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Autore: Blablia87    06/02/2016    9 recensioni
[Omega!verse]
[Alpha!Sherlock][Omega!John]
Pezzi di una filastrocca come briciole di pane lasciate da un passato pronto a riscuotere la sua vendetta.
Genere: Angst, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il finestrino posteriore si abbassò lentamente, con un vago ronzio.
Una scia molto forte – sicuramente Alpha, e per alcuni tratti stranamente familiare - lo avvolse mentre con aria corrucciata si abbassava per capire chi ci fosse all’interno e cosa volesse da lui.
“Dottor Watson.” Una voce fredda, senza inflessione, lo chiamò da dentro l’auto.
“In persona. Lei chi è?” Domandò John, arretrando di un passo e preparandosi alla fuga o al combattimento, a seconda dell’entità della possibile minaccia. “Perché conosce il mio nome, e come sapeva di trovarmi qui?”
“Sono un amico di Sherlock Holmes.” Rispose la voce, ignorando i suoi quesiti e senza scomporsi. “Se fosse così gentile da salire in macchina, potremmo discutere di alcuni aspetti della vostra neonata convivenza, ed intanto recarci a lavoro da lei.”
“Cosa accadrebbe se dicessi “no grazie”?” Chiese John, tornando in posizione eretta.
“Niente.” Rispose l’altro. “Lei arriverebbe in ritardo e questa conversazione verrebbe semplicemente posticipata a stasera, al suo rientro a Baker St., temo.” Fu la risposta che ottenne.
“Come… Al diavolo…” John sospirò e aprì lo sportello della macchina, stringendo con una mano il cellulare nella tasca del suo cappotto.
Quasi senza rendersene conto cercò sulla rubrica il numero di Sherlock, pronto a far partire la chiamata in qualsiasi momento avesse giudicato la conversazione pericolosa o disdicevole.
Si accomodò sul sedile, lanciando un’occhiata interrogativa all’uomo in abiti eleganti seduto di  fianco a lui e chiudendo lo sportello.
“Molto bene. Eccomi qui. Adesso può dirmi che sta succedendo?” chiese, mentre la macchina si metteva in moto e ripartiva.
“Non si preoccupi per il finestrino, lo tenga pure abbassato, se preferisce.” Rispose lo sconosciuto, osservando le dita di John muoversi nervosamente sul pulsante.
“Non ho bisogno che resti abbassato.” Commentò lui, e l’uomo accolse le parole con un sorriso obliquo, quasi ironico.
“Non ho parlato di bisogni, dottore, ma di preferenze.” Rispose. “Anche se in una società come la nostra si mescolano spesso, non trova?”
John azionò il pulsante e osservò il vetro salire lentamente.
“Allora possiamo dire che preferisco decidere io cosa fare o meno.” Rispose, con voce dura.
L’altro lo osservò per un attimo con aria vagamente compiaciuta.
“Non avevo alcun dubbio.” Si girò tra le mani il manico scuro di un ombrello il cui puntale premeva contro la moquette chiara che rivestiva il pavimento del veicolo. “Non le avrebbe mai chiesto di andare a vivere con lui, altrimenti.” Aggiunse, vagando con lo sguardo fuori dal finestrino.
“Chi è lei, esattamente?” Domandò John voltandosi meglio verso di lui, e riuscendo solo in quel momento a capire perché avesse trovato la sua scia familiare. Assomigliava a quella di Sherlock, ma più opaca, priva di quella punta briosa che stava iniziando a conoscere bene.
“Come ho detto, sono un amico di Sherlock.” Rispose l’uomo, continuando a rimanere girato verso l’esterno.
“Ha anche un nome, oltre al ruolo di “amico di Sherlock Holmes”?” chiese John, a voce bassa e senza inflessioni. Aveva imparato con gli anni a non mostrare nessun tipo di emozioni davanti a gli estranei, soprattutto se potenzialmente pericolosi.
Mostrarsi impauriti, o agitati, in determinate situazioni sarebbe stato molto più pericoloso per lui che svelare apertamente la propria natura.
“Immagino che lui mi definirebbe il suo “arcinemico”.” Rispose l’altro, senza scomporsi. John sentì un vago tono di fastidio, e lo immaginò arricciare in naso con aria nauseata.
“Ancora non so il suo nome.” Insistette. “Né perché mi trovi qui.”
“Il mio nome è Mycroft, e le basterà sapere questo, per ora.” L’uomo si era voltato verso di lui, e adesso lo osservava con attenzione. “E il motivo per il quale si trova qui, è che volevo parlarle.”
“Accidenti, due informazioni perfettamente inutili e vaghe a due domande precise. Non mi stupisco che siano gli Alpha come voi a occuparsi della politica.” Esternò tagliente John, senza abbassare lo sguardo.
L’uomo abbozzò un sorriso divertito.
“Invece c’è qualcosa di stupefacente in un Omega con un percorso di vita come il suo.” Rispose, e John dovette impegnarsi con tutte le forze a mantenere il suo volto impassibile.
“Non capisco di cosa stia parlando.” Commentò, fingendo noncuranza.
“Ma certo che capisce.” Continuò l’altro senza scomporsi. “Non è stupido. Anzi, tutt’altro. È per questo che ora abita Baker St. Ed è per questo che si trova qui.”
“È possibile sapere cosa vuole da me? Senza giri di parole e sottointesi, magari.”
“È molto semplice. Voglio che se ne vada dal 221b. Oggi stesso.” Rispose l’uomo, senza cambiare espressione né scia. Fino a quel momento, John non era riuscito a captare una sola variazione ne suo odore.
“Cos… “ iniziò, sentendosi avvampare di rabbia. Quell’ Alpha sconosciuto credeva davvero di essere in diritto di ordinargli una cosa simile?
“Lei assume inibitori.” Continuò l’altro. John fece per ribattere, ma lui fu più veloce. “È palese che non cerchi un Legame.”
“Certo che non ne cerco uno!” affermò il medico, senza più cercare di negare: aveva l’impressione che con quell’uomo non sarebbe servito.
Sherlock gli aveva parlato della sua condizione? Gli aveva promesso che non si sarebbe mai dovuto preoccupare della sua natura, se fosse andato a vivere da lui. Possibile che avesse tradito la parola data in così poco tempo? Qualcosa, dentro di lui, gli suggeriva che no, non lo aveva fatto. Perché avrebbe dovuto, soprattutto con un uomo che - per stessa ammissione di quest’ultimo - riteneva un nemico?
“Non vedo come questo possa riguardarla in qualche modo!” Il tono di voce si stava alzando, e John trovava terribilmente fastidioso notare la sua alterazione a confronto della più totale assenza di mutamento nell’altro.
“Io mi preoccupo costantemente per Sherlock. La sua presenza non gli fa bene.” Mycroft era rimasto in silenzio per qualche secondo, per essere certo che l’informazione fosse arrivata correttamente al suo interlocutore.
“Lo incoraggia a mantenere uno stile di vita assolutamente inappropriato. Pericoloso. Avvallerei la sua permanenza presso di lui solo se lei fosse disponibile a cercare di persuaderlo a intraprendere un Legame. Lo stato attuale delle cose lo porteranno alla rovina.”
Concluse, spostando gli occhi sul manico dell’ombrello.
“Solo perché ha scelto di vivere da uomo e non da essere appartenente ad una stupida casta?!” John era certo che se la sua scia fosse stata percepibile, adesso sarebbe stata del tutto acida. “Chi crede di essere per… oh.” Si interruppe, osservando la consapevolezza dell’identità di quell’uomo prendere forma davanti ai suoi occhi. “È suo fratello!”
L’uomo alzò lo sguardo, vagamente sorpreso. Un attimo dopo, era tornato alla sua solita espressione vacua.
“Le ha parlato di me, quindi?” domandò, e per la prima volta John riuscì a percepire un lieve mutamento nel suo tono di voce.
“Sì. Mi ha detto che gli ha tagliato i fondi solo perché ha deciso di vivere la sua vita.” Sputò fuori, caustico.
“Sherlock deve capire che il suo ruol-“
“Ruoli!” rise John, una risata vuota e cupa.
“Mi sta accompagnando a lavoro. Mi ha chiamato dottore, perché è quello che sono. Pensa che svolga male i miei ruoli? Pensa che sarei più utile in sala parto, a mettere al mondo un nuovo potenziale padrone del mondo, o più probabilmente un infelice condannato a stare a capo chino per tutta la vita?!” Aveva stretto i pugni così tanto da ferirsi i palmi.
“Qui non si parla di lei, ma di Sherlock. La sua mente…”
“La sua mente è eccelsa. È lo dimostra ogni giorno. Lo chieda all’Ispettore Lestrade, di Scotland Yard. O…”
“La sua mente è debole, dottore. Più di quanto lei creda. Vivere la sua vita non l’ha protetto dalle sue fragilità. DEVE tornare sotto la mia tutela.” Il tono dell’uomo si era alzato, e John poté finalmente percepire un cambiamento anche nel suo odore.
Era aspro, ma con una nota dolce. Rabbia. Preoccupazione.
“Non me ne andrò da Baker St. E se lo farò, sarà per scelta mia, tutt’al più di Sherlock.” John osservò il Bart’s comparire dietro la curva che la macchina aveva appena fatto.
“Posso però assicurarle che vigilerò affinché non accada niente a nessuno dei due.” Il tono di voce di John indicava che per lui la discussione era da ritenersi chiusa, e l’uomo al suo fianco tacque a sua volta, tornando a guardare fuori dal finestrino.
La macchina si arrestò davanti all’ingresso principale, e John lanciò un’ultima occhiata a Mycroft prima di posare una mano sulla maniglia e aprire lo sportello.
“Camera da letto. Quarto cassetto del comò.” Disse lui, rassegnato.
“Come, scusi?” John, ormai sul marciapiede, si voltò verso l’interno della macchina.
“Vada a vedere cosa Sherlock nasconde lì, se vuole avere un’idea di chi sia mio fratello veramente.” Rispose lapidario l’uomo, mantenendo lo sguardo oltre il vetro.
John chiuse lo sportello e rimase ad osservare in silenzio la macchina allontanarsi.
Quando fu completamente fuori dalla sua vista, estrasse il cellulare di tasca e compose rapidamente un messaggio, avviandosi verso l’ingresso.
 
[To: Sherlock Holmes][11:58 am]
Dove sei? Dobbiamo parlare. J.


Angolo dell'autrice:
"E alla fine arriva Mycroft", si potrebbe dire.
Gentile e disponibile come sempre, tra l'altro senza grandi pretese, come suo solito.
Se nella serie propone a John di pagarlo per passargli notizie sul fratello, qui gli dice in poche parole "o servi per un Legame, o te ne devi andare." Insomma, ingerenze da nulla. XD
Spero di essere riuscita a trasmettere la personalità di Mycroft (decisamente complessa) in queste poche righe. Spero anche che averlo descritto come un uomo capace di mantenere immutata la propria scia (oltre che le espressioni facciali) possa aiutare in tal senso e non risulti forzato o ridicolo.

Come sempre mille grazie a tutti, a seguire siete ormai così tanti che è l'ansia e la gioia si mescolano insieme, e i commenti sono sempre più belli e partecipati. Non saprei cosa fare, senza i vostri feedback!

Un abbraccio a tutti/e! 
B.
   
 
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