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Autore: Asjay    05/02/2016    2 recensioni
Un incidente, il ragazzo che ama in coma. Questa sì che per Jenny dovrebbe essere una storia drammatica e lo sarebbe se non fosse che lei trova il coraggio di guardarlo, di parlargli, di sfiorarlo, solo grazie a questa drammatica situazione. Come faccio a saperlo? Io sono Jenny, la ragazza dei fiori.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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NON TI SCORDAR DI ME: AMORE VERO
5 mesi dopo.
Stavo sistemando la casa.. Mamma era uscita a comprare qualcosa per il pranzo ed io stavo aspettando che tornasse spazzando il salotto; ed è proprio perché stavo aspettando lei che quando suonarono alla porta aprii distrattamente senza nemmeno guardare, tornando alle mie faccende, finché il responsabile del "toc toc" di pochi istanti prima, non si schiarì la gola. Fu allora che lo vidi. Mi girai nella direzione dalla quale proveniva il suono e lo trovai lì, appoggiato un po' ad una stampella, un po' allo stipite della porta.
Non lo vedevo da quel giorno..
Quel giorno, in ospedale, dopo essere stata cacciata da dottori e infermieri, ero tornata nel parcheggio ed avevo aspettato che mia madre mi raggiungesse, circa un'ora e mezza dopo, e da quel momento non avevo più voluto sentir dire una sola parola su Thomas Clark. Avevo evitato il discorso, rifiutandomi di ascoltare quando mia madre provava a dirmi qualcosa, facendola, tra l'altro, innervosire oltremodo; avevo anche cambiato sede della scuola, così da evitare eventuali chiacchiere, tanto non è che avrei lasciato qualche profonda amicizia, lì.. 
E, devo ammettere, che ero profondamente convinta che.. che fosse morto; ma ora, vedendo quei magnifici spettacolari occhi verdi, sentii il sangue riprendere a circolare nelle vene, come se il mio cuore fosse stato tanto tempo immobile senza pomparlo.
-Ciao- mi salutò, incerto.
-Ciao- ricambiai, la mia voce tremava.
-Tu.. sei Jennifer, non è vero?- mi domandò, io annuii.
-Posso.. Posso entrare?- mi domandò ancora insicuro.
-Certo, certo, scusami!- scossi la testa cercando di riprendermi, lui mi fissò per il tempo che parlai, poi mi imitò nel gesto di scuotere la testa ed attraversò la porta che io prontamente chiusi.
-Ti dispiace se mi siedo? Sto facendo la riabilitazione e fisioterapia, ma mi stanco molto in fretta-
-Naturalmente, non c'è problema. Siediti sul divano o.. su una sedia se preferisci!- parlo nervosa.
-Jennifer.. tranquilla. Va tutto bene, mi basta sedermi e riposare le gambe- mi sorride cercando di farmi stare calma. Arrossisco imbarazzata. Rimaniamo in silenzio per qualche secondo, poi mi decido a parlare.
-Perché sei qui?- chiedo non essendo riuscita a trovare una risposta -insomma.. nemmeno mi conosci e, anche se sono sicura che tua madre ti abbia parlato di me, non capisco il perché della tua visita-
-Beh.. diciamo che non è del tutto esatto ciò che hai detto..- si grattò la nuca, come se fosse in difficoltà.
-Allora.. Mettiamola così. Sono qui per ringraziarti- mi sedetti cercando di seguire il suo discorso -se non fosse stato per te io.. Nel senso.. mi hai dato la forza.. cioè, sei stata l'unica..- si coprì il volto con le mani sfregandosi gli occhi, come se si stesse innervosendo.
-Mentre mi ripetevo il discorso venendo qui, era molto più semplice!- prese un lungo respiro, poi iniziò a parlare, senza più fermarsi.
-Tu sei stata lì ogni giorno! Nemmeno il mio migliore amico è venuto ogni giorno, accidenti! E non lo biasimo perché.. Perché è noioso e deprimente passare le proprie giornate in un ospedale a parlare con uno che sembra morto, ma tu no, tu sei venuta ogni dannato giorno e mi dicevi cose così.. belle, così profonde! Ti sentivo sai? Non me l'ha detto mia madre.. Come avrebbe potuto? Spesso eravamo solo io e te e a malapena io riuscivo a sentire i tuoi sussurri, i tuoi singhiozzi; perché so che piangevi, lo sentivo e sentivo anche il bagnato sul petto, dove la tua testa faceva pressione..- prese fiato, io invece ne ero rimasta totalmente a corto. Mi aveva sentita.
-Mi sentivi?- chiesi solo. A metà tra la paura e l'imbarazzo, ma anche la sorpresa, .
-Ogni parola.. Ogni carezza..- rispose guardandomi fisso negli occhi.
-Oh Dio!- esclamai prendendomi la testa tra e mani - sapevo che non avrei dovuto dire niente, sarei dovuta rimanere nella sala di aspetto con mia madre e i tuoi genitori- mi coprii il viso per non farmi vedere. Lui aveva sentito tutto, sapeva quello che provavo per lui ed ora eravamo nella stessa stanza.
-Sarei morto- disse sicuro, al che alzai il viso guardandolo negli smeraldi che ha al posto degli occhi. Notando la confusione sul mio viso si apprestò a spiegarmi.
-Stavo per mollare, Jennifer. Non sapevo come fare a rimanere vivo e tutto diventava sempre più buio, poi hai iniziato a parlarmi e la tua voce è diventata la mia ancora per scappare a quel mare nero che mi circondava e dopo la tua voce è arrivata la tua pelle, il tuo tocco.. E allora ho smesso di vedere solo nero, vedevo la tua mano che stringeva la mia o che carezzava il mio viso, sentivo il tuo viso sul mio corpo. 
Quando hai smesso di venire, quei giorni, allora tutto tornato a essere nero e la corda che reggeva l'ancora si è spezzata. Stavo per naufragare senza più possibilità di ritorno quando ho sentito di nuovo la tua voce e.. e.. le tue labbra sulle mie. È stato grazie a quel bacio che è tornata la luce- iniziai a scuotere la testa, negando.
-Non è vero. Ti ho visto praticamente morire, dopo-
-Era solo perché dovevo riuscire a uscire del tutto dalla marea nera e ci sono riuscita, ma quando mi sono svegliato tu non c'eri-
-Me ne sono andata.. Pensavo che tu fossi morto!- dissi in mia difesa, lui annuì.
-Jennifer, posso farti una domanda?-
-Certo che puoi-
-Perché non sei venuta quei giorni?-
-Perché c'era lei, io non sono nessuno, lei la tua ragazza- mi giustificai.
-Non la amo e lei non ama me- spiegò  -avrei preferito venissi tu, anche perché si è trattenuta pochissimo, non che mi aspettassi di meglio da lei- mandò gli occhi al cielo sorridendo e sbuffando insieme. Io invece non sapevo cosa dire.
-Non so cosa dire. Sai tutto quello che penso di te, tutto quello che volevo che restasse un segreto, tutto ciò che provo. Mi sento così stupida-
-Non sei stupida, Jennifer! Mi hai detto le cose più belle che qualcuno mi abbia mai detto- restammo a parlare per ben tre ore e ventisette minuti e questo lo portò a confessare che mia madre fosse complice di quell'incontro durato troppo a lungo perché fosse casuale. La conversazione si interruppe, o miglio, si interruppe momentaneamente quando lui pronuncò una frase, lasciandomi spiazzata:
-Ti amo Jennifer- mi disse sicuro.
-Non puoi dire che mi ami..- gli risposo audace, decisa a giocare, forte della confidenza che avevo preso con lui durante quelle ore passate insieme.
-Si, lo so, ci conosciamo da poco, io non so niente di te, tu non sai niente di me..- iniziò, trovandosi, questa volta, imbarazzato e impacciato.
-Oh no, io so tutto su di te, non è ciò che intendevo; non è questo il problema.. - continuai un po' troppo "stronza" rispetto ai miei standard di ragazza che arrossisce con un "Buongiorno!" -non puoi dire che mi ami perché il verbo amare non esiste..- rivelai il punto del discorso, sicura che si sarebbe ricordato del discorso di qualche tempo prima all'ospedale.
-Ah, no?- mi domandò questa volta sorridendo sollevato e divertito, comprendendo dove volevo andare a parare
-Già- annuii soddisfatta.
-E a te chi te l'ha detto?- mi domandò allora, testardo.
-Io lo so e basta..- gli risposi superba, ghignando con aria di sfida. 
-Mmm capisco..- finsi di pensarci su -allora posso dire che ti voglio?- domandò alla fine, soddisfatto della sua conclusione.
-Nemmeno- ribattei prontamente. La risposta già in mente.
-Non esiste neanche il verbo volere?- chiese gettando gli occhi al cielo.
-Si, si, quello esiste; ma non si può volere qualcosa che già ci appartiene- dissi questa volta sorridendo dolce. Lui ricambiò il mio sorriso allo stesso modo.
-Posso darti un bacio?- chiese alla fine dopo qualche minuto di silenzio, lasciandomi totalmente spiazzata-
-No!- risposi alla fine, fingendomi indignata.
-Scusa, hai ragione, sto correndo troppo- esclamò di nuovo tremendamente imbarazzato.
-In realtà il mio era un "no, uno è troppo poco"- e con questo le mie mani furono incatenate dietro a suo collo e le mie labbra furono finalmente sulle sue e lui, questa volta cosciente, rispose al bacio e lo approfondì, prendendomi per la vita. 
-Ti amo- quasi ansimai sulle sue labbra.
-Ti amo anch'io- rispose per poi riprendere ciò che solo per pochi secondi era stato interrotto.
-Oh, aspetta, ho qualcosa per te- disse interrompendo quel contatto tanto desiderato. Lo guardai aggrottando le sopracciglia, si infilò una mano nella tasca dei jeans, estraendone un rametto secco: il rametto di Nontiscordardime che gli avevo lasciato il primo giorno.
-Amore vero, no?- mi domandò.
-Amore vero- confermai sorridendo, finalmente felice.





*ciao a tutte, la storia è "finalmente" finita. È la prima storia che pubblico su EFP e mi piacerebbe tantissimo sapere cosa ne pensate, non importa che siamo critiche e complimenti. Io posso solo dire che, come sempre, mi ero affezionata a protagonisti e trama e che spero che la storia vi abbia suscitato almeno un sorriso, che non guasta mai. Vi auguro una buonanotte. Baci e spero a presto. <3 *
_Asjay 
   
 
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