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Autore: Em_    06/02/2016    11 recensioni
«Perché è capitato ad Oliver? Che cosa aveva fatto di male? Non è giusto!»
«È stato uno stupido incidente, capitato alla persona sbagliata. Mi dispiace tanto, tesoro.» continuò Cait accarezzandole i capelli.
«Io lo amavo da morire…» rispose singhiozzando la bionda.
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Cosa succederebbe se Oliver fosse naufragato nelle fredde acque della Russia?
Come reagirebbe Felicity alla notizia di aver perso per sempre suo marito?
Oliver tornerà, pieno di segreti e di dubbi, ma cosa accadrebbe se il segreto più grande se lo portasse dentro Felicity?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barry Allen, Felicity Smoak, Nuovo personaggio, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Chapter one - New life





Felicity
Erano trascorsi ormai quattro anni dalla scomparsa, o meglio dalla morte, di Oliver. Quattro anni in cui la mia vita era completamente cambiata. Quattro anni di sofferenza, ma anche di gioia e felicità. Quattro anni in cui avevo riscoperto il significato della parola amore.
Me ne ero andata da Starling City dopo circa un mese dalla tragedia, restare nella città in cui tutto mi ricordava Oliver mi faceva solamente star male. Moira e Thea mi avevano pregata quasi in ginocchio di restare, però alla fine fortunatamente avevano capito quanto dura fosse per me e mi avevano lasciata andare. Mi ero trasferita a Central City insieme a Caitlin, Sara e Barry ed avere loro accanto mi aveva aiutata a non crollare. Più volte nel corso degli anni mi ero lasciata prendere dallo sconforto e dalla tristezza, ma grazie ai miei amici ero sempre riuscita ad uscirne. Oliver mi mancava ogni giorno, avevo solo imparato a gestire meglio la malinconia ed anche questo mi aveva aiutato a tirarmi su dopo la sua morte. Non avrei mai immaginato che la mia vita sarebbe andata così eppure eccomi qui, lavoravo nel settore informatico dei Laboratori Star (cosa che amavo tra l’altro), avevo una piccola casa nella parte più verde della città, avevo accanto gli amici che ormai consideravo come una famiglia e avevo i miei figli.
Sì, circa un mese dopo la morte di Oliver avevo scoperto di essere incinta, il mondo mi era crollato addosso per la seconda volta e c’era stato un momento in cui avevo pensato di non farcela per davvero a gestire tutto. Oliver ed io avevamo deciso di provarci qualche mese prima che partisse, ci sentivamo pronti ad affrontare questa nuova avventura, ma dopo la sua scomparsa la cosa mi era passata completamente di mente, infatti era stato un vero shock quando l’avevo scoperto. Come se non bastasse alla seconda visita ginecologica mi avevano detto che aspettavo due gemelli, non avrei dovuto crescere da sola un bambino, ma due! Mi ci era voluta una settimana per metabolizzare la cosa, già avevo faticato ad accettare la gravidanza, figuriamoci una gemellare.
Poi però le cose si erano sistemate in meglio, con l’aiuto dei miei amici ero riuscita a trovare una bella casa e tutto ciò di cui avevo bisogno per crescere i miei bambini. Quand’erano nati avevo provato quella felicità che non sentivo dal giorno del matrimonio, in un certo senso mi avevano riportato a galla, mi avevano salvato la vita. Appena li avevo visti ero scoppiata in lacrime, assomigliavano in un modo pazzesco ad Oliver e man mano che crescevano se ne rendevano tutti conto. Ogni giorno pensavo a quanto avrei voluto Oliver accanto, a quanto i bambini meritassero una figura paterna. Certo, spesso c’era Barry, ma sapevano che non era il loro papà perché nessuno avrebbe mai preso il posto di Oliver. Lucas in particolare più cresceva più gli somigliava, aveva le sue stesse espressioni, gli stessi atteggiamenti oltre che il suo stesso viso. Elizabeth invece somigliava più a me caratterialmente, era più tranquilla ma molto più testarda di suo fratello, mentre esteticamente anche lei assomigliava ad Oliver. Adesso avevano tre anni e mezzo, erano due bambini felici e spensierati e questo mi faceva sorridere ogni giorno. Andavano già all’asilo come due bimbi grandi e mi rendevo conto sempre di più di quanto il tempo corresse veloce.
«Mamma! Luke mi ha nascosto le scarpe!» sentii mia figlia urlare.
Mi venne istintivamente da ridere, erano così dispettosi l’uno con l’altra che il più delle volte non riuscivo neanche ad arrabbiarmi «Lucas, tira fuori le scarpe di tua sorella. Subito.» dissi.
«Ma non sono stato io!» si lamentò il bambino.
«E allora chi è stato?» chiesi portando le mani sui fianchi.
«Non lo so…» rispose provando a cavarsela. Quando faceva così mi ricordava troppo Oliver ai tempi del liceo, dio, era la sua fotocopia.
«Lucas Jackson Queen, non dire bugie o finirai in castigo per una settimana.» lo ammonii. Non mi piaceva sgridarli eppure sapevo di doverlo fare o sarebbero cresciuti troppo irrispettosi e viziati.
«Scusa mamma. Le ho nascoste sotto il divano.» confessò.
«Cerca di non farlo più, okay?» dissi abbassandomi al suo livello, mio figlio annuì convinto «Me lo dai un bell’abbraccio?»
«Sì!» esclamò buttandosi tra le mie braccia. Non sapevo davvero come fare senza di loro.
«Ora andiamo o farete tardi all’asilo. Liz, sei pronta?» domandai a mia figlia.
«Mi sono messa le scarpe da sola mamma!» rispose correndomi incontro.
«Ormai sei una bambina grande.» affermai accompagnando entrambi fuori di casa.
L’asilo era poco distante dai Laboratori Star così potevo liberamente lasciarli lì prima di andare al lavoro. Avevo deciso di dar loro il cognome di Oliver, ma non volevo si sapesse in giro che il miliardario morto aveva anche due figli oltre che, appunto, essere morto. Mi avevano assicurato la massima discrezione e finora non si erano mai verificati problemi. Volevo che i miei figli fossero al sicuro, volevo che avessero una vita il più normale possibile anche senza un papà. La famiglia di Oliver non sapeva niente dei bambini, non l’avevo detto né a Thea né a Moira e se mai l’avessero scoperto mi avrebbero odiato per sempre. Solo non ce l’avevo fatta a rimanere a Starling City e confessare tutto, avevo bisogno di ricominciare e dare il meglio di me per crescerli. Probabilmente ero in torto, probabilmente avevo sbagliato tutto, ma per me era davvero troppo da affrontare. Solo quattro persone sapevano che Elizabeth e Lucas erano figli di Oliver ed erano mia madre, Sara, Caitlin e Barry. Nemmeno Laurel, la sorella di Sara, sapeva nulla, avevo chiesto alla mia amica di mantenere il segreto e lei non aveva obiettato. Meno gente sapeva dei gemelli meglio era.
Dopo aver lasciato i bambini all’asilo mi diressi velocemente al lavoro, ero in ritardo di dieci minuti come al solito, fortuna che tutti mi conoscevano e sapevano che ero una ritardataria cronica. Spesso i miei figli di tre anni e mezzo erano pronti prima di me. Entrai quasi correndo e per poco non mi scontrai con Barry e Caitlin.
«Ehi, Smoak, con calma.» mi disse Cait ridacchiando.
«Sono in ritardo, scusate.» risposi riprendendo fiato.
«Ed è una novità?» domandò Barry porgendomi il mio amato caffè.
«Sta’ zitto, Allen.» esclamai lanciandogli un’occhiataccia.
«Come stanno le mie due piccole pesti preferite?» mi chiese Caitlin mentre andavamo in ufficio.
«Benissimo, come al solito erano pronti prima di me.» 
«Non hanno di certo preso da te in quanto a puntualità.» mi fece notare il mio amico.
«No, di sicuro.» risposi.
«Stai bene? Non volevo…»
«Barry.» lo interruppi «Sono passati quattro anni, puoi nominare Oliver. Sappiamo tutti quanto Liz e Luke gli somiglino.»
«Lo so, è solo che mi sembra ancora strano poterne parlare tranquillamente.» affermò.
«Lui non c’è più, è vero, ma non mi fa più così male pensarci.» replicai rivolgendogli un sorriso.
«È bello vederti felice, Felicity.» aggiunse Caitlin.
«Ci è voluto un po’, ma ora sto bene, dovete smettere di preoccuparvi per me, okay?»
«Impossibile.» dissero in coro facendomi ridere.
Oggi avrei dovuto lavorare ad un progetto biomedico insieme ad un nuovo collega, era stato assunto da qualche giorno ma impegnata com’ero non avevo neanche avuto il tempo di presentarmi. Era un ingegnere a quanto avevo capito ed era specializzato in attrezzature perlopiù mediche, tentava di apportare migliorie alla strumentazione degli ospedali, però aveva bisogno di un esperto in tecnologia ed informatica così da poter computerizzare sempre di più le apparecchiature. Entrai nel mio ufficio e me lo trovai lì davanti, o almeno pensavo fosse lui. Mi porse subito la mano ed io la strinsi a mia volta.
«Piacere, Ray Palmer.» si presentò.
«Felicity Smoak.» risposi accennando un sorriso.
«Sì, so chi è lei signorina Smoak. Mi hanno detto ottime cose su di lei.»
«Mi dia del tu, la prego.» dissi arrossendo lievemente.
«Oh, perfetto, vedo che non sei una da troppi convenevoli. Mi piaci. Sarà tutto più produttivo se ci sarà leggerezza e confidenza tra noi.» affermò con una parlantina molto simile alla mia.
«Mettiamoci all’opera allora.» risposi sedendomi alla mia scrivania.
«Non riesco mai a far funzionare questo microchip, vorrei collegarlo al braccialetto identificativo dei pazienti così da averli costantemente sotto controllo, ma ogni volta qualcosa va storto.» mi spiegò.
«Provo a dare un’occhiata.» replicai prendendo in mano il piccolo oggetto.
«È molto che lavori qui?» mi chiese dopo un po’.
«Sì, circa quattro anni.» risposi senza staccare gli occhi dal mio lavoro.
«Caspita, è davvero molto tempo. Immagino sia un bel posto per lavorare.»
«Lo è, sul serio. Qui ho degli amici meravigliosi e ciò che faccio mi piace parecchio. Credo ti troverai molto bene.»
«Avendo te intorno sicuramente sì.» disse. Io alzai lo sguardo perplessa, ci stava per caso provando con me? Che avrei dovuto dirgli? «Non pensare male, intendevo avere te intorno come amica.» si corresse vedendo la mia espressione.
«Non preoccuparti, sono solo arrugginita in questo campo.» affermai tornando a guardare il microchip.
«Una donna bella e intelligente come te avrà sicuramente schiere di uomini ai suoi piedi.»
«L’apparenza inganna.» esclamai.
Ray stava per rispondermi quando vidi entrare Caitlin con una faccia da cadavere, e adesso cos’era successo? Speravo solo che Lucas ed Elizabeth stessero bene o mi sarebbe preso un infarto, poco ma sicuro. Ed ero troppo giovane per avere un attacco cardiaco. 
«Felicity, devi venire con me. Ora.» esordì non accettando repliche.
«D’accordo, arrivo. Cait, stai bene?» le chiesi mentre mi trascinava non so dove.
«Devi vederlo con i tuoi occhi.» rispose ignorando la mia domanda.
Mi portò nella nostra stanza ristoro dove ci trovavamo per l’ora di pranzo o per un caffè ogni tanto, c’era la televisione accesa e Barry seduto sul divano con le mani che gli reggevano la testa. Ma cosa stava succedendo? Qualcuno stava male? Erano stati improvvisamente licenziati? Poi sentii il giornalista alla tv nominare quella persona. Mi voltai verso lo schermo e il mondo mi crollò addosso per la terza volta. No, non ci credevo. Non poteva essere reale. Era solo un sogno, era la mia stupida mente a giocarmi brutti scherzi. Osservai Caitlin sperando che dicesse qualcosa ma si limitò ad abbracciarmi forte, poi sentii anche le braccia di Barry avvolgermi.
Oliver era vivo.










Angolo autrice
Ciao! Rieccomi qui con il primo capitolo!
Ci sono tante novità, lo so. Prima cosa, sono passati quattro anni dalla "morte" di Oliver e come avrete notato Felicity si è rifatta una vita. Ma penso che la cosa più sconvolgente siano stati i bambini, vero? Ve lo aspettavate? Pensavate che Fel potesse essere rimasta incinta? Come ho detto nel capitolo, ci stavano provando prima della scomparsa di Oliver e, beh, alla fine ci erano riusciti...
Era un po' che mi frullava in testa questa idea dei bimbi e ho deciso di provare a vedere come andava xD
Solo poche persone però sanno dei gemelli, né Thea né Moira ne sono a conoscenza...
E adesso che Oliver è vivo cosa accadrà alla nostra Felicity? Vi dico già che non sarà tutto bello e facile, poi capirete :)

Grazie mille a chiunque mi abbia recensito lo scorso capitolo e per gli inserimenti nelle categorie, nelle seguite siete già un sacco :D
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate e se siete rimasti sconvolti xD

A presto,
Anna
   
 
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