Allora...
la seguente
storia partecipa al Contest Aforismi
di Jim Morrison , indetto da Momiko sul Forum di EFP;
purtroppo, a causa di diversi problemi che sono insorti, la giudice non
ha ancora potuto darci i risultati, ma ci ha comunque permesso di
pubbliare. Per questo, mi sento in dovere di ringraziarla. <3
Dunque... la storia che vi apprestate a leggere è stata
diversi mesi in un angolino dell'HD, ma mai l'ho dimenticata; questo
non sarebbe potuto accadere per due motivi: primo, perché ci
ho messo un sacco di tempo a scriverla. Secondo, il più
importante, è perché questa è una
delle fanfictions da me scritte che più amo. Per quale
motivo? Perché tratta di un personaggio secondario che io
adoro, e che ho catapultato in un mondo dei miei.
Spero che l'apprezzerete.
Può anche essere vista come una Zetsu/Zetsu, ma se non ho messo l'avvertimento è perché non è nata come shonen ai e, se v'è un piccolo accenno, non è voluto.
Dedicata a tutti i fan del mitico Zetsu... e a Valentina, con tutto il mio affetto. Lei sa perché. Ti adoro, mimma mia.
“ Datemi un sogno in cui vivere, perché la realtà mi sta uccidendo. ”
Jim Morrison
The Other Part of Me
Dal
giorno in cui sono nato, il mondo
attorno a
me è radicalmente cambiato.
Se mi
volto a destra, non vedo più
le fiere colline che sovrastavano la mia casa di campagna; e se
guardo a sinistra, ancora mi chiedo dove sia finita la ferrovia che
da piccolo amavo osservare, perché il vecchio treno a vapore
che passava di lì era un evento da non perdere.
Quel paesaggio così
semplice e affascinante non accompagna più queste mie lunghe
giornate; intorno a me adesso, solo buio ed enormi distese d'asfalto.
Dove hanno lasciato la mia infanzia?
Ricordo d'esser stato un bimbo
vivace e allegro, che amava lasciarsi cullare dai caldi abbracci di
mamma e papà; una persona normale, nata in un mondo normale,
da due genitori normali.
Inghiottita a forza da un futuro
incerto, da una scienza che non dovrebbe esistere, tant'è
pericolosa, atta unicamente a portare sofferenze nella vita di coloro
che prende di mira per i suoi disumani esperimenti.
Io
faccio parte dei mostri;
e vivo sepolto a chissà quanti metri sotto il mondo che
incurante va avanti, senza sapere, senza poter vedere.
Non
so dirvi da quanto tempo non lascio che la luce del sole mi accarezzi
delicata; l'unica cosa che posso assicurarvi è che quando
ti senti triste e solo, l'unica persona su cui puoi fare
affidamento... è te stesso *.
Da un numero imprecisato di anni sono triste e malinconico, e l'unica
mia consolazione è l'altra parte di me;
qualcuno di
voi, se mi conoscesse, potrebbe dire che almeno ho la fortuna di non
essere solo. Ma lo sono invece, perché io e lui siamo uno;
due
esseri fusi insieme, bisognosi del compagno come lo sono gli esseri
umani di complici sorrisi. E quando io soffro, egli si dispera
assieme a me.
-
Qual'è la parte cattiva? - mi domandò un giorno
un
esperimento come me, che nasconde il proprio cuore umano dentro un
involucro di legno e tristezza, ma io non seppi rispondere; se
davvero in me ci sono una parte crudele ed una buona, non saprei
dirvi con certezza se il mio bianco
corrisponde a purezza e lealtà.
Io,
vorrei strappare il cuore dal
petto di coloro che ci hanno ridotti in questo stato; creature
deformi, mostruose, o dotate di doppia personalità evidente
anche dall'esterno, come il sottoscritto. Ma ancor di più
vorrei cancellare i sorrisi beffardi di chi gode della mia
sofferenza, e dopodiché addormentarmi per
l'eternità.
In attesa del giorno in cui
verremo chiamati ad uscire allo scoperto, per permettere ai nostri
capi di avere la supremazia sul mondo intero, cammino senza una meta
precisa sulla strada che pare non finire mai, ho saputo di qualcuno
che ha tentato di arrivare in fondo, ma non è più
tornato; mi chiedo cosa e chi avrà incontrato, durante il
suo
tragitto. Che abbia trovato un varco per andarsene via da
quest'inferno terrestre?
“
Vuoi
provare a fuggire? ”
- No. Sarebbe inutile. -
“
Dunque
vuoi morire qua sotto? ”
- Voglio solo poter sognare
ancora. -
Se potessi vivere in un sogno
infinito, sono sicuro che riuscirei a sorridere. Non importa se
felice oppure un incubo; in entrambi i casi, sarebbe sicuramente
meglio della realtà. Perché vorrei scomparire
dalla
vista degli altri per l'eternità, ma non morire mai.
“
Non
ti rendi conto che i tuoi pensieri sono dannatamente patetici? Non
hai abbandonato la mentalità infantile che avevi quando ti
hanno portato qui. ”
- Pensala come vuoi, ma ora come
ora siamo sulla stessa barca. -
Quando si comporta così
proprio non lo sopporto; questa è l'unica cosa sulla quale
non
siamo d'accordo. Siamo entrambi molto attaccati alla vita, ma lui a
quella del presente, io invece al mio passato; quel passato, che so
benissimo che non ritornerà mai più.
“
Ehi...
piantala di fare così, sai bene che hai il potere di
contagiarmi con la tua tristezza. La sai una cosa? Cominci a rompermi
con questo comportamento assurdo! ”
Se solo capisse...
- Piantala tu, se non vuoi saperne
di provare a capirmi, stattene zitto e lasciami in pace! -
Uno
dei nostri abituali litigi ma, questo ho il timore sfocerà
in
qualche cosa di peggiore; non mi ero mai rivolto all'altra
metà
in un modo così
brusco. Mentre ci offendiamo pesantemente a vicenda, vediamo
avvicinarsi una persona che – purtroppo –
conosciamo fin troppo
bene...
-
Qualche problema, Zetsu? Sai,
dovresti andare a riposarti; fra pochi giorni, quel che tanto abbiamo
atteso, finalmente accadrà. - spiega uno strano individuo di
nome Pain, il capo, qua sotto.
- Dunque è vero... -
mormoro io, mentre l'altro continua ad inveire contro di me con
rabbia.
- Sarà l'inizio di una
guerra che ci porterà alla totale conquista del mondo
intero... perciò dobbiamo essere preparati! -
Conquistare ogni cosa... mi chiedo
se davvero può portare felicità; ma io sono solo
una
pedina, e quindi non ha senso continuare ad arrovellarmi con questo
genere di domande.
“
Che
facciamo? ”
- Torniamo a casa. -
“
Va
bene, come desideri... tanto, adesso non resta che aspettare.
”
Già... aspettare,
stendendosi sul letto, chiudendo gli occhi, ed immergendosi in un
mondo privo di sogni: la peggiore realtà alla quale si possa
aspirare.
Prima o poi, finirò per impazzire.
Il mio letto
è molto
grande, perché questo corpo, così
com'è,
necessita di un certo spazio; mi distendo con fatica, e mentre fisso
il soffitto di un bianco sporco, lascio che ciò che mi
avvolge
il capo si chiuda lentamente, oscurando il tutto ancor di
più
di quanto già non lo sia.
- Colui che verrà fuso con
la più vorace pianta carnivora del laboratorio,
sarà il
più fortunato fra di voi. - diceva un tempo Pain; e, guarda
caso, il “ fortunato ” sottoposto alla suddetta
tortura, fu
proprio il sottoscritto.
“
Buonanotte.
”
- Qui è sempre notte. -
“
Amo
il buio. ”
- Io no. -
“
Odio
chi cerca appigli in ricordi lontani che è inutile cercare
di
rivivere. ”
- Ed io odio chi rinnega quel poco
d'umanità che ci è rimasta dentro. -
“
Noi
non lo siamo più. ”
- E allora non dovremmo amare od
odiare. -
“
...
”
“
Mi
fai pena. ”
- Si può sapere cos'hai,
ultimamente? -
“
Te
l'ho già detto, mi sono stufato di te e del tuo
sentimentalismo. ”
Eppure, lui mi comprendeva e soffriva assieme a me...
-
...perché? -
“
Perché
non posso fare affidamento su un idiota come te. ”
...fino a pochissimo tempo fa.
-
Qualunque sia il tuo pensiero,
ricorda che non puoi vivere senza di me. -
“
Già,
purtroppo hai ragione.”
~
Spesso
mi domando per quale motivo
sono io ad avere il controllo delle azioni di questo corpo totalmente
assurdo; e dire che non sono mai stato tagliato per il ruolo di
leader. La debolezza che mi contraddistingue non mi si addice, eppure
mi tormenta; tanto che sto seriamente pensando di provare a scappare
senza aspettare il segnale.
“
Che
vuoi fare? Perché ci stiamo alzando? ” mi chiede
lui, mentre
il corpo nel quale alberga si siede a fatica sul letto.
- Senti... vuoi andartene da qui?
-
“
Certo,
peccato che tu non hai abbastanza fegato per provarci. ”
- Invece ho deciso che voglio
farlo. -
“
Ma
che ti è successo? Ieri eri di tutt'altra opinione... non
vuoi
aspettare che vengano a chiamarci? Non vuoi essere sicuro di toccare
nuovamente il suolo in cui siamo nati e cresciuti? ”
-
Nessuno mi assicura che il mondo che conoscevo esiste ancora; voglio
provare ad afferrare il sogno,
senza l'aiuto di nessuno. -
Mi alzo
ed esco fuori in fretta e
furia, guardandomi intorno e alle spalle per essere sicuro che
nessuno mi stia controllando; se qualcuno scoprisse che voglio
fuggire, sarebbero guai. Dunque inizio a correre per la strada della
quale non si riesce a scorgere la fine, cercando di abbandonare le
sofferenze sull'asfalto freddo sotto di me. L'altra parte di me non
dice nulla, come fosse addormentata; si è piegata al mio
volere fin troppo facilmente, ma adesso l'unica cosa che m'interessa
è scampare alla realtà che lentamente mi sta
logorando,
dolorosamente, inesorabilmente.
Attorno a me, palazzi color grigio
spento se ne stanno maestosi a far da guardia, silenziosi; davanti,
una domanda: dove giungerà mai, quest'enorme sentiero?
In
giro non c'è anima viva, per cui posso permettermi una breve
pausa; mi fermo un attimo per riprendere fiato, alzando lo sguardo.
Ne sono sicuro, qualsiasi
cosa sarà migliore del buio che mi ha avvolto per non so
quanti anni nel suo gelido abbraccio. Anche la Morte.
Ricomincio
a correre imperterrito,
ma più lo faccio, e più mi convinco di non
muovermi di
un solo centimetro.
“
Che
hai, sei già rassegnato? ”
- No, niente affatto. -
Sbuffo, sembra quasi mi stia
prendendo in giro, e la cosa non mi diverte per nulla.
Io fuggirò.
Io ci riuscirò.
Perché
sono solo, ma possiedo
la forza di due.
Man
mano che proseguo nel mio cammino, finalmente mi accorgo che qualcosa
sta cambiando, nel paesaggio circostante: adesso si riesce a vedere
perfino qualche albero, seppur spoglio. Ma com'è possibile
che
delle piante possano nascere e vivere qua sotto? Mi avvicino ad un
tronco e mi appoggio ad esso, cercando di riassaporare quelle
sensazioni che tanto mi mancano; la natura, il suo odore inebriante.
E ritorno bambino, anche se per pochi istanti.
Quando
mi distolgo dai miei
nostalgici pensieri, noto qualcosa di strano ai piedi di un albero
lì
vicino; sembra una scatola, accuratamente sigillata. Mi inginocchio
di fronte ad essa, studiandola per bene: mi chiedo cosa contenga, e
per quale motivo si trova in un posto così strano.
Sinceramente sono un pochino preoccupato, ma la curiosità ha
il sopravvento; la apro con cura, stando attento a non rompere il suo
contenuto.
- Ma che diavolo... -
Un coltello.
Una lama affilata e per giunta
addirittura lucente, tant'è pulita.
Ma che ci fa qui? E soprattutto, a
che cosa dovrebbe servire? Prendo in mano la scatola osservandone per
bene tutti e quattro i lati, rimanendo di stucco quando leggo
ciò
che c'è scritto sul lato destro.
“ Per Zetsu. ”
Per me?
Adesso sono ancor più
confuso.
- Ehi, secondo te che dovremmo
farne? -
“
Buttalo,
a mio parere è solo un fottuto scherzo, sono convinto che
c'è
una scatola per ognuno di noi... magari vogliono provare a far
desistere dal suo intento chi tenta di fuggire... cercano di
spaventarci. ”
- Mh, forse hai ragione. -
Lascio l'arma per terra,
rimettendomi in marcia; non ho tempo per star dietro a delle
stupidaggini. Ma, dopo pochi passi, un rumore attira la mia
attenzione; abbasso lo sguardo, e ai miei piedi vi è ancora
quel coltello. Conficcato per terra, col manico rivolto verso il
sottoscritto.
Improvvisamente
mi sento stanco, e questo luogo sembra diventare ancor più
buio di quanto già non lo era prima; chiudo gli occhi, colto
da un sonno profondo. Tenebre.
~
Sangue.
Vedo solo sangue, attorno
a me. Liquido cremisi sulle pareti di un palazzo sconosciuto, sul
pavimento, sulle mie mani; dove mi trovo? Perché avverto
sapore ferroso nella mia bocca, se non sento alcun dolore?
- Dove siamo? - domando, sperando
che l'altra parte di me sappia offrirmi delucidazioni sulla faccenda.
Faccio qualche passo nel lungo
corridoio che mi trovo davanti, mentre attendo una risposta che tarda
ad arrivare.
- Che è successo? -
Silenzio. Avverto un leggero
fastidio al fianco destro, vi poso la mano, scoprendo un taglio. Che
sta succedendo? Sono sicuro di non essermi ferito, quando ho trovato
quel coltello. E inoltre, adesso mi trovo in un posto mai visto
prima. Che mi abbiano scoperto, e riportato indietro?
- Allora? Potresti anche degnarti
di rispondermi! - rimprovero.
Ma
c'è qualcosa che non va, mi sento strano.
Vedo una
luce alla fine del
corridoio, allungo il passo per raggiungerla, ma essa si allontana
sempre di più, fino a scomparire; odo qualcuno ridere,
chissà,
forse sono ridicolo.
Allora corro, spaventato, questa
situazione è fin troppo assurda; come sono arrivato qui?
Le
risate che mi scherniscono si fanno assordanti, tanto che devo
coprirmi le orecchie per evitare di sentirle, mentre le pareti che mi
circondano sembrano prendere vita. Le porte cigolano, il soffitto
inizia a crollare, ed io devo fare i salti mortali per non farmi
colpire; chiedo aiuto, ma nessuno mi sente o almeno credo. Neanche
lui.
D'improvviso
il terreno sotto ai miei piedi scompare, e cado. Sprofondo, sempre
più giù, cerco un appiglio ma non c'è
nulla
intorno a me. Cado ma non sento dolore. Non sento nulla.
E' come se il mio corpo avesse perso sensibilità, mi sento
come se gli arti mi fossero stati staccati, non riesco ad afferrare
nulla se non la consapevolezza che qualcosa
è morto, dentro
di me. Raggiungo il suolo rumorosamente, ritrovandomi in quello che
ha tutta l'aria di essere un deserto; mi alzo con fatica guardandomi
intorno, la terra arida scotta e i raggi del sole che tanto
desideravo rivedere sono talmente potenti che fanno quasi male.
Pero', nonostante non capisca cosa stia accadendo, lascio che le mie
labbra si curvino in un sorriso: forse sono riuscito ad uscire, senza
accorgermene.
-
Guarda, il sole è
bellissimo. - commento, ma lui non risponde.
Faccio qualche passo col braccio
alzato, come a voler afferrare quella luce abbagliante, mentre
silenzioso attendo che anche l'altra parte commenti quello
spettacolo; sono forse diventato sordo? E' questo il prezzo da pagare
per vivere nuovamente di sogni e speranze?
- Perché non rispondi alle
mie domande...? -
Il
nulla. Mi
assale, mi confonde;
dov'è finita la mia metà?
Pian
piano, anche il deserto
attorno a me scompare assieme al mio sorriso, trasformato in lacrime
sgorganti da un solo occhio che brucia da impazzire; il paesaggio
diviene un oceano sul quale piove a dirotto, e l'acqua piovana si
mischia alla distesa blu di fronte a me.
- Piangi assieme a me? - chiedo,
rivolto al cielo, - Sembra che lui non voglia più farlo... -
dico poi, toccandomi la guancia scura; è fredda,
dannatamente
fredda.
Non capisco per quale motivo il
luogo in cui mi trovo cambia di continuo, mostrandomi tutte le cose
che più amavo, un tempo: il sole, il cielo, il mare. Non
capisco perché il mio compagno non mi risponde, sono
più
confuso che mai, riesco solo ad inginocchiarmi a terra pregando che
questo supplizio termini in fretta. Vorrei poter pensare di trovarmi
in un sogno, ma da ormai troppo tempo non ne sono più in
grado.
Mi alzo, conscio che è
inutile star qui a piangermi addosso; e vago, vago per chilometri e
chilometri, per strade, colline, montagne. Per boschi, dove non si
ode rumore alcuno; per spazi all'apparenza infiniti, talmente
surreali che sto iniziando a pensare di poter raggiungere le stelle
che mi sovrastano, fiere e luminose. Cammino, senza di lui. Lui che
non mi onora più del suo essere scontroso, né di
quei
rari momenti di gentilezza che tanto apprezzavo.
- Dove sei? Tu sei parte di me. Se
tu non ci sei, io non posso esistere... -
Ma se è così, perché
riesco ancora a muovermi e a pensare?
Chiudo
gli occhi provando a cercare una risposta dentro di me, o per lo meno
un senso.
- Datemi
un sogno, voglio vivere
in un sogno. - lamento.
“ Ma come, Zetsu? Non pensavi che un incubo sarebbe stato migliore della realtà in cui vivi? Stai sognando, come hai sempre voluto. ”
sentenzia una voce sconosciuta.
- Non è questo che volevo!
Io desideravo rivivere la mia infanzia, poter sfogliare ancora una
volta il nostro album di famiglia, fare ciò che fanno le
persone normali, com'ero anch'io un tempo! -
“ Pero' volevi anche lui. ”
- Lui... è parte di me... sei stato tu a farlo? Io... non lo sento più... -
“ Io? Forse dovresti tornare in quel luogo, appoggiarti nuovamente a quell'albero e rivivere quei momenti. ”
Spalanco
gli occhi a quelle
parole; che intende dire?
Mi sento risucchiare da una strana
forza, e dopo poco mi ritrovo ancora una volta in quel posto; la
scatola è ancora lì, ma è stata
sigillata di
nuovo.
Faccio
per avvicinarmi, ma qualcuno mi precede. Sono io.
- Ehi...
-
Chiamo quell'immagine ma essa non
mi risponde; si china per prendere la scatola e la apre attenta a non
rovinarne il contenuto, scoprendo un coltello. Lo guarda con
curiosità, testando l'affilatura della lama;
dopodiché,
un sadico sorriso s'impossessa del suo volto.
“
Questo
sogno appartiene solo a me... per questo, solo io dovrò
godere
del suo calore e della sua luce. ”
Affonda la lama nella carne,
mentre l'altra sua parte lo supplica di smettere; possibile che lui
non senta nulla? Sangue cola sulle sue mani e sulle gambe, sul petto
e sul terreno sotto di lui. Ma egli imperterrito continua, continua,
continua...
Mi sento quasi mancare, e mi rendo
conto che quell'immagine mi rappresenta; tocco con più
attenzione il mio corpo, e liquido cremisi macchia la mano chiara.
- Io... ti ho ucciso? -
Ne sono ormai consapevole, sebbene
stenti a crederci; mi sono privato di una compagnia indispensabile,
il tutto a causa del mio fottuto egoismo.
- Non volevo farlo... per favore,
dimmi che ci sei ancora... -
Le suppliche sono ormai inutili,
lo so bene; eppure, continuo a chiamarlo, a sperare in un miracolo.
Ma in questo luogo, la realtà non ammette errori. Se non
vivi
secondo le sue regole, sei destinato a soffrire per il resto della
tua esistenza.
Adesso
più che mai vorrei un sogno in cui vivere, mentre raccolgo
il
coltello macchiato del mio più grande peccato; ora che lo
affondo nel mio petto alla ricerca di quel cuore che tanto lo amava,
voglio provare a capirlo. Ma la realtà, purtroppo, non
perdona
l'egoismo di una mente fottutamente malata.
Essa
uccide, senza scrupoli né
ripensamenti.
L'ha portato via da me, ma adesso
lo raggiungerò; perché senza la mia
metà, io non
posso vivere. Posso sognare, è vero, ma farlo senza di lui,
alla fine, che senso ha?
- Ehi,
Kisame, hai sentito? Zetsu
non ce l'ha fatta. -
- Era ovvio; nessuno ce l'ha mai
fatta, Sasori. -
- E' triste. Non potrà
assistere alla grande rivoluzione. -
-
No, non lo è. Lui ha afferrato la vera essenza del sogno.
-
Esso non
è la guerra, né
la rivoluzione, e neanche il potere assoluto.
E' il senso della propria
esistenza.
E riconoscere assieme a chi la si
vuole trascorrere.
La realtà uccide, ma il sogno è la speranza che mai muore; basta avere qualcuno con cui condividerlo.
End
Note
dell'autore:
* quando ti senti triste e solo, l'unica persona su cui puoi fare affidamento... è te stesso.
Citazione abbastanza conosciuta di Zetsu stesso, che alla fine riassume un po' il perché del comportamento del personaggio nella scena clou della fanfiction, assieme all'aforisma scelto.
Spiegazioni
varie:
ti
chiederai il perché
della scatola con all'interno il coltello e soprattutto come mai sul
lato di essa c'è scritto proprio “ Per Zetsu
”. Allora,
l'idea della scatola non ha significato particolarmente profondo, mi
sono solamente ispirata ad una cosa che ho visto l'altro giorno (
ergo, ero in auto assieme a mio padre per una strada buia, e
guardando fuori dal finestrino ho notato una scatola accanto ad un
albero, e la cosa mi ha un pochino inquietata ed ispirata ); quanto
alla scritta, sta al lettore scegliere il suo senso. Sarà
che
ognuno dei “ mostri ” aveva una propria scatola?
Oppure, si
tratta solamente di un'illusione dettata dalla dilagante follia che
alberga dentro il protagonista? Entrambe le risposte potrebbero
essere giuste, offro libera interpretazione.
Alcune parole sul finale: chi
parla, proponendo di rivivere il momento in cui Zetsu uccide l'altra
parte, non è altro che la sua stessa coscienza. Dentro di
sé
sa già d'aver ucciso il suo compagno, ma inconsciamente si
rifiuta di crederlo; sviene per lo shock e per il dolore non appena
lo fa, e sogna tutto ciò che avrebbe voluto rivedere, ma si
rende conto che l'egoismo che l'ha portato a cercare la solitudine
non può salvarlo, né donargli un'esistenza
felice. Non
importa quel che Morfeo gli mostra, dopo averlo accolto fra le sue
braccia dopo così tanto tempo.
Spero che Zetsu non risulti troppo
OOC, è un personaggio di cui sappiamo poco e diciamo che ho
provato ad immaginarmelo in questo contesto, e non mi è
dispiaciuto offrirgli questa caratterizzazione. ^^