- Capitolo 3
Ore 21:50, luglio 201X
 
La sera prima che partisse, si confidò con me, dicendomi che stava male e che non sapeva cosa fare. Lei stava veramente male, e la situazione non era delle migliori. Cercai in tutti i modi di tirarla su facendola sorridere, ricordandole che erano soltanto due settimane e che tutti erano favorevoli sul viaggio. Esperienze del genere si fanno poche volte nella vita, e quando capita, bisogna prendere la palla al balzo.
Restammo a parlare fino a mezzanotte e mezzo circa e più o meno l’avevo tirata un attimo su.
Sveglia, cambio, colazione, aeroporto, check-in e via verso Londra. Era partita. Davvero.
Tutto ciò portò ad una cosa sola: potevamo sentirci solo la sera, visto che durante il giorno aveva lezioni o girava per la città con le amiche. Ma andava bene no stesso.
La chiamai una sera, visto che mi mancava la sua voce, dopo un mese dall’inizio delle vacanze estive. Rispose. Mentre parlavo con lei, iniziai a sentirmi in profondo imbarazzo, poiché era in stanza con le altre ragazze e che probabilmente avevano sentito tutto quello che ci dicevamo, ma in fondo poco importa, ero già contento di sentire la sua voce.
Improvvisamente, la sera dopo, la sua amica e compagna di stanza le prese il telefono e iniziò ad inviarmi note audio senza senso logico, ma comunque divertenti. “Ciao sono una sua amica e sono la ex di un tuo compagno di classe” era la frase che ridondava in ogni nota, oltre a risate e domande non-sense.
Potrebbe sembrare strana questa ragazza, ma fece molto per me con Lei. Ma non andiamo troppo oltre e torniamo al loro soggiorno a Londra.
Passarono i giorni e puntualmente, ogni sera, ci sentivamo per scambiarci due chiacchiere e per farci un paio di risate.
In uno di quei momenti mi dichiarai per la seconda volta, ma pure in questa occasione non ricevetti una risposta certa e decisi quindi di perdere per un po’ di tempo.
Infine arrivò il momento del ritorno. Un momento struggente dove nessuna delle ragazze voleva tornare a casa e dire addio a tutto e al Regno Unito.
Le ci vollero circa dieci giorni per riprendersi, almeno parzialmente, dal ritorno a casa, ma alla fine era tornata.
Una sera però tutto sembrò finire con un messaggio: “Ehi! Io e la mia amica ci siamo un po’ confrontate stasera, e bene o male ho capito quello che devo fare. Allora, non voglio che ti illuda ma tra me e te per ora c’è solo un’amicizia”.
In quel momento, il mondo e tutto l’universo mi crollò addosso. Mi sentì spiazzato e stavo male per ciò. È stata giusta e lo ha fatto senza mezzi termini, ma almeno mi ha dato una risposta sincera ed esaustiva.
Da li iniziammo a parlare meno, fino a quando un giorno la invitai a fare colazione con gli altri e lei accettò…