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Autore: ElsBells    03/02/2016    4 recensioni
Faberry AU. Future fic. Rachel Berry è una star di Broadway di grande successo con una nuova coinquilina, la strana e ingenua Quinn Fabray. Tutto comincia con una nota sul frigo e uno scarabocchio frettoloso e infantile di un elefante. Tutti nascondono un po' di pazzia.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: AUOOC | Avvertimenti: nessuno
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Just off the Key of Reason

Capitolo 18
Turn off the light and turn off the shyness


Rachel non aveva nessuna intenzione di correre cinque chilometri attraverso Central Park. O essere trascinata attraverso Central Park per cinque chilometri dalla sua ragazza e dal suo cane. Era circondata da persone che sembravano prepararsi per la triathlon.

E’ una corsa per cani, gente. Gesù, calmatevi.

Rachel prese la mano di Quinn per impedirle di saltellare quando arrivarono dove si teneva la corsa. Gli occhi di Quinn si spalancarono e Rachel si irrigidì sul posto.

Cani. Cani ovunque. Cani, cani, cani. Rachel inarcò le sopracciglia e Quinn era eccitata.
La bionda venne risvegliata dal suo sogno ad occhi aperti quando Cornelius la tirò perché un cucciolo stava giocando con lui.

Rachel controllò che il braccio della sua fidanzata non fosse slogato.

Infine le diede una piccola gomitata nelle costole, indicando il tavolo del cheek-in. “Che ne dici di registrarci, Quinn?”

Quinn guardò il tavolo che era circondato da un bel numero di persone, poi guardò Rachel e si sistemò meglio il guinzaglio di Cornelius attorno alle dita. Rachel attese con pazienza.

Paziente come poteva essere, con il loro cane che cercava di trascinarle in cinque direzioni diverse.

Quinn annuì con fiducia e Rachel le diede uno schiaffo sul sedere quando si mise davanti a lei, sorridendo quando la vide arrossire. Alzò i pollici verso di lei; perché l'avesse fatto non ne aveva idea. Per il suo sedere? Sì, decisamente. Era meraviglioso.

Si sedette sull'erba - si rialzò velocemente quando Barnaby cercò di salirle in grembo - e si mise ad osservare tutte le persone e i cani davanti a lei. Ah! Avrebbe dovuto comprare dei vestiti per Barnaby e Cornelius!

Rachel era delusa da se stessa, aveva a portata di mano l'occasione per poter vestire i suoi cani e se l'era lasciata sfuggire. Non sarebbe accaduto molto spesso. Halloween era solo una volta all'anno.

Guardò Quinn in silenzio in fila, per poi appoggiarsi al banco del cheek-in e sorridere alla donna che le consegnò i loro numeri. Le mani di Quinn tramavano sul guinzaglio, ma salutò comunque con allegria la donna quando se ne andò. Poi fece un cenno a Rachel che stava sorridendo felice.

Non aveva idea del perché. Stava per correre per cinque chilometri. Non c'era nulla per cui essere felici.

Pronte!” gridò eccitata Quinn, ancora qualche metro di distanza da lei.

Rachel aprì la bocca per risponderle, non sapendo bene cosa dirle, quando un ragazzo le offuscò la vista.

Sono Jeremy” disse con sicurezza, porgendole la mano.

Rachel strinse gli occhi, ma gli strinse la mano e si presentò. Dov'era il cane di quel tizio? Davvero si stava infilando nella corse dei cani per rimorchiare delle ragazze? Rachel si morse la guancia per non ridergli in faccia, ma poi si fermò quando notò l'espressione di Quinn. Non sembrava per niente contenta, mentre osservava la schiena del ragazzo.

Occhi vigili. Pronti a balzare per la sua donna. O sulla sua donna.

Rachel scosse la testa, voleva vedere fino a che punto il ragazzo si sarebbe spinto. Quinn la guardò con circospezione e poi annuì, mettendo le mani davanti a lei e dondolando sui talloni.

Rachel si concentrò di nuovo su Jeremy attendendo, non aveva sentito niente negli ultimi trenta secondi, così si limitò ad annuire, sperando che non facesse domande.

Da quello che vedo questa corsa non dovrebbe essere un problema per te” sottolineò.

Woah amico. Prima cosa, quella sarebbe stata la cosa più difficile della vita di Rachel. Seconda cosa, woah amico. Rachel arrossì e guardò Quinn.

Uh oh, uno sguardo laser. Proprio sulla nuca di Jeremy.

Rachel avrebbe dovuto schiaffeggiarlo, ma voleva vedere come andava avanti, era divertente, magari si sarebbe lasciata trascinare in una lunga conversazione e si sarebbe persa la corsa.

Davvero!” continuò il ragazzo. “Sembri molto in forma. Fai esercizio?”

Oh, per piacere, Rachel aveva bisogno di metterlo su youtube. Portare gioia a milioni di ragazzi che stavano avendo problemi di stima.

Le dita di Quinn si agitarono sulle sue cosce, continuando a dondolarsi sui talloni.

Jeremy sollevò un sopracciglio. “Parli?” chiese.

Apparentemente, non negli ultimi tre minuti. Rachel era troppo concentrata sulle cagate che le uscivano dalla bocca. E non riuscire a far parlare Rachel, beh, eri fuori strada amico.

Quinn che aveva osservato tutto in silenzio, passò di fianco a Jeremy e si chinò su Rachel baciandola e mordendole il labbro inferiore, prima di lasciarla andare. Rachel si leccò le labbra stordita.

Chi era quel ragazzo di fronte a lei? Che stava succedendo?

Sì, parla” dichiarò Quinn, tirando Rachel al suo fianco e fissandolo senza battere ciglio.

Rachel si limitò a sorridere fra le nuvole con aria sognante.

Jeremy non rispose, si allontanò per andare a parlare con una ragazza bionda con un chihuahua, mentre Rachel la baciava di nuovo e le appuntava il suo numero.

Trentatré e trentaquattro. Rachel era pronta.

Venti minuti dopo, Rachel giunse alla conclusione che non era per niente pronta per quello. Si era solo illusa. Era in forma, ma non era un corridore e non era abbastanza forte da tenere Barnaby, che la stava trascinando per tutto il percorso.

Perché diavolo lo stava facendo?

Corri più veloce, little bear!” disse Quinn da sopra la propria spalla, facendo jogging e tenendo i cani davanti a lei.

Sembrava avere completamente il controllo, anche se probabilmente era in procinto di essere lanciata in avanti, rompersi una caviglia o slogarsi un braccio. Rachel alzò gli occhi al cielo e cercò di correre più veloce. I capelli le ricadevano sul volto, aveva il ginocchio sporco dove Barnaby l'aveva trascinata a terra, ma la raggiunse e la guardò. Provò a guardarla male, era troppo disorientata e sudata per riuscirci.

È stata... un... idea... orribile” disse fra gli affanni.

I suoi polmoni bruciavano. I piedi le facevano male. Non era in una buona situazione.

Quinn la guardò, tirando Cornelius che voleva trascinarla in un canale. “È per una buona causa!” disse con felicità.

Dio, aveva i polmoni di ferro. Lo stomaco d'acciaio. La ragazza di Rachel era un robot? Sapeva che non lo era. Era troppo morbida. Forse era una di quei cuccioli meccanici imbalsamati, che correvano finché non si rompevano, continuando a fare quei rumori fastidiosi finché non venivano buttati contro il muro per la frustrazione.

Dio, doveva essere priva di ossigeno. Rachel desiderò essere un robot in modo che potesse finire la gara senza svenire.

Solo. Continua. A muoverti.

E Quinn continuò brillantemente. “E ci sono un sacco di cani!”

Oh, davvero, Rachel non l'aveva notato. Che cos'erano quelli? Oddio, le sue gambe stavano per cedere.

Quiiinnnn” si lamentò Rachel, rallentando drammaticamente.

Quinn rallentò a sua volta, i cani che cercavano di spingerla in avanti, la guardò con le sopracciglia aggrottate.

Stai bene?”

Rachel cercò di focalizzare e riprendere fiato. Se avesse potuto parlare, l'avrebbe fatto, perché insomma, era Rachel.

Stai bene, Rachel? Vu-vuoi che ti porto io?” chiese preoccupata.

Rachel ancora non riusciva a parlare. Dio, che cosa non andava nel suo corpo? Affrontava otto spettacoli a Broadway alla settimana, ma venti minuti in una corsa per cani e gettava la spugna. Immaginò che fosse fatta solo per il palcoscenico. In realtà, era semplicemente destinata a quello. Era l'unica cosa per la quale il suo corpo era fatto.

Rachel stava cercando la forza per risponderle, quando Quinn si chinò in avanti e la fece salire sulla sua schiena. Bene, d'accordo. Rachel non protestò, perché non ci riusciva, prese i guinzagli dalle mani di Quinn e nascose la testa nei suoi profumati capelli biondi.

Molto meglio. Rachel sentiva addirittura di potersi addormentare. Con le mani di Quinn che le tenevano le cosce e le gambe di Rachel attorno alla sua vita.

Dio mio.

Quinn attraversò a grandi passi il traguardo, dieci minuti dopo, saltellando allegra.

Abbiamo finito!” disse allegra e accidentalmente scaricò Rachel sull'erba.

Tu hai finito” borbottò Rachel.

Quinn sorrise e le pulì il fondoschiena. “Sei qui, Rachel, al traguardo. Quindi abbiamo finito!”

Rachel continuò a guardarla con malumore e cercò di togliersi la terra dalla ginocchia, tanto che l'espressione felice di Quinn vacillò un po'. Non stava ignorando Quinn, si stava solo domandando se la terra fosse diventata un tutt'uno con lei e sarebbe stata costretta a togliersi l'epidermide per farla sparire.

Mi dispiace, Rachel. Noi possiamo- ti porterò ad un altro appuntamento questa settimana e sarà meglio. Possiamo-”

Okay, quindi quello era un appuntamento, Rachel non era stata informata.

No, Quinn è stato divertente. Era per una buona causa e sono con te, mi diverto sempre quando sono con te” la rassicurò.

Ed era vero. A parte il sudore, lo sporco e la corsa. Dio, la corsa. A Rachel piaceva guardare le persone. E i cani. Sopratutto se i cani erano più maleducati dei suoi.

Era una cosa rara. Le dava speranza.

Quinn la guardò per un momento, assicurandosi che stesse dicendo la verità. Poi sorrise e cominciò a saltellare.

Possiamo andare a vedere i cani ora?”

Rachel sorrise, la sua fidanzata era un'anima semplice. Quinn la trascinò verso l'area dove si potevano adottare i cani ancora prima che potesse rispondere. Erano ammessi solo tre cani nel loro appartamento, così... Quinn voleva scegliere bene.

Quinn dondolò avanti e indietro con impazienza mentre aspettava che le persone si muovessero di fianco alle gabbie. Rachel le strinse la mano per farla stare ferma e si mosse con lei.

Awww...” mormorò Quinn, accovacciandosi e mettendo le dita fra le sbarre, così che il meticcio potesse leccarle le dita.

Rachel mise le mani attorno alla spalle di Quinn, cercando di impedire a Cornelius di sbattere contro la gabbia per spaventare il cucciolo. Così si mise sulla schiena e cercò di soffocarsi con il suo stesso guinzaglio.

Una signora si accovacciò al fianco di Quinn, con le braccia conserte e la ragazza si diresse alla gabbia successiva. Guardò con desiderio il successivo cane e Rachel sorrise.

Si, prendi i cani. Prendili tutti. Sarebbero stati fortunati ad avere Quinn.

Quinn passò alla gabbia successiva, dove c'era un soffice, bianco ed enorme samoiedo. Rachel non riusciva a vedergli bene il volto a causa della pelliccia. Dio, chissà quanto ne perdeva. Sarebbe stato come vivere in un paese delle meraviglie invernale. Solo nel loro appartamento.

Tranne che sarebbero stati peli di cane. Sarebbe stato orribile. Rachel sarebbe stata costretta a comprare l’aspirapolvere. Dio solo sapeva perché non ne possedeva già una. Quinn guardò il cane-pupazzo di neve con gli occhi dolci e si spostò in avanti per accarezzarlo.

Rachel lesse l'etichetta sulla gabbia. Il suo nome era Pongo. Rachel sorrise. Come nella carica dei 101. Quinn l'avrebbe amato.

E Dio, aveva sedici anni. Rachel si fece più vicino per guardare e sì, quel cane... non sarebbe rimasto vivo ancora a lungo. Ma i suoi occhi erano brillanti quando Quinn gli gratto l'orecchio. La donna si mise di nuovo accanto a Quinn, gridando qualcosa ai suoi figli, ma la sua fidanzata non si mosse.

Rachel sapeva che aveva trovato il suo cane. Era ovvio che Quinn avrebbe scelto l'orso polare.

Non si sorprese quando Quinn la guardò coi suoi occhi nocciola pieni di emozione. “Può venire a casa con noi?”

Dio, ovviamente sì. Chi poteva dire di no?

Rachel tenne compagnia a Pongo, mentre Quinn pagava la tassa di adozione. Guardò Cornelius accanto alla gabbia, la schiena premuta contro quella peluria bianca: la sua famiglia continuava a crescere.

Dovrei portalo io?” chiese Quinn seria quando tornò indietro.

Si, certo, Quinn, porta un orso polare di 12 chili nella sua gabbia, per nove isolati. Ti farà sicuramente bene. Rachel scosse la testa con affetto.

No, può camminare. Solo... vai piano.”

Sperava vivamente che il nuovo cane arrivasse a casa senza, beh... morire. Una volta a casa avrebbe potuto oziare come un re.

La passeggiata fino a casa fu lenta, perché Pongo non poteva camminare veloce e si fermava spesso, ma scodinzolava felice. È fu la prima volta nella vita di Rachel che Barnaby non la tirò in giro come uno psicopatico, ma rimase composto accanto del suo nuovo migliore amico.

Barnaby si era fatto una flotta di nuovi migliori amici recentemente.

Quinn era felice. Rachel era contenta di aver finito la corsa di cinque chilometri senza essere portata in ospedale. E il pensiero che la terra fosse stata assorbita dai suoi organi era ormai svanita. Ed era anche contenta per il nuovo cane.

Quinn avrebbe dovuto inventarsi qualcosa, se aveva intenzione di trasformare il loro appartamento in uno zoo.


****


Pongo non dormiva nel letto di Quinn e Rachel, semplicemente perché non riusciva a salirci, così gli avevano comprato una cuccia e l'avevano messa dalla parte del letto occupata da Quinn e lui era felice. Rachel spesso si svegliava di notte per andare al bagno e inciampava in quella luminosa palla di pelo bianca, che le dava sempre un attacco di cuore, prima di ricordarsi che sì, ora avevano un cane-orso polare.


In quel momento, però, Quinn stava spingendo Pongo e Jelly fuori dalla stanza, chiudendo la porta e tornando verso il letto dove si trovava una mezza nuda Rachel. Una Rachel in topless, che non aveva idea di quando si fosse tolta la maglietta.

L'aveva prima? Probabilmente.

Il cuore di Rachel cominciò a battere più velocemente. Quinn non chiudeva mai gli animali fuori. Riprendi. Il. Controllo.

Quinn si mise dolcemente al suo fianco, appoggiandosi su un gomito, la mano che accarezzava lo stomaco di Rachel. Questa la guardò con attenzione, senza mai vacillare sotto il suo luminoso sguardo nocciola.

Era una radiografia. Era come se Quinn potesse leggerle nell'anima.

Quinn si chinò verso di lei e la baciò, appoggiando poi la guancia contro Rachel e sussurrò. O meglio, soffiò.

Ti amo, Rachel”.

Rachel stava tremando. Sapeva cosa stava per succedere, ma, allo stesso tempo, non lo sapeva. Era tutto nuovo. Aveva i pensieri più folli che le attraversavano la mente in quel momento. Immaginò i loro quattro animali con le orecchie contro la porta ad ascoltare come pervertiti.

Scosse via l'immagine e passò le mani sui fianchi di Quinn. “Ti amo anch'io, bear”.

Quinn sorrise e si leccò le labbra prima di baciarla di nuovo, muovendo la mano dal suo stomaco ai suoi seni. E fu diverso. Quinn non ci stava allegramente giocando, suscitando in lei risatine e lamentele. Era lento e attento e-

Oh merda. Merda. Oddio.

Rachel, sono pronta” disse tranquillamente al suo orecchio.

Il cuore di Rachel fece una capriola, perché Santa Madre di Dio quella voce. Non l'aveva mai sentita prima.

Voleva sentirla di nuovo.

E poi si rese conto di quello che Quinn aveva effettivamente detto e si impedì di svenire. O di avere un attacco cardiaco. No, non ci provare, Rachel Berry. Non rovinerai questo momento finendo incosciente.

Prima di avere un motivo più che legittimo per andare in stato di incoscienza.

Alzò lo sguardo suoi quei meravigliosi occhi nocciola, che erano in realtà di un vorticoso e inebriante verde in quel momento. Non riusciva a distogliere lo sguardo.

Sei sicura, Quinn?” respirò Rachel, cercando di ignorare i disegni che le stava facendo sullo stomaco.

Dio, era fottutamente impossibile.

Quinn annuì lentamente e baciò il collo di Rachel, appena sotto la mascella. “Sono pronta per te, Rachel, se mi... aiuti”.

Beh, Rachel era sul punto di prendere fuoco. Di questo ne era certa. E fu quello il pensiero più lontano che la sua mente elaborò. Perché, insomma, che altro c'era da dire? Quelle erano le migliori parole che avesse mai sentito.

Oltre a: “Congratulazioni, miss Berry, ha ottenuto la parte di Funny Brice”.

E il: “Ti amo anch'io” detto fuori ad un recinto degli orsi polari, dalla stessa bionda con cui stava per fare l'amore.

Fare l'amore.

Dio mio. Il corpo di Rachel era in subbuglio. La pressione arteriosa, la pressione cardiaca, la temperatura. Dovevano essere tutti a livelli critici.

Rachel si voltò così da poter essere mezza stesa su Quinn. Potevano farlo. Il suo ultimo pensiero del “mondo reale” fu rivolto ai cani, che privi di sorveglianza stavano sicuramente distruggendo il salotto.

Ma Rachel lo bloccò fuori dalla testa. Nemmeno consapevolmente. Semplicemente scomparve.

Andò piano. Dio, andò così piano.

Ignorò la crescente pila di vestiti sul pavimento. I pantaloni con le renne e la maglietta coi dinosauri e il grattare alla porta, concentrandosi solo sugli occhi nocciola, pieni di fiducia, sotto di lei.

Dopo aver tolto tutti i vestiti di Quinn e i suoi, fece correre le mani su tutta la pelle che riusciva a raggiungere. C'era così tanto. Ed era tutto così morbido. E profumava come dei dannati orsetti gommosi. Era composta da loro? Quinn aveva un'anima fatta di orsetti gommosi?

Dio, Rachel stava tremando. Cominciò a muoversi ancora più lentamente.

Rachel sostituì il rumore dei tubi, con dei suoni che erano decisamente migliori, sussurrando “ti amo” per tutto il tempo. Tutto l'amore e l'energia che aveva sentito in quel momento, infine , venne rilasciato fra le loro coperte e Quinn si sentiva allo stesso modo, sopratutto dai lievi gemiti che continuava a rilasciare.

Rachel prese fuoco, si calmò e si calmò e tenne stretta Quinn, nascondendo il viso nel suo collo. Quinn aveva le lacrime agli occhi, ma sorrideva e baciò la testa di Rachel tenendola stretta. Non disse nulla e Rachel si fermò dall'iniziare un qualsiasi tipo di conversazione, che normalmente avrebbe fatto con prodezza, ma ora... voleva solo godersela.

Quinn si addormentò subito dopo, respirando nei capelli di Rachel, mentre lei si spostava per appoggiare la testa sul petto di Quinn. Intrecciò le gambe alle sue e ignorò il persistente grattare alla porta.

I piedi di Quinn, per una volta, erano caldi e se Rachel avesse trovato il salotto distrutto la mattina dopo, beh, ne era valsa completamente la pena.


****


Quando Rachel si svegliò, era perché durante la notte Quinn era rotolata nel letto e le aveva schiacciato un braccio sulla faccia. Rachel smorzò il suo grido istintivo: “Oh mio Dio, qualcuno sta cercando di soffocarmi!” e afferrò il braccio dolcemente, allontanandolo dalla faccia, si mosse vicino a Quinn e la strinse.


Quinn era stesa sullo stomaco di fronte a lei e Rachel disegnò dei cuoricini sulla sua spalla nuda, fissandola mentre dormiva. Quinn era sotto il lenzuolo, perché la temperatura nell'appartamento era scesa durante la notte, ma Rachel poteva vederne il contorno e non riusciva a smettere di guardarla.

Non riusciva a smettere di guardarla.

Probabilmente si sarebbe dovuta alzare per preparare biscotti o pancake, ma... no. Non in quel momento. Aveva di meglio da fare. Come stare lì a guardare la sua fidanzata.

Quando Rachel allontanò gli occhi dal suo corpo per puntarlo sul volto, trovò quegli occhi nocciola che la fissavano. Quinn si puntellò suoi gomiti e la guardò. Dannazione.

Era strano? Fissare la sua ragazza mentre dormiva? Sì, era un po' strano.

Quinn la fissò e Rachel le sorrise dolcemente. “Perché le tue guance sono così rosse?” chiese innocentemente, appoggiando una mano sulla guancia di Quinn.

Quinn arrossì ancora di più e Rachel ridacchiò nel vedere le sue orecchie andare a fuoco. “Non lo sono” disse con calma, premendo il volto nel cuscino, ma afferrando la mano perché rimanesse sulla sua guancia.

Sembri una fragola” sussurrò Rachel con una risatina.

Quinn la fissò da un occhio solo, l'altro soffocato nel cuscino e tirò Rachel più vicino, finché i loro volti non furono a pochi centimetri.

Buongiorno, bella ragazza” disse Quinn sottovoce.

Allungò una mano e le scompigliò i capelli e Quinn seppellì tutto il volto nel cuscino, Rachel aspettò che le mancasse l'aria per ricevere il suo bacio del buongiorno, grattandole il retro della testa come incoraggiamento.

Piccola, girati” piagnucolò Rachel dopo alcuni minuti in cui Quinn non si era ancora mossa.

Come faceva a respirare? Un momento, stava respirando, vero?

Il cuore di Rachel smise di battere un momento in una sorta di panico irrazionale prima che Quinn rotolasse, le linee del cuscino sulle guance. Dio, non era giusto.

Il lenzuolo scivolò via e nemmeno quello era giusto.

Eppure Rachel voleva il suo bacio del buongiorno, così si chinò verso la sua partecipante consenziente. Quinn aveva un sorriso timido ed era ancora rossa, probabilmente per la mancata asfissia.

Rachel non riuscì a fare a meno di premere i loro petti insieme e così avvolse Quinn in un abbraccio del buongiorno. Non poteva farne a meno. Doveva accadere. Voleva accadere. Ha lasciato che accadesse.

Vuoi biscotti o pancake questa mattina?” chiese Rachel sedendosi e fissando il petto nudo di Quinn con affetto.

Probabilmente la ragazza stava facendo la stessa cosa. Tranne che i capelli di Rachel assomigliavano ad un nido di uccelli, mentre quelli di Quinn assomigliavano più: “Spazzati dal vento, come una dea del sesso”.

Quinn annuì vivacemente e Rachel aggrottò le sopracciglia. “Biscotti o pancake?”

Quinn annuì di nuovo. “Sì, grazie”.

Rachel sbuffò e si chinò, una mano su entrambi i lati di Quinn, i loro nasi a poca distanza. “Scegline uno, bear. Biscotti o pancake?”

Quinn sorrise di nuovo, come se stesse sfidando Rachel a fare qualcosa, gli occhi scintillanti. “Sì, grazie”.

D'accordo, va bene, te la sei cercata.

Crollò sul corpo di Quinn e cominciò a solleticarle i fianchi, tenendola ferma quando cominciò a calciare e agitarsi. Cerco di contenere la sua risate e provò ad evitare la testa di Quinn che continuava ad agitarsi.

Rach-Rachel! Ra-Rac-ahh! Fer, Rach-Ra!”

Rachel non riusciva a decifrare quello che Quinn stava cercando di dire fra le risate. Erano delle preghiere? Non credeva proprio.

E poi maledizione, tutta la situazione le si ritorse contro. In un modo buono. Il modo migliore. Rachel ritrovò a rotolarsi con la sua ragazza nuda sotto le coperte che rendevano tutto molto più caldo. Si fermò e guardò Quinn, che la stava fissando con le lacrime per le risate, il petto ansante, gli occhi luccicanti e... mio Dio.

Così, biscotti o pancake?

Shhh. Non era il momento. Rachel aveva di meglio da fare.



__________________________

NoteTraduzione:


Eccomi! Eccomi!

Scusateeeee, sono stata super impegnata, ma ci sono riuscita, ho trovato cinque minuti. Questo capitolo, non ha bisogno di molte spiegazioni, dice tutto da sé, io l'ho trovato moooolto dolce tutto quanto. La prima volta che l'ho letto ero tutta awwwwwwwwww *___*

Grazie di seguirmi così in tanti e ci si vede settimana prossima!
  
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