Videogiochi > Dragon Age
Ricorda la storia  |       
Autore: Elleen    06/02/2016    2 recensioni
Qualche giorno dopo l'alleanza stretta tra l'Inquisizione e i Maghi, l'Araldo di Andraste decide finalmente di fare una passeggiata a cavallo, per potersi godere il paesaggio innevato di Haven. Ciò si rivelerà, poi, una buona occasione per passare del tempo con il Comandante Rutherford.
"Un momento di pace" è la prima fanfiction che pubblico dopo parecchi anni e il primo racconto che scrivo (e concludo, un evento eccezionale) sul fandom di Dragon Age. E' stata ispirata dalla reazione d'inquietudine che Cullen ha mostrato nei confronti della scelta, proposta dall'Inquisitrice, di allearsi con i Maghi.
Ci tengo a ringraziare la mia migliore amica (conosciuta come Leyra1191 qui su EFP). E' grazie a lei se ho iniziato nuovamente a scrivere. Grazie per aver dato un tocco di eleganza in più al testo, facendomi da Beta, e grazie per il sostegno e la disponibilità!
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Cassandra Pentaghast, Cullen, Inquisitore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«Per le tette di Andraste, qui si gela sul serio
Lo stalliere si strinse nel mantello in lana stinta, la fronte corrucciata e i denti serrati per il freddo pungente.

«Siamo ad Haven, mastro Dennet. Sono sicura che vi abituerete presto al clima rigido.» La voce piatta della Cercatrice venne coperta quasi del tutto dal clangore delle spade e dal cozzar di scudi dei soldati in allenamento. Il sessantenne borbottò qualcosa d’incomprensibile ed afferrò una pala appoggiata alla recinzione di legno.

«Per forza. Ma non è tanto il raffreddore che mi preoccupa, quanto la salute dei miei cavalli. Mi sono unito all’Inquisizione per questo, dopo tutto.»

Prese a spalare la neve, che si era ammucchiata davanti all’ingresso dello steccato imbiancato.

«A proposito: ieri lo stallone più giovane ha tentato di sgroppare diverse  volte. Curioso, solo il Comandante Cullen è riuscito a placarlo» disse Cassandra, incrociando le braccia al petto.

«Altares? A dir la verità, la cosa non mi sorprende. Un mezzosangue fereldiano sceglie da solo il proprio cavaliere.» Il tono dell’uomo venne piegato leggermente dalla fatica.

La guerriera annuì, le sopracciglia inarcate. Sospirò. «Capisco. Lady Trevelyan ha espresso invece il desiderio di seguire un addestramento intensivo d’equitazione. I maghi non hanno il permesso di uscire dalla propria Torre, tantomeno di cavalcare…»

In quel momento, la grande porta massiccia d’ingresso delle mura della Chiesa si aprì cigolando e distrasse i due per un attimo. Lo stalliere drizzò la schiena, puntando l’attrezzo nel terreno innevato. Strizzò gli occhi per mettere a fuoco la figura che avanzava verso le scuderie.
L’Araldo di Andraste.

Quel nome era così altisonante, imponente, per alcuni persino terrificante, per altri una bugia colossale. Ma chi era lei, veramente? La vita di Evelyn Trevelyan era cambiata totalmente nel giro di neanche due mesi: da studentessa modello del Circolo di Ostwick, a membro di un gruppo di delegati eretici; da criminale ingiustamente accusata di omicidio a emissaria di Andraste in persona.
E poi giungeva sempre la fatidica domanda: “Sei davvero stata mandata dalla moglie del Creatore?” Qualsiasi fosse stata la risposta, questa veniva criticata, naturalmente. Quello che da una parte poteva apparire come un dono, dall’altra suonava come una condanna. Il Marchio l’aveva costretta a caricarsi di una responsabilità più grande di quanto potesse immaginare. Da lei dipendeva il destino di mezzo Thedas.

Evelyn non sapeva cos’avevano visto i suoi occhi; in cuor suo, sentiva di non essere stata prescelta. Era un’assurdità. Il Creatore aveva abbandonato il mondo, dopo tutto, no? I successi dell’Inquisizione erano stati frutto del sudore della fronte di tanti uomini - non si poteva negare l’evidenza - e anche la fortuna aveva giocato la sua parte. Ma quella che lei chiamava “fortuna” per altri non era altro che divina provvidenza.

Con amarezza, si rese conto di stare iniziando a perdere la fede. Se solo fosse riuscita a ricordare l’accaduto del disastro al Conclave…

Quel che era fatto era fatto, ormai. Restava solo da sperare che l’alleanza con i maghi si rivelasse utile per poter chiudere il Varco. Aveva dovuto scegliere e l’aveva fatto senza perdere tempo. Non tutti erano d’accordo – tra i colleghi agenti, Cullen fu il primo, forse a causa del suo passato da Templare – ma d’altronde... il fine giustifica i mezzi, no?
Era lo squarcio nel cielo la vera minaccia, e per chiuderlo serviva la magia.
Serviva un compromesso.

I profughi sparsi per lo spiazzale la seguirono chi con sguardi inquisitori, chi con rispetto e gratitudine. Stava iniziando ad abituarsi al sentirsi giudicata, però non sapeva proprio come comportarsi; dava il meglio di sé stessa e nonostante ciò, di gratitudine ne aveva ricevuta ben poca. Era la guerra, in fin dei conti. Forse doveva farsene una ragione.

Quel pomeriggio Trevelyan desiderò sentirsi una semplice ventottenne. Tuttavia, in tutto quel caos, c’era qualcosa di positivo: la ribellione dei maghi l’aveva obbligata ad uscire dalla Torre. Poteva finalmente vedere il mondo e ora, dopo la prima piccola vittoria, riprendeva fiato, godendosi la libertà.  Avrebbe colto l’occasione per fare una passeggiata a cavallo, nella speranza di liberare un po’ la mente e di rilassarsi.

Evelyn salutò Krem ed Il Toro di Ferro con il cenno di una mano, sorridendo gentilmente, prima di incontrare gli sguardi di Dennet e dama Pentaghast.

«Tempismo perfetto, milady. Stavamo giusto parlando di voi.» L’uomo s’inchinò brevemente.

«Sono oggetto di molte discussioni, ultimamente» disse la bionda con tono sommesso. La sua espressione era velata da un’insolita durezza che stonava sul suo volto.

«Non discutiamo di politica, se è questo che temi.» La Cercatrice le diede una leggera pacca sulla spalla, come per tranquillizzarla.

La giovane annuì con fare vago. «Nessun problema. Non voglio interrompervi, ho solo bisogno di un cavallo» proferì, avviandosi verso la tettoia. Sorrise fra sé e sé: era stata lei a proporne la costruzione. I soldati di Cullen si erano subito attivati, mettendo in piedi numerosi box per le stalle e rinforzando i ripari, quasi inesistenti per gli animali, prima di allora… La cosa si era rivelato un ottimo investimento.

«Non fa nulla, tanto stavo tornando ad allenarmi. Con permesso» proferì Cassandra, congedandosi.

L’allevatore fece spallucce e tornò a spalare la neve, per poi fermarsi in un momento di esitazione.
«Fate da sola?» domandò.
Ci fu uno sguardo d’intesa tra i due. La ragazza gli aveva chiesto di insegnarle a trattare un cavallo, in tutto e per tutto.

Lei annuì, accennando un sorriso. «Credo di potercela fare, grazie.»

«L’ultima volta avete fatto un buon lavoro con Calypso. Sono qui, se doveste avere bisogno. Che il Creatore vi benedica» rispose l’uomo, riprendendo poi a lavorare.

Dopo averlo ringraziato, la maga proseguì la sua camminata, analizzando i numerosi destrieri che si riposavano nella scuderia. La sua attenzione fu catturata da un meraviglioso stallone dal pelo corto e scuro: Altares, il mezzosangue del Comandante. La donna si fermò davanti all’animale, il quale notò la nuova arrivata e alzò il grosso muso con curiosità. Evelyn lo guardò negli occhi per un istante: erano nerissimi e profondi. Intuì che Cullen doveva conoscere bene i cavalli e che la sua era stata un’ottima scelta… oppure era stata la bestia ad aver scelto bene, dipendeva dai punti di vista.

Naturalmente lei non si sarebbe permessa di montarlo, anche se avrebbe voluto tanto. Un solo cavallo poteva essere utilizzato dai vari soldati se necessario, ma non se la sentì di scegliere proprio quello, soprattutto senza chiederlo al diretto interessato, anche solo per pura formalità.

L’ultima postazione ospitava Calypso, una Strider di Taslin: la razza era comunemente allevata in Antiva, dove il clima era decisamente più caldo rispetto a quello fereldiano. Haven sicuramente non era il posto migliore per la creatura, ma pareva non stesse soffrendo troppo il freddo.

«Ehi,» la richiamò con tenerezza e quella alzò la testa, avvicinandosi al cancelletto di legno scuro. Allungò una mano, molto lentamente, in direzione dell’imponente muso peloso. Dopo qualche esitazione, l’annusò e si lasciò accarezzare amorevolmente. Era una cavalla timida, ma piena di forza di volontà e, soprattutto, molto leale.

«Ti va di portarmi in sella?» mormorò Trevelyan con tono pacato. Quella girò il capo di tre quarti, sbattendo le lunghe ciglia, chiare come il manto. La maga era emozionata, mani e gambe le tremavano un poco e si chiese se la Strider avesse in qualche modo intuito le sue intenzioni. Essendo una cavalla da monta, però, doveva essere abituata a certi comportamenti. Alzò le spalle. «Proviamo.»

Fece mente locale, mentre appoggiava il proprio bastone magico contro il muro più vicino. Aprì il cancelletto e legò l’animale con una traversina, per poi osservare alcuni strumenti appesi al muro... Non riuscì a ricordare la funzione di alcuni di essi e la cosa le dispiacque un po’. Adocchiò la striglia e la spazzola, utilizzando la prima e poi la seconda con delicatezza.

«Dall’alto verso il basso…» mormorò, portando alla mente gli insegnamenti di Dennet, mentre la cavalla stette immobile e tranquilla, muovendo solo le orecchie di tanto in tanto. La strigliatura sollevò piccole nuvole di polvere sottile, che la fecero starnutire.

«Salute!»

Una voce familiare, calda e profonda la sorprese. Si voltò di scatto, rimanendo paralizzata per qualche secondo. Una ciocca ribelle di capelli chiarissimi le cadde sulla fronte.

Il Comandante Rutherford era appoggiato all’ingresso del corridoio riparato, le braccia conserte. La maga provò subito uno strano imbarazzo misto al senso di colpa: nella sua mente riemersero immagini dell’ultimo incontro al tavolo di guerra e la cosa risultò più fastidiosa del previsto. Cullen non aveva digerito l’alleanza stretta con i maghi, le aveva detto che era una pazzia, che non ci si poteva fidare... Quella generalizzazione l’aveva urtata non poco, sulle prime, visto che la magia scorreva nelle sue stesse vene. Neanche Cassandra fu d’accordo inizialmente, ma alla fine l’aveva supportata. Eppure il biondo le aveva fatto una buona impressione, era sicura che fosse un brav’uomo e che non avesse cattive intenzioni. Tutte quelle responsabilità le avevano messo strane idee in testa e non voleva che influenzassero anche la sua capacità di giudizio nei confronti di una persona. Sapeva che era stato un Templare… Forse qualcosa era andato storto quando era in servizio presso qualche Circolo? Quando si parlava di qualsiasi cosa avesse a che fare con la magia, l’uomo s’irrigidiva, serrando il pugno sul pomo della propria spada con nervosismo. Solo, Evelyn non capì perché provasse così tanto rimorso nei confronti dell’uomo. Lo osservò e notò un velo di tristezza, o forse timore, nei suoi occhi ambrati. In qualche modo sentiva di non volerlo deludere... avrebbe voluto accontentare tutti, portare la pace. Ma era più facile a dirsi, che a farsi.

La donna rimase imbambolata a guardarlo per qualche secondo. Da quanto tempo era lì? Non si aspettava d’incontrarlo, né l’aveva udito avvicinarsi. Non indossava la solita pelliccia: al posto di essa, portava un mantello rosso sopra l’armatura massiccia e finemente decorata.

«C-Comandante... grazie.» Si mise dritta, soffiando lateralmente per spostare il ciuffo biondo dagli occhi, con scarso successo.

Lui sorrise.
L’ex-templare non sorrideva spesso, ma quando lo faceva, era… bello. In verità, lui lo era sempre – ammise lei fra sé e sé, arrossendo leggermente.

«Permettetemi di darvi una mano» si offrì lui, garbatamente.

La ventottenne provò uno strano imbarazzo, ma non volle rifiutare. Cercò di sorridere e di comportarsi con naturalezza, il che le risultava sempre complicato quando il Comandante era nei paraggi. Non seppe spiegarsi il perché, ancora una volta, di quelle sue reazioni.

«D’accordo» rispose lei, con un sorriso timido.

Cullen si fermò prima davanti al box di Altares. Carezzò il collo del cavallo, sussurrandogli qualcosa che la bionda non riuscì a sentire. L’osservò di sottecchi: vederlo rapportarsi a quel modo con il proprio destriero le mostrò una parte di lui che ancora non aveva avuto modo di conoscere, un lato estremamente sensibile.

«È un cavallo stupendo. È… fortunato ad avere un cavaliere come voi.» Le lusinghe uscirono dalla bocca di lei senza controllo, col tentativo di colmare il silenzio che si era andato a creare. Lui si voltò proprio quando lei distoglieva lo sguardo e riprendeva a spazzolare Calypso. Il biondo diede una leggera pacca sul collo del suo destriero personale. «Lo è.»

Le rivolse uno sguardo, fra il timido e il divertito, per il complimento appena ricevuto. «Grazie, Araldo.»

Lei lo guardò con la coda dell’occhio. «Evelyn.» La sua voce fu poco più che un sussurro e un leggero rossore le imporporò gli zigomi, deliziosamente arricchiti da qualche lentiggine. «Potete chiamarmi Evelyn.»

Il cuore le batté veloce e i loro sguardi s’incrociarono; la bocca di Cullen, leggermente dischiusa, esitava a pronunciare una risposta. Stava mettendo in imbarazzo anche lui? Josephine, Leliana e soprattutto Cassandra avevano già abbattuto il muro della formalità quando avvenivano incontri privati. Voleva fosse lo stesso con lui... Dopotutto, lei stessa lo chiamava per nome, a volte. Non voleva che i suoi colleghi più vicini la vedessero come il potente, temibile e divino Araldo di Andraste.

«Va bene, Evelyn.» Le sue labbra si curvarono in un mezzo sorriso. La ragazza tirò mentalmente un sospiro di sollievo. Sentirsi chiamare per nome dal comandante era… piacevole. Oh. Cosa stava pensando?

«Vi ha insegnato mastro Dennet?» chiese lui, oltrepassando la corda legata alla traversina che li divideva. La maga annuì; poteva sentire il suo profumo per quanto fossero vicini. Sambuco e muschio di lui, si mischiarono l’aroma di gelsomino di lei. Quando l’odore le raggiunse il cervello, rabbrividì. Non gli era mai stata così vicino.

Prese il sottosella e lo poggiò con cautela, seguendo il senso del pelo del cavallo, all’altezza del garrese.

«Vi gioverà durante le esplorazioni» mormorò lui, spiegando la copertina grigia imbottita. La sua voce vibrava delicata nelle orecchie di lei. Avrebbe passato ore ad ascoltarlo.

«Spero di riuscire ad imparare il più possibile» proferì, e si voltò per scegliere una sella di tipo fereldiano. La trovava la più comoda in assoluto. Tenne pomo e paletta ben saldi, per non rischiare di far cadere l’oggetto non poco pesante, per via della sua sbadataggine. L’ex-templare guidò le mani di Trevelyan con le proprie. Entrambi portavano dei guanti, lui di pelle scura, lei chiara. Per un istante, Evelyn desiderò non averli indosso, per poter sentire le dita nude dell’uomo sulle sue. Com’erano? Ruvide? Morbide? Piene di ferite di guerra?

Fu sorpresa dalla sua stessa curiosità. Una vaga, nuova consapevolezza crebbe in lei. Che fosse… attratta in qualche maniera? Era bastato uno scambio di parole a farle dimenticare la discussione sull’alleanza con i Maghi? Cercò di non distrarsi; stava riflettendo decisamente troppo. Deglutì a fatica e si affrettò ad allacciare le cinghie del sottopancia con delicatezza.

«Dunque… volevate passeggiare, milady?» chiese Cullen, mentre scioglieva la lunghina in cuoio scuro dalla cavezza.

«Sì. Avrei bisogno di stare…» La frase si sarebbe dovuta concludere con un “sola”, ma poi incontrò le iridi ambrate del guerriero e pensò che passeggiare con lui non le sarebbe dispiaciuto affatto.

«Ecco, m-mi farebbe piacere la vostra compagnia» disse tutto d’un fiato, rimanendo senz’aria nei polmoni. Da dove aveva preso il coraggio per proporglielo?

«Oh. Um–» Vide le sue sopracciglia aggrottarsi, mentre era concentrato a liberare il capo dello Strider dalla cavezza. Evelyn si morse il labbro inferiore, sperando che non rifiutasse e che non avesse altro da fare.

«E a me la vostra» disse lui, la voce bassa, da cui traspariva una punta di timidezza. Il sorriso con cui le rispose la riempì di gioia.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: Elleen