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Autore: Lucilux    03/02/2016    1 recensioni
Csi può opporre al destino, ignorando i suoi segni e il suo volere e chiamare propria volontà l'aver negato il proprio io interiore credendo che ciò avrebbe portato alla serenità? Questa la storia di due anime che si completano a vicenda pur sembrando costantemente in lotta, di due destini che scorrono paralleli come fossero un binario e che mai trovano incontro pur non avendo alcuna possibilità se non di procedere appaiati per tutta la loro esistenza...
Non scrivo per ricevere recensioni o per terapia, lo faccio solo per me stessa. Usare Matt e i Muse mi serve solo per visualizzare un artista che ammiro ma nessuno dei fatti citati fa parte della sua vita reale, che potrà pertanto apparire diversa da quella che vi risulta essere.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthew Bellamy, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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OK, sembrava un testo rabbioso quello che aveva appena composto, ma non lo era in fondo…tutto sommato parlava solo di uno che aveva ceduto le armi sconfitto da se stesso e dal rincorrere i propri demoni…a lei sarebbe piaciuto, lo avrebbe capito…con comodo, coi suoi tempi, ma lo avrebbe capito perché in una cosa difettava la sua ex: della capacità di comprendersi e riconoscersi quale protagonista assoluta della sua musica. Forse per timidezza, forse per poco egocentrismo, forse solo per menefreghismo o per impedirsi di star peggio di come stava nel vivere quell’assurdo rapporto ma se qualcuno non le strofinava davanti agli occhi un testo o la costringeva ad ascoltarlo seduta con le cuffie sulle orecchie non le balenava affatto per l’anticamera del cervello di essere lei la stronza o la creatura angelicata che tutte le fans avrebbero volentieri preso a schiaffoni o a cui volentieri avrebbero indirizzato coretti a sberleffo incapaci di comprendere come si poteva far star male un pezzo di figliuolo come quello che a giudicare dall’aspetto esteriore e da ciò che straziato cantava doveva averle tutte le virtù.
Peccato che le virtù che tutte le altre vedevano erano poi esattamente i difetti che lei conosceva a menadito:
  • era un tipo ironico / la sua ironia era caustica anche verso se stesso, era cinismo allo stato puro;
  • era un tipo eccentrico / si vestiva da schifo e per non vergognarsi andandogli accanto bisognava prima fare la rivista a ciò che aveva indossato e, se del caso, camminargli tre passi avanti;
  • era un compagnone e adorava fare baldoria / a volte si spingeva ai limiti dell’ubriachezza  molesta;
  • era dotato di un inestinguibile adolescenziale contagioso modo di vivere la vita / un ridicolo Peter Pan con qualche filino bianco tra i capelli;
  • coinvolgente e imprevedibile sul palco e nei periodi dei tour in cui veniva spesso sbattuto in I  pagina sembrava amante della serenità tra le quattro mura nelle fasi creative/ sostanzialmente un individuo con psiche bipolare;
  • maniacale e preciso nella sua arte/distratto e casinista in casa: neanche un povero invalido privo di gamba sarebbe riuscito ad accatastare nel cassetto tanti calzini spaiati;
  • un amatore eccezionale a giudicare dalla passione messa nei suoi testi /bè, quello forse si….
  • uno capace di leggersi dentro e che aveva il coraggio di cantarlo al mondo come pochi/ bè, in effetti….
  • uno che non si vergognava di chiamare stella, scintilla, luce sul proprio cammino la donna che ama a costo di sembrare - che ne so - come quei cantati melodici italiani da quattro note e due rime/bè, tutto sommato  andava riconosciuto che….
Oh, insomma, avrà pure avuto qualche virtù ma per il suo quieto vivere lei aveva deciso di ignorarle tutte preferendo la vita dello struzzo con la testa sotto la calda sabbia….che a forza di starci poi, sotto la calda sabbia,  magari in qualche frangente si era dimenticata di attivare la supervista e il superudito per carpire i pericoli incombenti…pericoli biondi con i capelli lunghi….pericoli dal corpo perfetto…pericoli  giovani e bramosi di scalzarla dal trono…del trono che lei si era goduto poco, giusto la corona, quella di spine però… però tutto sommato lui una dote se la riconosceva: qualsiasi cosa vivesse, qualunque affascinante femmina gli occupasse il letto la sua mente solo a lei tornava, come in un porto sicuro, come in un luogo verso cui poteva guidare ubriaco e a fari spenti nella notte...aveva ragione lei: a volte si sentiva protetto dall’amore che lei provava ma faceva di tutto per non mostrare come tra le braccia di sua madre…vabbè, doveva ammetterlo, lei in una cosa aveva fottutamente ragione: non era bastato urlare per anni al mondo che lei era il suo tormento e la sua ossessione,la sua oasi di pace e il suo inferno se nella concretezza della vita reale non si era dimostrato adulto abbastanza da essere susseguente a quello che chiamava “la mia coerenza”  perché “la mia coerenza”  veniva a cozzare sempre con quel “il mio modo di amarti” che era quanto di più egoistico, struggente, soffocante, straniante dalla normalità che lei (non solo lei in realtà, una qualsiasi lei di qualsiasi parte dell’universo) avrebbe potuto vivere.
  
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