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Autore: David89    19/03/2009    1 recensioni
...Era lì. Potevo ucciderlo, fargli saltare il cranio. Premere il grilletto. Si, era lontano, ma in Russia addestrano anche i migliori cecchini del pianeta. Dicono. Cosa, cosa m'ha spinto a non ucciderlo? La croce del mio M40 con la sua bella faccia in mezzo. Vento leggermente da Ovest. Stavo mirando alla donna a fianco a lui, sapendo che tanto avrei colpito la sua fronte, un buco in testa. PUM! Un lavoro pulito. Sarei ora in qualche isola del Pacifico. Sole, caldo, soldi e donne. Cosa potevo desiderare di più?...
Genere: Thriller, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10.
Viva gli Sposi.




Ero lì. Potevo essere un qualunque gendarme francese. Mi avevano truccato alla perfezione. Baffi, parrucca e divisa perfettamente uguale a quella originale. Avevo da sorvegliare il lato ovest della villa, nel giardino, dove c'era la grande tavolata per il buffet.
Tutti noi poliziotti avevamo in dotazione una radio, per tenerci in costante aggiornamento l'un l'altro. La polizia israeliana era invece in borghese, mischiata tra la folla, diversificata da tutti per gli auricolari che gli pendevano dall'orecchio.
Politici, gente d'affari, colossi che soggiornavano ai piani alti della società. Tutti vestiti elegantemente. Le scarpe tirate a lucido, i pantaloni stirati e nuovi per l'occasione. Giacca e cravatta per i signori, vestiti costosi ma neutri per le signore.
Il tutto per far risaltare i due sposi. Lei la vidi solo di sfuggita, appena entrato in villa per un sopralluogo. Abito bianco, veste che scendeva fino ai piedi. Lui invece una giacca nera, con cravatta bianca, e un fazzoletto rosso nella tasca. Lei scopabile; lui un cesso.
A nord della villa si estendeva il giardino, con sedie e un piccolo altare per il matrimonio. Sarebbe dovuto venire il prete. Si, proprio un prete. Matrimonio cattolico, per scelta anche della sposa. Nessun rabbino tra i coglioni... Meglio così.
Ci sarebbe stato prima il ritrovo degli invitati, nella sala del palazzo, ad est, appena entrati in villa sulla sinistra. E poi da lì sarebbero finiti all'esterno, pronti a celebrare il matrimonio. Lì sarei dovuto scattare io, ancor prima dei festeggiamenti.


Erano le 20.30. La cerimonia del matrimonio sarebbe dovuta avvenire alle 21.15 in punto.
Il prete era già arrivato, e si stava preparando al secondo piano della villa, in una delle stanze degli ospiti.
Nella sala c'erano i vari invitati. Io ero costantemente informato dei movimenti degli sposi, e questo era un bene. Ma non ero nel posto giusto. Eravamo solo cinque agenti a sorvegliare il lato più vuoto di tutta l'area. Eravamo solo noi. E saremmo dovuti rimanere fino alla fine. Dopo il matrimonio l'area banchetto si sarebbe riempita, e ci avrebbero supportato altri poliziotti, e altri agenti israeliani.
Ma non sarebbe stato difficile svincolarsi da lì.
Il tempo stava passando, ma della notizia del matrimonio ancora niente.
Dalla radio ci giungeva voce che il prete stesse scendendo dal secondo piano della villa, per dirigersi verso l'altare, scortato da due agenti in borghese.
Presto sarei entrato in scena.
-chhh... Roger, sta scendendo...-
-chh... gli invitati?... - -cch... Ala nord niente da rilevare... Attendiamo istruzioni...-
-chhh... Si stanno preparando... chh...-

Era giunto il momento.
-Qui Patrick, abbandono il posto un attimo, devo andare a pisciare...-
Agente Patrick Landeau. Anni 45. Un gendarme con un bel passato da sbirro alle spalle. Un comune sbirro.
-chh..... Non bagnarti nei pantaloni, Pat... -
-chh... Vedi di non metterci troppo.....-

-Farò in un lampo....-
Con un cenno della testa mi congedai dai poliziotti vicino a me. Poco vicino alle cucine, una porta dava al piano interrato, portando ad una lavanderia.
Entrai dalla porta nord della Villa. Quasi neanche a volerlo mi trovai davanti il prete, assieme ai due agenti. Mi diede un'occhiata strana, quasi potesse vedere oltre il travestimento. Anch'io lo guardai, intensamente, nei suoi occhi marron scuro. Capelli curatissimi, veste inconfondibile. Il tempo sembrò quasi fermarsi. Un occhiata che forse durò neanche tre secondi, ma in quell'istante fu come se fosse durata un'eternità. Voleva come comunicarmi qualcosa, o forse vedeva in me una persona intrusa.
Non risposi con quello che s'aspettava. Continuai a guardarlo, per poi distogliere lo sguardo in contemporanea con il suo.
Proseguii dritto, evitando di voltarmi indietro. Forse neanche lui l'aveva fatto, o forse sì.
Entrai dentro. Davanti a me la sala piena di invitati ed ospiti. Sui muri ed in corrispondenza delle finestre, altri agenti. Ne contai una decina, sparsi. Ma erano anche molti di più, mischati tra la folla, alcuni anche vestiti da camerieri.
Era strano. Sembrava quasi che si aspettassero qualcosa. Troppo dispiegamento di polizia. Forse il matrimonio era potenzialmente un rischio. Si aspettavano un attacco della nostra Agenzia?
Lasciai perdere i pensieri. Questa volta non dovevo fallire.
Scesi le scale che conducevano alla lavanderia. I vestiti dovevano trovarsi dentro una cesta.
Aprii la porta. Davanti una fila di panni stesi. Mi abbassai, cercando di trovare la cesta con sopra i vestiti.
-Dove cazzo... sono... - guardavo a destra e a sinistra.
-Comunque l'ultima volta che...-
Voci. Cazzo. Stavano scendendo dalle scale.
Come un fulmine, mi nascosi dietro una grossa cesta. Rimasi accucciato, sperando che i panni stesi,che occupavano tutta la stanza, rendessero difficile una mia individuazione.
Aprirono la porta. Mi abbassai, per poi voltarmi, la schiena contro la cesta.
-Ultimamente le cose stanno andando bene, eh.. Non pensar male...-
-Si va bene, ma gliel'hai detto alla fine o no?-
-Ma cosa vuoi che gli abbia detto? Non mi ha lasciato neanche il tempo di iniziare...-
-Sei sicuro che magari, sai... Corna o non corna...-

Cazzo. La radio. Era rimasta accesa.
La spensi subito.
-Ma figurati! … Ah, ecco la cesta. Sai, dopo che ho tentato di dirle quella cosa...- -Eh...-
-Mi ha detto: so che vuoi dirmelo, e anch'io avrei voluto dirtelo tempo fa...-
-Dai... Su... Non tenermi sulle spine...-
-Eh che cacchio, portala su tu 'sta cesta... Allora, alla fine mi ha detto: io ti amo però....-

La porta si era chiusa.
Sperai che la cesta che avevano preso non fosse la mia.
Mi alzai, risistemandomi il vestito. Non sentivo nessuna voce. Avevo ancora tempo.
Riaccesi la radio, forse c'era qualche novità.
-Chhh... Gli sposi stanno scendendo.... E gli invitati sono ormai in giardino... ch..-
-Ricevuto.... Ch... Mandate qualcuno di sopra...-

Era il momento. Guardai tra le varie ceste. Cazzo, erano tutte bianche. Nessuna con sopra la divisa. Merda, merda.
Controllai meglio. Diedi un'occhiata vicino ad una lavatrice. Spuntava una cesta di vimini.
Mi fiondai. Bingo! Trovato!
Avevo poco tempo.
Mi tolsi la tunica da poliziotto, appoggiandola sopra la lavatrice. Poi la cintura con la pistola d'ordinanza. I pantaloni e gli scarponi. Il cappello da gendarme.
Misi tutto alla rinfusa dentro la cesta.
La tunica da tecnico delle luci mi era stato fatto su misura. Mi calzava a pennello.
Mi tolsi i capelli e i baffi posticci. Il fucile l'avrei trovato al piano di sopra.
Iniziai a vestirmi da tecnico, indossando con cura la tuta. Mi misi gli scarponcini neri di gomma.
Presi il primo panno pulito che era steso ad asciugare, adagiandolo sopra la cesta, per coprire il travestimento da poliziotto. L'avrebbero scoperto, è vero, ma io sarei stato ormai al sicuro, troppo lontano e distante per essere rintracciato. Nascosi la cesta appena dietro la lavatrice. Prima che potessero venire a controllare, ce ne sarebbe passato di tempo.
Prima di uscire, presi un martello che era appoggiato sopra una sedia, infilandomelo nella cintura.
Salii le scale il più velocemente possibile. Aprii piano la porta. Il corridoio era libero. Nessun poliziotto nei paraggi. Perfetto.
Sgattaiolai fuori, richiudendomi la porta alle spalle.
Salii le scale.
Un fucile Walther WA2000 mi aspettava dentro una valigia, in una camera appena a destra delle scale. Il Fucile per cecchino più corto al mondo, ideali nei luoghi chiusi e nei posti ove è difficile poter usare supporti. Meno di un metro di lunghezza. Proiettili 7.62 mm NATO.
Un gioiello a tutti gli effetti, fatto da mamma Germania.
Appena giunto al secondo piano, una guardia che sorvegliava il corridoio mi bloccò.
-Dove deve andare?-
-Sono il tecnico delle luci, mi sono un attimo allontanato per andare in bagno.
Mi guardò un po' strano, ma non disse niente.
Entrai subito nella stanza sulla destra. Mi lanciai sull'armadio. Sapevo che l'avrei trovato lì. Eccolo.
Valigetta di metallo, simile a quella usata dagli elettricisti per riporre gli attrezzi.
Diedi una rapida occhiata all'interno. Era quasi montato, mancava solo da montare la canna e il mirino telescopico. Richiusi tutto. Sul balcone che dava proprio sul giardino dove c'era l'altare, mi stava aspettando un altro agente dell'Agenzia, che mi avrebbe coperto nel momento in cui sarei stato pronto a sparare. Uscii dalla camera. Il poliziotto non badava a me, quindi con tranquillità mi diressi verso il balcone. Aprendo la porta, salutai con un cenno il tecnico.
-Hanno appena iniziato...Io sono Jack...- esordì, appena lo salutai.
-Perfetto, vedi di occuparti della guardia fuori, e degli eventuali seccatori. Per il recupero?-
-Appena fuori dal cancello, la Ford nera.-
-Vai, devo montare il fucile.-
Senza domandare alcunché, uscì dal balcone, per poi chiudere la porta a vetri.
Aprii cautamente la valigetta, dando le spalle alla ringhiera, per evitare che dall'alto potessero individuarmi. Ero comunque abbastanza tranquillo. Le potenti luci attaccate sul balcone rendevano difficile per chiunque alzare il viso verso di me. E io con le luci a mio favore avevo un'ottima inquadratura del bersaglio.
Iniziai ad avvitare la canna sul corpo del fucile. Ta-clak. Anche il telescopio era montato.
Controllai immediatamente il caricatore. Due colpi, nel caso il primo non fosse andato a segno.
Perfetto.
Il silenzio regnava sovrano, a parte alcuni rumori che potevo sentire provenire dai faretti.
Imbracciai il fucile come se stessi prendendo in mano una Carabina. Era stranamente leggero.
Il prete stava iniziando a recitare dalla Bibbia il suo solito sermone.
Diedi un'occhiata alle guardie. Guardavano da tutti i lati possibili. Ma nessuno che prestava attenzione a me.
Perfetto.
Mi sistemai vicino ad uno dei potenti fari che emanavano una luce color ambra, indirizzata verso l'altare.
Ero praticamente invisibile.
Feci un profondo respiro.
Spostai la mira un po' di volte, per cercare di inquadrare bene il bersaglio. Lo sposo novello.
Mi dava le spalle. La sposa era a fianco a lui, con i testimoni un po' più indietro.
La croce del mirino finì sul capo dell'uomo.
Era giunto il momento.
Il polpastrello iniziò ad inarcarsi verso il grilletto. Il dito iniziò a premere. Sembrava così dura la molla che lo teneva.
Addio.
Un forte scoppio mi fece alzare un attimo il fucile. Il rinculo.
Un po' di fumo usciva ora dalla sua testa, mentre lo vedevo sputare sangue verso il prete. Questi lo vidi per un istante guardare in alto verso di me.
Forse aveva capito chi era stato.
Ma non mi importava.
Il casino regnava sovrano. Anche se sapevo che presto sarebbero saliti al secondo piano.
Uscii di fretta dal balcone. Davanti a me vidi il poliziotto che sorvegliava il piano per terra svenuto, svestito della tunica.
Jack la reggeva in mano.
-Presto, indossala. Impegnati come saranno a capire che cosa è stato, non noteranno la stonatura dei tuoi pantaloni.-
Mi levai subito la tunica da tecnico delle luci, indossando quella da gendarme.
Intanto stava già spostando il corpo in una delle camere, per evitare che fosse notato troppo presto.
-Cosa cazzo aspetti? Vai, diamine. Me la caverò...-
Non aspettai oltre, mentre mi fiondavo dalle scale.
Scesi giù. Qualcuno stava venendo nella mia direzione...
-Cosa è stato? Da dove hanno sparato?-
-E' sopra, credo sia sul balcone. Ha tramortito i due tecnici delle luci... E' armato. Vado ad avvertire gli altri!- risposi, continuando a correre verso l'uscita.
-Va bene! Dai l'allarme a tutti. Adesso lo prendiamo quel bastardo.- mi rispose un gendarme, con la pistola in mano.
Annuì, mentre mi dirigevo a passo svelto verso l'uscita della villa. Altri poliziotti stavano venendo verso di me, ma non dissero niente.
Il cancello davanti a me era aperto.
Incrociai le dita.
Un poliziotto all'ingresso. Merda.
-Dove deve andare? Cos'erano quelli spari?-
-Hanno ucciso lo sposo, porca vacca. Devo avvertire l'ambulanza dalla volante. Le radio danno le bizze, cazzo.-
-Vai...- mi rispose, quasi comprendendo la situazione.
Mi voltai a destra, appena uscito.
Una Ford nera.
I fari s'accesero. Con un tiro di gas incredibile, si indirizzò nella mia direzione.
Neanche sei secondi che si era fermata davanti a me.
La portiera si aprì.
-Allora?- mi domandò Martin, appena mi sedei sul sedile posteriore. Era a fianco di me.
-Penso che la sposa debba già considerarsi vedova- aggiunsi, mentre chiudevo la portiera.
-Vai vai vai!!- alzò la voce, battendo con il pugno sul poggiatesta del guidatore.
La macchina sgommò un'altra volta, dirigendosi velocemente verso il centro di Parigi.
  
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