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Autore: Eternally_Missed    04/02/2016    2 recensioni
Due amiche, Ilaria e Giulia, separate dalla geografia ma con una pagina bianca da scrivere insieme. La vita che corre su binari nuovi e imprevisti.
"C'è crisi per avere un posto fisso dentro le persone".
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono tornata, chiedo scusa per il ritardo. Vi ringrazio per le visite ed i commenti, siete veramente gentili. Spero di farvi ridere un pochino!

 

7.
 
 
Sono due giorni che ovviamente ripenso, anzi ripensiamo, alla cena.
Penso che una carrellata di situazioni assurde come quelle venute fuori in quelle ore, non mi sia mai capitato. Alterno stati di imbarazzo totale a sogni ad occhi aperti. Amo il mio lato bipolare.
Questa mattina, Giulia mi ha chiamata dallo studio per dirmi che le è stato recapitato un mazzo di fiori meravigliosi da parte della band, per ringraziare della serata. Lei si è sciolta, ha il cuore tenero. Che pensiero gentile da parte loro. Non vedo l’ora di vederlo.
A fine mattinata, insieme a Leslie, andiamo a seguire un compito che esula dai nostri, ma che ci attrae tantissimo: la registrazione di un videoclip. Il direttore della fotografia ci concederà un’intervista sulle nuove tecniche applicate, pare sia un genio nel campo. Vederlo all’opera sarà sicuramente stimolante. Alex è già lì dal mattino, quando arriviamo sembra di vedere un bimbo la sera di Natale: felice ed iper eccitato. È il suo mondo ed ha l’occasione di osservare un’eccellenza al lavoro. Siamo tutti contenti per lui, chiaramente, anche se sembra una trottola.
Nel pomeriggio, torno in studio per consegnare il lavoro. Entro come sempre lasciando la borsa sulla sedia, ma ho la sensazione che ci sia qualcosa di diverso. Do un’occhiata in giro ed in effetti vedo che nel bel mezzo della mia postazione si trova un pacco. Rettangolare, non molto alto, come le confezioni delle camicie, di colore azzurro chiaro. Un bel fiocco rosso nell’angolo destro. Nessun biglietto, che stranezza. Non so nemmeno se aprirlo, ma poi la curiosità la fa da padrona. Sollevo il coperchio con delicatezza, apro le due veline di carta bianca e sgrano gli occhi.
Una felpa. O meglio quella felpa rossa.
Forse ho perso un battito. È una cosa talmente strana, da risultare persino credibile. Non c’era bisogno di un biglietto, è un indumento che ovviamente mi rimanda solo al nome di Dominic. Sorrido come una cretina di fronte a questo pensiero così carino. Sorrido al fatto che lui si sia ricordato il modello, il colore della felpa, che sia ritornato nel negozio a comprarne una e me l’abbia inviata senza un motivo. Anche perché finora chi ha avuto la peggio, è sempre stato lui, tra un ceffone e un mezzo insulto. Eppure c’è qualcosa in lui che inesorabilmente mi mette di buonumore: ecco perché devo stargli alla larga, evitarlo come la peste.
Non posso neanche ringraziarlo, in effetti, non saprei nemmeno come contattarlo. Meglio così: non rischio di infilarmi in una brutta situazione.
Rimetto tutto a posto, spengo il pc e torno a casa. Mi faccio fermare un isolato prima. Ho bisogno di camminare un pochino. Siamo io ed il mio pacchetto speciale sotto braccio. Camminare da sola a volte con il naso all’insù mi rilassa, mi riconnette con me stessa. Uno sguardo di qui, uno di là e via. Vedo la mia casetta in lontananza.
Sento il telefono vibrare proprio a qualche metro dall’edificio. Con un po’ di contorsionismo riesco a tirarlo fuori dalla borsa. È un messaggio di Giuls che mi avvisa che non verrà a cena per via di uno spettacolo a cui deve partecipare. Se n’era dimenticata, che testa. Mentre armeggio alla ricerca delle chiavi di casa, sento una mano appoggiarsi sulla mia schiena.
“O la borsa, o la vita.” dice una voce maschile alle mie spalle ed io logicamente vado un pochino nel panico. Del tipo che divento bianca di colpo e il cuore che non sa se uscirmi fuori dal petto per lo spavento. Mi giro di scatto pensando di cogliere di sorpresa il mio aggressore colpendolo con una gomitata. Ovviamente non ci riesco e quando rimango faccia a faccia con lui, credo di accarezzare l’idea di un omicidio.
“Tu, razza di idiota. Vuoi forse farmi morire?” mi metto a strillare ad un Dominic in preda alle convulsioni dovute alle risate
“L’ho detto che l’avresti pagata, ma non pensavo ci cascassi così malamente.”
“Stupido, deficiente, cretino” inizio ad imprecare in italiano sotto il suo sguardo divertito
“Almeno stavolta non le ho prese.” borbotta fissandomi
“Non ancora, vorrai dire.” ribatto iniziando a respirare nuovamente in maniera normale
“Ok, dai. Scusami. Tregua?” chiede lui facendo gli occhi da pazzo e generando in me una risata
“Che ci fai, qui?” domando tornando improvvisamente seria
“Potrei dirti che passavo di qua per caso, ma non sarebbe vero. Ti stavo aspettando.” rivela sibillino giocando con gli occhiali da sole appesi alla maglietta bianca
“Perfetto. Così posso ringraziarti per questa!” rispondo indicando con un cenno il pacco che porto sottobraccio, lui coglie il mio gesto e sorride “Non me l’aspettavo, sei stato gentile!”
“Avevo notato il tuo malsano interesse e ho pensato di prendertela. Sono contento tu l’abbia apprezzato.”
“Malsano interesse?” dico scoppiando a ridere “Scusa, Dom, ma detto da te che ti vesti con queste fantasie leopardate, è troppo.” lui mi guarda di traverso per poi ridere insieme a me. Adoro la gestualità che accompagna la sua risata. Ha degli occhi espressivi, a volte sembrano prendersi gioco di te, in altri casi al contrario sono lo specchio della felicità. La sua.
Fa il finto offeso, so che le sue rotelline stanno meditando una risposta a tono alla mi affermazione.
“Parla quella che si veste nel reparto maschile.” esclama poco dopo sollevando le mani in avanti come a dire ‘te la sei cercata’. Ha ragione, in effetti.
“Ho una mia personalissima opinione della moda e dello stile. Tipo…inesistente. Vabbè.”
“Ti va di cenare insieme?” propone lui guardando l’ora rivolgendomi uno sguardo che non ammette risposte negative.
Fermi tutti: mi sta chiedendo di uscire?!
“Ehm, dunque. Giuls torna tardi, per cui sono sola. Ok, va bene.” rispondo elencando il filo dei miei pensieri ad alta voce
“Cioè, fammi capire: è un modo per dire che siccome non hai niente da fare, può andar bene uscire con me?” chiede lui sgranando gli occhi divertito. O almeno spero.
“Mmm ti lascerò crogiolarti nel dubbio, cocco bello.” ribatto “Fammi posare la felpa dentro e sono pronta. Perché dato che mi hai descritta come una che non si sa vestire, non credo di dovermi mettere in tiro per una cena con te. Giusto?” espongo trattenendo a stento una risatina cercando di essere il più seria possibile.
“Per me puoi uscire anche in pigiama. Non ci sono problemi. Sei perfetta così.” sussurra lui mentre gli volto le spalle per aprire finalmente la porta di casa. Ovviamente queste parole hanno un strano effetto su di me. Una sensazione di dolcezza e calore. Come il cioccolato caldo sulle fragole. Devo impedirgli di farmi il lavaggio del cervello con due moine.
“Che fai, non entri?” gli chiedo evitando di soffermarmi troppo sulle sue affermazioni      
“Arrivo, arrivo!” ribatte lui entrando come un fulmine mentre sto per chiudergli la porta in faccia “Questa casa mi piace proprio!”
“Ah si? Sono stata fortunata, è Giulia ad averla trovata. È un mago in queste cose!” gli spiego mentre mi avvio al piano di sopra per posare il pacco in camera mia, lui mi segue in silenzio ascoltando e guardandosi intorno. Lancia qualche sguardo alla mia stanza e si sofferma sulla mia chitarra. È acustica e colorata, va dall’interno nero a sfumare sul rosso verso l’esterno. Inutile dire che è stata la mia compagna di tanti momenti.
“La sai suonare?”
“No, la lascio lì come un soprammobile.” rispondo seria guardandolo dall’alto in basso “Dom, certo che la suono, non come l’amico tuo chiaramente, ma la strimpello sempre volentieri.”
“Ti avviso: questo tuo atteggiamento misto tra attacco, difesa e acidità probabilmente messo in atto per allontanarmi, sortisce l’effetto opposto.” mi spiega replicando il mio modo di fare. Perspicace il ragazzo.
Mi siedo sul mio letto e lo osservo. Non so come rispondere. Lui non sa un bel niente della mia vita, di quali cicatrici mi porto dietro, di quali ferite necessitano di cura. Eppure, qualcosa ha intuito ed ha preferito mettere subito le carte in tavola con me. Almeno una tregua potrei concedergliela, tutto sommato. Aprire uno spiraglio è sempre rischioso, da lì si può comunque entrare e non credo di esser pronta per una cosa simile.
“L’ho chiamata Ginger.” sbuffo raccontandogli del soprannome per nulla fantasioso rifilato alla mia chitarra “L’alternativa era Scarlett, ma poi non mi convinceva del tutto. La lascio spesso fuori dalla custodia, come puoi ben vedere. Se la guardi in controluce, puoi notare tutte le rigature che le ho causato con la mia imbranataggine.”
Lui si avvicina alla chitarra e la afferra per poi sedersi accanto a me, in silenzio, come se volesse ascoltare ciò che ho deciso di condividere con lui.
“Mi piace. È una chitarra vissuta, con una storia tutta sua.” mi dice accarezzandone la cassa
“Proprio così. Non sono brava, ho imparato da me a suonarla, ho una tecnica pessima. Però la suono per sfogarmi, per consolarmi, per divertirmi. Un po’ per tutto, insomma. Ne sono molto gelosa. Giulia non si azzarda nemmeno ad avvicinarsi.” proseguo mentre lui sentendo l’ultima frase sgrana gli occhi
“Sono un morto che cammina, quindi?” sorride curioso
“Per oggi, no. Ora siamo pari. Non mi piace essere in debito.”
“Capisco. Bene, che dici, andiamo?” mi chiede lui, mentre di colpo gli suona il telefono. È sorpreso nel rispondere. In effetti non capisco molto di quello che sta dicendo, parla veloce e soprattutto sottovoce. Gesticola in modo carino e credo anche nervoso. Ha cambiato tono di voce, prima di concludere la telefonata. Si lascia letteralmente cadere di schiena sul mio letto, sbuffando sonoramente. Ovviamente non mi risulta chiaro il perché.
“Che succede, Dom?”
“Succede che sono un cretino.”
“Questo già lo sapevo.” ribatto dandogli una pacca sul braccio in modo scherzoso, ma capisco che forse non è il caso “Ok, sono seria.”
“Mi sono dimenticato di avere un impegno con Sophie.”
Fermi tutti due la vendetta: prima mi chiede di uscire, poi si ricorda di avere già un altro appuntamento con un’altra donna e me lo viene pure a dire?! Male, molto male.
“Che hai capito?!” esclama lui interrompendo il flusso negativo dei miei pensieri, appoggiandosi ai gomiti e sollevando il busto per potermi fissare senza ritegno
“Quello che hai detto.” rispondo guardandolo con aria di sfida. Lui scuote la testa leggermente, poi mi prende per un braccio e mi avvicina a sé. Ha un profumo che adoro, il che non mi aiuta per niente date le circostanze. Circonda le mie spalle con un braccio, accarezzandomi dolcemente.
“Sophie è la nostra stylist. Matt mi ha chiamato per ricordami che questa sera devo assolutamente andare alla raccolta fondi promossa dalla società per cui lei lavora.” mi spiega senza mollare la presa, con un tono di voce a metà tra il dolce e l’amaro “Per questo mi tocca rivoluzionare i nostri piani. Però, stanne certa: a questa cena con te, ci tengo per davvero.” conclude avvicinando il suo naso alla mia guancia, sfiorandola “Adesso, hai capito?” chiede divertito
“Mah, se proprio vuoi dedicarmi un disegnino, liberissimo di farlo.” rispondo con una smorfia “Tranquillo, Dom, non mi devi alcuna spiegazione. È tutto ok!”
“Va bene, come vuoi.” dice mettendosi in piedi e sistemandosi la giacca “Temo di dover andare. Devo farmi bello!” esclama per poi farmi alzare dandomi la sua mano. Scendiamo al piano di sotto e lo seguo fino alla porta d’ingresso. Si volta e mi accarezza una guancia. In quel punto in cui siamo pelle a pelle, avvampo.
“Scusami ancora. Ci sentiamo, eh.”
“Ok, buona serata.”
Esce.
Chiudo la porta e mi appoggio automaticamente ad essa pregando che le mie gambe riescano a reggermi. Poco dopo mi ritrovo seduta per terra, con il viso in fiamme ed uno strano movimento all’altezza dello stomaco. Influenza intestinale? Mah.
Passo il resto della serata in trance, rivivendo e riascoltando tutto quello che Dom mi ha detto. È pazzesco. Da una parte è come se lo conoscessi da un pezzo, dall’altra è un completo sconosciuto che ha già capito alcune cose di me che la maggior parte della gente non nota. Inoltre, posso sfotterlo quanto mi pare, ciò non toglie che sia perfetto. Già il fatto di ammettere questa cosa, è terribile. Mi metto a letto, contemplando il soffitto. È tardi quando sento Giulia rientrare.
Sto quasi per addormentarmi quando il mio cellulare vibra. Pensavo di averlo spento. È un messaggio da un numero che non conosco, strano.
 
Buonanotte, Ginger. Un bacio.
 
Non serve firmarsi. Il cuore accelera e torna quella strana sensazione.
Cazzo, forse non è influenza.  
  
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