi intorno e alle spalle per essere sicuro che nessuno mi stia controllando; se qualcuno scoprisse che voglio fuggire, sarebbero guai. Dunque inizio a correre per la strada della quale non si riesce a scorgere la fine, cercando di abbandonare le sofferenze sull'asfalto freddo sotto di me. L'altra parte di me non dice nulla, come fosse addormentata; si è piegata al mio volere fin troppo facilmente, ma adesso l'unica cosa che m'interessa è scampare alla realtà che lentamente mi sta logorando, dolorosamente, inesorabilmente.
Attorno a me, palazzi color grigio spento se ne stanno maestosi a far da guardia, silenziosi; davanti, una domanda: dove giungerà mai, quest'enorme sentiero?

In giro non c'è anima viva, per cui posso permettermi una breve pausa; mi fermo un attimo per riprendere fiato, alzando lo sguardo. Ne sono sicuro, qualsiasi cosa sarà migliore del buio che mi ha avvolto per non so quanti anni nel suo gelido abbraccio. Anche la Morte.
Ricomincio a correre imperterrito, ma più lo faccio, e più mi convinco di non muovermi di un solo centimetro.
Che hai, sei già rassegnato? ”
- No, niente affatto. -
Sbuffo, sembra quasi mi stia prendendo in giro, e la cosa non mi diverte per nulla.
Io fuggirò.
Io ci riuscirò.

Perché sono solo, ma possiedo la forza di due.
Man mano che proseguo nel mio cammino, finalmente mi accorgo che qualcosa sta cambiando, nel paesaggio circostante: adesso si riesce a vedere perfino qualche albero, seppur spoglio. Ma com'è possibile che delle piante possano nascere e vivere qua sotto? Mi avvicino ad un tronco e mi appoggio ad esso, cercando di riassaporare quelle sensazioni che tanto mi mancano; la natura, il suo odore inebriante.
E ritorno bambino, anche se per pochi istanti.

Quando mi distolgo dai miei nostalgici pensieri, noto qualcosa di strano ai piedi di un albero lì vicino; sembra una scatola, accuratamente sigillata. Mi inginocchio di fronte ad essa, studiandola per bene: mi chiedo cosa contenga, e per quale motivo si trova in un posto così strano. Sinceramente sono un pochino preoccupato, ma la curiosità ha il sopravvento; la apro con cura, stando attento a non rompere il suo contenuto.
- Ma che diavolo... -
Un coltello.
Una lama affilata e per giunta addirittura lucente, tant'è pulita.
Ma che ci fa qui? E soprattutto, a che cosa dovrebbe servire? Prendo in mano la scatola osservandone per bene tutti e quattro i lati, rimanendo di stucco quando leggo ciò che c'è scritto sul lato destro.

Per Zetsu. ”

Per me? Adesso sono ancor più confuso.
- Ehi, secondo te che dovremmo farne? -

Buttalo, a mio parere è solo un fottuto scherzo, sono convinto che c'è una scatola per ognuno di noi... magari vogliono provare a far desistere dal suo intento chi tenta di fuggire... cercano di spaventarci. ”
- Mh, forse hai ragione. -
Lascio l'arma per terra, rimettendomi in marcia; non ho tempo per star dietro a delle stupidaggini. Ma, dopo pochi passi, un rumore attira la mia attenzione; abbasso lo sguardo, e ai miei piedi vi è ancora quel coltello. Conficcato per terra, col manico rivolto verso il sottoscritto.

Improvvisamente mi sento stanco, e questo luogo sembra diventare ancor più buio di quanto già non lo era prima; chiudo gli occhi, colto da un sonno profondo. Tenebre.

~

Sangue. Vedo solo sangue, attorno a me. Liquido cremisi sulle pareti di un palazzo sconosciuto, sul pavimento, sulle mie mani; dove mi trovo? Perché avverto sapore ferroso nella mia bocca, se non sento alcun dolore?
- Dove siamo? - domando, sperando che l'altra parte di me sappia offrirmi delucidazioni sulla faccenda.
Faccio qualche passo nel lungo corridoio che mi trovo davanti, mentre attendo una risposta che tarda ad arrivare.
- Che è successo? -
Silenzio. Avverto un leggero fastidio al fianco destro, vi poso la mano, scoprendo un taglio. Che sta succedendo? Sono sicuro di non essermi ferito, quando ho trovato quel coltello. E inoltre, adesso mi trovo in un posto mai visto prima. Che mi abbiano scoperto, e riportato indietro?
- Allora? Potresti anche degnarti di rispondermi! - rimprovero.

Ma c'è qualcosa che non va, mi sento strano.
Vedo una luce alla fine del corridoio, allungo il passo per raggiungerla, ma essa si allontana sempre di più, fino a scomparire; odo qualcuno ridere, chissà, forse sono ridicolo.
Allora corro, spaventato, questa situazione è fin troppo assurda; come sono arrivato qui?

Le risate che mi scherniscono si fanno assordanti, tanto che devo coprirmi le orecchie per evitare di sentirle, mentre le pareti che mi circondano sembrano prendere vita. Le porte cigolano, il soffitto inizia a crollare, ed io devo fare i salti mortali per non farmi colpire; chiedo aiuto, ma nessuno mi sente o almeno credo. Neanche lui.
D'improvviso il terreno sotto ai miei piedi scompare, e cado. Sprofondo, sempre più giù, cerco un appiglio ma non c'è nulla intorno a me. Cado ma non sento dolore. Non sento
nulla. E' come se il mio corpo avesse perso sensibilità, mi sento come se gli arti mi fossero stati staccati, non riesco ad afferrare nulla se non la consapevolezza che qualcosa è morto, dentro di me. Raggiungo il suolo rumorosamente, ritrovandomi in quello che ha tutta l'aria di essere un deserto; mi alzo con fatica guardandomi intorno, la terra arida scotta e i raggi del sole che tanto desideravo rivedere sono talmente potenti che fanno quasi male. Pero', nonostante non capisca cosa stia accadendo, lascio che le mie labbra si curvino in un sorriso: forse sono riuscito ad uscire, senza accorgermene.

- Guarda, il sole è bellissimo. - commento, ma lui non risponde.
Faccio qualche passo col braccio alzato, come a voler afferrare quella luce abbagliante, mentre silenzioso attendo che anche l'altra parte commenti quello spettacolo; sono forse diventato sordo? E' questo il prezzo da pagare per vivere nuovamente di sogni e speranze?
- Perché non rispondi alle mie domande...? -

Il nulla. Mi assale, mi confonde; dov'è finita la mia metà?
Pian piano, anche il deserto attorno a me scompare assieme al mio sorriso, trasformato in lacrime sgorganti da un solo occhio che brucia da impazzire; il paesaggio diviene un oceano sul quale piove a dirotto, e l'acqua piovana si mischia alla distesa blu di fronte a me.
- Piangi assieme a me? - chiedo, rivolto al cielo, - Sembra che lui non voglia più farlo... - dico poi, toccandomi la guancia scura; è fredda, dannatamente fredda.
Non capisco per quale motivo il luogo in cui mi trovo cambia di continuo, mostrandomi tutte le cose che più amavo, un tempo: il sole, il cielo, il mare. Non capisco perché il mio compagno non mi risponde, sono più confuso che mai, riesco solo ad inginocchiarmi a terra pregando che questo supplizio termini in fretta. Vorrei poter pensare di trovarmi in un sogno, ma da ormai troppo tempo non ne sono più in grado.
Mi alzo, conscio che è inutile star qui a piangermi addosso; e vago, vago per chilometri e chilometri, per strade, colline, montagne. Per boschi, dove non si ode rumore alcuno; per spazi all'apparenza infiniti, talmente surreali che sto iniziando a pensare di poter raggiungere le stelle che mi sovrastano, fiere e luminose. Cammino, senza di lui. Lui che non mi onora più del suo essere scontroso, né di quei rari momenti di gentilezza che tanto apprezzavo.
- Dove sei? Tu sei parte di me. Se tu non ci sei, io non posso esistere... -
Ma se è così, perché riesco ancora a muovermi e a pensare?

Chiudo gli occhi provando a cercare una risposta dentro di me, o per lo meno un senso.
- Datemi un sogno, voglio vivere in un sogno. - lamento.

Ma come, Zetsu? Non pensavi che un incubo sarebbe stato migliore della realtà in cui vivi? Stai sognando, come hai sempre voluto. ”

sentenzia una voce sconosciuta.
- Non è questo che volevo! Io desideravo rivivere la mia infanzia, poter sfogliare ancora una volta il nostro album di famiglia, fare ciò che fanno le persone normali, com'ero anch'io un tempo! -

Pero' volevi anche lui. ”

- Lui... è parte di me... sei stato tu a farlo? Io... non lo sento più... -

Io? Forse dovresti tornare in quel luogo, appoggiarti nuovamente a quell'albero e rivivere quei momenti. ”

Spalanco gli occhi a quelle parole; che intende dire?
Mi sento risucchiare da una strana forza, e dopo poco mi ritrovo ancora una volta in quel posto; la scatola è ancora lì, ma è stata sigillata di nuovo.

Faccio per avvicinarmi, ma qualcuno mi precede. Sono io.
- Ehi... -
Chiamo quell'immagine ma essa non mi risponde; si china per prendere la scatola e la apre attenta a non rovinarne il contenuto, scoprendo un coltello. Lo guarda con curiosità, testando l'affilatura della lama; dopodiché, un sadico sorriso s'impossessa del suo volto.

Questo sogno appartiene solo a me... per questo, solo io dovrò godere del suo calore e della sua luce. ”
Affonda la lama nella carne, mentre l'altra sua parte lo supplica di smettere; possibile che lui non senta nulla? Sangue cola sulle sue mani e sulle gambe, sul petto e sul terreno sotto di lui. Ma egli imperterrito continua, continua, continua...
Mi sento quasi mancare, e mi rendo conto che quell'immagine mi rappresenta; tocco con più attenzione il mio corpo, e liquido cremisi macchia la mano chiara.
- Io... ti ho ucciso? -
Ne sono ormai consapevole, sebbene stenti a crederci; mi sono privato di una compagnia indispensabile, il tutto a causa del mio fottuto egoismo.
- Non volevo farlo... per favore, dimmi che ci sei ancora... -
Le suppliche sono ormai inutili, lo so bene; eppure, continuo a chiamarlo, a sperare in un miracolo. Ma in questo luogo, la realtà non ammette errori. Se non vivi secondo le sue regole, sei destinato a soffrire per il resto della tua esistenza.

Adesso più che mai vorrei un sogno in cui vivere, mentre raccolgo il coltello macchiato del mio più grande peccato; ora che lo affondo nel mio petto alla ricerca di quel cuore che tanto lo amava, voglio provare a capirlo. Ma la realtà, purtroppo, non perdona l'egoismo di una mente fottutamente malata.
Essa uccide, senza scrupoli né ripensamenti.
L'ha portato via da me, ma adesso lo raggiungerò; perché senza la mia metà, io non posso vivere. Posso sognare, è vero, ma farlo senza di lui, alla fine, che senso ha?

- Ehi, Kisame, hai sentito? Zetsu non ce l'ha fatta. -
- Era ovvio; nessuno ce l'ha mai fatta, Sasori. -
- E' triste. Non potrà assistere alla grande rivoluzione. -

- No, non lo è. Lui ha afferrato la vera essenza del sogno. -

Esso non è la guerra, né la rivoluzione, e neanche il potere assoluto.
E' il senso della propria esistenza.
E riconoscere assieme a chi la si vuole trascorrere.

La realtà uccide, ma il sogno è la speranza che mai muore; basta avere qualcuno con cui condividerlo.


End


Note dell'autore:

* quando ti senti triste e solo, l'unica persona su cui puoi fare affidamento... è te stesso.

Citazione abbastanza conosciuta di Zetsu stesso, che alla fine riassume un po' il perché del comportamento del personaggio nella scena clou della fanfiction, assieme all'aforisma scelto.

Spiegazioni varie:
ti chiederai il perché della scatola con all'interno il coltello e soprattutto come mai sul lato di essa c'è scritto proprio “ Per Zetsu ”. Allora, l'idea della scatola non ha significato particolarmente profondo, mi sono solamente ispirata ad una cosa che ho visto l'altro giorno ( ergo, ero in auto assieme a mio padre per una strada buia, e guardando fuori dal finestrino ho notato una scatola accanto ad un albero, e la cosa mi ha un pochino inquietata ed ispirata ); quanto alla scritta, sta al lettore scegliere il suo senso. Sarà che ognuno dei “ mostri ” aveva una propria scatola? Oppure, si tratta solamente di un'illusione dettata dalla dilagante follia che alberga dentro il protagonista? Entrambe le risposte potrebbero essere giuste, offro libera interpretazione.
Alcune parole sul finale: chi parla, proponendo di rivivere il momento in cui Zetsu uccide l'altra parte, non è altro che la sua stessa coscienza. Dentro di sé sa già d'aver ucciso il suo compagno, ma inconsciamente si rifiuta di crederlo; sviene per lo shock e per il dolore non appena lo fa, e sogna tutto ciò che avrebbe voluto rivedere, ma si rende conto che l'egoismo che l'ha portato a cercare la solitudine non può salvarlo, né donargli un'esistenza felice. Non importa quel che Morfeo gli mostra, dopo averlo accolto fra le sue braccia dopo così tanto tempo.
Spero che Zetsu non risulti troppo OOC, è un personaggio di cui sappiamo poco e diciamo che ho provato ad immaginarmelo in questo contesto, e non mi è dispiaciuto offrirgli questa caratterizzazione. ^^


  
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