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Autore: war    06/02/2016    1 recensioni
Alcuni cedimenti mentali che mi hanno colpita durante la stesura del seguito di Siwa...
Contenuto altamente demenziale... Siete stati avvisati!
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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NDWar: Questa mi è uscita un po' più seria delle altre... e forse DM mi è andato OC, per quanto io mi ci sia impegnata a tenerlo IC. Tanto, non importa quanto minaccio, il Quarto fa sempre la minxxxa che vuole, cattivo!



Quella sera Saga salì alla Quarta.
Death Mask era comodamente svaccato sul suo divano, i piedi nudi poggiati sul tavolino di cristallo dove un paio di bottigliette di birra giacevano vuote e riverse in qualche modo e la grossa ciotola di patatine tenuta in grembo come nemmeno una madre farebbe con il figlio.
Lo schermo gigante della Tv stava trasmettendo le immagini di una gara automobilistica.
Formula Uno.
Non che a Saga fosse mai interessata, ad onor del vero.
- Altra birra è in frigo - disse Death Mask senza dare segno di volersi scomodare per ricevere l'ospite.
Saga sospirò.
- Sarò breve. - dichiarò secco e severo.
L'italiano inarcò un sopracciglio e lo fissò con aria perplessa.
Saga si sentì sui carboni ardenti, inchiodato come farfalla da espisizione in bacheca da occhi blu simili a spilli. Forse era meglio quando gli occhi del Quarto diventavano rossi... O forse no...
- Se è per l'incontro di domani, smettila di pensarci. Il Pidocchiu non è una scimunita e non si farà menare di santa ragione. -
Saga sospirò, di nuovo.
- Però appartiene al fiero popolo delle Sabbie. Beer Siwa è fedele a Zeus, non ad Athena. E le sue stelle non appartengono a nessuna delle ottantotto costellazioni del Santuario... - buttò fuori velocemente.
- Allora verrà sconfitta. - decretò DM bevendo una sorsata di birra.
Saga chinò il capo, incurvando le spalle e si sedette a fianco del Quarto.
- Non... La cosa non mi piace. Propio no. - spinse fuori dalle labbra serrate, quelle parole il Terzo.
Maskie scoppiò in quella risata inquietante che gli apparteneva.
- Al Pidocchiu ho insegnato anche a perdere. - dichiarò fiero, - Dici che piangerà? - chiese ansioso il Terzo. - Non lo so... - ammise il Quarto per poi aggiungere - Ma non ne sono per nulla contento nemmeno io. Birra? - propose alla fine pescando una bottiglietta dal cartone da dodici a fianco del divano e stappandola con i denti.
- Birra - si arrese Saga.



Nayal si stiracchiò, trovando una posizione più comoda per le sue gambe.
Rime si mise in bocca l'ennesimo cioccolatino ripieno.
- Non mangiarli tutti tu, Delphine li ha dati a me! - protestò Elkayam.
Che la cuoca avesse una ipermega preferenza per il figlio di Kanon lo sapevano anche i sassi. Ma forse la preferenza era più dovuta alla parentela con il Primo Ministro Saga, che non a quella con il Marine di Poseidone.
Quale fosse la ragione, Elkayam aveva ricevuto i suoi cioccolatini con ben un giorno di anticipo su San Valentino.
- Tanto io non li mangio - brontolò Nayal, che sarebbe morta piuttosto che ammettere che la vera ragione celata dietro quel rifiuto era la gelosia nei confronti della cuoca, e poco impotrava che avesse trenta e passa anni più di loro...
- Nay... - sospirò Keshet abbracciandosi alla gemella.
- Dai, non vado mica al patibolo... E' solo un duello per una Cloth... Sono certa di essere più brava del mio avversario! - dichiarò la ragazzina dagli oocchi di cielo stellato.
- Non sottovalutare il tuo avversario. Ha quattro anni più di te e pesa il doppio. - disse Gleam mentre puliva la guancia di Rime, sporca di polvere di cacao.
- Perderai... - mugugnò Keshet.
Tutti lo fissarono, ammutoliti.
- Lo hai veduto? - chiese Nayal stringendo gli occhi a due fessure sottili.
- No... Si... Era... Confuso... Ho visto il tuo sigillo finire in pezzi... - ammise mordendosi il labbro il gemello veggente.
Nayal gli scompigliò i capelli.
- Se così deve essere così sarà. Non è comunque una buona ragione per non fare del mio meglio... Al sommo Zeus non piacerebbe. - e le ultime parole rimasero come sospese nell'etere.
Il loro significato pesò su tutti e cinque i ragazzini. Una Verità dogmatica che tuttavia, nel suo profondo significato, a tutti loro, ancora sfuggiva.



L'Arena era piena di persone.
Athena stessa presiedeva allo scontro.
La Cloth in palio, qualora vi fosse stato un vincitore, era quella della Volpetta.
Nayal si sistemò le protezioni.
Avvertiva la tensione dello scontro, ma non lo temeva. Era la solennità del momento, di tutta l'aspettativa e la ricca e pomposa formalità di cui tutto si rivestiva a farle battere un po' più veloce il cuore.
Era l'onore di essere stata scelta per quell'incontro, era l'orgoglio della giovane età... Che Gleam era più grande di lei ma non aveva ancora mai combattuto... Era il sapere che Elkayam l'avrebbe guardata per tutto il tempo, e avrebbe visto lei...
Chiuse gli occhi respirando a fondo. Avrebbe fatto del suo meglio. Avrebbe sfidato il Fato visto dal suo gemello, che era la futura Voce del Tonante e le cui Visioni non fallivano mai... No, decise, non sarebbe scesa in campo con un solo pensiero di sconfitta. Avrebbe reso orgoglioso il suo Master, e a questo teneva quasi quanto all'opinione di El.

Lo scontro iniziò.
Scandito dai battiti veloci del suo cuore.
I tempi della battaglia.
I passi della lotta.

Il Phrana dentro di lei, che fremeva... Che palpitava e cresceva.

Il pugno nello stomaco che la sbalzò indietro... Ma non faceva così male...
Andare avanti.
Poteva, doveva continuare...
La luce bianca e quasi dolorosa del suo sigillo.
Il corpo dell'altro guerriero era stretto da quella morsa ferrea e immobilizzante. L'anima trattenuta dal suo Phrana, non ancora strappata alla carne in forma di fuoco fatuo, come il suo Master le aveva insegnato, ma abbastanza da non essere più in quel corpo afflisciato a terra.
Nayal sentì il terrore dell'altro ragazzo nel vedersi proiettato fuori dal corpo. Sentì il suo muto grido di terrore, che la scosse fin detro le viscere, e seppe che lo avevano udito tutti quanti e...
Infranto.
Il suo sigillo infranto.
L'avversario rannicchiato in posizione fetale a piangere e strillare per l'orrore e la paura.
La freccia dorata del Sagittario Celeste confitta al suolo, risplendente di Cosmo che risuonava con gli altri undici aurei poteri... E la Cloth della Volpetta composto ma a difesa dell'avversario...
Lei aveva perso.

Nayal si lasciò scivolare fra le sue stesse ginocchia.

Il dolore di ogni colpo ricevuto le si rovescò addosso. Divenne improvvisamente consapevole dell'occhio che si gonfiava fino a socchiudersi, del sange che le scendava dal labbro spaccato, delle nocche spellate, dei lividi che pulsavano su gambe e braccia e il fianco che si tastò, credendo di trovarci delle costole sporgenti...
Non era stata... meno forte, o meno brava, o meno preparata... Non era stata nemmeno sfortunata... E aveva davvero dato tutta se stessa... Ma non era stata scelta...
Abbassò il capo.
Era umiliante.
Quelle lacrime di bruciante delusione che lei non sapeva trattenere erano... umilianti...
- NAYAL... -
Sollevò di poco lo sguardo e attraverso il velo di lacrime incrociò lo sguardo azzurro di El. Il suo cuginetto, il suo amore scoppiò a piangere. Il cielo divenne nuvoloso, all'improvviso. Keshet e Gleam lo abbracciarono. Saga si era alzato in piedi...
Nayal sollevò il braccio e ci nascose il viso, sfregandolo un po' per ripulirsi.
Una mano le cadde pesantemente sulla testa, fra i riccioli scuri.
Sentiva il freddo dell'oro e di un Cosmo che abbracciava il Mondo Invisibile, ma fu soprattutto l'inconfondibile odore di fumo di sigaretta, di Assos, che le dissero che Death Mask era lì, vicino a lei.
- Mi di- dis-piace... - disse a singhiozzo.
La mano fra i capelli si mosse, arruffandoglieli.
- Sarà per la prossima volta, Pidocchiu. Tanto quella era una Cloth da sfigati. -
  
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