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Autore: rora02L    03/02/2016    1 recensioni
Cosa sarebbe successo se Regina, invece di scagliare il sortilegio che tutti noi conosciamo, avesse deciso di rovinare la vita alla figlia di Biancaneve ed il principe, togliendole il lieto fine ?Non ho copiato nessuno, anche se questa idea è già stata usata. Mi ispirerò a Il lago dei cigni, un misto tra la versione originale e quella del cartone.
Dal testo :
Una domanda le affiorò nella mente e chiese al re: “Padre … come si fa a capire quando si è innamorati ?” James sobbalzò, stupito dalla domanda. Le sorrise: “Quando si è innamorati, si pensa sempre all’altro. Si desidera passare tanto tempo con l’altra persona, rivederla e scambiarsi i propri pensieri. Si desidera la compagnia dell’altro ed il suo affetto.” Emma pensò che non avrebbe mai più potuto vedere quel bambino e sospirò: “Temo di essere innamorata, padre. Ma lui … non è un principe. L’ho incontrato mentre rubava del cibo, ma non è cattivo ! Lui … credo … di essermi innamorata di lui, padre.” Il buon re le sorrise, era contento che la figlia le avesse rivelato la verità. La rassicurò: “Bambina mia, ricordi cosa dicevo sempre a tua madre ?" La piccola annuì: “Che l’avresti sempre trovata.”
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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16. Al giorno d’oggi …



New York, ai giorni nostri

“Buona giornata, Henry !” esclamò Emma, salutando il ragazzino con in spalla il suo zaino, che ricambiò con un gesto della mano e corse verso l’entrata della scuola.
La donna sorrise, pensando a quanto suo figlio fosse cresciuto in fretta in quegli ultimi anni. Ormai aveva dodici anni, iniziava ad alzarsi ed anche ad avere una voce più profonda, ma ancora da bambino. Emma tornò poi al suo maggiolino giallo, parcheggiato dietro di lei.
Entrata in auto, sbuffò pensando al suo nuovo incarico all’università e pregando di non dover fare qualcosa di noioso e di essere finalmente portata sul campo. Magari spedita in Amazzonia o al Polo Sud, l’anno scorso era stata in Egitto con Henry. Ma pensandoci bene, era meglio rimanere a New York e continuare le sue ricerche sul comportamento dei cigni nel periodo d’amore, soprattutto per suo figlio, stanco di passare da una città all’altra senza poter mettere radici.
Emma a volte si deprimeva guardando i cigni scegliersi un partner, perché lei … era stata molto sfortunata in amore. Prima con un suo collega biologo, appassionato di orango: uno strazio. Poi con un insegnante di Henry in Inghilterra, alla fine si erano mollati quando lei era partita per gli Stati Uniti. Insomma, non riusciva proprio a tenersi uno straccio di fidanzato e tutte le sue storie andavano male.
Arrivata sul posto di lavoro, un laboratorio universitario della zona, il suo capo la avvertì che avrebbe avuto un nuovo collega per le ricerche: “Il dottor Jones le darà una mano, dato che questo lavoro ha una scadenza che ormai si avvicina sempre più … si dia una mossa, miss Swan.”
La bionda digrignò i denti e rispose: “Dottoressa Swan, se permette. Sono laureata anche io.” L’uomo panciuto e baffuto alzò un sopracciglio bianco e se ne andò con un gesto della mano non curante.
Emma odiava essere trattata in quel modo, perché anche lei si era fatta i suoi anni di studio, come tutti i suoi colleghi. Sbuffò, temendo il peggio. E sperando che il collega non fosse come l’ultimo, ogni volta che lei si chinava per raccogliere le chiavi cadute o recuperare qualche carta persa, lui non perdeva occasione per toccarle le natiche. Lo aveva malmenato talmente tante volte che alla fine aveva rifiutato l’incarico, pur di non essere molestata nuovamente da quella piovra.
Aprì la porta del suo studio, trovando un uomo col camice bianco intento ad analizzare qualche dato al suo computer. La cosa la infastidì, dato che nessuno era autorizzato a toccare i dati da lei raccolti negli ultimi mesi: “Ehi, novellino, togli le tue mani dal mio computer ! Dovresti chiedere il permesso prima di toccare le cose degli altri.”
L’uomo si fermò di botto e si girò lentamente sulla poltroncina a ruote, guardandola poi coi suoi occhi color del mare. La studiò per alcuni minuti, per poi alzarsi con un sorriso smagliante sul volto, porgendole una mano: l’altro braccio era con un moncherino, la cosa fece sobbalzare la biologa.
“Dottoressa Swan, felice di conoscerla. Io sono il suo nuovo collega, può chiamarmi Killian …” disse l’uomo dai corti capelli mori e l’eyeliner nero, stringendo la mano di lei. La donna lo guardò curiosa, per poi ribattere: “Come vuole lei, Jones … ma io per lei sarò solo la dottoressa Swan, chiaro ?”
Lui ridacchiò, portandosi la mano davanti alla bocca: “Che donna difficile … spero che imparerà a fidarsi di me, Swan.” Lei serrò i denti: “Dottoressa Swan ! Ed ora … al lavoro, basta con le chiacchiere.”

~

“Che tipo, questo Jones !” esclamò Ruby, la sua collega biologa, che studiava le capacità d’olfatto dei lupi e dei canidi in generale. Alzò il suo cartone di latte e ne bevve un sorso, riprendendo poi: “Sicura che non ci stia provando con te ?” Emma alzò un sopracciglio e borbottò: “Tsk, come se potesse piacermi uno così …”
Masticò il suo pezzo di polpettone della mensa, ripensando a quegli occhi così penetranti che, lo doveva ammettere, l’avevano messa in soggezione. Ruby fece un sorrisetto furbo, capendo la situazione: “Ti piaceee, non mentire alla tua amica Ruby ! Sei cotta a puntino del misterioso dottor Jones, chiamato anche Capitan Uncino, lo sapevi ?”
Emma sobbalzò, ricordando il moncherino e pensando che quel nomignolo era di pessimo gusto, oltre che offensivo nei confronti del suo collega. Ma si sa, tra studiosi si è ancora ragazzini del college, che si punzecchiano l’uno con l’altro.
Guardando distrattamente la fila per il cibo della mensa, vide il malcapitato Uncino che reggeva orgoglioso il suo vassoio. I loro occhi si incrociarono e lui le fece un sorriso sghembo, per poi lanciarle un occhiolino complice. Emma arrossì di botto e sposto la sua attenzione al resto del polpettone, borbottando tra un boccone e l’altro: “Non mi fa certo pena … lui è un tale … sbruffone irritante … lo odio !”
Ruby riprese il suo sorriso sornione, annuendo: “Certo, Emma … ed io sono un licantropo. Ceerto …”
Emma le lanciò una occhiata fulminante: odiava quando la sua amica aveva ragione. E ciò accadeva spesso, purtroppo per lei.

~

Intanto, nella Foresta Incantata …

“Re Neal, siamo lieti di accoglierla …” disse il Re Jacob, che governava in un regno vicino. Neal rispose come d’usanza, chiedendo subito della sua fidanzata. I suoi genitori avevano programmato quel matrimonio combinato, nonostante non fosse tradizione della loro famiglia.
Ma il suo reame, dopo i recenti avvenimenti, era nella crisi più totale, oltre che dal punto organizzativo anche da quello economico. Le guerre costano.
Neal sospirò, cercando di calmare i nervi. Era molto nervoso all’idea di scoprire le fattezze di questa fantomatica principessa Lisanna, che si diceva avesse una voce angelica quasi quanto quella di Biancaneve, che non era stata tramandata alla figlia Emma.
Neal si rabbuiò al ricordo della sorella, ma non ebbe il tempo per deprimersi, vedendo le porte aprirsi e dare spazio all’arrivo della principessa. Lisanna era esattamente come gli avevano raccontato: bionda, alta, dall’aria dolce, con quei boccoli da bambola che le ricadevano sulle spalle e gli occhi blu mare. Lei gli sorrise, imbarazzata, abbassando poi il capo. Gli si avvicinò per presentarsi.
Si strinsero la mano e Neal sentì un fremito a contatto con le morbide mani della giovane, non prestando particolare attenzione ai piccoli tagli che portava in alcune dita. Era completamente perso nel blu degli occhi di lei. Voleva sentire quella voce da usignolo cantare per lui.
Ricordava che, da piccolo, sua madre era solito cantare per lui una ninna nanna, per farlo addormentare. E lui adorava la voce della sua mamma. Sperava che Lisanna avesse lo stesso dono.
La principessa indossava un abito rosa antico, con una gonna ampia coperta da un tulle più chiaro ed un diadema di diamanti ad ornarle il capo. Ma il vero gioiello era lei.
Quando Lisanna iniziò a cantare, Neal si innamorò. E fu felice di aver accettato di partecipare a quella che riteneva una farsa, perché un matrimonio combinato non è un matrimonio dettato dall’amore. Ma, in quel caso, se lo sentiva, sarebbe stato diverso.

~

“Quindi queste scarpette ci porteranno nel mondo dove si trovano Emma ed Henry?” chiese dubbiosa Regina, guardando quelle calzature dal colore verde così sgargiante da risultare fastidioso. Merlino annuì, compiaciuto della sua trovata per ritrovare la principessa ed il figlio della Regina Cattiva.
Non sarebbe stato semplice, ma dovevano provarci. Biancaneve e David avevano affidato il regno al figlio Neal, per poter così occuparsi della figlia dispersa. Non avrebbero mai potuto governare in pace, sapendo che Emma era da qualche parte in qualche altro mondo. L’avevano già persa una volta per colpa di Regina, non l’avrebbero abbandonata ancora. E Neal ormai era grande e se la sarebbe cavata egregiamente. In più, anche Uncino e Cappuccetto Rosso erano scomparsi.
Biancaneve fece un respiro profondo e guardò il marito, stringendogli la mano e facendo così storcere il naso alla strega. Merlino chiese, mentre estraeva la bacchetta dalla manica: “Siete pronti, ragazzi?” Tutti annuirono, determinati a portare a termine la missione di salvataggio.
Il piccolo mago, allora, agitò la sottile bacchetta, pronunciando delle strane parole in una lingua sconosciuta, per poi colpire delicatamente le scarpette, che iniziarono a muoversi da sole, in uno strano ballo, fluttuando per aria e creando così un piccolo vortice color smeraldo, che travolse i nostri eroi, portandoli nel nostro mondo.
Atterrarono sulle strade asfaltate di New York, facendosi quasi investire da un taxi. David si gettò a proteggere Biancaneve, mentre Regina cercò di lanciare una palla di fuoco contro quello strano mostro metallico, fallendo miseramente: la sua magia era svanita. Ma l’autista, per fortuna, frenò appena in tempo e scese poi a riempire i nostri sventurati eroi di insulti vari, consigliando loro di levarsi dalla strada. Tutti rimasero allibiti e confusi dalla situazione.
Regina però era furiosa: “Come ti permetti tu, miserabile cane? Io sono –“ Venne fortunatamente interrotta da Merlino, che conosceva già quel mondo e che si scusò con l’autista, per poi portare i suoi amici al sicuro.
Regina era ancora furiosa, ma Merlino le disse: “Mi cara, capisco che tu sia arrabbiata con quell’uomo, ma non abbiamo tempo da perdere in dispute inutili. Dobbiamo trovare Emma … e tuo figlio, ricordi?”
A queste parole, la strega si calmò e sbuffò: “E come facciamo, piccolo mago incapace? Qua la magia non funziona … non sono nemmeno riuscita ad incenerire quel presuntuoso indisponente …”
Il bambino sorrise vittorioso, mostrando poi la sua bacchetta, ancora funzionante e tirando fuori dalla manica anche il giocattolo di Emma, quella ballerina di cartapesta dal tutù rosa cipria. Diede un colpetto alla bambola, che iniziò ad illuminarsi. “Con questo oggetto, ritroveremo la principessa … e con lei Henry.”

  
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