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Autore: Final_Sophie_Fantasy    03/02/2016    1 recensioni
I, II, III, IV, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV… fermi. Mi chiederete: perché ti fermi solo ad un passo dall’ultimo numero rimasto? Beh, io scendo a questa fermata. I più vanno oltre, oppure si fermano a qualche numero indietro, cosa che io stessa ho fatto. Ma ho deciso di andare avanti, scorrendo, fermata dopo fermata, forse nemmeno scendendo. Poi l’ho visto: XIV. Un bel numero se pensiamo che ognuno di quei simboli che vi ho scritto all’inizio, dentro il semplice scritto racchiude storie, storie... Per noi che li conosciamo, racchiudono più di quanto possiamo immaginare. Ogni numero di questi racchiude emozioni. Dentro di loro portano una parte della nostra vita, desideriamo andare avanti, vedere dove ci porta il treno della fantasia finale. Io scendo al XIV. Conosco pochi, quasi nessuno, che scendono con me. Io mi sono fermata qui per questo, per raccontarvi. Per descrivere tutto questo, per esprimervi le emozioni che sono nate in me.
Benvenuti nel quattordicesimo confine di immaginazione.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Il lavoro cominciava a farsi giorno dopo giorno sempre più serio e intrigante.
Gridania era davvero un pozzo di conoscenza e di bellezza. Era magnifico poter continuamente imparare nuove cose e poter far tutto in mezzo alla natura. Sereno o nebbia, sole o pioggia, caldo o freddo, la Black Shroud era un paradiso terrestre. E ormai era diventata la mia nuova casa.
Madre Mouinne era il mio braccio destro, sempre disposta a darmi consigli e lavori da svolgere, sempre sorridente quando comparivo sulla soglia della sua grande locanda. Mi aveva dimostrato grande affetto dandomi alloggio in una delle stanze dell’INN… anche se ad essere sincera non era molto usata perché ero sempre in giro per la foresta. Data questa situazione, Madre Mouinne mi aveva consigliato un punto di appoggio anche nella selva.
Nella Black Shroud esistevano più accampamenti fissi dove le guardie di Gridania, chiamate con il titolo di Woodwailer, sostavano. In uno di questi, non lontano dalla città, vi era un ragazzo di buona fama nell’esercito che avrebbe saputo gestire le mie prime mosse belliche.
Questo “tizio” sembrava una palla al piede per la mia memoria e il suo nome mi sfuggiva sempre, motivo in più per chiamarlo “Signore” e fare bella figura (ma nella mia testa il suo nome era Tizio). Nonostante ciò, era un uomo pieno di energie, mi comandava a bacchetta ed io magicamente gli risolvevo tutto con la mia lancia. Non gli davano fastidio i miei progressi, anzi, notavo in lui un certo interesse.
Fino al giorno in cui Tizio mi inoltrò all’investigazione.
Il problema riguardava una tribù di mostri, gli Ixal, che condividevano la foresta con il popolo di Gridania. Non li avevo mai visti, ma avevo sentito i loro versi, in una delle notti passate al lavoro nel bosco. Mi erano parse quasi delle parole di una lingua ben comprensibile, masticata da un tono gutturale simile ad un basso “squaaack”, sicuramente ben distinguibili dagli altri suoni della fauna.
Questi Ixal sembravano essere in particolare movimento negli ultimi tempi, con spostamenti di numerosi gruppi in posti alquanto importanti nella Black Shroud.
Uno di questi luoghi era la mia destinazione.
La radura si trovava in un luogo isolato e nascosto, vi si accedeva attraversando un passaggio dietro la cascata dove spesso mi fermavo a riposare. Eppure, pur passando quel lasso di tempo vicino al corso d’acqua, non l’avevo mai notato. Così, il primo passo fu una ricerca che mi costò un bel bagno freddo.
Lo trovai e percorrendo il tunnel non poi così tanto stretto, ma umido, arrivai a destinazione.
Era uno slargo verdeggiante di parecchi metri, abbassato con un violento dislivello, circondato dai mastodonti alberi che facevano spuntare le loro enormi radici dalla circonferenza della radura. intorno vi erano altri arbusti, minori.
Mi saltò subito all’occhio una grande ceppo, con una grande spada conficcata al centro e contornata da piccole pietre disposte in duplici cerchi.
Analizzai l’arma, irremovibile, i disegni con le rocce, il ceppo. Tutto.
Dovrei portare la spada a… ? Tizio.. no! no! Come si chiama?
E mentre rimuginavo più sul vero nome di Tizio che su cosa dovessi esattamente fare, il vento nella radura soffiò più forte, ululando mentre serpeggiava come un enorme rettile attraverso i tronchi spessi.
Mi guardai intorno, improvvisamente distolta dai miei pensieri, alzando entrambe le orecchie pelose.
C’era qualcosa nell’aria… di diverso. L’atmosfera era diventata improvvisamente tesa e… viva. Talmente forte da poter quasi essere toccata.
« Guarda! Qualcuno è già qui! Ma… chi sei? » Arrivò improvvisamente una voce da dietro.
Io mi voltai e rimasi immobile.
C’erano tre figure.
Una era una ragazza alta, magra ma dal fisico molto scattante. Aveva capelli corti e biondi, nascosti da una bandana e il volto coperto da una maschera bucherellata. Indossava un completo bianco, aperto davanti e dei gambali in ferro rosso.
La seconda figura era bassa, un Lalafell maschio, anche lui con corti capelli biondi, occhialini e due grandi occhi grigi. Portava un vestito nero e sulla schiena era attaccato un bastone munito di corna.
In mezzo ai due volava un batuffolo di pelo, simile ad un grosso topo dalla testa sproporzionata, orecchie e zampe minute, baffi, piccole ali membranose e un buffo pom-pom rosso che dondolava sulla testa.  
« Oh! Quella è una spada? Cattiva idea a venire qui… davvero cattiva. » Fece quella, rivolgendosi a me.
« Io… veramente… » Feci, cercando di spiegarmi.
Ma tacqui subito, vedendo lo strano batuffolo volarmi incontro e svolazzare in tutta la mia lunghezza e larghezza, esaminandomi con minuscoli occhietti.
« È questo il nostro straniero oscuro? » Chiese il Lalafell, con una voce accesa, all’animaletto bianco.
Questo tornò al suo posto e scosse il capo. Dal minuscolo musetto venne fuori una vocina:
« No! No! Non ci và nemmeno vicino, kupo! »
La donna lo guardò:
« Uh? Vuol dire che lo conosci, Kuplo Kopp? »
« Beh, non esattamente, ma ho viaggiato con lei! Non è vero? » Chiese infine, rivolgendosi a me.
Io lo guardai come se non avessi sentito la domanda:
« Eh? »
Poi, come feci quel verso, mi ricordai.
Sì, l’affarino aveva ragione e adesso mi ricordavo anche che cosa fosse.
Era un Moogle, anche lui un abitante della foresta. Ce n’erano molti in giro e ricordo che nell’ultima fase del mio viaggio, la prima volta che sono entrata nella Black Shroud, due Moogle erano venuti a farmi visita. E ora che risentivo la sua vocina, ricordavo.
« Oh, sì! Sì, ricordo! » Dissi, cercando di sorridere.
Il Lalafell mise su un’espressione di dubbio e si calò sugli occhi una maschera con sulla fronte un globo che prese a illuminarsi. Così, si guardò intorno e la donna chiese:
« Cosa dicono i segni? »
« Le stesse cose dell’ultima volta… Ci sono dei disturbi di Aether anche qui e di un nuovo tipo… » Si tolse gli occhiali e mi guardò « Kuplo Kopp sembra convinto della tua innocenza. Ma se non è stata opera tua, allora di chi? »
Non stavo assolutamente capendo niente.
Cosa c’entravo io con la spada? Perché se l’erano presa con me così su due piedi? … E chi diavolo erano quei due?
Io alzai le mani davanti  a me:
« Ehi, aspettate! Penso stia prendendo la cosa un po’ troppo di fretta. Io non c’entro niente, sono solo stata mandata qui ad investigare! »
« E da chi? » Chiese il Lalafell.
« Da… » Tizio, pensai.
Dannazione il nome!! Mi urlai.
« Dai Woodwailer di Gridania. » Dissi infine.
La donna mise le braccia conserte sul petto e sospirò.
L’aria era ancora tesa e non mi sfuggì affatto il tremore sotto i piedi, tanto che saltai giù dal ceppo e mi allontanai, temendo che fosse la spada il motivo di tutto. Ma il debole terremoto continuò comunque ancora per qualche secondo, mettendo in allerta anche i due sconosciuti. Il Moogle tremò e volò su un albero, dicendo:
« Oooh! Qui le cose si mettono male! Kupo, kupo, kupoooo!!! »
La mano schizzò istintivamente alla lancia sulla mia schiena e chiesi:
« Cosa succede? »
La donna sembrava tesa, ma nemmeno poi tanto:
« Da quando la Calamità è arrivata, la distruzione a interferito pesantemente con il flusso di Aether, generando questo… »
In corrispondenza delle sue parole, gli alberi minori nella radura si mossero. I rami si staccarono dalle fronde e si agganciarono al terreno come mani nodose e si sradicarono dal terreno in un suono continuo e basso. Dal tronco sommerso dal terriccio comparvero orbite nere che s’accesero di una luce rossa e maligna. Una decina di loro si voltarono verso di noi e presero ad avvicinarsi su radici robuste.
« Sembra che non abbiamo altra scelta. » Disse il Lalafell, afferrando il bastone e mettendosi in posizione d’attacco.
La donna ebbe in mano degli artigli ed io impugnai la lancia.
« Sono con voi. » Dissi.
E loro mi annuirono.
 
“Yda, vai a destra!”
“Mi stai rubando il divertimento!”
“Spostatiiii!!!”
“Daiiii!!!”
“Firaga!!!”
“Nooooo!!! L’albero è il mio!”
Mi concessi un secondo per sbattermi la mano in faccia davanti a quella scena.
 
Incredibile che alla fine quella ad essere in piedi fossi io.
Non che poi mi sarei aspettata diversamente.
Quei due mi erano sembrati strani sin dall’inizio, ma ora lo erano ancora di più.
Io cercavo di prendere i combattimenti come una cosa seria, loro… giocavano. Bisticciavano per chi aveva quale obbiettivo. Un litigio continuo per il mostro migliore. Ma come avevo fatto a tirarmeli dietro in uno scontro?
Rimisi la lancia sulla schiena e guardai i due accasciati a terra con il fiatone.
Tanto sforzo per niente.
Il Moogle era sceso dall’albero e si era avvicinato ai suoi due compagni.
Ma il mio occhio era caduto altrove, poco distante da me.
C’era un bagliore, nascosto nel verde.
Una luce azzurra veniva dal terreno.
Mi avvicinai e scostati i ciuffi d’erba trovai la fonte.
Era un cristallo. Perfettamente simmetrico, luminoso come mai visti. E non era una luce di riflesso. Era la sua, era il minerale stesso ad emetterla dal suo interno.
L’oggetto mi levitò in mano, espandendo la luce fino a quando non mi accecò del tutto.
 
***
   
Intorno a me fu solo buio.
Il Cristallo tra le mie mani fu l’unica luce.
Sotto i miei piedi esplose improvvisamente un grande simbolo di luce.
Il minerale sparì dalle mie mani per ricomparire in un punto della circonferenza del simbolo, rilasciando una colonna di luce che schizzò sopra la mia testa verso una fonte luminosa. Fui invasa da una sensazione di purezza, un freddo calore che mi diede energia e un innato senso di speranza.
Ma poco dopo tutto tornò immerso nel buio.
 
Senti… Percepisci… Pensa…
 
La voce di una donna invase l’aria.
L’atmosfera era cambiata, ora sembrava oppressa da qualcosa.
Sentì un rumore.
Alzai lo sguardo e davanti a me comparve un globo di fuoco: Dalamud.
La luna, circondata da nubi accese di colori infiammanti, rilasciava meteore incandescenti che mi piovvero intorno.
La Calamità…
I miei occhi non furono capaci di staccarsi dalla luna ribollente e presto fui persa in quella luce ardente.
 
***
 
Intorno a me vi era un paesaggio fatto solo di un grande flusso azzurrino, luminoso, immenso. L’occhio si perdeva in quella tinta di freddo candido.
I miei piedi non poggiavano su un terreno, il mio corpo emetteva luce, le mie stesse vene sembravano essere attraversate da un forte bagliore.
Mi guardai intorno curiosa, quasi incapace di pormi domande, senza pensare in quale situazione mi trovassi.
In quell’atmosfera eterea la mia mente sembrava molto più cosciente, quasi fosse diventata improvvisamente saggia. Sentivo di sapere, di conoscere, che tutto era al suo posto. Quello era un posto di pace.
 
« Portatore del Cristallo… » Mi chiamò una voce, la stessa di prima.
Davanti ai miei occhi comparve dal basso un cristallo, grande, molto più di quello che avevo trovato e questo era sfaccettato, imperfetto, ma meraviglioso.
Mi avvicinai, semplicemente spostando il peso in avanti e così fui vicino al minerale.
Da esso stesso tornò la voce:
« Il mio nome è Hydaelyn. Tutto fa uno. Ci fu una Luce che brillò su tutto il regno… eppure è cresciuta offuscata. »
Un secondo Cristallo, di forma diversa da questo, arrivò anche lui dal basso, mentre il primo andava ad allontanarsi. Ma la voce rimaneva la stessa e veniva da entrambi:
« E come questa ha vacillato, così la Tenebra è cresciuta in sua vece, predicendo un fine alla Vita. Per la salvezza di tutti noi, io ti prego: salvaci da questo destino! »
« Ma come? » Chiesi.
La mia domanda sembrò perdersi nel vuoto immenso.
Ma dopo poco altri Cristalli comparvero intorno a me.
E dal basso comparve la punta di un enorme, gigantesco, immenso Cristallo.
Era talmente vasto che riuscivo a vedere le venature del minerale sulla sua superficie, le sfumature quasi violette che riflettevano sul colore azzurrino e luminoso.
Salì lento davanti a me, pochi metri di distanza, mentre la voce femminile vi venne in risposta:
« Il potere per bandire le Tenebre dimora nei Cristalli della Luce. Viaggia e rivendicali. Dalle tue gesta i Cristalli si riveleranno a te. »
Io rimasi ad ammirare il cristallo per lungo tempo.
Poi chiusi gli occhi e scossi il capo, chinandolo:
« Ma io non mi sento all’altezza di questo compito. Sono una ragazza come tanto altre… »
La voce mi rispose, dolce nel tono:
« Credi soltanto, perché la Luce vive dentro il cuore ora. »
Alzai gli occhi acquamarina verso il Cristallo.
Sorrisi.
La speranza che Hydaelyn mi aveva infuso stava ora scorrendo in me, forte, sorreggendomi.
Poi voltai il capo vero la mia destra e vidi una nuova figura.
Era una Miqo’te, capelli neri con sfumature bianche, la coda di leone. Mi guardò con allegri e dolci occhi grigi, mi sorrise e alzò una mano in saluto. Poi alzò il capo verso l’alto e si diede lo slancio. Partì, veloce, lasciando dietro di sé una scia luminosa.
Presto, un secondo individuo mi passò di fianco, un umano, guardandomi con uno sguardo d’intesa. Sparì lontano, lasciando solo la sua di scia luminosa.
Sembrò un invito, il loro.
Così guardai con sicurezza Hydaelyn che torreggiava pura sopra di me.
Mi spinsi verso l’alto e volai. Lontano. Sempre di più, lasciando alle mie spalle un tratto di luce, come una matita che disegna su un foglio. Sfiorai la superficie sfaccettata del grande Cristallo, seguendo le sue venature, affiancata dalla Miqo’te e dal ragazzo.
Li vidi prendere una direzione diversa dalla mia, sparendo dietro i grandi fianchi di Hydaelyn, mentre io girai verso l’alto.
Una luce comparve lontana, lì dove la punta del Cristallo sembrava toccare l’infinito.
« Ora vai, figlia mia, e fa brillare la tua Luce su tutto il creato. » Disse Hydaelyn.
Io volai dritta verso la luce.
Fui investita del suo bagliore e tutto intorno a me svanì.
































 

Salve a tutti!
Spero che questi capitoli siano abbastanza introduttivi e comunque belli. Mi sto concentrando molto su primi momenti del gioco che più mi hanno emozionato (anche se tutto mi emozionava quando ci giocavo) e che allo stesso tempo vi possano iniziare alla storia. D'ora in poi potrei saltare molto di più cercando di mantenere la trama in ogni caso... e in certi capitoli potrei inventarmi storie su alcuni personaggi (da brava fan che shippa ^^), ma in quel caso ve lo dirò. 
Non ho ancora detto i nomi dei due tipi strani, ma presto li saprete, non temete. Sono due tipi tosti e vi conviene ricordarli perchè ci saranno per una bella fetta di One-Shot. Tizio... ve lo potete dimenticare, perchè ci sarà solo (penso) per altre due One-Shot e basta. Era solo un riferimento puramente personale perchè davvero io non ricordo mai il suo nome!
E poi c'è il momento in cui il personaggio entra davvero nella storia, ricevendo la benedizione di Hydaelyn, la parte forse più celebre di FFXIV. Avrei voluto innoltrarla un pò di più, ma mi ha soddisfatto anche questa versione. 
Con questo chiudo,
Ci si vede alla prossima One-Shot!
 
   
 
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