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Autore: anilasnoches    04/02/2016    0 recensioni
Il più grande svantaggio di vivere in un seminterrato è che la mattina quando ci si sveglia,e fuori c’è una bella giornata,non si può ammirare nessun panorama attraverso le finestre.Probabilmente era per questo che,nella mente autolesionista di Massimo,ogni mattina le prime parole a cui pensava fossero quelle che suo padre soleva dire quando le cose si mettevano male..
Ora non si trovava più nella sua vecchia camera a casa dei suoi,dove si apriva un balcone affacciato su un terreno alberato.Osservando l’unica miserevole finestrella della stanza,di circa mezzo metro per dieci centimetri,quelle parole per lui erano una beffa più che mai.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Probabilmente quell’espressione l’avrebbe ricordata per il resto della sua vita.Massimo aveva potuto scrutarla giusto il tempo che la navetta su cui viaggiava alla velocità di circa 60 kilometri orari aveva impiegato a farlo entrare ed uscire dal suo campo visivo.Un ragazzo di etnia indiana,seduto sul ciglio della strada,con lo sguardo perso nel vuoto.Uno sguardo tanto deprimente che,in quella giornata di sole sulla splendida costa sabauda,stonava quanto un izba in mezzo al deserto.Uno sguardo che a Massimo faceva sentire una tremenda nostalgia.
-- A che pensi?
La domanda di Anna gli fece scollare la testa dal finestrino.Lei lo guardava col viso che sporgeva dal posto davanti al suo,con un sorriso che sembrava nutrirsi della luce che lo illuminava allo stesso modo in cui il giorno prima sembrava scalfirlo.E finalmente poteva cogliere delle sfumature di colore nei suoi occhi neri che fino a quel momento,rifugiandosi nell’oscurità,erano risultati impenetrabili.
-- Niente,ho solo la sensazione che questa sarà una giornata che non dimenticherò.
-- Ci puoi scommettere!
Intanto la navetta stava svoltando verso l’entroterra,quando ormai la spiaggia veniva interrotta dal promontorio del circeo,su cui era incastonata la Torre Paola.
Si fermò in uno spiazzo circondato da villette,da cui partivano altre due strade.
Anna sembrava disorientata.Massimo prese istintivamente ad avvicinarsi al conducente per chiedere indicazioni,solo che una volta di fronte a lui si rese conto di non sapere nulla della villa di Domiziano,e pensò che Anna fosse più idonea a chiedere indicazioni;ma quando si giro chiederle supporto lei era già scesa dalla navetta.Stava imboccando la strada che correva nella direzione opposta da quella da cui erano arrivati nello spiazzo.
-- Aspetta! -- le urlò Massimo,correndogli dietro – sei sicura di sapere dove stai andando?Non faremmo meglio a chiedere qualche indicazione al conducente?
-- Che c’è,non ti fidi di me? – le rispose Anna,quando l’ebbe raggiunta.
Beh,vedi tu.Ci conosciamo da un giorno e ancora non so perché nessuno mi ha informato che avremmo passato vacanza insieme.Stamattina mi svegli  alle sette e mi trascini letteralmente fuori dalla tenda col cazzo ancora duro dall’erezione post-risveglio,perché “rischiavamo di perdere il bus”.Mi intimi di uscire dal camping in punta di piedi manco stessimo evadendo di prigione,quando al cancello l’unica "sentinella" constava di un tizio disteso su una sedia a sdraio con la bocca spalancata,che più che dormire sembrava mezzo morto.Ed infine restiamo ad aspettare un ora sotto il sole che arrivi la prima navetta.
Questo è quello che avrebbe detto Massimo se fosse stato più impulsivo e se non si fosse trovato di fronte una persona che gli ispirava a pelle così tanta empatia.
-- No figurati,scusami.Ti seguo.
Lungo i lati della strada c’era soltanto vegetazione costituita prevalentemente da pini.Sulla destra però la strada era delimitata in tutta la sua lunghezza da una recinzione a rete con tanto di filo spinato sulla sommità,che ad un certo punto veniva interrotta solo da un portone di legno a mezzaluna antistante una casetta in mattoni.Superato questo continuarono a camminare per un manciata di minuti,quando improvvisamente Anna si fermò.
-- Adesso basta!Questa recinzione sembra non finire mai,e io voglio vedere il lago di Paola.Sono sicura che se oltrepassiamo la recinzione riusciremo a vederlo – disse.
-- E come vorresti oltrepassarla?Dai che c’è sempre tempo per vedere il lago.
-- Con queste! – e dicendo ciò,Anna tirò fuori delle pinze dalla sua borsetta.
-- Ehi,ma che ci fai con delle pinze nella borsetta? – chiese Massimo,esterrefatto.
-- Sai com’è,non si sa mai.
-- Certo,può sempre capitare di dover fare un buco in una recinsione quando si esce a fare una passeggiata – commento Massimo,con un tono leggermente ironico.
Ma Anna già non lo ascoltava più,intenta a tagliare i fili metallici della rete.Inginocchiata su una gamba,con una maglia bianca smanicata che le andava un po' larga,corti leggins neri e scarpini da corsa,sembrava che dovesse partire per una cento metri.Intanto Massimo prese guardare da tutte le parti,preoccupato che qualcuno spuntasse fuori dal nulla,benchè quella zona sembrasse piuttosto isolata.Non c’era anima viva e il silenzio della natura che regnava tutt’intorno era tranquillizzante.Una volta aperta una breccia abbastanza ampia per passare,Anna ci si infilo senza difficoltà.Massimo la segui suo malgrado,non ritenendo sicuro lasciarla andare da sola.
Ma guarda cosa mi tocca fare a 28 anni suonati! – pensò.
-- Dicevi?”Che c’è,non ti fidi di me?” – le disse,raggiungendola.
-- Dai che è solo una piccola deviazione!Appena abbiamo visto il lago riprendiamo la strada per la villa,te lo prometto.
Intanto erano entrati in un punto in cui la vegetazione si infittiva.
-- Non è questo il problema….
-- Che puzza! – lo interruppe Anna.
In effetti tra le piante erbacee e le fronde di ailanto attraverso le quali si stavano facendo strada aleggiava un insopportabile tanfo di uova marce.
Si fermarono di colpo.Davanti a loro,ad una ventina di metri,dava loro le spalle una persona in ginocchio che sembrava occupata a potare delle piante.
-- Chi è là? – urlò,alzandosi in piedi e voltandosi.
Nello stesso istante Anna e Massimo si erano acquattati nell’erbaccia alta.Quindi questi cominciò ad avvicinarsi con passo incerto.Era un vecchio sulla sessantina,vestito in jeans e cannottiera logori di terra.Teneva una cazzuola in una mano,quasi ad altezza ventre.
-- Non credo ci veda,da come sembra spaventato – disse Anna,sottovoce – e dev’essere anche un po’ rincoglionito per illudersi di darsi un'aria minacciosa con una cazzuola.
-- Comunque io non ho intenzione di aspettare che la usi su di noi come arma non convenzionale – rispose Massimo,sempre a bassa voce.
-- Va bene,torniamo indietro.
-- Aò,addò ve n’annate voi due?! – urlò il vecchio,vedendo Massimo ed Anna scappare.Nell’inseguirli si limitò a velocizzare il passo,senza affannarsi a correre,tanto che una volta che fu nei pressi del punto della recinzione da cui erano entrati Massimo ed Anna nella proprietà,ormai questi due stavano già correndo in strada lontani dalla sua vista. 
Stavolta Massimo strisciando fuori dal buco si lacerò l’avambraccio,ma finchè non si furono allontanati abbastanza non avvertì Anna.
-- Guarda che ti sei fatto! – disse Anna col fiatone,vedendo la ferita di Massimo.Prese una boccetta di alcol etilico,dell’ovatta e un cerotto dalla sua borsetta,e prese a medicargliela.
Quella borsetta è un kit di sopravvivenza,pensò Massimo.
-- E’ sempre così…prendo scelte azzardate che finiscono per fare male alle persone che mi stanno intorno – disse Anna,tamponandogli la ferita che perdeva sangue copiosamente con un pezzo di ovatta umido di alcol etilico.
-- Che intendi dire? – rispose Massimo,con una smorfia di dolore.
Di fronte a quella domanda Anna reagì come uno scazzato disilluso reagirebbe alla domanda di un parente over 50 su cosa sta facendo della sua vita:sguardo che evita quello dell’interlocutore,con le pupille che schizzano da tutte le parti come a cercare disperatamente di inquadrare la propria vita fino a quel momento,o semplicemente per raccogliere l’assist di qualcuno o qualcosa che lo tiri fuori da quella situazione;espressione per monosillabi o al massimo parole masticate quanto basta per renderle tali;veloce risoluzione,una volta appurato che non c’è modo di sormontare il muro di gomma attorno ai propri argomenti,che la reticenza è l’unica via percorribile.
-- Niente,è una lunga storia... – e così dicendo,continuava a tamponargli la ferita.Quando questa cominciò a non sanguinare più,Anna vi ripose il cerotto che aveva preso dalla borsetta.Ripresero a camminare,finendo per girare in tondo e ritrovarsi di nuovo al punto di partenza.Ormai a Massimo appariva chiaro che Anna non aveva la minima idea su quale fosse la strada per la villa.


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